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domenica 29 ottobre 2006

Licenza di uccidere


Il caso:
Napoli: tabaccaio indagato per omicidio
Non più eccesso di difesa, ma omicidio volontario e lesioni aggravate:
 sono queste, per ora, le ipotesi di reato per le quali è iscritto nel registro degli indagati Santo Gulisano, il tabaccaio, ex poliziotto, che venerdì ha reagito a un tentativo di rapina uccidendo un malvivente e ferendone un altro. La procura attende che l'autopsia, nella giornata di lunedì, e la successiva analisi balistica accertino la dinamica dei fatti avvenuti a Crispano (Napoli): in base a questi elementi, l'accusa potrebbe essere modificata in eccesso colposo oppure rientrare nei casi previsti dalla recente normativa sulla legittima difesa.
Gulisano, proprietario della tabaccheria, ha sparato un colpo mortale per difendere il figlio, minacciato con una pistola puntata alla nuca da un pregiudicato, morto all' istante. Un passato in polizia, nel corpo dei falchi e della squadra mobile, ora in pensione, Gulisano è apparso profondamente scosso in seguito all'accaduto: «In 30 anni di attività come poliziotto - ha spiegato agli investigatori - non mi è mai capitato di sparare ad un uomo». Oltre a Gulisano, ascoltato nella scorsa notte per oltre tre ore, alla presenza dell'avvocato Luigi Ferrante, il pm Francesco Soviero, titolare dell'inchiesta, ha sentito anche tre testimoni oculari, che si trovavano nel locale al momento della rapina. Nei prossimi giorni verrà interrogato anche G.D.G., 16 anni, tuttora ricoverato al Cardarelli, dove è stato ricoverato per le ferite riportate alle braccia e al fianco. Il proprietario della tabaccheria ha premuto il grilletto due volte, uccidendo Amura, e ferendo successivamente il minorenne: secondo quanto sostenuto nei primi interrogatori, anche il ragazzo possedeva un'arma, che però non è stata trovata. Non si esclude che il giovane abbia avuto il tempo di disfarsene, uscendo dal locale.
Gulisano ha raccontato di aver temuto per la vita di suo figlio e di aver puntato la pistola per difenderlo. L'uomo ha perso un figlio di 31 anni tre anni fa, morto di infarto, probabilmente in seguito al trauma subito per l'incidente stradale in cui erano morti due amici. Al momento della rapina, Gulisano si trovava dietro al bancone, in una zona meno visibile del negozio, quando Amura, dopo aver dimostrato di essere in possesso di un'arma vera, sparando contro una vetrina, ha minacciato il figlio, dopo aver ottenuto 200 euro che però non gli erano bastati. Il malvivente infatti aveva intimato al giovane di «consegnare tutto», portandolo successivamente al centro della stanza e costringendolo ad inginocchiarsi, mirando prima alla bocca e poi alla nuca con una calibro 7,65. È a questo punto che è intervenuto il padre: non visto, Gulisano è riuscito a prendere una pistola riposta nel cassetto, nascondendola dietro il proprio corpo, e l'ha poi puntata contro Amura. Questione di pochi secondi, «l'impressione che l'uomo stesse per sparare», e un gesto di troppo che interferisce sul successivo drammatico fotogramma dell'azione: il complice di Amura - ha raccontato Gulisano nell' interrogatorio - tenta di spostare la pistola, sollevando con uno scatto il braccio del tabaccaio. Esito della manovra, il colpo mortale. Elemento da approfondire, per delineare la posizione del tabaccaio, il fatto che Golisano a questo punto non si sia fermato: sparando anche in direzione del minorenne, che ormai era in fuga.
Gulisano ha detto al pm di aver sparato per difendere il figlio, che aveva una pistola puntata alla nuca da Franco Amura, il rapinatore ucciso. È stato interrogato per oltre tre ore dal pm che ha anche ascoltato in qualità di testimoni tre persone che si trovavano nel locale al momento della rapina. «Non voleva uccidere: Gulisano ha sparato per difendere suo figlio, puntando agli arti inferiori del rapinatore - ha detto l'avvocato Luigi Ferrante, legale del negoziante -. Quando il complice si è reso conto dell'accaduto ha iniziato a indietreggiare, senza mai rivolgere le spalle al mio assistito, e con un'arma in pugno. Probabilmente a questo punto è partito l'altro colpo».
Corriere della sera

La legge
E’ stata definitivamente approvata la riforma sulla legge della legittima difesa.
Non sarà più punibile chi spara al ladro dentro casa, nel suo negozio, nell’ambito di un’attività professionale o imprenditoriale.Il provvedimento, costituito da un solo articolo, modifica l’articolo 52 del Codice penale, in materia di “difesa legittima”. L’articolo, in origine, prevedeva che «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». La nuova legge approvata definitivamente dalla Camera aggiunge due commi all’articolo 52. 

