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sabato 24 febbraio 2007

Dodecalogo


I dodici punti del documento presentati da Romano Prodi  "prioritari e non negoziabili".





1.       «Rispetto degli impegni internazionali e di pace. Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan. Una incisiva azione per il sostegno e la valorizzazione del patrimonio rappresentato dalle comunità italiane all'estero».

2.       «Impegno forte per la cultura, scuola, università, ricerca e innovazione».

3.       «Rapida attuazione del piano infrastrutturale e in particolare ai corridoi europei (compresa la Torino-Lione). Impegno sulla mobilità sostenibile».

4.       «Programma per l'efficienza e la diversificazione delle fonti energetiche: fonti rinnovabili e localizzazione e realizzazione rigassificatori».

5.       «Prosecuzione dell'azione di liberalizzazioni e di tutela del cittadino consumatore nell'ambito dei servizi e delle professioni».

6.       «Attenzione permanente e impegno concreto a favore del Mezzogiorno, a partire dalla sicurezza».

7.       «Azione concreta e immediata di riduzione significativa della spesa pubblica e della spesa legata alle attività politiche e istituzionali (costi della politica)».

8.       «Riordino del sistema previdenziale con grande attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani. Con l'impegno a reperire una quota delle risorse necessarie attraverso una razionalizzazione della spesa che passa attraverso anche l'unificazione degli enti previdenziali».

9.       «Rilancio delle politiche a sostegno della famiglia attraverso l'estensione universale di assegni familiari più corposi e un piano concreto di aumento significativo degli asili nido».

10.   «Rapida soluzione della incompatibilità tra incarichi, di governo e parlamentari, secondo le modalità già concordate».

11.   «Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'esecutivo».

12.   «In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all'azione di governo, al presidente del Consiglio è riconosciuta l'autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto».

...Forse i principi sono salvi, il risultato pratico è che avremo un programma di riferimento più centrista di quello precedente e non posso dire se è un bene o un male. Per l'ennesima volta siamo salvi dalla deriva berlusconiana, unico vero male del nostro paese democratico.


(postato dal Co-blogger Condorbianco)

giovedì 22 febbraio 2007

Sedicenti comunisti


Due sedicenti comunisti fanno cadere il secondo governo Prodi. Già visto.
SINISTRA RADICALE, FAVORI IN CORSO.
Berlusconi ringrazia.
E Pelizza da Volpedo si rigira nella tomba.
Quarto%20stato
Eccolo qua, ciò che tutti noi temevamo e tentavamo di esorcizzare dicendoci "stavolta a sinistra hanno imparato la lezione dell'ottobre '98". Due compagni, al grido "dite qualcosa di sinistra", cercano di riconsegnare, per i prossimi vent'anni, l'Italia a Berlusconi, ai razzisti e ai nipotini del duce.
Complimenti.
Come se questo governo, questa maggioranza, fosse stata eletta in quanto di sinistra. Sbagliato, sciocchini: intanto non è di sinistra, ma di centro-sinistra. Il che vuol dire che non deve dire cose di sinistra, ma di centro-sinistra.
Ma sbagliato anche e soprattutto per un motivo storico. Il ruolo di questa maggioranza, di questa legislatura, che poi è il principale motivo per il quale ha vinto elezioni politiche del 2006, non è di far virare a sinistra la politica italiana, bensì di fermare la deriva populista, autoritaria, razzista e cleptocratica del centrodestra berlusconiano.
E adesso questi due cretinetti chissà come si sentono fieri di aver fatto cadere un governo borghese. Nemmeno avessero espugnato da soli il palazzo d'inverno. Idiozie: la rivoluzione si fa contro lo zar, non contro i miglioristi.
La resistenza, si fa contro il nazifascismo, non contro il partito d'azione o la DC. La storia, compagni, la storia. Studiare la storia. Possibilmente prima di farsi eleggere e fare danni.

martedì 20 febbraio 2007


DIALOGO A DISTANZA CON UN OSPITE (DI DESTRA) DI QUESTO BLOG


Dice: la mancanza di incidenti o bandiere bruciate dovrebbe essere la normalità, il fatto che si rimarchi la civiltà di questa manifestazione dimostra come proprio la civiltà sia un elemento non sempre presente nelle precedenti manifestazioni.
Rispondo: vero. E apprezzo anche che da destra si riconosca che tale civiltà c’è spesso, non sempre ma spesso. Ma aggiungo che a me non basta.

