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giovedì 31 gennaio 2008

Pericolo sociale ed informazione


Già una volta, su un altro contesto, ho fatto qualche rapida osservazione sul grande potere sociale della Paura, del timore di qualcosa non ben conosciuto che destabilizza e può portare a gravi conseguenze.

La "questione" Roma e più in generale Romeni (due popoli diversi) è ampiamente discussa da molti organi di stampa e sta assumendo sempre più i toni di una campagna di allarme razziale e/o etnico.

Il sistema è stantio ma efficace. Si parla di Roma, fra i quali ovviamente esistono anche delinquenti: si prendono casi singoli, privi di un intrinseco valore statistico e legale. Ma ci si guarda bene dall'osservare il contesto.
Ed il gioco è fatto: la gente si spaventa.

D'altra parte i telegiornali e molti giornali si guardano bene dal parlare dei problemi che costituiscono un pericolo sociale maggiore degli episodi criminali più "sensazionali": che impresa e mercati sono sempre meno trasparenti; che molte regioni assumono sempre più l'aspetto di zone ad economia mafiosa; che una classe politica sempre più corrotta ed autoreferenziale non intende attivare riforme degne di questo nome.

L'elenco è lungo e noto a tutti.

Epperò ecco che certi organi di stampa, gli stessi che hanno soprasseduto ad esempio sul fatto accertato giudiziariamente che l'allora Premier in carica aveva corrotto dei giudici comprandosi delle sentenze, oppure che un pluri Primo ministro ha intrattenuto per decenni rapporti con la cupola di Cosa Nostra, partono all'attacco e urlano che non c'è più lo stato di diritto perché i Roma ed i Romeni e gli Albanesi delinquono e non vengono puniti.

Alla faccia dello stato di diritto.

Alla faccia della corretta informazione.

I dati disponibili forniscono un quadro ben diverso...

(Pensato dal coblogger MattBeck)

mercoledì 30 gennaio 2008

Il "tifo" del prigioniero per le sorti della guerra



ECHI DA CAPORETTO
fotononnoprigionia

27 ottobre 1917, sabato

“La grande quantità di uomini, donne, signore, con tanto di cappello con in spalla dei gran sacchi di cavoli bianchi è sorprendente! Questa sera al treno diretto per Vienna una grande quantità con sacchi in spalla rimasero a Hingberg* per vagone completo: che miseria! Eppure resistono!
Telegramma di avanzata germanica sul fronte italiano! 30 mila prigionieri! 300 cannoni!”

28 ottobre 1917, domenica

“Tutta Bruch imbandierata per la vittoria al fronte Italiano! Si fanno voci sempre più brutte circa questa offensiva, speriamo sia solo telegramma del fante! (…) Conto oggi 25 giorni che non ricevo scritto da Ofelia…”

29 ottobre 1917, lunedì

“Il ferroviere fa leggere in un trafiletto stampato la loro vittoria. 80 mila prigionieri, Monfalcone, Gorizia, riprese! Tutto il giorno telegrammi più brutti ancora girano. Il fante, tutto mortificato, non parla più. Alle 8 siamo già tutti a letto.”

30 ottobre 1917, martedì
“Rubo quattro pomi terra ** al Landi da fare rancio, sono senza pane da circa un mese. Si parla che abbiano svaligiato vagone dei pacchi che non arrivano, solo cinquanta oggi. Continuano telegrammi strabilianti ma niente di certo, specialmente al ritorno del fante in baracca.”

1 novembre 1917, giovedì
“Vado al lavoro, festa di tutti i Santi eppure fanno lo stesso lavorare. Il capobaracca, vedendo che faccio fatica lavorare, mi rimanda in baracca. L’avanzata dei Germanici sembra diminuire!! Prendono botte nella Francia, Belgio, Russia, Albania. (…) Ci danno il tabacco, cerco cambiarlo  con il pane di Cesana, ma non accetta.”

2 novembre 1917, venerdì
“Giornata dei morti, tristi e cari ricordi***.Alla sera sul lavoro ci danno una barbabietola ciascuno.
I telegrammi dell’avanzata al fronte Italiano si fanno sempre più brutti!! Al ritorno in baracca si trova diminuzione di pane, zucchero, zucche, tutto per dar da mangiare ai nuovi prigionieri che provengono dal fronte Italiano. La famosa offensiva germanica, o meglio la disfatta di Cadorna (che io ancora non ci credo) è oggetto di commenti e chiacchiere del fante, telegrammi di tutte le qualità continuano a sortire, tutti sono mortificati, senza parole.
Quando avremo finito di soffrire la fame??