In caso di violazione di domicilio sussiste il rapporto di proporzione rispetto all’offesa se si utilizza un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o l’altrui incolumità, beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione. La norma si applica anche se il fatto avviene nell’ambito di un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Non sarà più punibile, dunque, chi si difende da un’aggressione sparando o colpendo il malvivente con un’arma da taglio, con un corpo contundente, a patto che vi sia pericolo d’aggressione e non vi sia desistenza da parte dell’intruso. Il provvedimento è stato approvato con 244 voti favorevoli e 175 contrari, fra l'esultanza dei leghisti. «Da oggi i delinquenti - dice il ministro della Giustizia Roberto Castelli - devono avere qualche timore in più e le brave persone, vittime delle aggressioni, qualche problema in meno. È stato finalmente sancito il principio per cui un aggressore e un aggredito non sono più sullo stesso piano. È stato riconosciuto il diritto dell'aggredito di difendersi».

 Il provvedimento è, invece, bocciato dall’Unione delle Camere penali. «Purtroppo è stata approvata un’altra legge ingiusta - dice Ettore Randazzo, presidente dell’Ucpi - che autorizza la legittima offesa». Drastico anche il giudizio di Giuliano Pisapia, capogruppo di Rifondazione comunista in commissione Giustizia. «Una norma incostituzionale - dice Pisapia - in quanto pone sullo stesso piano il bene della vita e dell’incolumità personale e beni di carattere patrimoniale. Un ulteriore vulnus alle regole di uno stato di diritto».
In che caso viene applicata questa legge?

(pubblicato dalla coblogger Sabry65)

venerdì 27 ottobre 2006

Berlusconi devia i servizi?


SPERIAMO TUTTI QUANTI CHE SIA UNA BUFALA...
IL SISMI CON BERLUSCONI AL GOVERNO...
...pare non si occupasse della difesa dello Stato, ma della persecuzione dell'opposizione politica e dell'aggressione a parti della Magistratura.
Dal Corriere della Sera:

ROMA — Una lista di nomi: qualche politico (di sinistra) e molti magistrati. Intitolata "aree di sensibilità". E poi, sotto lo stesso titolo, una sorta di programma operativo per contrastare le presunte attività anti-governative evidentemente attribuite alle persone inserite nell'elenco. E' un documento senza data né intestazione, riferibile all'estate del 2001, quando s'era appena insediato il governo guidato da Silvio Berlusconi. E' stato trovato nell'archivio dell'ufficio Sismi di via Nazionale a Roma, quello gestito da Pio Pompa, strettissimo collaboratore del direttore Nicolò Pollari.
I magistrati milanesi che indagano sul ruolo del servizio segreto militare nel sequestro di Abu Omar stanno ancora valutando il valore di queste carte. Ma nel frattempo le hanno trasmesse al comitato parlamentare di controllo sui Servizi. Insieme ad altri documenti trovati nell'anonimo ufficio romano. Tra i quali una comunicazione della Cia del maggio 2003 in cui si riferirebbe che l'imam egiziano scomparso da Milano tre mesi prima si trovava nelle carceri egiziane. Particolare che dalle indagini è emerso solo un anno più tardi. E che smentirebbe quanto i vertici del Sismi hanno sempre sostenuto, e cioè che di Abu Omar non avevano mai saputo nulla.
Se la comunicazione della Cia ha un legame diretto con l'inchiesta sul rapimento dell'imam, gli altri documenti trovati nell'ufficio di Pompa e inviati al Parlamento riguardano il funzionamento e le finalità del Servizio. Dell'elenco di nomi — anzi di soli cognomi — di politici e magistrati non si conosce l'origine, né il motivo per cui era finito nelle mani del funzionario del Sismi che lo ha conservato. La lista si apre con Violante, e gli altri politici sono Brutti, Visco, Bargone (l'ex sottosegretario ds nei governi di centrosinistra), Veltri e Leoluca Orlando. Compaiono anche un non meglio precisato "De Benedetti", Arlacchi e "Floris D'Arcais", evidente riferimento al direttore del periodico Micromega Paolo Flores d'Arcais. Gli altri sono magistrati, dal procuratore generale di Torino Caselli all'ex presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati, seguiti da pubblici ministeri palermitani e milanesi (c'è quasi l'intero pool Mani pulite, da Borrelli in giù) e poi di Napoli, Roma, Bari e qualche altra città.
Sotto la stessa indicazione "aree di sensibilità" viene poi disegnato un progetto di "disarticolazione, graduale ma costante, del dispositivo approntato in sede politico-giudiziaria da noto esponente, già appartenente all'ordine giudiziario, che si è proposto quale ideologo e poi catalizzatore e garante occulto di un gruppo di appartenenti a quell'ordine". Quel "dispositivo", secondo il documento, aveva in animo delle "iniziative di aggressione" di tipo "politico-giudiziario" nei confronti di "esponenti dell'attuale maggioranza di governo e di loro familiari", paventate nei tribunali di Milano, Torino, Roma e Palermo. Al fianco di queste, provenienti da Spagna e Gran Bretagna, vengono ipotizzate altrettante "attività aggressive svolte in sinergia" con i magistrati italiani.
Contro queste possibilità si ipotizzano specifiche iniziative di "disarticolazione", "neutralizzazione" e "ridimensionamento " dei presunti progetti anti- governativi. Viene addirittura auspicata la creazione di un gruppo di "soggetti di riferimento" cui affidare lo specifico compito di studiare preventivamente le immaginate "iniziative aggressive". E si specifica che bisogna fare in fretta ad organizzare le contromosse, perché l'attuazione dei programmi definiti "destabilizzanti" viene data per imminente, non appena la vecchia maggioranza divenuta opposizione al governo Berlusconi avesse superato il trauma della sconfitta subita. Tra gli organismi che avrebbero dovuto mettere in atto le "aggressioni" al governo di centrodestra e ai suoi esponenti è indicato pure l'Olaf, l'ente dell'Unione Europea contro le frodi e la corruzione del quale facevano parte anche magistrati italiani.
Per il contrasto a questi supposti pericoli vengono suggerite delle azioni di "supporto conoscitivo" da sviluppare all'interno delle istituzioni (ad esempio individuando i "focolai di contrapposizione tecnico-politica alla linea del governo"), e più in generale attraverso lo studio delle "fonti aperte", sia in Italia che nel resto del mondo.
A parte l'utilizzo di una terminologia che a tratti suona perfino inquietante per l'assonanza con certi comunicati di gruppi terroristici interni (il termine più ricorrente è "disarticolazione"), colpisce l'organicità di un progetto sul quale gli inquirenti ritengono necessario fare chiarezza, tanto da portarlo a conoscenza di un organismo parlamentare. Chi ne era in possesso, Pio Pompa, in una memoria inviata ai magistrati ha detto di non poter rispondere sulla sua attività per motivi di riservatezza e "nell'intento di tutelare la sicurezza nazionale". Quanto all'imponenza del suo archivio ha spiegato: "Nella mia missione sono obbligato ad acquisire, classificare e custodire tutte le informazioni che ottengo, senza distinzione di genuinità, affidabilità e attendibilità, etc... Si acquisiscono informazioni utili e inutili; ciò non significa che anche quelle inutili debbano essere cestinate e non custodite".

