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lunedì 15 dicembre 2008

Oggi come allora


CORSI E RICORSI 
adunoceanic

Ciò che non tutti sanno è che – fatte le debite differenze – la situazione che stiamo vivendo non è molto diversa da quella che precedette, a cavallo tra otto e novecento, l’affermarsi dei movimenti autoritari di estrema destra.

Già negli ultimi due decenni dell’ottocento, la sinistra era percorsa da un aspro dibattito, al centro del quale un quesito dominava la scena: Marx aveva ragione o no? Il Marxismo era stato buon profeta, e le contraddizioni del capitalismo stavano scavandogli la fossa, oppure esso si sarebbe rinnovato, liberalizzato, e sarebbe sopravvissuto?
La domanda non era peregrina, visto che stavano venendo meno alcuni assunti di fondo del pensiero marxista. In effetti, le condizioni dei lavoratori stavano rapidamente migliorando in tutta Europa, grazie alle lotte sindacali e all’affermarsi dei movimenti socialisti (oggi diremmo “miglioristi”), che accettando di fatto il capitalismo come sistema lottavano per renderlo egualitario. Si andava un po’ ovunque verso l’istruzione minima obbligatoria e il suffragio universale. Ben presto si sarebbe iniziato a parlare di Welfare State. In una situazione di tal genere, inevitabilmente l’attrattiva della rivoluzione perdeva di fascino agli occhi delle masse.

Inaugurando una prassi che sarebbe stata la croce (autoinflitta) della Sinistra per i successivi dodici decenni, essa si spaccò in due: Bolscevichi e Menscevichi, collettivisti e miglioristi, insomma tra rivoluzionari a tutti i costi e “socialdemocratici”.

I primi avevano come scopo il rovesciamento dell’ordine esistente, oramai non più come mezzo per ottenere parità di diritti e democrazia in senso materialista (che era poi il messaggio di Marx), ma come fine in sé. I secondi, più pragmaticamente, lottavano per aprire tavoli di trattativa.  Marciare divisi per colpire uniti? Quando di fece, funzionò. Il potere costituito, spaventato dalle tendenze rivoluzionarie, preferì aderire alle richieste dei moderati, facendo larghe concessioni. Ma alla lunga gli oltranzisti della rivoluzione si incattivirono, via via radicalizzandosi sempre più, finché si ebbe la scissione dei comunisti dalla casa comune socialista, in un clima che proprio in quegli anni, avendo come detonatore la Prima Guerra Mondiale, avrebbe portato alla rivoluzione sovietica.

Alcuni massimalisti, deprivati delle ragioni storiche della rivoluzione bolscevica in occidente, frustrati nel loro desiderio di rovesciare su basi marxiste l’ordine costituito, delusi dall’esito tutto sommato pacifico della lotta di classe, spostarono l’asse dalla lotta su scala internazionale: se non si poteva far la rivoluzione contro il capitale, si poteva fare la rivoluzione contro altre nazioni più ricche. Non per caso il fascismo attecchì nelle più povere delle potenze occidentali (Italia, Spagna), e il Nazismo nella più disastrata, mentre nelle nazioni più ricche ebbe solo tiepide simpatie, generalmente in chiave antibolscevica.  

Chiedo scusa ai lettori per il lungo preambolo, ma è qui che volevo arrivare: desidero far osservare come fu dal ventre dei duri e puri di estrema sinistra che uscirono i fascismi. Fu dalla protesta più radicale che uscì Sorel, e dopo di lui Mussolini. Il tutto mentre la destra si cullava nell’illusione di poter governare il loro radicalismo estremo, e la sinistra pensava di fare opposizione con l’Aventino.

Seguiranno altri post sull’argomento, ma chiedo ai lettori: non ci vedete qualche somiglianza con il quadro politico e sociale che stiamo vivendo?

mercoledì 3 dicembre 2008

Avviso ai naviganti


PAUSA

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Salve, mi chiamo Parsifal, sono il gatto di Dati e Fatti.
L'umano che vive con me mi prega di avvisare i lettori di questo blog che gode ancora di buona salute, nonostante gli attacchi di fegato che quotidianamente gli causano le facce del Cavaliere Nero e dei suoi reggicoda. Mi prega anche di farvi sapere che vi pensa sempre, ma che al momento è troppo impegnato sul lavoro per dedicarsi al blog - anche perché di cose da scrivere ce ne sarebbero sin troppe, e lui non ha tempo per fare le cose per benino. Contate fiduciosi di rileggere i suoi contributi al dibattito a partire dal 12 dicembre, più o meno.  Miao a tutti.