3 novembre 1917, sabato
“Giornata fredda e nebbiosa, sono oltremodo preso dalla nostalgia e dalla debolezza per la fame, e poi con tutti questi telegrammi cattivi…!!! Appena sul lavoro, il fante ruba a man salva barbabietole, il borghese tenta dare bastonata a Cioni, che gli misura il badile sulla faccia; se ne va ritornando poco dopo con il gendarme, ma non riescono a trovare il Cioni e se ne vanno.”

4 novembre 1917, domenica
“Giornata di pioggia. Bagno caldo e disinfezione pidocchi biancheria. Scrivo cartolina a Ofelia, datata 2 novembre, ricordandole sesto anniversario notte felice! Telegramma da ospedale che gli Italiani riprendono le posizioni perdute. Fra i cinquanta nuovi arrivati vi è Lavelli, di mio reggimento e compagnia.”

(continua)
* Le condizioni del manoscritto non consentono qui un'identificazione certa del toponimo.
** Ancora ai primi del '900, al Nord, si indicavano spesso le patate con questo francesismo, retaggio napoleonico.
*** Il nonno aveva perso i genitori in tenera età, ma li ricordava molto bene.

lunedì 28 gennaio 2008

L'equipaggio si allarga

ANNUNCIO IMPORTANTE


Ha vent’anni meno di me, che ne ho 48. Chi lo avrebbe detto, a giudicare da ciò che scrive, e da come scrive?
Ha anche lui un gatto che (come me) preferisce a molti esseri umani.
E’ nato e vive a Firenze,  città che amo molto.
Come me, ama lo studio. E come me accumula libri più velocemente di quanto non riesca a leggere.
Anche lui, come me, ha un cuore rosso eterodosso.
E’ uno dei personaggi che ho preso a stimare, incontrandolo tra i blog.
Gli ho proposto di salire a bordo di DATI,FATTIcosaMente.
Molti di voi lo conoscono e apprezzano già.
Il suo nome d’arte è MattBeck.

(applause please…)


PS mi rincresce solo presentarvelo in un momento tragico e triste per l’Italia…

Italia: ossia dell'eterno mastello, ops porcello, insomma macello....

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di province ma bordello!


Commedia, Purgatorio VI, vv.76-78






Nota dell'indegno copista: Dante, eri (sei) troppo grande per il tuo (nostro) tempo

(Pensato dal coblogger MattBeck)

sabato 26 gennaio 2008

Italia, repubblica sfondata sul lavoro

Morti bianche? Io non vedo nessun color bianco, solo il rosso del sangue e della vergogna.

Caduti sul lavoro? Forse perché cadono dalle impalcature?
Alla ThyssenKrupp non sono caduti da nessuna parte. Sono finiti in un forno crematorio.
Come chiamarli? Elenco dei morti giornalieri sotto trafiletti “in breve”?

Schiavi incatenati da assatanati di potere e soldi.
In qualsiasi modo li vogliamo chiamare resta un fatto. Si corre meno pericoli e si guadagna di più andando in guerra.

1500 morti sul lavoro 30 nelle missioni di pace.
ThyseenKrupp, dal passato nazista con banchetti finiti alla “spara all’ebreo”, dalle deportazioni forzate per la costruzione di hitleriani cannoni alla rinascita di “Il lavoro rende liberi”.

A Terni l’energia costa meno che a Torino, perciò avanti popolo tutti a Terni e chi non vuole andarci lo fa a proprio rischio e pericolo.

Costa troppo mantenere la sicurezza alla linea 5, perciò fatevi quattordici ore di lavoro e riempite anche gli estintori, perché la Thyssen non investe più in un’azienda che deve essere dismessa.

Capita poi che una notte scoppi l’inferno, l’inferno della pelle ustionata, delle urla di dolore, che sette ragazzi brucino come torce umane.