Giovanni Bianconi 26 ottobre 2006

giovedì 26 ottobre 2006

Indulto


Il provvedimento di clemenza votato da due terzi del Parlamento su proposta del ministro guardasigilli Clemente Mastella continua a far discutere.
Secondo i senatori della Lega sono già 1.148 i detenuti nuovamente arrestati dopo essere usciti dal carcere.
Secondo Mastella solo il 3,5% e' tornato in carcere tra i detenuti rilasciati.
Altro aspetto controverso la mancata esclusione degli "omicidi bianchi".
Per la vicenda della Società Italiana per l'Amianto (Sia) di Grugliasco, 1.096 morti e 322 malati ai quali si devono aggiungere altre 800 vittime della Eternit - sostiene Tibaldi senatore, membro della commissione Lavoro - non pagherà nessuno, e le vittime ed i familiari non riceveranno nemmeno i risarcimenti.
Uno degli ultimi casi?
Sequestra e violenta una ventenne americana. Era stato scarcerato il 10 agosto scorso; finito in galera proprio per violenze e rapine a mano armata e avrebbe dovuto scontare ancora 3 anni e 6 mesi di reclusione ma, grazie alla legge sull'indulto, era tornato libero.
Anzi, in regime di libertà vigilata, con l'obbligo di restare a casa fra le 21 e le 6 del mattino.
Fare un elenco dei nomi dei "graziati", dei nuovi reati, dei nuovi delitti sarebbe lungo, molto lungo.
Secondo il segretario dei Ds, Piero Fassino, l'indulto non e' stato un provvedimento apprezzato dai cittadini.
No, non credo sia stato apprezzato, soprattuto dai parenti delle vittime e da chi ha trovato la forza di denunciare.
Il giornale.it
La repubblica.it

(Postato dalla coblogger Sabry65)

Perché voto chi voto?


SOCIOLOGIA DELLA POLITICA: ORIENTAMENTI MOTIVAZIONALI E VALORIALI DEGLI ELETTORATI


Riporto qui i dati di un'indagine (non tutti, per carità).
Poi se volete vi dico la mia come sociologo.
Ma gradirei i commenti di visitatori...


Fonte: “Sinistra e Destra”, a cura di Patrizia Castellani e Piergiorgio Corbetta
(Il Mulino, Bolgona, 2006)
Risultati di una ricerca svolta all’interno di ITANES (ITAlian National Election Studies) mediante interviste faccia a afaccia DOXA su 1048 persone, seguita da 12 focus group tenuti in 3 città (Torino, Cesena, Palermo) che hanno coinvolto 86 persone.
Il campione di 1048 intervistati è rappresentativo dell’elettorato per distribuzione geografica, età, genere.