martedì 25 novembre 2008

Dopo che sono entrati i ladri in casa mettiamo le porte blindate


ItaliaOggi: Sicurezza, appena tagliati 22,8 mln
25-11-2008
di Nicola Colaianni e Alessandra Ricciardi
Dopo la tragedia di Rivoli, la Gelmini vara una task force per salvare 100 istituti a rischio
Erano stati tagliati da poco 22,8 milioni di euro dal capitolo per l'edilizia scolastica. Lo ha fatto la manovra di bilancio per il 2009, approvata dalla camera e ora all'esame del senato per il via libera definitivo. Intanto, però, è andato in scena un nuovo tragico incidente -quello di Rivoli, a sei anni dal crollo della scuola di San Giuliano di Puglie- con un morto e feriti gravi. E così si sono riaccesi i riflettori sull'emergenza degli edifici scolastici italiani. Gli ultimi report denunciano lo stato di fatiscenza degli oltre 42 mila edifici in cui studiano circa 8 milioni di ragazzi e lavorano 1,2 milioni di persone: Cittadinanza attiva, Legambiente, Uil scuola-solo per citarne alcuni- hanno evidenziato, con poche differenze, che più della metà delle strutture è a rischio. ItaliaOggi se ne era occupato martedì scorso, ricostruendo il dedalo di finanziamenti, competenze e dimenticanze che hanno contraddistinto l'ultimo decennio. Inevitabile, oggi, la polemica politica sulle responsabilità di una scuola che va letteralmente a pezzi: il centrosinistra rivendica l'edilizia come priorità: «Il governo Berlusconi ha ridimezzato i finanziamenti da noi deliberati», accusa l'ex viceministro all'istruzione, la senatrice Mariangela Bastico. «Noi stiamo investendo, basta leggere i nostri provvedimenti, il centrosinistra specula», risponde Maurizio Gasparri, capogruppo al senato del Pdl, che fa eco alle dichiarazioni del ministro Gelmini: «L'ediliza è una nostra priorità». Al momento non risultano essere in preparazione interventi governativi d'emergenza a carattere finanziario. Per fare ordine in materia, sanare le pastoie burocratiche e chiarire in modo definitivo le responsabilità e gli oneri economici, ai piani alti dell'Istruzione fanno affidamento sul federalismo. La riforma federale, che sta muovendo i primi passi al senato, infatti eliminerà del tutto la competenza statale in materia. Ma sarà un processo lungo. Al ministero intanto ieri si è svolta la prima seduta della task force voluta dalla Gelmini per individuare i 100 istituti a maggiore rischio sismico su cui intervenire, come prevede il dl 137. Il coordinamento degli interventi è stato assegnato al sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso. Il piano dovrà comunque tenere conto delle segnalazioni delle regioni e degli enti locali. Una nuova riunione dovrebbe esserci giovedì. Per un quadro completo della situazione è necessario disporre però dell'anagrafe degli istituti. Il ministro Gelmini è deciso a fare in fretta, ma l'anagrafe sarà completa non prima di gennaio 2009.
L'ultimo taglio
Il taglio finanzario di cui si parla in questi giorni è quello operato con la manovra di bilancio 2009. Riguarda la Missione Istruzione. Nel programma Programmazione e coordinamento dell'istruzione, nel macroaggregato Investimenti, si realizza una riduzione di 22,8 milioni di euro sul Cap. 7180 relativo ad investimenti per i piani di edilizia scolastica. I fondi in questione fanno parte dello stanziamento di 100 milioni di euro, previsto dalla Finanziaria 2007 (Comma 625 dell'art.1) per il 2009, con cui si finanziavano i piani regionali. Poiché i 250 milioni statali, per il triennio 2007-2008-2009, dovevano essere compartecipati in uguale misura dalle Regioni e dagli enti titolari delle costruzioni, Comuni o Province, la loro assegnazione era stata preannunciata per tutto il triennio in questione. Cosa succede ora che il governo provvede a tagliare una quota di questo cofinanziamento? Cosa succede ai piani in via di definizione e di realizzazione? Si dovranno riprogrammare. Insomma, il ministero dell'istruzione dovrà distribuire regionalmente i 22,8 milioni di tagli, e gli enti locali rivedere per intero i piani già deliberati.
Il crollo a San Giuliano
Con la legge finanziaria 2003 (dopo il crollo di San Giuliano) si previde, all'articolo 80, comma 21, di inserire un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli che insistevano sul territorio delle zone soggette a rischio sismico.
Questa iniziale previsione legislativa ignorava che le competenze programmatorie, in base all'articolo 4 della legge 23/96, spettavano alle Regioni, ai Comuni e alle Province e non indicava l'entità dello stanziamento. Questo impedì di fatto l'operatività del piano. Si rimediò con la successiva legge finanziaria 2004 quando al piano straordinario venne destinato un importo non inferiore al 10%delle risorse per le Infrastrutture, che fossero risultate disponibili al gennaio 2004. Si trattava di una somma pari a circa 500 milioni di euro. Poiché l'intervento era ritenuto di urgenza, venne definito un primo piano stralcio: comprendente 738 interventi a livello regionale per circa 194 milioni di euro. Il piano, concordato in Conferenza unificata Stato Regioni Città, fu approvato dal CIPE e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 agosto 2005. Un secondo piano stralcio di oltre 300 milioni, per circa 900 interventi, è stato adottato con le stesse modalità e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2007, n. 83. Si sono così esauriti gli impegni per i circa 500 milioni previsti nel 2004.
Il dl Gelmini
L'articolo 7-bis, aggiunto al decreto legge 137/2008, apre una nuova partita. Voluto dal ministro dell'istruzione, MariaStella Gelmini, esso rifinanzia il piano antisismico, individuando uno stanziamento pari al 5% -e non più 10%- del piano per le grandi infrastrutture. Non è ancora dato sapere a quale somma la percentuale è da riferirsi. Lo stesso articolo prevede un recupero di somme stanziate nel passato a favore delle Regioni e per vari motivi non spese e prospetta un intervento riguardante 100 edifici a rischio sismico da ristrutturare con una procedura straordinaria. A questo scopo si utilizzano i 20 milioni di euro l'anno, per tre anni, che erano stati destinati dalla Finanziaria 2008 proprio per gli interventi di edilizia scolastica antisismica.
Le colpe locali
Ma ritornando alla materia del sostegno finanziario da parte dello stato si deve rilevare che saltato il piano 2002, finanziati in misura inferiore al passato i piani 2003 e 2004 (per un importo complessivo di circa 460 milioni di euro ), saltati anche i piani 2005 e 2006, gli enti locali hanno denunciato di trovarsi nell'impossibilità di rispettare la scadenze per la conclusione delle attività di messa a norma degli edifici. Per questo motivo la Finanziaria 2007 aveva previsto il rifinanziamento della legge 23/1996 per gli anni 2007, 2008 e 2009, rispettivamente con 50, 100 e 100 milioni di euro destinando il 50% delle somme alla messa in sicurezza delle scuole e chiedendo la compartecipazione in parti eguali a Regioni ed enti locali.
Quei fondi per il governo in carica ha tagliato per 22,8 milioni di euro per il 2009. Gli enti locali non hanno responsabilità? «Ci sono degli sprechi, i soldi in alcuni casi potevano essere spesi meglio e indirizzati sull'edilizia, ma da soli è impossibile farcela» ha ammesso il presidente dell'Unione province italiane, Fabio Melilli. Spetta infatti alle Province la competenza per le scuole superiori, ai Comuni per gli istituti della scuola dell'obbligo. Ma la messa in sicurezza, che comporta in alcuni casi rifacimento degli edifici, ha un costo elevato. Basti pensare che nell'ultimo anno la provincia di Roma ha stanziato 60 milioni per il settore. E non bastano.

lunedì 24 novembre 2008

Spagna scrocefissa!


Spagna: giudice toglie crocefissi da scuola

Il giudice di Valladolid, in Spagna, ha ordinato di togliere i crocefissi dalle aule e gli spazi comuni di una scuola pubblica della città. E’ la prima volta che accade in Spagna: la sentenza afferma che la presenza di simboli religiosi come il crocefisso viola i diritti fondamentali della costituzione. “Lo stato” scrive il giudice “non può aderire nè dare appoggio a nessun credo religioso, perché non deve esistere alcuna confusione tra fini religiosi e fini statali”; inoltre, proprio perché nelle scuole pubbliche vi sono minori “nella piena fase di formazione della personalità”, la presenza del simbolo religioso “può provocare in questi minori il sentimento che lo stato è più vicino alla confessione con cui vedono la relazione”.
Il processo giudiziario che ha portato alla sentenza è stato promosso dall’associazione Escuela Laica, il cui portavoce afferma: “è la prima volta che un giudice dà ragione alla libertà di coscienza e all’igiene democratica”.

—-
Segnaliamo il sondaggio sul “Corriere della Sera” proprio su questo caso.

domenica 23 novembre 2008

Per la nostra scuola

Non dimentichiamoci che la nostra scuola è ancora in serio pericolo, difendiamola da chi vuole renderla di bassa qualità e iniqua.

venerdì 14 novembre 2008

Istat: Pil in calo dello 0,9% annuo«L'Italia è in recessione tecnica»


Corriere della Sera.it
ROMA - Nel terzo trimestre del 2008 il prodotto interno lordo italiano è calato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al terzo trimestre 2007. Lo comunica l'Istat, precisando che si tratta di una stima preliminare. L'Italia è dunque in recessione tecnica perché è il secondo trimestre consecutivo che registra il Pil in calo congiunturale (-0,4% nel secondo Leggi ancora...

sabato 8 novembre 2008

Oltre al Nano ecco un altro dono di Dio


Benedetto XVI difende papa Pacelli
"Basta polemiche, fu un grande pontefice"
Benedetto XVI difende papa Pacelli "Basta polemiche, fu un grande pontefice"
ROMA - "Papa Pacelli è stato per la Chiesa un eccezionale dono di Dio". Su di lui c'è stata un'attenzione "eccessiva" e "piuttosto unilaterale". Benedetto XVI torna così sui presunti silenzi di papa Pacelli sulla Shaoh e sul controverso ruolo del Vaticano nella difesa degli ebrei dalle persecuzioni naziste. Accuse e polemiche che si sono ripresentate puntualmente anche nelle ultime settimane. A cui Ratzinger oppone un secco altolà.