E Beppe che urla “Gaspare aiutami, aiutami,”
"Io lavoravo sopra, sul ponte, nel reparto vicino. Ho sentito urlare, ho visto i colleghi che correvano. Sono sceso e ho iniziato a correre e ho visto dal tunnel uscire i miei colleghi, non capivo chi fossero, li ho riconosciuti solo dalla voce. Il mio capo continua a gridare e mi chiedeva di chiamare sua moglie. Il mio amico mi diceva di togliergli la maglia, ma non era la maglia era la carne che bruciava.

Era peggio di un film dell'orrore, non so trovare le parole per dirti quello che ho visto. Era un inferno, i miei amici li vedevo bianchi, sembravano bambini, non so. Non riesco a dormire, ho solo davanti quelle scene. Sono andato alle Molinette per vedere il mio capo, ma non mi hanno fatto entrare. Quella notte ci hanno portato in infermeria. Siamo rimasti un po' lì. Io sono andato a prendermi la mia roba. Non riuscivo a pensare ad altro, prendere la mia roba e andare via. In quella fabbrica io non ci torno più. Non ci voglio più tornare.”

Beppe De Masi è morto per ultimo, a Gaspare hanno bruciato l’anima e il cuore. Non dimenticherà più.
Mentre i cadaveri ancora esalavano fumi, si pretendeva che i lavoratori del turno del mattino entrassero a lavorare. Al disgusto non c’è mai fine.
Dopo il rogo silenzio assoluto della Thyssen verso le famiglie.

Coscienza sporca? Rimorsi?
Ma per carità, stavano preparando un documento che riporta queste testuali parole:
” I sopravvissuti e i compagni di lavoro delle vittime “passano di televisione in televisione “ e vengono rappresentati “come degli eroi”.

Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive”.

Inoltre alla Thyssen erano occupati a far sostituire gli estintori da parte dei tecnici addetti, peccato che non siano arrivati a nascondere quelli della linea 5.
Adesso vi tocca pagare e pagare caro.
La stampa tedesca? Nessuno sapeva niente. Ma si sono subito ricordati di bollarci come mangia spaghetti e mafiosi. Avezzi al lutto pubblico, sconcertati dal fatto che si pianga ancora i nostri morti, ovviamente infastiditi dal clima anti tedesco provocato e dall’essere memori del passato nazista della Thyssen.
Alla vergogna della Thyssen, si aggiunga quella dei politici che hanno versato 9 euro a testa per il fondo solidarietà.

Quante cose ci sarebbero ancora da scrivere, ma tutto si può riassumere in una frase “La bestialità dell’uomo che pur di guadagnare brucia le persone e gioca sulla pelle ustionata”.

“Quello che è successo alla Thyssen non deve più ripetersi”. Bla, bla,bla.

Peccato che oltre agli estintori vuoti, ci siano anche le bombole di ossigeno vuote

Peccato che ogni giorno, di lavoro si continui a morire.

Peccato che non ci svegli a far applicare una legge che tanto male non è.
E mentre a Torino si lotta ancora e si lotterà per avere giustizia, non solo per i ragazzi della Thyssen, ma perché sia un precedente, ai tg non trovano tempo per ricordare.

D’altronde a quanti interessano sette morti bruciati, se poi Ronaldo cambia pettinatura?

(Pensato dalla coblogger Sabry65)

mercoledì 16 gennaio 2008

Senza titolo

DELIRI DI DESTRA



DUCE



Il testo che segue, scritto da un mio amico di destra, il cui nome taccio per discrezione, è un piccolo esempio, ma a mio avviso emblematico, di un certo tipo di mentalità che sta distruggendo il nostro tessuto civico, etico, democratico.

“Accetto la democrazia, fino a un certo punto. “
Notate la scelta del verbo: egli “accetta” la democrazia (però "fino a un certo punto", beninteso: essì, a destra la libertà va bene ma fino a che non gli girano le balle, evidentemente). Io invece la considero l’unica forma di governo accettabile, anche a garanzia di chi non la pensa come me. No, perché, en passant, ci sono anche dittature di sinistra, eh, mica solo di destra: mai pensato alla Cina di ogi, così per dire?  Il fatto che lui, di destra, sostenga di “accettare” la democrazia,  e non di “preferirla”, già la dice lunga, mi pare.