Dice: tuttavia qualche decina di fessi era comunque presente, penso cioè agli striscioni ed ai cori pro br.
Rispondo: vero. Purtroppo non è come negli stadi, alle manifestazioni non ci sono i tornelli, e se c’è un deficiente lo si scopre dopo.Vedi lo scorso anno a Milano, no? Quando ci sono stati quattro imbecilli che hanno spaccato mezza piazza Oberdan, e dall’altra parte ce n’erano otto con la croce celtica.


Poi dice: ora però mi chiedo, se in questa coalizione alberga una libertà di dialogo che può portare a divergenze di opinioni che a loro volta possono concretizzarsi in manifestazioni pubbliche di dissenso, perché è stato vietato (utilizzo tale termine perché si è trattato di un'autentica imposizione, visto che lo stesso Cento ha parlato di obbedienza e di ordini) a ministri e sottosegretari di partecipare alla manifestazione?
Rispondo: guardate, su questo di libertà d’espressione ce n’è fin troppa. La disciplina di partito, a sinistra, oramai è un concetto astratto. Figurarsi la disciplina di coalizione, ah ah ah…

Dice: il problema è che il governo Prodi sente il dovere di concedere l'ampliamento agli Usa, ma teme una perdita di consenso nella base elettorale, si inizia così un'operazione fatta di doppiogiochismo, si asseconda l'ala moderata confermando l'alleanza con gli Usa e si dà il contentino all'ala massimalista giustificandosi inverosimilmente con gli accordi del precedente governo.
Rispondo: a chi lo dici. A Fassino, Prodi, Rutelli & C. ho già chiesto conto e ragione. Quello che non capisco è per quale motivo ve ne lamentiate voi, da destra. Mah.

Dice: la sinistra radicale ha armi di convincimento ben più efficaci della manifestazione, ha tutti gli strumenti parlamentari per difendere un principio che credono giusto e questi strumenti non per forza devono portare alla caduta del governo,...
Rispondo: eccerto. Ma allora, qual è il problema? Appunto: liberissimi di dire la loro, ma il governo perché mai dovrebbe cadere? Boh.


Dice: l'autorizzazione effettiva all'ampliamento della base è di questo governo e non del precedente.
Rispondo: non ne sono tanto sicuro, spero proprio che non sia così. Spero che il governo attuale sia stato costretto, sia stato messo davanti al fatto compiuto. Ma temo ci sia qualcosa di inconfessabile (a sinistra) in tutta la vicenda.


Dice che il paventato referendum non può essere indetto dalle autorità locali perché riguarda una questione di competenza dello stato, contemporaneamente non può essere indetto dallo stato perché non è normativamente previsto un referendum che chiede un semplice parere alla cittadinanza.
Rispondo che ha ragione. 


Grazie per la chiacchierata, e torna quando vuoi, tu che ti firmi superfice.
Però scusa, eh? Si scrive superficie. O è una scelta stilistica? ;-)

domenica 18 febbraio 2007

Persino Borghezio


CHE SUCCEDE? VI MANCA UN PO’ DI SANGUE?

Ma insomma, signori di destra, vi dà fastidio che la manifestazione di Vicenza non abbia prodotto neppure un livido,nemmeno una bandiera americana bruciata?