MOTIVAZIONI DELL’ELETTORATO DI DESTRA E DI SINISTRA
(alcune motivazioni)
Si è definito “Pacifista”:
84,1% elettore di sinistra
77,0% elettore di centro
72,3% elettore di destra
61,4% elettore non collocato

“Moderato”:
68,9% elettore di sinistra
75,5% elettore di centro
73,4% elettore di destra
43,9% elettore non collocato

“Antifascista”
79,2% elettore di sinistra
63,7% elettore di centro
43,2% elettore di destra
37,0% elettore non collocato

“Progressista”
59,3% elettore di sinistra
39,4% elettore di centro
40,4% elettore di destra
19,6% elettore non collocato

“Anticomunista”
16,9% elettore di sinistra
55,8% elettore di centro
59,7% elettore di destra
17,3% elettore non collocato

Paura verso il comunismo e verso Berlusconi, per autocollocazione politica:
Verso il comunismo, a destra 56,8% “Molta o abbastanza paura”
Al centro, 32,6%
Verso Berlusconi, a sinistra 77,4% “molta o abbastanza”
Al centro, 37,2%

Indicatore del pregiudizio verso gli immigrati (valori medi, scala da 0 a 10)
Sinistra 3,72
Centro 4,78
Non collocati 5,10
Destra 5,24

Indicatore del convenzionalismo (disponibilità a limitare la libertà di espressione individuale – valori medi scala da 0 a 10)
Sinistra 5,20
Centro 6,50
Non collocati 6,60
Destra 6,40

Indicatore della dominanza sociale (visione della cosietà come competizione implacabile tra gruppi e a somma zero)
Sinistra 3,25
Centro 4,00
Non collocati 3,60
Destra 4,20

Percezione della propria insicurezza (pericolo fisico, insicurezza economica, terrorismo)
Sinistra 4,10
Centro 4,00
Non collocati 4,90
Destra 3,90

Percezione dell’insicurezza collettiva (come sopra)
Sinistra 7,70
Centro 7,50
Non collocati 7,90
Destra 7,50

Percezione dell’efficacia politica (del proprio impegno e di quello dei politici)
Sinistra 2,7
Centro 2,0
Non collocati 1,4
Destra 2,0

Interesse proprio per la politica
Sinistra 5,0
Centro 4,0
Non collocati 2,0
Destra 4,0

venerdì 20 ottobre 2006

La Storia si ripete?


Mi rendo conto, amici lettori, che quella che sto per citare è una fonte di parte. Ma siccome si tratta per la grande maggioranza (a parte i commenti) della registrazione stenografica di una seduta alla Camera, questa volta farò uno strappo alla regola. In memoria di un eroe.
Ultimo discorso alla Camera di Giacomo Matteotti