”Non mi ricordo dove l'ho letto, ma un giornalista tempo fa diceva che la democrazia richiede alcune regole che la fanno funzionare. E un sistema perchè queste regole vengano fatte rispettare. In Italia le regole ci sarebbero, ma sono state calpestate tanto da essere di ordinaria amministrazione il fatto che ciò avvenga.
E' democrazia questa?
La democrazia è dove sei libero di fare e realizzare ciò che vuoi, ma dove puoi anche essere protagonista.”
Finché parla di regole, il mio amico ha perfettamente ragione. Poi però deraglia. Dove è scritto che la democrazia è fare quello che si vuole, addirittura poter essere protagonista? Nossignori. La democrazia, amici miei, significa regole uguali per tutti. Ma proprio per tutti. A destra questo concetto lo descrivono come “lacci e lacciuoli”, “statalismo”. Dove poi sia scritta l’idea del protagonismo, lo sa il cielo. Non c’è nella dichiarazione dei diritti dell’Uomo. Non c’è nella costituzione americana, e nemmeno in quella – ch’io sappia – di altre democrazie, e infatti non c’è nemmeno nella nostra.

“In Italia tutto questo è stato perso. Sei inutilmente libero, perchè alla fine non cambia nulla e se non rientri nelle regole di questa dittatura politica ti piovono addosso tutti i problemi.
E allora, dittatura per dittatura, preferisco una meno costosa e che almeno faccia qualcosa.
Ci sono stati degli esempi di uomini forti (De Gaulle, Franco) e illuminati. Ci andrebbe di lusso con uno di questi in questo momento.”
Inutilmente libero è una categoria dello spirito fantastica. La libertà deve essere utile? Utile a chi, a che? La libertà è un valore in sé, inestimabile. Come la vita, come l’amore, come l’aria. A destra vedo che è difficile da capire. Definire poi la democrazia italiana attuale come una dittatura politica, è un artifizio retorico assai sottile.

Non cambia nulla, lui dice. Mi dispiace, ma non è affatto così. Se oggi abbiamo il divorzio e l’aborto, il diritto di parola e di sciopero, l’informazione uguale per tutti, l’istruzione libera per tutti, la possibilità del referendum come forma di autogoverno popolare, e così via discorrendo, è grazie alla democrazia. Quanto alla corruttela diffusa, è documentato che ha attraversato la storia d’Italia in lungo e in largo, anche durante il fascismo, e non c’entra una minchia con il regime demo-repubblicano. Su quali basi poi egli parli di dittatura, riferendosi alla casta dei nostri politici, posso solo ipotizzarlo. Lui, il grande democratico che si augura di avere un Franco al potere in Italia (!) discetta sul fatto che una oligarchia (vero) di politici (ma vale in tutte le democrazie del mondo, solo che la nostra è più corrotta) coincide con la dittatura. Dimenticandosi che è proprio da destra che abbiamo avuto, negli ultimi 15 anni, attacchi alla democrazia, sul piano istituzionale e sostanziale.

Sul piano storico, poi, non mi dilungo nemmeno sul mettere De Gaulle e Franco sullo stesso piano, e riferendosi anche al secondo, sostenere che “ci andrebbe di lusso” se avessimo lui al governo in Italia in questo momento. Stendiamo un velo pietoso.

Un’ultima considerazione, molto opportunamente avanzata dall’amica Dicke: i destri continuano a augurarsi una dittatura. Ovviamente, di destra. Perché sostengono che quelle di sinistra sono inefficienza e retroguardia economica. E la Cina di oggi? Per piacere…

Auguro al mio amico – con il quale sono in aperta e virulenta polemica, ma rimane amico – di non veder realizzati i suoi sogni. Nel suo stesso interesse, oltre che nel nostro.

martedì 15 gennaio 2008

Senza titolo

IL TG2 E' USCITO DI TESTA, POI NON DITE  CHE L'INFORMAZIONE E' KOMUNISTA.