Beh insomma, un po’ sì, vi rode.
Altrimenti non mi spiego perché continuate a insistere su un argomento inesistente.
E l’argomento è questo: alcuni della coalizione manifestano contro la coalizione. Per questo chiedete le dimissioni di Prodi. (Piacerebbe, eh?)

Spiacente, l’argomento, sul piano democratico ed istituzionale, è spuntato, spuntatissimo.
Se io non sono d’accordo con mia moglie, e glielo dico, questo di per sé significa che debbo chiedere il divorzio?
Ovviamente, no.
E Lei, On. Berlusconi, e Lei On. Casini, di divorzi ve ne intendete.

Ora, alcuni del centrosinistra hanno detto: continuiamo a sostenere questo governo perché riteniamo che sarebbe inopportuno e dannoso per l’Italia che questo governo cada.
Ma siccome non siamo né venduti né ciechi, dato che a noi oltre che del potere ci frega anche degli ideali, ci preme far sapere a questo governo che su questa cosa qui della base mica siamo d’accordo.

Ma non siamo contro gli USA: siamo contro Bush.
E non siamo contro Prodi: altrimenti ci toccherebbe essere a favore di Berlusconi, e questo ci farebbe girare i Maroni. Nessuno di noi rivuole Berlusconi.
Ma siccome siamo più bravi di voi, come elettori, abbiamo i maroni per dire a Prodi che non siamo d’accordo con QUESTA DECISIONE.
Forse, detta così, la capisce persino Borghezio.

venerdì 16 febbraio 2007

Sudditanza


Caro Fassino, caro Prodi, caro Diliberto,
spiegatemi due o tre cose, visto che non solo vi ho votato ma vi ho anche fatti votare, sperando di vedere cose significativamente diverse rispetto ai 5 anni precedenti.

a)     Dite che la base NATO di Vicenza deve essere accettata perché – in sostanza – siete stati messi di fronte a impegni precedenti, e “pacta sunt servanda”, ma in una interrogazione parlamentare dite che non ci sono impegni scritti del governo precedente. E allora da cittadino voglio sapere per quale diavolo di motivo il gov. Prodi si sente obbligato a rispettare dei patti non scritti. Qual è il problema? Siamo stati ricattati, come Italiani, dall’amministrazione USA? No, perché la cosa mi farebbe arrabbiare non poco, indipendentemente dal governo o dai governi che hanno subito il ricatto. Ma almeno ho il diritto di saperlo.
b)     Avete ammonito i magistrati di Milano per aver violato il segreto di stato. Singolare, perché a quanto mi risulta il segreto di stato su questa vicenda non è mai stato posto da alcuno. Oggi, sentendo il TG, apprendo che il segreto di stato sarebbe stato infranto per l’aver rivelato i nomi di agenti segreti. A me, privato cittadino, visto che ci sono di mezzo anche indagati che facevano parte dei servizi USA, sa tanto di un caso di sudditanza verso gli USA. Smentitemi se potete.
c)      Apprendo altresì – se non è vero mi si smentisca – che "avremo anche noi i nostri aerei da passeggio: ben 133 caccia bombardieri "fighter distructor", ognuno dei quali costa 100 milioni di euro; e che non è consentito comperarli singolarmente: il contratto vale solo se si acquista lo stormo al completo. Nel nostro caso si tratta di 133 aerei." Per totali  13 miliardi e rotti di Euro.
"...Una cifra che da sola ci permetterebbe di risolvere d´acchito il problema della disoccupazione giovanile in Italia, aggiunto al problema delle pensioni, oppure finalmente finanziare la ricerca. .."
d) Una domanda, a proposito del punto "c": è un altro impegno che vi siete trovati a dover rispettare una volta giunti al governo? O lo sapevate già? Nel secondo caso, perché non lo avete detto in campagna elettorale?
e)     Caro Diliberto, questa è solo per Lei. Se c’è stato un motivo che mi faceva sentire fiero di essere un elettore di sinistra, era l’educazione, la civiltà, il diverso rispetto delle regole e del galateo, a confronto di un avversario candidato che si permetteva di dare del coglione a chi gli votava contro. Adesso lei cosa trova giusto fare? Dire a tutt’Italia che Berlusconi ci fa “schifo”. Grazie, complimenti. Si sa mai che uno a sinistra creda davvero di essere superiore moralmente. Per fortuna c’è Di liberto, che sbraga quanto Berlusconi. Un suggerimento: se vuole completare l’opera, alla prossima intervista dica “i giornalisti mi hanno frainteso”. Così almeno avrebbe fatto il lavoro fino in fondo.