E’ il 30 maggio del ‘24. La Camera è chiamata a convalidare in blocco quasi tutti i deputati eletti il mese prima. Davanti a Mussolini (che resterà muto e immobile per tutta la seduta), il socialista Giacomo Matteotti denuncia con forza violenze e brogli delle squadracce ai danni dei candidati dell’opposizione. Scorro le ingiallite pagine dei resoconti stenografici di quella seduta di settantasei anni or sono. Matteotti: <<…Contestiamo in tronco la validità delle elezioni di aprile. La vostra lista ha ottenuto con la forza i voti necessari per far scattare il premio di maggioranza...>>. Voci da destra: <<Basta, la finisca! Non possiamo tollerare che ci insulti>>. Matteotti: <<Avete sostenuto che le elezioni avevano un valore assai relativo, perché il governo non si sentiva soggetto al responso elettorale e era deciso a mantenere il potere anche con la forza...>>. Farinacci, il famigerato ras di Cremona: <<Sì, sì, è così! Noi abbiamo fatto la guerra!>>. Matteotti: <<...Per vostra stessa conferma, dunque, nessun elettore è stato libero di decidere>>. Voce da destra: <<E i due milioni che hanno preso le minoranze?>>. <<Potevate fare la rivoluzione!>>, chiosa per scherno l’animoso Farinacci. Il presidente della Camera, Alfredo Rocco (che si farà più tardi truce nomea con un vergognoso codice penale) non tacita i camerati ma cerca di intimidire Matteotti: <<Si attenga all’argomento!...>>. Matteotti: <<Presidente, forse ella non m’intende: ma stiamo parlando di elezioni!>>. E riprende la denuncia. <<Esiste una milizia che durante le elezioni...>>. Guai a toccare gli sgherri armati di Mussolini. Si grida: <<La milizia non si tocca! Viva la milizia fascista!>>. E il solito Farinacci: <<Erano i balilla!>>. Matteotti: <<E’ vero, onorevole Farinacci: in molti luoghi hanno votato anche i balilla>>. Di rimando, in un drammatico crescendo: <<Per voi hanno votato i disertori! Imboscati!>>. Matteotti: <<In sei circoscrizioni su quindici le operazioni che si compiono normalmente nello studio di un notaio sono state impedite con la violenza>>. Per quanto purgati, i resoconti fanno intendere che in aula è scoppiato il putiferio. Matteotti, imperturbabile, riprende: <<A Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata...>>. Ancora Farinacci: <<Va finire che faremo davvero quel che non abbiamo fatto!>>. Matteotti: <<A Melfi s’impedì con la violenza la raccolta delle firme...In Puglia fu bastonato persino un notaio...A Genova rubarono i fogli con le firme già raccolte…>>. Da destra: <<Per voi ci vuole il domicilio coatto! Andatevene in Russia!>>. Matteotti non raccoglie le continue, crescenti provocazioni: <<...Presupposto essenziale di ogni libera elezione è che i candidati possano esporre pubblicamente e liberamente le loro opinioni. Ma questo non fu possibile. L’onorevole Gonzales, al quale fu impedito di tenere a Genova un comizio, convocò di una conferenza privata: i fascisti invasero la sala e a bastonate impedirono all’oratore di aprire bocca...>>. Urla, interruzioni. Il presidente Rocco urla: <<Onorevole Matteotti, sia breve e concluda!>>. Ma lui, imperterrito: <<A Napoli, con il ricorso alla milizia armata, fu impedito di tenere una conferenza all’onorevole Amendola, capo dell’opposizione costituzionale...>>. <<Ma che costituzionale!>>, gridano i deputati fascisti. <<E’ un sovversivo come voi!>>. Ma il caso-Amendola non è isolato. <<Su cento nostri candidati – denuncia il leader socialista –, sessanta non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!>>. <<Per paura, avevano paura!>>, si grida. Filippo Turati reagisce, tra il commosso e lo sdegnato: <<Sì, paura! Come nella Sila quando c’erano i briganti, avevamo paura!>>. E Rocco intigna a provocare: <<Onorevole Matteotti non provochi incidenti e concluda!>>. Di rimando Matteotti: <<Protesto! Non sono io a provocare, ma gli altri che m’impediscono di parlare!>>. E Rocco: <<Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole…>>. Matteotti scatta: <<Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare!>>. Scoppia un nuovo casino, di cui il presidente della Camera approfitta per ammonire Matteotti: <<Se ella vuole parlare, continui, ma prudentemente!>>. E lui: <<I candidati non avevano libera circolazione. L’onorevole Piccinini fu assassinato nella sua casa, davanti a moglie e figli, per avere accettato la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe stato il destino suo! E i seggi elettorali? Quasi ovunque erano composti solo di fascisti. In altri luoghi furono incettati i certificati elettorali, e certuni votarono dieci, venti volte: un giovane di vent’anni votò per un vecchio di settanta!>>. Il sottosegretario Finzi, seduto davanti a Mussolini, scatta in piedi e gli grida: <<Le prove! Lei deve provare quando dice!>>. E Matteotti: <<Tutto documentabile. E non ho parlato ancora della provincia di Rovigo, che è la mia ed anche la sua, onorevole Finzi: la vostra responsabilità è gravissima!>>. Finzi: <<Me ne onoro!>>. Matteotti: <<Noi difendiamo la libera sovranità popolare: ne rivendichiamo la dignità chiedendo l’annullamento delle elezioni inficiate dalla violenza!>>.Dieci giorni dopo, il 10 giugno 1924, Matteotti verrà rapito all’uscita di casa, a Roma, sul Lungotevere, da quattro uomini di Mussolini. Ucciso a pugnalate, il cadavere sarà nascosto nella macchia della Quartarella, poco lontano dalla Capitale, dove verrà ritrovato solo il 16 agosto. Poi l’Aventino dei deputati antifascisti (che i comunisti interromperanno per riprendere, ancora per poco, la battaglia in Parlamento). Il 3 gennaio, al culmine di quella che è la più grave crisi del fascismo, Mussolini tiene alla Camera il famoso discorso in cui si assume <<io, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è accaduto. Se il fascismo è stato ed è un’associazione a delinquere, io sono a capo di questa associazione a delinquere!>>. Il colpo di stato è definitivamente consumato. 


  Giorgio Frasca Polara
dal sito dei Democratici di sinistra

giovedì 19 ottobre 2006

Benvenuta Sabry


E ADESSO SIAMO IN TRE !

Cari aficionados,
i due fondatori di questo blog (Condorbianco + Dati e Fatti), stufi di cantarsela e suonarsela da soli, tra vecchi "commilitoni" per di più grigiamente maschi, hanno trovato una compagna di strada, che da oggi è nostra co-blogger.
Diamo quindi il nostro più caloroso benvenuto a
sabry65sabry65
Quando l'abbiamo invitata, si è schermita assai, con l'aria di chi si chiede: "perché proprio io, che mi interesso molto più di Storia che di Politica?"
"Perché la Politica di ieri è la Storia di oggi; perché conosciamo bene il tuo rigore documentale, la tua serietà, il tuo modo assolutamente trasparente e civile, non aggressivo, di argomentare", è stata la nostra risposta.
Probabilmente stremata dalla nostra insistenza, e temendo danni irreversibili al proprio sistema nervoso, alla fine ha ceduto...
Ed ora siamo orgogliosissimi di avere tra noi nientepopodimeno che la guida storia di superEva!
Ecco come la modestissima amica nostra ha scelto di presentarsi:
"Amo la storia in tutti i suoi aspetti, mi piace sviscerarla e cercare quello che non si trova sui libri scolastici. Per questo sono diventata la guida storia di Dada SuperEva, ho creato un sito sull'antico Egitto e sto preparando un blog sulla guerra del Vietnam. Perchè non è mai tutto come sembra."
WELCOMEWELCOMEWELCOMEWELCOMEWELCOMEWELCOMEWELCOMEWELCOMEWELCOME

La libertà sulla punta della baionetta


Ricordando Guantanamo
Base Navale sulla costa sud-occidentale di Cuba, è sotto amministrazione statunitense dal 1903
L’ONU, chiede che il campo di detenzione e le altre prigioni segrete all’estero, vengano chiuse, sostenendo che violano il diritto internazionale.
Viene chiesto, inoltre all’amministrazione Bush di abbandonare qualsiasi tecnica di interrogatorio che costituisca tortura, è citato il caso del ricorso ai cani per intimorire i detenuti.