"Negli ultimi anni - afferma Benedetto XVI - quando si è parlato di Pio XII, l'attenzione si è concentrata in modo eccessivo su una sola problematica, trattata per di più in maniera piuttosto unilaterale. A parte ogni altra considerazione, ciò ha impedito un approccio adeguato ad una figura di grande spessore storico-teologico qual è quella del Papa Pio XII".

"Prova eloquente" di tale spessore, secondo Benedetto XVI, sono invece, "l'insieme della imponente attività svolta da questo Pontefice e, in modo del tutto speciale, il suo magistero" che "si qualifica per la vasta e benefica ampiezza, come anche per la sua eccezionale qualità, così che può ben dirsi che esso costituisca una preziosa eredità di cui la Chiesa ha fatto e continua a fare tesoro".
(8 novembre 2008)
 da repubblica.it

venerdì 7 novembre 2008

I HAVE A DREAM


QUESTA E' L'AMERICA CHE AMO

Solo poche parole, a segnare anche su questo blog una giornata storica. Un solo commento: hanno tutti detto, giustamente, che è una svolta epocale per un fatto razziale.
Vero. Ma secondo me è epocale anche perché mette una pietra tombale su 28 anni di reaganismo, thatcherismo, liberismo sfrenato, neocon, teocon, eccetera eccetera.
God Bless America.

PS: adesso a destra tutti a saltare sul carro del vincitore, a dire che ra lui e McCain non c'è poi tutta 'sta differenza. In realtà rosicano da morire. Berluska e postfasci perché perdono l'ondalungarepubblicana (torna di moda essere "liberal", come mai dai tempi di Carter); Bossi e razziskin verdevestiti perché c'è un nero alla casa bianca. Chi glielo dice a Borghezio, Calderoli e Gentilini adesso??

Dover dire: "L'avevo detto"


DIO CI SCAMPI DAGLI IMBECILLI

 Dio ci salvi dagli imbecilli
MOSCA (Reuters) - ll presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha risposto con una battuta ai giornalisti che oggi a Mosca gli hanno chiesto un commento sull'ampio risalto dato dalla stampa, non solo in Italia, ad una sua frase sul neopresidente Usa Barack Obama, considerata da molti una "gaffe".Alla domanda se avesse letto i giornali (che hanno messo in prima pagina le parole da lui pronunciate su Obama) e se fosse ancora di buon umore, Berlusconi ha risposto: "Certo, perché no? Pensavamo che ci fossero tanti imbecilli in circolazione. Quello che non immaginavamo è che fossero così imbecilli da autodenunciarsi, da autocertificarsi pubblicamente. Lo hanno fatto. Li conoscevamo già ma non pensavamo fossero così tanto imbecilli".
Ci risiamo, dopo le corna nelle foto ufficiali, la sparata sulla pretesa superiorità della civiltà occidentale, le vanterie sulla corte serrata che avrebbe fatto a un primo ministro donna, e l’indimenticabile esordio da presidente di turno della UE, quando diede del “kapò” al povero Schultz, colpevole solo di aver fatto una osservazione polemica, ma politicamente legittima.

Adesso se n’è uscito – in un momento simile, poi – davanti a tutta la stampa internazionale, in una conferenza stampa al Cremlino, a fare un apprezzamento di dubbio gusto sul colore della pelle del primo Presidente afroamericano della storia degli USA.
Ovviamente ciò ha scatenato un putiferio di commenti scandalizzati da parte di tutto il mondo, imbarazzo nei suoi stessi alleati, e gli ha fatto fare una impagabile figura da peracottaro verso la prossima amministrazione statunitense, proprio quella con la quale poche ore prima si augurava di collaborare benissimo. Tutto questo alla vigilia, quasi, della presidenza italiana del G8.

Mi aspettavo la solita rettifica che, per quanto imbarazzata e imbarazzante, è pur sempre una rettifica: “sono stato frainteso”.
Nossignori. La reazione è ancora più sconcertante: “L’opposizione si è lamentata? Se uno vuole la laurea del coglione, io non posso farci niente. Sapete che vi dico? Mi sono rotto e dico tutto quello che penso. Ecco, loro si sono presi la laurea del coglione, pensano di stare ancora in campagna elettorale. Se hanno anche il torto di non avere sense of humor, peggio per loro. Dio ci scampi dagli imbecilli.”

Mi viene un dubbio atroce. Se qualcuno della squadra del Presidente Obama gli chiede spiegazioni, un po' offeso, dobbiamo rubricarlo - secondo lui - tra i coglioni?
E poi mi e vi chiedo: quando ci sentiremo dire di nuovo, da lui e dai suoi novantagradisti (i pennivendoli che stanno in posizione contro natura ogni volta che lui passa) che l'Italia sta conoscendo un periodo di prestigio internazionale senza precedenti?

E infine, e mi rivolgo ai tuttugualisti: adesso, pensate ancora che con Veltroni a Palazzo Chigi sarebbe lo stesso?

PS, ULTIMORA: a un giornalista americano che gli chiedeva se avesse intenzione di scusarsi per la gaffe, Berlusconi ha risposto: "Chiedi scusa tu".

lunedì 3 novembre 2008

Odo auGelli far festa


La notizia è di quelle da far tremare le vene e i polsi: Licio Gelli, il “venerabile maestro” della loggia massonica deviata P2, l’uomo più potente d’Italia, il personaggio coinvolto in tutte le trame oscure del nostro Paese, sarà il protagonista di una trasmissione televisiva sull’emittente privata Odeon Tv.
Il programma, dal titolo emblematico di “Venerabile Italia”, vedrà Gelli raccontare la sua visione della storia d’Italia in otto puntate. La prima delle quali è prevista per stasera.
Allora la curiosità assale e la prima domanda è : perchè OdeonTv? Un po' di ricerca in Rete, e troviamo questo:
Quella di Odeon tv è una storia lunga ed importante. È la storia della più syndacation italiana, fondata come Euro tv nel 1982 da Callisto Tanzi (quello della Parmalat e della squadra calcio Parma). Nel 1987 il nome cambia in quello attuale, c'è uno sconvolgimento nelle reti associate al circuito e all'imprenditore emiliano si affiancano altri industriali. Con la rete che muove i primi passi collabora Marco Bassetti, poi presidente di Endemol Italia. Anche in questo caso, come per Europa 7, i progetti iniziali sono ambiziosi, la volontà è quella di contrapporsi alla Fininvest di Silvio Berlusconi. Il party di apertura, il 6 settembre 1987, è organizzato addirittura a Montecarlo. Le cose naturalmente non vanno proprio così, malgrado Odeon sia ancora oggi visibile a livello nazionale. Un'importante rigenerazione ha luogo nel 2000, con l'ingresso come proprietaria della Profit* di Raimondo Lagostena (figlio di Tina Lagostena Bassi). Negli anni emittenti entrano ed escono dal circuito, mentre nella rete ha lavorato anche Lillo Tombolino, attuale direttore dei programmi de La7. Soprattutto, molti personaggi o eventi invisibili su Rai e Mediaset finiscono ad Odeon. È il caso, abbastanza clamoroso, del controfestival di Mantova, organizzato da Nando Dalla Chiesa nel 2004 in contrapposizione a Sanremo e che verrà seguito da almeno 200mila persone. 
Odeon ha ospitato anche Gianfranco Funari che qui ha dato vita a programmi come L'edicola di Funari, Funari Live e poi in un secondo tempo a Extra omnes e Virus fino all'ultimo La storia siamo io. Negli anni passati, a Odeon hanno lavorato, tra gli altri, anche Vittorio Sgarbi, Barbara d'Urso, Roberto da Crema, Sebastiano Somma e Cristina Parodi. Fasti gloriosi di una rete ormai ridotta ad una programmazione piuttosto scarna, nonostante il circuito arrivi a 2 milioni di contatti nel prime rime. Nella scorsa stagione qualche pezzo da 90 c'era ancora, come Lamberto Sposini, che conduceva Iride - il colore dei fatti, programma di approfondimento giornalistico in onda il sabato in prima serata, o Vittorio Feltri con Pensieri&Bamba. Non mancano neppure le tre tematiche più importanti delle reti locali e minori, cioè sport, comicità (il programma storico Fiori di Zucca) e erotismo per i nottambuli. Fino a qualche giorno fa, le emittenti del network ospitavano alcune trasmissioni della «Tv della libertà», la «rete» promossa da Michela Vittoria Brambilla che ha chiuso i battenti in questo inizio di agosto. Per settembre la rete annuncia un nuovo restyling, con la nascita di Odeon Tv.

