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lunedì 15 dicembre 2008

Oggi come allora


CORSI E RICORSI 
adunoceanic

Ciò che non tutti sanno è che – fatte le debite differenze – la situazione che stiamo vivendo non è molto diversa da quella che precedette, a cavallo tra otto e novecento, l’affermarsi dei movimenti autoritari di estrema destra.

Già negli ultimi due decenni dell’ottocento, la sinistra era percorsa da un aspro dibattito, al centro del quale un quesito dominava la scena: Marx aveva ragione o no? Il Marxismo era stato buon profeta, e le contraddizioni del capitalismo stavano scavandogli la fossa, oppure esso si sarebbe rinnovato, liberalizzato, e sarebbe sopravvissuto?
La domanda non era peregrina, visto che stavano venendo meno alcuni assunti di fondo del pensiero marxista. In effetti, le condizioni dei lavoratori stavano rapidamente migliorando in tutta Europa, grazie alle lotte sindacali e all’affermarsi dei movimenti socialisti (oggi diremmo “miglioristi”), che accettando di fatto il capitalismo come sistema lottavano per renderlo egualitario. Si andava un po’ ovunque verso l’istruzione minima obbligatoria e il suffragio universale. Ben presto si sarebbe iniziato a parlare di Welfare State. In una situazione di tal genere, inevitabilmente l’attrattiva della rivoluzione perdeva di fascino agli occhi delle masse.

Inaugurando una prassi che sarebbe stata la croce (autoinflitta) della Sinistra per i successivi dodici decenni, essa si spaccò in due: Bolscevichi e Menscevichi, collettivisti e miglioristi, insomma tra rivoluzionari a tutti i costi e “socialdemocratici”.

I primi avevano come scopo il rovesciamento dell’ordine esistente, oramai non più come mezzo per ottenere parità di diritti e democrazia in senso materialista (che era poi il messaggio di Marx), ma come fine in sé. I secondi, più pragmaticamente, lottavano per aprire tavoli di trattativa.  Marciare divisi per colpire uniti? Quando di fece, funzionò. Il potere costituito, spaventato dalle tendenze rivoluzionarie, preferì aderire alle richieste dei moderati, facendo larghe concessioni. Ma alla lunga gli oltranzisti della rivoluzione si incattivirono, via via radicalizzandosi sempre più, finché si ebbe la scissione dei comunisti dalla casa comune socialista, in un clima che proprio in quegli anni, avendo come detonatore la Prima Guerra Mondiale, avrebbe portato alla rivoluzione sovietica.

Alcuni massimalisti, deprivati delle ragioni storiche della rivoluzione bolscevica in occidente, frustrati nel loro desiderio di rovesciare su basi marxiste l’ordine costituito, delusi dall’esito tutto sommato pacifico della lotta di classe, spostarono l’asse dalla lotta su scala internazionale: se non si poteva far la rivoluzione contro il capitale, si poteva fare la rivoluzione contro altre nazioni più ricche. Non per caso il fascismo attecchì nelle più povere delle potenze occidentali (Italia, Spagna), e il Nazismo nella più disastrata, mentre nelle nazioni più ricche ebbe solo tiepide simpatie, generalmente in chiave antibolscevica.  

Chiedo scusa ai lettori per il lungo preambolo, ma è qui che volevo arrivare: desidero far osservare come fu dal ventre dei duri e puri di estrema sinistra che uscirono i fascismi. Fu dalla protesta più radicale che uscì Sorel, e dopo di lui Mussolini. Il tutto mentre la destra si cullava nell’illusione di poter governare il loro radicalismo estremo, e la sinistra pensava di fare opposizione con l’Aventino.

Seguiranno altri post sull’argomento, ma chiedo ai lettori: non ci vedete qualche somiglianza con il quadro politico e sociale che stiamo vivendo?

mercoledì 3 dicembre 2008

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PAUSA

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Salve, mi chiamo Parsifal, sono il gatto di Dati e Fatti.
L'umano che vive con me mi prega di avvisare i lettori di questo blog che gode ancora di buona salute, nonostante gli attacchi di fegato che quotidianamente gli causano le facce del Cavaliere Nero e dei suoi reggicoda. Mi prega anche di farvi sapere che vi pensa sempre, ma che al momento è troppo impegnato sul lavoro per dedicarsi al blog - anche perché di cose da scrivere ce ne sarebbero sin troppe, e lui non ha tempo per fare le cose per benino. Contate fiduciosi di rileggere i suoi contributi al dibattito a partire dal 12 dicembre, più o meno.  Miao a tutti.