E invece:
Nel novembre del 2002 quattro carabinieri del Ros si recarono a Guantanamo per interrogare sei presunti terroristi, detenuti nella prigione, senza una preventiva autorizzazione dell'autorita' giudiziaria. A rivelarlo e' un maresciallo del Ros di Torino che ha deposto, come testimone al processo, davanti ai giudici della prima corte di assise di Milano, a carico di tre algerini, tra i quali l'ex imam di Varese Abdel Majid  Zergout, accusati di associazione eversiva finalizzata al terrorismo internazionale.

"Andammo in quattro a Guantanamo -racconta il maresciallo dell'Arma - tutti del Ros, a interrogare detenuti del campo, nel novembre del 2002, su mandato del Comando generale nella persona del generale Giampaolo Ganzer. Non riferimmo - continua il testimone - alla autorita' giudiziaria nulla sulle nostre attivita' perche' nessuna delle persone che sentimmo rispose alle domande. A Guantanamo venimmo a sapere che eravamo gli ultimi italiani a recarsi in missione per svolgere attivita' investigativa".

 Gli interrogatori ai quali quattro uomini del Ros sottoposero sei detenuti a Guantanamo, nel novembre del 2002, "erano colloqui informali su cui abbiamo preso appunti e redatto dei report; lo scopo era capire se ci fosse un rischio di attentati in Italia", spiega il maresciallo del Ros di Torino. "Nulla di quegli interrogatori - precisa il maresciallo - fu riversato nel processo attuale".
  
Tra le persone interrogate a Guantanamo, secondo la ricostruzione del testimone, c'erano un magrebino e un 18enne marocchino che, di li' a pochi mesi, sarebbe stato rispedito nel paese d'origine. "Di questi detenuti - racconta il maresciallo - uno solo ha parlato sulle sue 'conoscenze' bolognesi". Il testimone riferisce poi "di aver avvertito, in seguito, di quanto successo a Guantanamo, due Pm della Procura di Torino il dottor Tatangelo e il dottor Ausiello che pero', a detta del teste, "hanno fatto finta di non sapere".

Al legale Luca Bauccio che, durante il controesame, gli domanda "se i detenuti avessero risposto, a chi avevate ordine di riferire?", il maresciallo del Ros replica: "Avremmo chiesto ai magistrati di acquisire la documentazione". Ma "non abbiamo detto nulla ne' sul merito, ne' sull'attivita', perche' i detenuti interrogati non hanno risposto - aggiunge a differenza di quanto affermato precedentemente, e cioe' che uno degli interrogati aveva risposto - Facemmo richiesta formale all'Autorita' americana di acquisire i verbali degli
interrogatori che altri investigatori della Polizia italiana avevano effettuato prima di noi. L'Autorita' americana ci rispose che questi interrogatori erano secretati e non ce li mise a disposizione".

RAI24 News
La Stampa Web


(pubblicato dalla coblogger Sabry65)

Gli USA: portatori sani di democrazia


ECCO A CHE PUNTO SIAMO (SONO) ARRIVATI.
Alla faccia di chi diceva che gli USA esportano la democrazia.
Alla faccia di chi diceva che la democrazia USA è un faro per tutto il mondo.
Alla faccia di chi sostiene che la democrazia USA deve difendersi.
Il risultato finale è che lungi dall'esportare la democrazia, Bush ha importato il virus della dittatura.


<B>Guantanamo, Bush firma la legge<br>sui processi per terrorismo</B>
Leggo su  "La Repubblica" (fonte di parte che non adopero normalmente, ma che in questo caso ci relaziona su un fatto davvero accaduto), che Bush, in barba a tutti i pronunciamenti della Corte Suprema, ha deciso bellamente di fregarsene (in ispregio totale degli equilibri cosituzionali tra le istituzioni).
Scrive infatti La Repubblica di ieri:
Visto che la notizia mi ha leggermente indignato, ripeto il mio grido di apertura:

Alla faccia di chi diceva che gli USA esportano la democrazia.
Alla faccia di chi diceva che la democrazia USA è un faro per tutto il mondo.
Alla faccia di chi sostiene che la democrazia USA deve difendersi.
Il risultato finale è che lungi dall'esportare la democrazia, Bush ha importato il virus della dittatura.
Torna su