ratzinger
Ma siamo matti? Il capo di uno stato straniero, il Papa,  vuole venire in Italia a tenere un discorso, in visita ufficiale invitato da una università. In Italia, Francia, Germania, può succedere lo stesso. Diciamo in un Paese libero.
Bene, c'è una parte della popolazione del Paese ricevente, l'Italia in questo caso, ma soprattutto della comunità scientifica  di quel Paese, che - legittimamente - non è d'accordo su quel viaggio e manifesta contro di lui, contro il capo di stato straniero. Accade un sacco di volte, e nessuno ha niene da ridire, n sè. PEr dire, ricordo che Nixon venne accolto molto male in Italia e Francia negli anni '70, e a nessuno passò per la testa di dire che non fosse legittimo contestarli.
Attenzione, non gli toglie la parola al Papa, no, nessuno butta molotov, no, nessuno  fa proprio niente di rilevante sul piano penale. Solo protesta.
In qualsiasi Paese civile questo sarebbe considerato normale. In Italia no.  In Italia Paparatzi mette il broncio, dce "allora ia non fenire!"
E giù che vedi una valanga di commenti scandalizzati da parte di tutti i media e tutti (ma proprio tutti) i politici. Viene da domandarsi se fosse accaduto che conferissero la laurea honoris causa al rabbino capo d Roma (insorgono i fascisti e i cattolici radicali), oppure viene ricevuto da  Napolitano un Himam dei musulmani d'Italia (insorgonotutti i leghisti),
Se i poitici avessero un minimo di attributi (ma per i giornalisti vale lo stesso), dovrebbero dire a B16 di non mettere il broncio, perché se desidera avere del potere temporale, e comportarsi da capo di stato, deve accettare quello che persino un coglione come Bush accetta: il fatto di poter essere fischiato all'estero. Non dico in casa. ma almeno all'estero...

lunedì 14 gennaio 2008

A volte ritornano (spero di no...)

IL SONNO DELLA RAGIONE


DUCE


Pensieri sparsi, ma convergenti su amare realtà.

a)      anneghiamo – specie in Campania – in un mare di cacca. Prodi giustamente manda l’esercito a spalarla, PRC e comunisti vari insorgono contro la militarizzazione della penisola. C’è gente che se vede una divisa si fa venire le convulsioni. A meno che non abbia la stella rossa sul berretto.
b)      a proposito del mare di cacca, Prodi dice (sempre giustamente) che se si chiudono le scuole le esalazioni e l’inquinamento ci sono lo stesso. Ma siccome abbiamo voluto il federalismo, e adesso le scuole rispondono agli enti locali, i bambini in molti comuni la puzza di cacca se la respirano a casa, invece che studiando a scuola. Se volevate un esempio del perché mi oppongo alla devolution, eccone uno.
c)      Paparatzi e Ferrara  non perdono occasione per sparare le loro. Prima Paparatzi – non contento di volersi sostituire al parlamento sovrano – si candida a sindaco di Roma (del resto un 150 anni fa un Pio che lo precedette era addirittura papa-Re, figurati; eppoi hanno nostalgie i Savoia, non le può avere lui, povera stella?). Salvo poi fare marcia indietro di volata dicendo “ke la stampa kome sempre strumentalizza mia parola, ke infece porta cioia a tutto monto kattoliko e non kattoliko”. Un bellissimo dietrofront i puro stile berlusconiano.
Poi arriva cicciobombocannoniere a dire che aborto e pena di morte son la stessa cosa. Lasciamo perdere, sto per fare un post sull’argomento. Ma intanto, dài oggi e dài domani,  continua l’avanzata delle armate Teocon e di estrema destra. Tutto era cominciato a metà anni ’80 (chi se lo ricorda, il famoso “riflusso”?). Ecco, ora altro che riflusso, è uno tsunami. E i rifondaroli e compagnia, invece che preoccuparsi di questo, pensano a come far cadere Prodi.
d)      Vedo, in giro per il Web, rigurgiti quanto meno allarmanti. Quando, due anni fa, iniziai a bazzicarlo, eravamo in piena campagna elettorale. C’era in giro una quantità immensa di deficienti che ripeteva a pappagallo le stupidaggini del Silvio (es. le grandi opere, i tagli alle tasse, il caso Mitrokin, e così via coglionando). Ma i siti davvero organizzati, le persone con un’aura di buona educazione e dalla apparente cultura, i proseliti destrorsi in buona fede evidente, erano pochi. Per lo più si trattava di cretini che sparavano idiozie talmente grosse che erano sufficienti quattro dati e fatti a smontare i loro assurdi castelli di carta. Oggi “quelli là” han fatto proselitismo a un livello davvero preoccupante. C’è un salto di qualità. C’è una pseudo ideologia in giro, per la quale sento sempre più gente dichiarare senza farsi problemi, senza arrossire, che ci vorrebbe il manganello. Che “si stava meglio quando si stava peggio”. Che chi critica il revisionismo di Pansa dimostra che Pansa ha ragione. Che le donne che abortiscono lo fanno per conservare la linea. Che sarebbe ora di mettere al muro un po’ di persone. Vedo spacciare interpretazioni fantasiose di dati come fossero vangelo. Sento dire e ripetere (ripeti, ripeti, qualcosa resterà) cose come “Prodi ha rubato”, “i tassisti hanno visto triplicare le loro tasse”, cose così. Dimostrazioni? Nessuna, naturalmente, ma basta il tam-tam...