Fonte: Luca Peretti per "Il Manifesto" (agosto 2008)

*Ma c'è dell'altro: il Gruppo Profit può vantare soci sia finanziari che industriali tra i quali spiccano 21 Investimenti S.p.A., presieduta da Alessandro Benetton, il fondo Convergenza di Ubaldo Livolsi e Marco Bassetti, Presidente di Aran Endemol Italia.
E Tina Lagostena Bassi, madre del titolare di Profit, era deputata craxiana e , per anni, nel cast della trasmissione "Forum" su Rete4.

Come diceva Andreotti, che a sospettare si fa peccato ma quasi sempre ci si prende?

domenica 2 novembre 2008

L'equipaggio si arricchisce ancora


E’ il classico blogger con il quale ci si annusa da lontano, all’inizio ci si frequenta poco, magari solo perché ci si apprezza, ma si è fin troppo d’accordo con quanto scrive l’altro.


mASSO57


Poi nel tempo si leggono anche alcuni commenti.
E ci si accorge che c’è un’intesa di fondo, un’identità di vedute, una consonanza di metodo.
Si prende ad attingere l’uno alle notizie dell’altro.
Ci si scambiano i link.

Si comincia a incontrarsi quasi ogni giorno su blog amici, e si è curiosi di vedere cosa avrà commentato l’altro.
Poi, ti casca l’occhio su un dettaglio della firma, scopri di avere più o meno la stessa età.
Di lui, che vi sto presentando come co-blogger, so pochino, ma quel poco mi è bastato.
So che vive in una bellissima città del nord, che avrà poco tempo da dedicare a “Dati, FATTIcosaMente” perché è piuttosto impegnato.
Ma so anche che quando scrive lascia il segno.

Lascia il segno perché sa scrivere in buon Italiano. Ma anche perché è arguto, documentato, mai eccessivo nei commenti, educato, e non scrive per mettersi in mostra.
Tutte cose rare al giorno d’oggi.
E a me piace molto uno che dice di essere “Un tipo buffo che ha imparato che esiste differenza tra le cose che hanno un valore e cose che hanno un prezzo”
Ecco perché l’ho invitato a bordo.


Per favore, un bell’applauso di benvenuto, al mio e vostro amico

MASSO 57

venerdì 31 ottobre 2008

"Ci vuole il manganello"


ripreso dal blog di grillo


30 Ottobre 2008

Maroni e le istruzioni dettagliate

da_Cossiga_a_Maroni.jpg
I provocatori e la Polizia di Stato

Ieri in Piazza Navona c'era un camion lasciato passare dalla Polizia.
Nel camion c'erano caschi, mazze, forse tirapugni e una ventina di provocatori.
Provocatori, non studenti.
I provocatori hanno picchiato gli studenti sotto gli occhi della Polizia.
Uno dei provocatori, come si può vedere dal video, è in rapporti affettuosi, di grande simpatia con la Polizia, come se fosse un collega.
La piazza era gremita. Un camion con mazze e teppisti poteva essere lì solo in due casi:
- perchè la Polizia lo ha consentito su ordine di qualcuno
- perchè la Polizia non governava la piazza.
Maroni, il ministro degli Interni, che prende istruzioni dettagliate, un portaordini dello psiconano, dovrebbe spiegarci cosa è successo e dopo dimettersi.
La politica è fallita. Il cittadino può solo dialogare con il poliziotto in tenuta anti sommossa.
Se non basta la Polizia, allora arrivano gli infiltrati, così i giornali e le televisioni di regime possono gridare agli "scontri tra studenti".
Giornalisti, non vi vergognate? Le vostre parole sono peggio delle mazze tricolori degli squadristi di Piazza Navona.

Ps: Qualcuno riesce a identificare la persona nel cerchio rosso del video? Lasci un commento.

video_testimonianze_navona.jpg
Testimonianze da Piazza Navona

Dall'articolo di Curzio Maltese da Repubblica.it:
...Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire".

ULTIM'ORA: La risposta della Lega di Maroni: "Gravissime le parole del predicatore Grillo. La smetta con questi toni da capopopolo irresponsabile: non c`è bisogno che qualcuno contribuisca a scaldare gli animi e a gettare con cinismo benzina sul fuoco", dice la deputata leghista Carolina Lussana, vicepresidente della commissione Giustizia a Montecitorio... "Invito i vari grilli parlanti a stare zitti e a evitare di gettare ombre sull`operato delle forze dell`ordine che stanno cercando di garantire l`incolumità dei manifestanti e dei cittadini tutti".

martedì 28 ottobre 2008

Fisco, una fuga da 100 miliardi


Nel 2007 è stato un record. Dai contribuenti infedeli smascherati dagli ispettori del fisco, piovono in un solo anno 6,3 miliardi di euro, il 50% in più rispetto al 2006. Nei primi quattro mesi di quest’anno, altro record: 800 milioni recuperati dall’Agenzia delle Entrate, il 24% in più rispetto all’anno prima. Tanto? Pochissimo, se si pensa che secondo il governo e le sue agenzie, Leggi ancora...
Grazie a AWomanAMan per la segnalazione.

sabato 25 ottobre 2008

Qualcuno lo aveva predetto


ERA PREVEDIBILE,
E INFATTI FU
PREVISTO.

200px-Pierocalamandrei
Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950
"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private.
Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private.
A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

sabato 18 ottobre 2008

Più mi girano, più ne dicono


SOLITA FIGURA
DA PERACOTTARO
DI EMILIO VESPA (ALIAS
BRUNO FEDE)

L'amico Masso57 mi segnala, e volentieri pubblico, il seguito della vicenda che riportavo nel post precedente.
Replica di Vespa e controreplica di Travaglio.