Grazie.

martedì 13 febbraio 2007

Pistolini


EHI BAMBINI, ADESSO AVETE ROTTO. GIOCATE CON LA PISTOLINA DA UN'ALTRA PARTE.

“Fischia il vento, urla la bufera,
scarpe rotte, eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera,
ove splende il sol dell’avvenir.

Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir;
nella notte lo guidano le stelle,
forte è il cuore e il braccio nel colpir.”

Ragazzi miei, brigatisti stupidini,
queste parole le hanno scritte e cantate degli eroi veri, non dei cretini da operetta
come voi.
Loro, per difendere l’Italia e la libertà, rischiavano Mauthausen.
Voi rischiate quasi nulla, al confronto.

Non v’esaltate troppo, che lo siete già e non ci piacete per nulla, a noi di sinistra.
Avete infatti un ghigno troppo simile ai naziskin, per piacerci: stessi slogan, a parole invertite.
Avete lo stesso "rispetto" per la democrazia, per dignità dell'avversario.
Io e altri abbiamo dedicato anni a combattere il berlusconismo.
Ma non ci sogneremmo mai e poi mai di alzare un dito contro uno che vota Forza Italia: è un essere umano, un cittadino che secondo noi sbaglia ma ha il diritto di farlo.
E soprattutto fate finta di combattere una dittatura che non c’è.

Dimenticate troppo volentieri la lezione dei nostri padri (nonni, per molti di voi): che il fucile s’imbraccia come estrema ratio, non per fare propaganda.
Che se il nemico è Mussolini, si cerca di combattere lui, non i sindacalisti.

Che se c’è democrazia, si combatte con strumenti democratici, non alleandosi alla mafia e alla camorra, che (brutti deficienti) sono tra i peggiori strumenti di oppressione del popolo libero.

Che la coscienza di classe non può essere successiva all’uso della violenza quando necessario (ma non lo avete proprio letto Marx, stupidini).
Che se c’è da combattere per la libertà, non ci si schiera contro i sindacalisti e i cattolici di sinistra, imbecilli.

Studiate un po’ sui libri.
E smettetela di giocare alla guerra.
Aveva ragione Pertini, che (forse non lo sapete, ma era stato condannato a morte dal Tribunale Speciale dei fascisti, molto tempo prima di diventare il Presidente di tutti gli Italiani) qualificò il brigatismo e i brigatisti con una sola parola: “delinquenza”.

Adesso mettetevi il kalashnikov nel c… Beh, diciamo il cassetto.
E non vi azzardate mai più a pensare che il dire cose tipo “uccidere un fascista non è reato” possa fare del proselitismo da queste parti.
Altrimenti fate il gioco (come al solito) del nemico.
Quello vero, fascista.
Non quello che pensate voi.
E piantatela di rompere le palle.