Gente, la vedo brutta, molto brutta.
Prepariamoci a resistere.
Quando andavo al liceo, egli anni '70, mi sentivo sempre ripetere che la democrazia non è mai conquistata per sempre, e che va difesa ogni giorno. Assentivo, ma mi sembrava una esagerazione. Ora capisco quanto avevano ragione quelli che ci ammonivano!

lunedì 7 gennaio 2008

Retorica o romanticismo? Me ne frego...

http://it.youtube.com/watch?v=cqgKKoJaPwM
buongiorno, principesse.
(CLIKKARE SUL LINK)
Dedicato a Datimoglie ed Adolefiglia.

Capodanno prigioniero (1917-1918)



fotononnoprigioniaPENSIERI DI FINE 1917

31 dicembre 1917 – Lunedì

Nevica ancora. Spedisco dall’Ospedale cartolina a Ofelia (1) e a Zia Italia, come al slito dandone una al Tioli della 12° baracca. Vendo pagnottina per far lavare dal Russo, giubba e calzone da prigioniero, divido pezzo pagnotta non venduta con Costantini, lui mi dà pane da fare zuppa. Domani, se non lavora, vuole fare la pasta con la pommarola. Sul lavoro, questa mattina, abbiamo trovato una quantità materiale nuovo, bende, garze, carta, ovatta. Lavoro di premura per preparare la scorta.

Anche quest’anno è giunto alla fine, senza nessuna speranza di fine di questa orribile vita. Ma non debbo ora lamentarmi perché in paragone dello scorso anno posso chiamarmi un signore.
Telegrammi del fante (2) continuano in questi giorni, che la Russia al 14 Gennaio riprenderà offensiva se la Germania non farà la pace secondo l’intenzione della Quadruplice; che ora si farà un referendum circa l’Alsazia e Lorena, Trento, Trieste, della popolazione!! Eccetera eccetera, e altre simili carottole. (3)
Un Italiano fatto prigioniero nello scorso Otto (4) ha raccontato che a Milano e Torino vi furono grandi dimostrazioni, furono piazzate mitragliatrici e cannoni. Porto benda nuova al Costantini raccomandandogli non farsi vedere da nessuno, onde non correre il rischio perdere il posto (5).
Bevo un bicchierino di cognac, e così rituale augurio di buona fine e miglior principio, me ne vado melanconico a letto nella speranza di svegliarmi in un anno migliore.

Buona notte
Fine dell’anno 1917

Sabato 5 Gennaio 1918

Giornata di vento freddissima. Da parecchi giorni ci si accorge della diminuzione del rancio di ogni genere. Pacchi non se ne vedono, e la guerra continua. Faccio scrivere posta anche questa sera per Costantini (6) Al lager lavorammo tutti ieri, tutta notte, per levare neve lungo la linea (7) senza mangiare, ritornando in baracca oggi dopo pranzo! Poveri prigionieri Italiani! Fortunato il (…) che segnò visita.

(1)   Mia nonna, sua moglie.
(2)   Oggi diremmo “radio fante”, chi ha fatto il soldato sa… ma allora la radio non esisteva!!!
(3)   “Carottole”, (lett. “carote”) nel milanese d’allora vale “panzane, balle, fesserie”.
(4)   Da intendersi come “otto corrente mese”.
(5)  Gli uomini validi che accettavano di far parte delle “Arbeiter Kompanien”, le compagnie di lavoro, che contavano dai 200 ai 300 prigionieri l’una e che venivano spedite fuori dai lager ad assolvere alle più svariate mansioni, ricevevano un vitto leggermente migliore.
(6) Mio nonno era tra i pochi alfabetizzati, quindi la frase va intesa "scrivo la corrispondenza per Costantini".
(7) Qui "linea" sta per ferroviaria. Mio nonno era addetto alla posa e alla manutenzione delle rotaie e traversine per i convogli militari.