1 - La Lettera di Bruno Vespa.
Caro Direttore, su l'Unità del 2 ottobre Marco Travaglio mi scarica addosso la consueta serie di insulti che fanno godere chi dell'antiberlusconismo (e si parva licet dell'antivespismo) hanno fatto una ragione di vita, ma non aiutano a capire la realtà e costituiscono per il Cavaliere una polizza formidabile per fargli superare non solo il record di durata di Giovanni Giolitti, ormai alle viste, ma anche quello dell'altro Cavaliere, Benito Mussolini. Dibattendo a braccio con Di Pietro, ho parlato di 26 processi. Ricordavo male il numero di quelli per mafia. Come invece ho riportato nel mio libro «Viaggio in un'Italia diversa» i processi piovuti addosso a Berlusconi dopo il suo ingresso in politica sono 22 e non 15 come sostiene Travaglio. Scrivo nel libro a proposito di una vecchia, ma sempre correttissima polemica con Di Pietro: «Gli ricordo un nostro vecchio incontro a Milano, il 20 luglio 1993. Avevamo appuntamento a pranzo, e l'allora pubblico ministero arrivò tardi e stravolto. Si era appena suicidato Gabriele Cagliari. Gli chiesi come mai Mani pulite avesse messo sotto schiaffo quasi tutti i principali imprenditori italiani ", tranne Berlusconi.
Perché, Berlusconi mi rispose, "finanzia i partiti regalandogli spot elettorali, e questo non è reato".
Più tardi Gianni Letta mi avrebbe confermato che la Procura milanese era arrivata a tale conclusione dopo aver visionato la documentazione relativa. Chiedo oggi a Di Pietro come metta d'accordo questa sua vecchia affermazione - che lui ebbe sempre la correttezza di non smentire - con il quadro criminale che mi fa adesso del Cavaliere.
L'opinione è, evidentemente, mutata. "Berlusconi entra in politica il 14 gennaio 1994. Tra il 1992 e il gennaio 1994 alcuni suoi collaboratori vengono condannati per tangenti alla guardia di finanza. Il tribunale di Brescia, quando noi pubblici ministeri di Mani pulite fummo denunciati da Berlusconi e da Previti, disse in sentenza: non è vero che i magistrati si sono messi a indagare su di lui dopo il suo ingresso in politica...". Ho chiesto agli avvocati del Cavaliere e della Fininvest l'elenco completo dei procedimenti penali ai quali sono stati sottoposti l'attuale presidente del Consiglio e il suo gruppo da prima che iniziasse la stagione di Mani pulite a oggi. Ho contato 66 processi. Precedentemente al mio pranzo con Di Pietro, ne erano stati aperti soltanto 3, e nessuno riguardava Berlusconi (e - aggiungo adesso - non c'era stata nessuna condanna per tangenti alla Guardia di Finanza). Dal 1994 a oggi sono stati aperti 66 procedimenti penali rilevanti riconducibili, direttamente o indirettamente, al Cavaliere e al suo gruppo. La successione è questa: 11 nel 1994, 16 nel 1995, 13 nel 1996, 9 nel 1997, 6 nel 1998, 4 nel 1999, 2 nel 2001, 1 nel 2004, 4 nel 2005. Tra i casi più clamorosi, l'inchiesta a carico di Berlusconi - e il suo proscioglimento - con l'accusa di associazione mafiosa e per gli attentati mafio-terroristici del 1992-93 (a Firenze in via dei Georgofili, a Roma al Velabro e contro Maurizio Costanzo, a Palermo per le stragi in cui morirono Falcone e Borsellino).
Il Cavaliere non ha mai avuto condanne definitive, né, contrariamente alle voci correnti, è stato assolto grazie alle discusse "leggi ad personam". Quando è stato assolto per prescrizione, infatti, l'assoluzione è intervenuta prima della legge Cirielli. In altri casi è stato assolto per non aver commesso il fatto, o perché il fatto non sussiste. L'inchiesta più eclatante, quella per tangenti alla guardia di finanza, per la quale gli fu notificato dal Corriere della Sera l'invito a comparire nel novembre 1994, mentre da presidente del Consiglio si trovava a Napoli per presiedere un convegno dell'Onu sulla criminalità, si è conclusa sette anni dopo, nel 2001, con un'assoluzione piena.Complessivamente, Berlusconi è stato indagato e processato 22 volte: otto volte è stato scagionato con provvedimenti di archiviazione, di cui due nella stessa indagine per mafia a Palermo; dieci volte è stato assolto, di cui due per non aver commesso il fatto, una perché il fatto non sussiste, cinque per intervenuta prescrizione (di cui tre prima della legge Cirielli, che accorcia i tempi di prescrizione), due perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato dopo la riforma del falso in bilancio.
(È questa una legge di cui Berlusconi si è giovato, ma che difficilmente potrebbe essere liquidata come "ad personam", poiché era stata invocata da molti anni dall'avvocatura. Prima della riforma, il falso in bilancio era un reato di pericolo. Si veniva, cioè, condannati anche se non si era arrecato danno ad alcuno. Dopo la riforma, il reato di pericolo è rimasto in forma assai attenuata e con una prescrizione molto rapida, mentre viene perseguito quando effettivamente è stato arrecato un danno ai soci. Ai tempi di Mani pulite, il falso in bilancio era il classico sistema per incastrare imprenditori sui quali non erano emersi fenomeni di corruzione e concussione.). Berlusconi è in attesa dell'archiviazione dell'indagine Telecinco (dopo che il tribunale spagnolo ha assolto tutti gli otto imputati per i quali è già stato celebrato il processo), mentre resta imputato o indagato in altri quattro processi: due per diritti televisivi, uno per il caso Mills e uno per le intercettazioni telefoniche con Agostino Saccà, l'ex direttore di Rai Fiction». Di tutti i 22 procedimenti mi sono stati forniti data e numeri di protocollo.
Al contrario di quanto ha scritto Travaglio, Berlusconi non risulta mai indagato per droga e per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello. Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi. Non è vero che Berlusconi è stato assolto per insufficienza di prove dal processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza che fece precipitare la crisi del suo primo governo.Su quattro capi di imputazione, per tre ha avuto l'assoluzione per non aver commesso il fatto e solo per il quarto l'insufficienza di prove. Non ho né la veste, né soprattutto la voglia di sostituirmi all'avvocato Ghedini. Ho scritto e ripetuto negli anni che Berlusconi, come tutti gli imprenditori, non è una mammola. Ma che trovo del tutto anormale che questa bufera giudiziaria gli sia stata scatenata addosso solo dopo il suo ingresso in politica. Se l'opinione pubblica lo ritenesse un mascalzone stragista, non lo avrebbe rieletto per acclamazione.
Un'ultima cosa. Travaglio ricorda che mia moglie era «vicina a Squillante». Mi permetto di ricordare che Renato Squillante era presidente della Sezione Gip di Roma di cui mia moglie era giudice. Marco Travaglio è andato per un paio d'anni in vacanza con Giuseppe Ciuro, maresciallo della Finanza distaccato all'Antimafia e fonte preziosa per i giornalisti di passaggio. Ciuro sarà poi condannato per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo e per favoreggiamento del "re delle cliniche" Michele Aiello, condannato a sua volta in primo grado a 14 anni per associazione mafiosa. Il legale di Aiello ha detto che il suo cliente, su segnalazione del maresciallo, pagò un soggiorno in albergo di Travaglio. Travaglio ha smentito. Ma alla fine della fiera, giudichi il lettore qual è la situazione più imbarazzante.
Grazie e cordialità.







Ed ecco Travaglio:

2 - MI DISPIACE, CONFERMO TUTTO
Marco Travaglio

Bruno Vespa continua a mentire in questa lettera, come l'altra sera a «Porta a Porta». Del resto, se la sua fonte super partes sono «gli avvocati di Berlusconi e della Fininvest», la cosa è comprensibile. I processi al Cavaliere non sono né 66, né 26, né 22: sono i 17 (non 15, come risultava da un refuso) che ho elencato nel mio articolo. Il fatto che Di Pietro, nel ‘93, dicesse che Berlusconi non pagava i partiti cash, ma con sconti sugli spot, dipende dal fatto che allora non risultavano ancora i 23 miliardi girati dalla Fininvest a Craxi tramite i conti esteri di All Iberian (scoperti solo tre anni dopo).Né all'epoca Di Pietro poteva prevedere che un anno dopo un sottufficiale della Finanza avrebbe confessato una tangente Fininvest dopo una verifica fiscale; che due anni dopo Stefania Ariosto avrebbe raccontato le mazzette di Previti ad alcuni giudici romani con soldi Fininvest; che dal '93 in poi numerosi mafiosi collaboratori di giustizia avrebbero raccontato di rapporti fra il duo Dell'Utri-Berlusconi e la mafia; né che Mediaset avrebbe occultato negli anni seguenti centinaia di miliardi di fondi neri su 64 società off-shore; né che il Cavaliere avrebbe tentato nel 2007 di comprare senatori dell'Unione e di sistemare a Raifiction alcune ragazze del suo harem; e così via. Altre balle assortite.