Noi, di sinistra vera, vi renderemo la vita impossibile.
Lo abbiamo già fatto a cavallo dell’80, grazie alla guida di Berlinguer.
Non esiteremo a rifarlo.

mercoledì 7 febbraio 2007

Ma che dico pacs


AVETE VISTO? A FURIA DI DIRE CHE IL VATICANO HA IL DIRITTO DI DIRE LA SUA...
L'Avvenire: uno spartiacque che peserà sulla politica
Sotto accusa la dichiarazione anagrafica prevista dal ddl
Pacs, i vescovi tornano a Pio IX
"Su quel testo non possumus"

di MARCO POLITI

ROMA - La Cei minaccia il governo Prodi. Sulla bozza Bindi-Pollastrini l'Avvenire pone un veto assoluto e lancia un pesante avvertimento. La scelta di una formula o l'altra per le unioni di fatto rappresenta "uno spartiacque che inevitabilmente peserà sul futuro della politica italiana". L'Avvenire non un qualsiasi giornale d'opinione. È l'organo dell'episcopato italiano, gli editoriali più importanti riflettono la posizione del cardinale Ruini e l'editoriale in questione, che mette la spada alla gola del governo Prodi, non è firmato dal direttore Boffo, ma siglato "Av" (cioè Avvenire) proprio per dare il massimo di ufficialità.

"Non possumus", proclama l'organo della Cei riesumando la formula di Pio IX contro quelle che nel 1860 la Chiesa chiamava le "usurpazioni" piemontesi, cioè la riunificazione dell'Italia e l'annessione delle Romagne al Regno piemontese. Fare una legge che certifichi l'esistenza di coppie di fatto viene dunque equiparato ad un'usurpazione. Ma è l'avvertimento finale l'elemento più allarmante. Il giornale dei vescovi, a proposito di una legge sulle convivenze, non parla infatti di "problema morale", di una questione rilevante per le coscienze o al limite di un bivio per la società. No. Parla di uno "spartiacque" della politica italiana. Dando ragione così a quei segnali provenienti giorni fa da ambienti ecclesiastici, che avevano allertato l'agenzia Asca su un'offensiva di Ruini contro il governo perché non si azzardasse a riconoscere le coppie di fatto. Nell'editoriale si ribadisce che persino la dichiarazione anagrafica prevista dalla bozza Bindi-Pollastrini darebbe "rilevanza giuridica" a una "realtà para-familiare", inaccettabile secondo le parole di Benedetto XVI.

Rosy Bindi ha risposto scherzando "io non parlo tanto latino", ma in realtà è fallita la strategia di buona volontà della ministra, che nei mesi e nelle settimane scorse aveva tentato di ammorbidire il cardinale Trujillo (per parte vaticana) e il segretario della Cei Betori, mettendo i risalto le iniziative concrete pro-famiglia del governo. D'altronde la linea editoriale dell'Avvenire da anni mira sistematicamente a colpire la visione culturale dei cattolici- democratici, perché è un pensiero che implica l'autonomia dei cattolici impegnati in politica e chiamati a misurarsi con una società pluralista. Mentre la linea di Benedetto XVI è che vi sono "temi non negoziabili" su cui i credenti in politica non possono che agire da cinghia di trasmissione. E su cui vengono chiamati a convergere i teo-con, che come Pera respingono la libertà di coscienza. In questo clima il cardinale Poletto di Torino può persino rilanciare l'idea di un intervento del diavolo nella legislazione. "Sull'esistenza del demonio non ci sono dubbi", ha dichiarato ieri. Specificando che Satana è in azione per indurre al peccato anche con progetti di "scassinamento della famiglia" e della società.

L'offensiva politica della Cei si sviluppa alla vigilia del cambio della guardia alla presidenza. Ratzinger ha lasciato crescere un groviglio di contraddizioni. La consultazione dei vescovi ha messo al primo posto il cardinale Tettamanzi, ma Benedetto XVI non lo vuole. Allora il più votato sarebbe il cardinale Scola, ma il Segretario di Stato Bertone pare contento di avere una personalità così forte a capo della Cei. Bertone preferirebbe alla presidenza un vescovo in modo da gestire in prima persona il rapporto con la politica italiana. Ora è emersa la candidatura del vice-presidente della Cei mons. Benigno Papa di Taranto dopo che mons. Renato Corti di Novara ha declinato.

(fonte: LaRepubblica.it, 7 febbraio 2007)