sabato 5 gennaio 2008

Un primo assaggio

NOTIZIE DAL LAGER, 90  ANNI FA

fotononnoprigionia

2 marzo 1917, venerdì
2 marzo 1917, venerdì
Giornata tristissima, motivo principale anche perché non ricevo posta ne' pacchi(1), la fame sempre mi perseguita. Mio Dio!! Quando termineranno queste mie pene?

3 marzo 1917, sabato
Non ne posso più dalla fame!! Compero un quarto di pagnotta per K.2 (2) E pacchi non ne arrivano.
Quanta fame!!

(1)   Il nonno si riferisce ai pacchi della Croce Rossa, confezionati dai parenti dei prigionieri, che venivano inviati ai lager. Ovviamente, pervenivano a destinazione irregolarmente, date le condizioni del fronte e l’andamento delle operazioni belliche.
(2)   “K2” può essere interpretato come “due corone”, la moneta corrente nell’impero asburgico.

giovedì 3 gennaio 2008

Quest'anno son novanta

Omaggio a un italiano che ho conosciuto di persona, al quale debbo molto: mio nonno.

fotononnoprigionia

RAGAZZO DELL'87...

... 1887, ovviamente. Pensate un po', nacque 5 anni dopo la morte di Garibaldi. Nella foto, che probabilmente risale al 1917, è il primo da destra.
Era mio nonno. Morì nel 1974, a 87 anni, e fu con me tenerissimo. Mi insegnò un sacco di cose, da piccolo era il mio idolo. Nel 1915 (era appena  nato mio padre) venne richiamato sotto le armi. Spedito quasi subito al fronte. Venne fatto prigioniero dagli Austriaci del gen. Konrad sull'Altipiano di Asiago, il 20 maggio 1916, nel corso dei furiosi combattimenti della tristemente nota Strafexpedition (="Spedizione punitiva", la maggior offensiva asburgica sul fronte italiano, se non si considera Caporetto). Non rivide la famiglia fino al termine delle ostilità. Trascorse due anni e mezzo in un lager alle porte di Vienna, ai lavori forzati. Ma era partito il 12 novembre 1915, ritornò il 18 novembre 1918, tre anni. Tornò a Milano un po' in treno, un po' a piedi. Giunto a casa, la moglie - mia nonna - stentò a riconoscerlo. Nel frattempo, scrisse un diario di prigionia, che ho ereditato.
Vorrei dedicare un post al mese alla sua memoria, e a tutti i soldatini che soffrirono, e soffrono tuttora. Ma soprattutto, all'Europa Unita e pacifica: un sogno realizzato, che all'epoca sua sarebbe parso un'Utopia irrealizzabile.
E in quel post, vorrei citare il citabile dal suo diario.
Interessa?

Chi era mio nonno

fotononnoprigionia
UN SOLDATO?

Sì, certo, alla lettera, come del resto 6.000.000 di Italiani di allora (600.000 ci lasciarono le penne, seicentomila, gente!). Ma dentro, no, non era un soldato. Indossò la divisa per dovere. Perché lo costrinsero, ma anche perché si considerava un patriota. Era un socialista, che impedì più tardi a suo figlio di vestire la divisa da Balilla. Era un musicista, cresciuto orfano tra i Salesiani, era divenuto un ottimo cornettista: prima tromba in alcuni teatri lirici dell'epoca. Poi la guerra travolse lui e la sua passione per la musica.

Quando ne aveva voglia, spesso commuovendosi come fanno i vecchi quando si inteneriscono e non sanno trattenere la lacrimuccia, mi raccontava le sue avventure di guerra. Ma al resto della famiglia narrava solo della prigionia. Della prima linea non parlò mai.
Salvo un po' con me, forse perché ero l'ultimo nipote maschio, e tanto gli somigliavo. Ricordo tre-quattro cose.
Una volta gli chiesi: "Nonno, ma quando un soldato è colpito e muore, urla come nei film?" Lui stette in silenzio per un po'. Per un bel po'. Poi disse: "No, di solito non ne ha il tempo." E tacque per il resto della nostra passeggiata.
Un'altra volta mi disse di un tenentino tutto azzimato, appena arrivato al fronte, che al primo assalto si imboscò tremante in una trincea. Quando rientrarono, lo trovarono letteralmente fatto a pezzi da una bomba.