1) Per le tangenti alla Finanza, Berlusconi non è stato «assolto con formula piena»: condannato in primo grado per corruzione, dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche, è stato assolto in Cassazione con formula dubitativa (la Suprema Corte scrive «insufficienza probatoria» e cita il comma 2 dell'art. 530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia insufficienza di prove).

2) Non è vero che l'invito a comparire per le mazzette alla Finanza fu «notificata a Berlusconi dal Corriere della Sera»: la sera del 21 novembre '94 i carabinieri che lo attendevano a Roma gli telefonarono mentre lui stava a Napoli e gli lessero il contenuto dell'atto, dunque è falso che l'indomani 22 novembre lui non sapesse nulla quando la notizia, ormai non più coperta da segreto, fu pubblicata dal Corriere.

3) Vespa, con grave sprezzo del ridicolo, scrive poi che «contrariamente alle voci correnti», Berlusconi «non è stato assolto grazie alle discusse "leggi ad personam"». Spiacente di deluderlo, ma Berlusconi l'ha fatta franca per ben cinque volte (su 12) grazie alle leggi ad personam fatte da lui e usate da lui: due volte (nei processi per falso in bilancio All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato», nel senso che il premier Berlusconi ha depenalizzato il reato dell'imputato Berlusconi; e altre tre volte per altre fattispecie di falso in bilancio che, pur rimanendo reato, hanno visto ridursi la pena e dimezzarsi i termini di prescrizione grazie alla stessa "autoriforma" Berlusconi (caso Lentini, bilanci Fininvest 1988-1992, 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest).
Parlando di un altro processo, la signora Augusta Iannini in Vespa ha recentemente scritto a Dagospia che «non si è mai visto un proscioglimento pieno (fatto non costituisce reato e fatto non sussiste) determinato dalla concessione delle attenuanti generiche che, invece, rilevano per l'applicazione della prescrizione». Mi associo.

4) «Berlusconi mai indagato per droga»: invece lo fu nel 1983 dalla Guardia di Finanza, indagine poi archiviata. 5) «Per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello»: appunto, come avevo già scritto io, senza la provvidenziale amnistia del 1989 la Corte d'appello di Venezia, ritenendolo colpevole di falsa testimonianza, l'avrebbe condannato.

6) «Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi». Falso: le indagini sul Milan nascono a Torino nel 1993, e quelle sui fondi neri di Publitalia a Milano sempre nel '93. Berlusconi scende in campo nel gennaio 1994.

7) «Il processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza fece precipitare la crisi del suo primo governo». Falso. Il gip di Brescia Carlo Bianchetti, nell'ordinanza del 15 maggio 2001 con cui archivia (su richiesta della stessa Procura) la denuncia berlusconiana contro il pool di Milano per attentato a organo costituzionale, scrive: «Alla causazione del cosiddetto "ribaltone", è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell'invito a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell'allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di "sfiduciare" il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella caduta dell'Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994,e perciò due settimane prima della pubblicazione della notizia dell'invio all'on. Berlusconi dell'invito a presentarsi; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del cosiddetto Polo delle libertà, risalente alla fine dell'agosto 1994, allorché l'on. Bossi era venuto a sapere dell'intenzione del capo del governo di "andare alle elezioni anticipate in autunno"». Strano che lo "storico" Vespa ignori tutto questo.
Cesare Previti

8) Se avesse letto quell'ordinanza, seguita ad anni di indagini e di testimonianze di tutti i protagonisti della vita politica e giudiziaria di quegli anni, il nostro storico improvvisato saprebbe anche che «l'impegno politico del denunciante (Berlusconi, ndr) e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l'avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell'indagato». Anzi, Berlusconi confidò a Biagi e a Montanelli: «Se non entro in politica, mi mettono in galera e fallisco per debiti». Missione compiuta.

10) Tralascio per carità di patria le infamie che, buon ultimo, il "dottor Fede" - come lo chiama affettuosamente l'amato Cavaliere - mi rovescia addosso a proposito delle mie vacanze del 2003. Vacanze che non feci con il maresciallo Ciuro, ma con la mia famiglia in un residence dove aveva un villino anche il maresciallo Ciuro, che nessuno fino a quel momento aveva sospettato di nulla (diversamente dal giudice Squillante, che - vedi libro del suo collega Misiani - era chiacchierato da tempo immemorabile). Vacanze che ho pagato di tasca mia, come ho dimostrato non con una generica "smentita", ma pubblicando la ricevuta della carta di credito e i due assegni.

Se ho ricordato che la signora Vespa era vicina a Squillante, comunque, non è perché io dubiti dell'onestà della signora Iannini, che ho anche avuto l'occasione di conoscere: è perché dubito della serenità di Vespa quando si occupa con grande indulgenza di Previti, Squillante & C., e soprattutto quando invita a «Porta a Porta» i tre Guardasigilli (Castelli, Mastella, Alfano) che hanno nominato sua moglie direttore generale del ministero della Giustizia e, ultimamente, capo dell'ufficio legislativo. Quando Vespa difende le leggi ad personam o nega addirittura che siano ad personam, sta parlando anche del lavoro della sua signora. Il che, in un altro Paese, potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d'interessi.
Nel salutare il "dottor Fede", in arte Vespa, mi complimento con lui per essere riuscito a sponsorizzare il suo nuovo libro anche sull'unico giornale che non gli aveva ancora dedicato le consuete raffiche di anticipazioni e recensioni encomiastiche. E lo ringrazio di attribuirmi il merito dell'eccezionale longevità politica di Berlusconi. Ma temo che mi sopravvaluti: diversamente da lui, sono sprovvisto di scrivanie di ciliegio modello «Contratto con gli italiani».

Spigolature


VERRA' GIORNO...

... in cui i tuttugualisti si ricrederanno e rimpiangeranno amaramente i cuor loro di non essere andati a votare compatti contro Berlusconi nella primavera 2008.
Chi sono i tuttugualisti? Sono elettori di vari natura: radical chic, operai padani, ecologisti radicali, rifondaroli col cachemire e l'erre moscia, ex berlusconiani che dopo la sbornia del quinquennio ferale 2001-2006 si erano ricreduti, e altri ancora. 

Tutti accomunati dall'essere potenziali elettori di sinistra, ma "puri e duri", per loro la sinistra non è mai abbastanza pulita, ambientalista, laburista, etica, eccetera. Sono coloro i quali sono prontissimi a vedere la pagliuzza in casa propria, a sinistra, per accomunarla alle travi nell'occhio del centrodestra e concludere che tanto "son tutti uguali".

Sono quelli della Casta, i tifosi di Beha e di Pansa. Sono quelli che su notizie come queste, chissà perché, tacciono.