Washington- Firmata oggi dal presidente Usa Bush la contestata legge sugli interrogatori "duri" contro i sospettati di terrorismo. La legge contempla l'utilizzo di prigioni segrete della Cia, dure pratiche di interrogatorio e processi militari. ''E' un'occasione rara quando un presidente può firmare una legge sapendo che può salvare la vita a degli Americani. Io stamattina ho questo privilegio'', ha detto Bush alla Casa Bianca durante la cerimonia per la firma, fiancheggiato da alti ufficiali militari e dell'intelligence statunitense.
(...)
Il provvedimento protegge i prigionieri nelle mani degli Usa dal ricorso negli interrogatori a qualunque trattamento "crudele e disumano". Nello stesso tempo, non è però previsto per loro il diritto di appellarsi a corti federali negli Usa e non è riconosciuto l''habeas corpus', cioè il ricorso per contestare una detenzione ritenuta ingiusta. Quanto ai processi, sono stati introdotti durante il dibattito in Congresso vari diritti che la Casa Bianca non era in un primo momento disponibile a concedere: il ricorso a fonti di prova estorte con la forza o a materiale coperto dal segreto è stato per esempio fortemente limitato (ma non cancellato).
Fortemente voluta dall'inquilino della Casa Bianca, la nuova legge ha subito durissime critiche da parte dell'opposizione democratica e creato dissensi anche fra i repubblicani, al punto da rendere tortuoso fin qui l'iter di approvazione. La normativa istituisce delle Commissioni militari, ossia dei tribunali speciali (dichiarati illegali dalla Corte suprema lo scorso giugno) per i processi dei detenuti a Guantanamo, e convalida tutte le ''procedure alternative'', ovvero gli interrogatori in segreto e senza garanzie fatti dalla Cia.
(...)

Ci si potrebbe parlare


DESTRA E SINISTRA CIVILI: PROPRIO INCOMPATIBILI??

Leggo, e pubblico dietro gentile autorizzazione dell'Autore, il seguente commento, postato dal forumista "Empereur" (che ringrazio sentitamente) sul forum Storia e Politica:
Essere di destra, a volte, è un calvario.

Il mio "destrismo" è solo un modo di rispecchiare valori che ho fatto miei da anni, ideali astratti: il sacrificio per la propria patria, un nazionalismo moderato che porti ad apprezzare quello che la terra in cui si è nati e si vive senza però sottovalutare lo scambio culturale con altre culture (geografiche o meno), la disciplina, una forte attrazione verso l'istituzione militare e una spasmodica ricerca della legalità, aborrendo ogni forma di illecito. Preferisco aspettare 30 minuti girovagando, piuttosto che occupare per 5 minuti un posto per disabili.

Ora con cosa mi trovo?

Gruppi politici che si dicono di destra, e hanno ben noti collegamenti con cosche mafiose, appoggiandole in maniera neanche tanto velata (come con una manifestazione pro-inutile-ponte); capi-lista processati e condannati; pazzi che propongono di dividere l'Italia; roba che, in breve, di destra non ha proprio nulla.

Fosse solo quello. Orde di ragazzini che pensano che l'unico modo per dimostrare il proprio nazionalismo (in senso moderato, non in maniera autarchica e preminente verso altri popoli e/o nazioni) sia quello di ornarsi con fasci littori, immagini di Mussolini e di Hitler. Mussolini è stato un voltagabbana, pochi anni prima di fondare i fasci di combattimento pugnava per "dar la terra ai contadini". Hitler era un pazzo, che ha fatto leva sulla rabbia della popolazione tedesca umiliata dalle sanzioni post-IGM. Non sono da idolatrare, sono da ignorare. Hanno insozzato per omnia secula seculorum delle ideologie validissime.

sabato 7 ottobre 2006

Era tutto vero.


A proposito di vilipendio...Incollo dal blog di beppe grillo.

Fininvest ha perso la causa per diffamazione contro di me per la pubblicazione di un mio articolo su 'Internazionale' nel gennaio 2004, in cui era accusata di fondi neri e falso in bilancio. Devo dire che non sono contento. Non lo sono perchè la giustizia italiana ha perso tempo per niente, l’ho perso io, il mio avvocato. Le cause di diffamazione di grandi aziende contro privati sono nel migliore dei casi intimidazione. Intasano i nostri tribunali. Mettono a tacere le voci scomode. Ho un paio di proposte: condoniamo tutte le diffamazioni in attesa di giudizio. E depenalizziamo il reato di diffamazione. Un giudice di pace e una multa possono bastare con le scuse pubbliche del diffamatore.
Fininvest però non si rassegna (troppi avvocati) e ha citato un dirigente della Banca d’Italia per danni morali. Un suo amico mi ha inviato questa lettera.