E ancora: durante i primissimi mesi di priogionia gli avvennero due episodi drammatici, che non si ritrovano nel diario (il diario inizia il 1° gennaio del 1917). Nel primo, non ricordo per quale motivo, si adirò con un sottufficiale austriaco, ed ebbe l'ardire di schiaffeggiarlo. Subì per questo la tortura degli anelli: appeso per i polsi legati dietro la schiena, per oltre venti minuti. Solo l'ufficiale medico (austriaco) con le sue vibranti proteste riuscì a interrompere la tortura, e probabilmente a salvargli la vita.

Il secondo episodio: in una marcia di trasferimento (sorvegliata ovviamente!) tra il lager e il luogo di lavoro, a un certo punto si sentì letteralmente morire di fame. Alzando gli occhi, si avvide di essere ai lati di un campo (di patate o cipolle, non saprei dire con precisione). L'istinto di conservazione vinse la paura: si allontanò un momento dalla colonna ed estrasse dal terreno un tubero, prendendo a divorarlo avidamente, ancora sporco di terriccio. Il contadino, vedutolo, si avvicinò con fare ovviamente minaccioso. Per mio nonno il rischio era terribile. In caso di denuncia c'era la fucilazione. Decise sul momento. Estrasse il coltello e uccise il contadino, tenendogli una mano sulla bocca. Alla successiva indagine nessuno fece il suo nome, e tutta la baracca rimase consegnata per molti giorni. Era l'autunno del 1916, e crepavano di fame, frdeddo, e fatica.
Ora che lo avete conosciuto un po'. posso postare - nei prossimi giorni - alcuni brani del suo diario di prigionia.

PS Mio nonno mai più alzò un dito su un altro essere umano.

Nomination

"DATI,FATTIcosaMente" 
è nel THINKING BLOGGER AWARD

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Ai nostri lettori: questo blog ha ricevuto una nominescion! Sissignori, siamo stati “nominati” da Rosalba Sgroia (nientepopodimeno!) come “uno dei blog che fanno pensare”!
La cosa ci riempie di orgoglio, e proprio non ci aspettavamo un onore simile.
Siamo quindi entrati nella “catena” internazionale dei “thinking blogger”, ricevendo una "nominescion" da Rosalba Sgroia (nientepopodimeno!).
Non è una classifica, non importa vincere, ma essere citati a questo livello è un vero onore.
Per aderire, occorre rispettare e ricopiare le regole della catena stessa: è cioè necessario
1. Partecipare solo se si è stati nominati.
2. Postare un link al post originario inglese
3. Quindi inserire nel post il logo del Thinking blog award.
4. Indicare i blog che hanno la “capacità di farti pensare”.
E qui son dolori, perché se dovessi elencarli tutti ci vorrebbe più di un post. La prassi è che ogni nominato ne indichi cinque (5), il che mi costringe a commettere delle ingiustizie. Spero che nessuno si senta trascurato, escluso. Vorrei citare moltissimi siti/blog che mi hanno aiutato a crescere in questi due anni, nonostante la mia veneranda età (48!).
Ma mi si obbliga a scegliere.
E quindi, abbiate pazienza.
Questi blog che ho scelto sono:
http://nothinglefttolose.splinder.com/ : Perché mi aiuta a riflettere sulle cose di ogni giorno, con simpatia, leggerezza, ma non superficialità
http://neroassenso.splinder.com/: Perché mi ha aiutato a guardare più in profondità nella mia anima laica
http://blueriver.splinder.com/: Perché lo trovo di una intelligenza emotiva e ideale formidabile
http://visionionline.splinder.com/: Perché ha spesso contribuito a frenare la mia faziosità
http://slasch16.splinder.com/: Perché dice spesso in poche parole e con sentimento quello che io impiego settimane a cavare dalla mia testa un po’ cerebrale. E apprezzo molto la chiarezza.

Però dedico questo post a tutti, tutti, tutti i miei lettori e compagni di viaggio di questi due anni.
Condividete la mia soddisfazione, please!