                                                                                          foto Cortina 2008

Berlusconi se ne esce bel bello a dire che, in tempo di crisi drammatica, il risparmiatore deve comperare ENI e ENEL e (of course) Mediaset.
Silvietto svende l'Alitalia e scarica su di noi i suoi debiti facendo credere che è colpa di Prodi. Quando i sindacati mandarono a monte l'affare con AirFrance, senza avvedersi neppure che in campagna elettorale Berlusconi plaudiva alla loro recalcitranza, non furono nemmeno sfiorati dal sospetto. Ma in quel momento dare addosso a Prodi & C,. era molto popolare.

Ora collezioniamo l'ennesima figura di merda a livello europeo e planetario, perché l'UE si accorge che i dati snocciolati dal governo sul presunto costo della limitazione dei gas serra sono taroccati e gofiati del doppio. Quando dicevo a tutti che il ritorno di Silvio a Palazzo Chigi ci avrebbe assicurato un'altra caduta verticale del prestigio internazionale, mi si guardava come un marziano.
E quando dicevo agli ecologisti che con il ritorno del Cainano avremmo rischiato uno sfascio definitivo del territorio, mi si rispondeva che tanto la sinistra non aveva piantato nuovi alberi (en passant: la superficie italiana a boschi e foreste è raddoppiata negli ultimi 50 anni, lo sapevate? Quindi forse il verde non è proprio il problema più impellente, o no?).

Nella finanziaria 2009, quella approvata in nove minuti a luglio, che che fu (giustamente) applaudita perché finalmente era di ampio respiro (un piano triennale! L'avesse fatto Prodi, Ernesto Galli Della Loggia e simili avrebbero strillato che ci si avviava verso l'economia pianificata, Tremonti avrebbe paventato un regime sovietico dietro l'angolo, e Bossi avrebbe invitato a far sparire i soldi in Svizzera), in occasione del varo di quella finanziaria, dicevo, il governo se ne uscì bel bello dicendo che la promessa diminuzione delle tasse non era possibile che nel 2011. Forse. Ora, è vero che i conti pubblici han le pezze al culo e che l'europa ci impone di arrivare al pareggio di bilancio entro (appunto) il 2011.

Peccato che fino a tre mesi prima Berlusconi e Tremonti dicessero che Prodi aveva derubato gli italiani, che aveva messo troppe tasse. A parte il fatto che non è vero (farò a breve un post sull'argomento), a parte il fatto che comunque, se loro stessi dicono che non si possono diminuire le tasse significa che stavano dicendo cazzerie totali in campagna elettorale, a parte il fatto che se per i prossimi tre anni di tagli al fisco non se ne parla è perché quei soldi allo Stato servivano e non si poteva fare diversamente che prelevarli, faccio una domandina semplice semplice: chi si ricorda l'andamento dei conti pubblici dal 2001 al 2006 (quiquennio Berlusconi), e chi si ricorda invece come andarono nel lustro 1996-2000 (governi di centrosinistra)?

Quando i Rifondaroli dicevano che il centrosinistra non faceva abbastanza per i più deboli e gli immigrati, forse non immginavano (ma io glielo dicevo inascoltato) che con il ritorno dei nazipadani avremmo avuto una recrudescenza di razzismo. Eccolo lì: primi tentativi di introdurre l'Apartheid nella scuola pubblica.

Quando a sinistra dicevano che Prodi aveva tagliato i fondi per la scuola, non immaginavano  (ma io e pochi altri predicavamo nel deserto) che il nuovo (sic!) Tremonti (essì, perché la Gelmini conta un tubo, dietro c'è lui) voleva definitivamente affossare la scuola pubblica, perché è piena di Komunisti.(En Passant: adesso dicono che reintroduranno lo studio della Costituzione nella scuola: boh. A me non risulta che fosse mai stato abolto prima, comunque cosa ci scommettete che lo vogliono fare per divulgarne un'intepretazione faziosa?).

Come nel '94, come nel 2001, il governo di destra (sì perché dopo l'uscita dei cattolici dalla compagine, parlare di centrodestra fa ridere) sta superando in peggio le mie più nere aspettative.
Contenti adesso, che avete punito la sinistra? Bravi. Continuate  tagliarvi gli attributi per far dispetto alla moglie.


martedì 7 ottobre 2008

Più ne dicono, più mi girano


REGIME
E DISINFORMAZIONE

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(questo post è tratto dal sempre prezioso bananabis)


Ora d'aria di Marco Travaglio

L’altra sera, a “Porta a Porta”, Rosy Bindi e Di Pietro contro Gasparri e Verdini. A un certo punto, però, colpo di scena. Gasparri avverte Di Pietro: “Attento che Vespa di Giustizia se ne intende”. Qualcuno intravede un’allusione alla sua signora, la giudice Augusta Ianninigià intima di Squillante e dunque promossa da Castelli, Mastella e Angelino Jolie a direttore del ministero della Giustizia. Bruno Vespa, in arte Fede, capisce al volo: imparziale come sempre, si unisce al duo Pdl e comincia a pestare Di Pietro. Tre contro uno.

Tema: i processi al Cainano: “Se Berlusconi - sostiene l’insetto - è un’anomalia, lo sono pure i 26 suoi processi, dai quali è sempre uscito assolto”. Pari e patta. Di Pietro prova a ricordare di averne avuti 33, di processi, ma lui si dimise da pm e da ministro per farsi giudicare (bella forza, era innocente), mentre il Cainano si assolve da sè depenalizzando i suoi reati e dimezzando la prescrizione con leggi ad personam.

Vespa, aspirante Ghedini, dice che “su 26 processi, 4 sono in corso, 4 sono finiti in prescrizione e 18 in assoluzione”. Tutti “successivi alla discesa in campo”. Parla di appena “4 leggi ad personam”. E sostiene che, per le tangenti alla Guardia di Finanza, “Berlusconi è stato assolto con formula piena”, mentre “il caso di Lentini al Milan era analogo a quello di Dino Baggio alla Juve, ma Agnelli non fu nemmeno chiamato a testimoniare, mentre Berlusconi fu condannato”.

Cinque balle in cinque frasi.

1 - Le leggi ad personam sono 16: decreto Biondi, Tremonti, rogatorie, falso in bilancio, Cirami, Maccanico-Schifani, ex-Cirielli, Gasparri, salva-Rete4, Frattini, condoni fiscale e ambientale, Pecorella, bloccaprocessi, Alfano, prossimamente intercettazioni.

2 - Prima della discesa in campo, Berlusconi era già stato indagato nel 1983 (poi archiviato) per traffico di droga e imputato nel 1989 per falsa testimonianza sulla P2 (colpevole, ma salvo grazie all’amnistia del 1990); nel 1992-93 vari manager del suo gruppo erano sott’inchiesta per i fondi neri di Publitalia e del Milan, tangenti a Dc, Psi e Cariplo. Come scrive il gip bresciano Carlo Bianchetti nel 2001, archiviando le denunce berlusconiane contro il pool di Milano: “L’impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato”. Anzi, è probabile che sia sceso in campo per salvarsi dalle inchieste già aperte sul suo gruppo, prevedendo che sarebbero giunte fino a lui.