” Desidero rivolgermi a te per un appello di solidarietà che riguarda una persona, mio caro amico da sempre, Francesco Giuffrida.
Per chi non lo ricorda, dirò che Francesco Giuffrida è il coraggioso dirigente della Banca d'Italia (Vice-direttore a Palermo) che su richiesta e incarico della Procura della Repubblica di Palermo ha condotto una accurata e scrupolosa perizia tecnica sui flussi di capitali diretti alla Fininvest, per il processo a Marcello Dell'Utri.
Per questo suo lavoro Francesco dovrà comparire in giudizio il 12 ottobre, citato dalla Fininvest per presunti danni morali. La citazione è arrivata alla vigilia del processo d'appello per Dell'Utri, e in corrispondenza con un altro incarico attribuito, sempre a Francesco, questa volta dalla Procura di Roma, che evidentemente lo ritiene un tecnico assai affidabile, per indagare sui movimenti di capitali legati alla vicenda di Roberto Calvi. "Sembra una minaccia, un modo per zittirlo e intimorirlo al processo" ha dichiarato in giugno un magistrato al giornalista del Corriere Cavallaro. Non solo: la citazione comporta il concreto rischio che tutta la tutta la sua attività di esperto, e le perizie che gli sono state affidate, vengano delegittimate.
Francesco Giuffrida dovrà andare a difendersi di fronte ad un uomo che è stato condannato per mafia, solo per aver fatto il suo lavoro e per averlo fatto bene, e dovrà farlo da solo, visto che nemmeno la Banca d'Italia, ovviamente a conoscenza della sua collaborazione con il tribunale, si è mossa per un 'azione di sostegno, o per tutelarlo in sede di giudizio.
Perchè questo appello? per rompere il silenzio e la solitudine che lo circondano (solo Felice Cavallaro ha scritto un articolo sul Corriere, e un'altro è uscito sulla Repubblica, entrambi in giugno, poi più nessuna informazione), contro il pericolo che questo isolamento, quasi omertoso, può comportare per Francesco e la sua famiglia.
Per questo chiedo a chi leggerà questa lettera di non lasciare solo Francesco e dare il giusto risalto a comportamenti di integrità, rigore personale e coraggio che meritano di essere conosciuti e portati ad esempio.” Giuseppe G.


(su segnalazione del forumista "Tex WIller", che ringraziamo, su Brunik).

Sveglia ragazzi!


Ricevo, e dopo aver sottoscritto, volentieri pubblico, il seguente
APPELLO
CONFLITTO DI INTERESSI: UNA LEGGE RIGOROSA SUBITO!

Sono passati ormai cinque mesi dalle elezioni politiche e manca ancora una legge sul conflitto d´interessi.

Usciamo, sia pure per una manciata di voti, dall´esperienza del governo Berlusconi: un monumento vivente al conflitto d´interessi. Ora occorre senza indugio fare in modo che quell´esperienza sia irripetibile e tutelare la normalità istituzionale secondo canoni applicati in tutte le democrazia più evolute.

La regolamentazione dei conflitti di interesse è infatti parte integrante di ogni ordinamento democratico e tutela un principio fondamentale della democrazia rappresentativa: la garanzia di assoluta imparzialità nell´esercizio delle funzioni di governo, a qualsiasi livello esse siano esercitate. Chiunque svolga una funzione pubblica non può avere interessi personali in contrasto con l´interesse generale.

Sotto questo profilo l´Italia repubblicana non ha dato mai segnali di rigore, e la nostra società appare come una vera selva di conflitti d´interesse. A maggior ragione è necessario un provvedimento che interrompa questo costume. Molti politici dell´Unione ripetono che la legge non può essere punitiva verso Berlusconi. Ma una legge che non impedisca a un monopolista televisivo di esercitare ruoli di governo -e di stabilire, come ha già fatto, leggi a proprio vantaggio- perché dovrebbe essere rispettata da chi ha conflitti d´interesse infinitamente minori?

La legge deve valere per tutti e quindi anche per il caso più clamoroso.

CHIEDIAMO:

  1. una legge che disciplini tutti i conflitti d´interesse e quindi tocchi tutte le funzioni di governo, non solo nello stato ma anche in regioni, province e comuni. La proposta di legge dell´Unione, a firma Franceschini, Migliore, Donati e altri presentata il 7 luglio 2006, non rappresenta a nostro giudizio una risposta adeguata.
  2. una legge che cancelli in modo radicale il sistema del duopolio televisivo (Rai e Mediaset) promuovendo una pluralità di soggetti privati nel segno di una vera concorrenza, e ricostruisca la Rai come autentico servizio pubblico, libero dalla lottizzazione dei partiti.
  3. una legge che stabilisca in modo inequivocabile l´ineleggibilità dei detentori di mezzi di comunicazione o in subordine la loro incompatibilità, che però deve essere assoluta e incondizionata, con qualsiasi ruolo di governo. Il principio guida è inconfutabile: chi esercita un mandato pubblico per volontà dei cittadini elettori non può possedere o controllare strumenti decisivi per orientare in qualsiasi modo e a qualsiasi fine la volontà popolare.
  4. L´abrogazione di tutte le leggi ad personam.
Il governo Prodi appare oggi assorbito e impegnato nell´unico compito del risanamento economico del paese. E da questo punto di vista non esita a chiedere ai cittadini i sacrifici necessari. Ma c´è un risanamento istituzionale che è altrettanto importante e indilazionabile, non richiede costi aggiuntivi, ripristina un principio di legalità che promuove la responsabilità solidale di tutti. Dunque non si può indugiare!

Il confronto su questi temi non può essere limitato alle aule parlamentari, né gli interlocutori principali dell´Unione possono essere proprio coloro che in questi anni si sono resi responsabili delle più vistose manomissioni delle regole democratiche. Chiediamo che attraverso audizioni parlamentari le associazioni della società civile siano ricevute e ascoltate.

I firmatari di questo appello si impegnano a garantire tutta la mobilitazione e la partecipazione necessarie per raggiungere questi obiettivi.
Si può leggere l’appello e se si è d’accordo sottoscriverlo all’indirizzo: http://petizioni.liberacittadinanza.it .