3 - I processi al Cavaliere non sono 26, ma 15: 5 in corso (corruzione Saccà, corruzione senatori, corruzione giudiziaria Mills, fondi neri Mediaset, Telecinco in Spagna) e 10 già conclusi, più varie indagini archiviate (6 per mafia e riciclaggio, 2 per le stragi mafiose del 1992-’93, ecc.).
Nei 10 processi già chiusi, le assoluzioni nel merito sono solo 3: 2 con formula dubitativa (comma 2 art.530) per i fondi neri Medusa e le tangenti alla Finanza (“insufficienza probatoria”), 1 con formula piena per il caso Sme-Ariosto/1. Altre 2 assoluzioni - All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2 - recano la formula “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: l’imputato se l’è depenalizzato (falso in bilancio). Per il resto: 2 amnistie per la falsa testimonianza sulla P2 e un falso in bilancio sui terreni di Macherio; e 5 prescrizioni, grazie alle attenuanti generiche, che si concedono ai colpevoli, non agli innocenti: All Iberian/1 (finanziamento illecito a Craxi), caso Lentini (falso in bilancio con prescrizione dimezzata dalla riforma Berlusconi), bilanci Fininvest 1988-’92 (idem come sopra), 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest (come sopra), Mondadori (corruzione giudiziaria del giudice Metta tramite Previti, entrambi condannati).

4 - Dunque, per le mazzette alla Finanza, niente formula piena, ma insufficienza di prove.

5 - Il caso Lentini non era affatto analogo al caso Baggio: Lentini fu pagato dal Milan con fondi neri extrabilancio (reato), Baggio con una donazione personale di Agnelli (non reato). E comunque, per Lentini, Berlusconi non è mai stato “condannato”.

Ora non vorremmo che l’imparziale insetto dovesse risponderne all’Authority o, Dio non voglia, scusarsi in diretta. Ma non c’è pericolo: in tv deve scusarsi chi dice la verità, non chi racconta balle. Emilio Vespa è in una botte di ferro.

L’Unità del 2.10.2008

venerdì 26 settembre 2008

Spulciando qua e là


ZITTI E MOSCA

foto Cortina 2008
Conforta constatare che, evidentemente, non tutto il proverbiale buon senso dei cattolici è andato perduto.
Non ancora. In effetti, da qualche anno ci si poteva ben domandare dove fosse finito, visto non solo l’orientamento restauratore e di destra del vaticano, ma anche i benevoli ammiccamenti di tanta stampa, e di tanti intellettuali, per non parlare ovviamente della CEI e di CL, verso l’attuale padrone del vapore.
Anche i cattoprogressisti, annidati nel PD ma ancor ben convinti di indossare la casacca della Margherita, parevano assai più preoccupati di non concedere diritti agli omosessuali che non della salute della democrazia.
Poi uno apre La Repubblica di ieri, a pagina 27, e si conforta, leggendo un bell’articolo di don Antonio Sciortino, che apparirà anche sul prossimo Micromega. E legge:

“La semplficazione del quadro politico alle ultime elezioni e l’ampia investitura popolare ottenuta dal PDL (e di conseguenza dal governo e dal presidente Berlusconi) ha posto la questione del rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia di opinione. Il dibattito può assumere anche toni drammatici quando, invocando l’estesa legittimazione popolare al governo in carica, si mette in dubbio la possibilità altrui di esprimere opinioni e critiche all’operato del governo. Quando poi gli attacchi vanno dritti contro un giornale (Famiglia Cristiana, NdR) e si dissente sul diritto all’opinione diversa e alla critica (…), è legittimo chiedersi se non sia in atto un ritorno all’autoritarismo, che disprezza il principio dell’uguaglianza delle idee, almeno della loro possibilità di esprimersi. (…) Chi governa con ampio mandato popolare ritiene, forse, che è suo compito anche spalmare il paese di un pensiero unico e forte, senza ammettere alcun diritto di replica?  (…) Quando si mette il coprifuoco alle idee, quando un governo ritiene di doversi scagliare contro le critiche di un giornale, forse qualcosa non va nella nostra democrazia rappresentativa.
In realtà, in Italia la gente ha una concezione sempre più leggere della democrazia rappresentativa. Sembra che basti solo assolvere al diritto di voto. E i politici (soprattutto quelli <<nuovi>>, quelli che non provengono da una lunga formazione, ma dalle scuole del marketing), ritengono che i cittadini abbiano firmato loro una delega in bianco. Si sentono legittimati a fare tutto ciò che le regole della soddisfazione dei desideri impongono, quasi che l’esercizio nobile dell’arte della politica, sia definita dalla migliore e scintillante soluzione dei desideri di ognuno. (…) Siamo così all’antipolitica, che non è quella di Grillo o dei girotondi, ma quella della politica intesa come mercato della soddisfazione dei desideri. (…) Oggi si tende a semplificare cose complesse, con risposte ai bisogni che saranno necessariamente inefficaci sul medio e lungo periodo, anche se al momento sono allettanti. Ciò che accade attorno al pacchetto sicurezza, alla questione immigrazione, ma anche sui temi della giustizia, lo dimostrerà. La parola più indicata per definire tutto ciò è populismo, che insegue e accarezza i desideri. Una dimostrazione è l’ultima finanziaria, valida per tre anni e assai pesante, approvata in una manciata di minuti dal governo. (…)
Oggi, forse, non corriamo alcuni rischi del passato, ma c’è un allarme circa un progetto di Stato e di convivenza democratica, che non dà voce a chi non ha voce, a cominciare dalle famiglie e dai più poveri.”

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Dalle pagine de “Il Venerdì di Repubblica”, il vecchio partigiano si lancia ancora, e con furore, contro “La retorica (e i falsi) del revisionismo neofascista”. Chi segue questo blog sa già quanto mi trovi d’accordo in proposito con Giorgio Bocca, ma stavolta sbaglia il tiro. Anche se ha ragione a dire che tale revisionismo si basa su clamorosi falsi storici. Però manca il punto.
Perché i neofascisti non vogliono tanto passare per vincitori di una guerra in cui furono clamorosamente sconfitti (perché anzi fa loro molto comodo rifugiarsi nell’alibi miserevole che la Storia è scritta dai vincitori). Nossignori, il loro obiettivo è dimostrare che i loro ideali (chiamiamoli così) hanno pari dignità rispetto al comunismo, che anzi viene sempre più spesso descritto come peggiore del nazismo. Il vero falso storico, caro Bocca, è quello.

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Sempre su La Repubblica, ma relegata chissà perché nelle pagine dell’economia, mentre meriterebbe tutt’altro risalto, apprendiamo una notizia interessante.
Emendando il disegno di legge sui lavori usuranti (n.1441 quater, collegato alla finanziaria), il governo azzera le norme delle precedenti due finanziarie (quelle di Prodi), che stabilizzavano 50.000 precari della Pubblica Amministrazione.
In esse, leggiamo, si prevedeva che chi fosse precario da almeno tre anni, e fosse entrato in graduatoria dopo prova selettiva, venisse assunto.
Ora, non entro nel merito, può darsi che si sia trattato di un atto inevitabile per motivi di cassa.
Faccio solo osservare che, mentre un provvedimento oggettivamente mirato a combattere il precariato e varato da Prodi fu quasi solo accennato dai mass media, questo azzeramento di una norma socialmente positiva passa nel silenzio più totale. Ve lo immaginate a parti invertite?
Un mese di Porta a Porta, due o tre campagne di stampa de Il Giornale, articoli di fondo critici di Galli Della Loggia, lanci in prima pagina su tutti i TG berlusconiani e RAI, dibattiti alla radio. Come minimo.
Invece, lo fa Berlusconi. O Tremonti che sia (è lo stesso). E infatti, zitti e mosca.
A proposito di Tremonti, ho scoperto che fu lui, quando collaborava da tecnico (sic!) con Craxi, a ispirare quell’obbrobrio che è il meccanismo dell’8 per mille alla Chiesa, per cui paparatzi si pappa anche l’8 per mille di chi non si è sognato nemmeno di crocettare il modulo.
Anche su questo, zitti e mosca.