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giovedì 9 dicembre 2010

Ancora sull'ideologia berlusconide


IL BERLUSCONISMO COME IDEOLOGIA/
/SBUGIARDARLI ALLE RADICI - 3


il grande dittatore chaplin


Affronterei ora i primi tre punti dell’ideologia berlusconide , e cioè:
1. “Meno stato, più mercato” è l’idea di fondo del liberismo, che però B. & C. vorrebbero portare a,lle estreme conseguenze con il cosiddetto principio di sussidiarietà: secondo il quale l’intervento statale è lecito solo ed esclusivamente laddove non arriva la mano del mercato a risolvere le questioni.
2. Il privato è sempre meglio del pubblico. La mano pubblica viene identificata come l’origine ed il ricettacolo di ogni nequizia: dalla corruzione all’inefficienza, dai cosiddetti “privilegi” alle infiltrazioni mafiose, eccetera eccetera.
3. L’idolatria dell’imprenditore e del manager: discende direttamente da (a) e (b), e pone al centro dell’azione politica l’uomo d’azienda, simbolo di azione, efficacia, decisionismo, efficienza, competenza. Ne derivano molte “parole d’ordine” , come la locuzione “l’azienda Italia” e l’idea che per risolvere l’inefficienza del settore pubblico occorra mettervi a capo dei manager.
Sul punto 1, non voglio annoiare il lettore su questioni da intenditori, tipo l’eredità di Ricardo, di Adamo Smith e di Keynes. Mi limito a poche riflessioni.
Anzitutto, l’assunto di fondo è che il mercato si autoregoli. Quante volte vi siete sentiti dire che se siamo un regime di concorrenza perfetta tutti se ne giovano? Spesso, vero? “Loro” vi spiegherebbero che in concorrenza perfetta le diverse aziende, per contendersi il favore dei clienti-consumatori, si farebbero in quattro: migliorando la qualità del prodotto e del servizio, ed abbassando i prezzi, proprio per battere la concorrenza.
La logica conseguenza sarebbe che il privato è sempre meglio del pubblico, che operando in regime di monopolio finisce con il disinteressarsi degli utenti-clienti per favorire i propri interessi clientelari e alimentare le sacche di corporativismo, con il solo scopo di mantenere dei parassiti.
Sarebbe tutto vero, se alla prova dei fatti non si fosse rivelato, sin troppe volte, una bufala grossa come una casa. Proprio nei settori di prima necessità (alimentari, energia, sanità, infrastrutture, edilizia, eccetera eccetera) ciò che si verifica quasi sempre è la formazione di cartelli in cui poche grandi aziende si spartiscono la torta, mantengono i prezzi alti e trattano il consumatore da suddito cretino propinandogli un sacco di fregature.
Basti pensare a come siamo trattati dalle banche, dalle assicurazioni, dalle compagnie petrolifere. Basti pensare a come si comportano le grandi multinazionali alimentari (una su tutte, la Monsanto), o a come agiscono le compagnie telefoniche, le grandi imprese di costruzioni. Non dimentichiamo che laddove c’è il corrotto (il politico, il pubblico) c’è anche chi corrompe (l’imprenditore, il privato).
Basti pensare allo sfacelo del territorio, delle risorse, dell’ambiente compiuto da tutte le industrie chimiche del mondo, private o pubbliche senza distinzione.
Basta pensare alla scuola. Sino a fine anni ’80 la nostra istruzione era ai livelli dei migliori paesi del mondo, oggi è in declino. Perché? Per il continuo dirottamento di risorse dal pubblico alle scuole private: che poi nella maggioranza dei casi sono di estrazione cattolica…
Basti pensare alla sanità italiana, che con tutte le sue magagne è ancora di gran lunga migliore rispetto per esempio a quella degli USA (che pure è interamente privata, almeno sino al 31 dicembre 2010). Sul fatto poi che il settore pubblico sarebbe il terreno di coltura ideale per le infiltrazioni mafiose nella società, viene da ridere: forse che i mafiosi non sono imprenditori PRIVATI?
Quanto al presunto monopolio statale, c’è un equivoco di fondo. Non è assolutamente scritto da nessuna parte che un’azienda statale, per il solo fatto di esistere, debba per forza operare in regime di monopolio. Così come non è affatto detto che un settore ad imprenditoria privata non possa conoscere le storture, se non del monopolio, quanto meno dell’oligopolio.
Per finire con l’idolatria dell’imprenditore e del manager: certo, non di rado le aziende private sono economicamente più efficienti di quelle pubbliche. Grazie tante, sono organizzazioni a fini di lucro. E’ logico che le aziende private, se sopravvivono, lo fanno perché hanno i conti in attivo. Mentre quelle pubbliche, non avendo il lucro come scopo, spesso vanno “in rosso” e i loro debiti devono essere ripianati dalla collettività. Grazie tante, ma nel frattempo non si considera mai che sono in rosso anche perché hanno offerto servizio pubblico a prezzi – diciamo così – popolari, redistribuendo di fatto del reddito.
Ma per tornare all’imprenditore e quindi al manager che ne cura gli affari, quello che nessuno diceva mai – e che invece sommessamente molti economisti cominciano a dire – è che la sua efficienza è sempre e solo, prioritariamente, pro domo sua, non certo in favore della comunità. Non c’è alcuna prova che un imprenditore di successo, arrivato al potere, metta la propria efficienza al servizio del bene comune. Assai più probabile che faccia proprio il contrario, ponendo il proprio potere al servizio dei propri interessi.
Non parlo solo di Berlusconi (sarebbe sin troppo ovvio), ma anche della famiglia Bush, che ha scatenato guerre planetarie e alimentato porcherie d’ogni genere pur di favorire i propri affari petroliferi.
La sanità pubblica sarà pure inefficiente, ma scandali come quello della Casa di Cura Santa Rita sono privati.
Sia chiaro, queste mie righe non vogliono essere una apologia del comunismo, i cui disastri sono sotto gli occhi di tutti; sto solo dicendo che da qui, a sostenere che siccome il capitalismo non ha alternative, allora bisogna consentire che il capitalismo si sviluppi nel modo più sregolato e selvaggio possibile, ce ne corre.
In altre parole, non è tanto una questione di assetto (totalmente o parzialmente privato), quanto di etica pubblica. E questa, l’etica pubblica, non può prescindere da due cose: l’educazione civica e regole da far rispettare agli attori del mercato.
Proprio le due cose, signori miei, che Berlusconi ha cercato di distruggere con tutto il proprio impegno.

martedì 16 novembre 2010

Ideologia berlusconide


IL BERLUSCONISMO COME IDEOLOGIA/
/SBUGIARDARLI ALLE RADICI - 2

bugia
Per una volta, partirei dal fondo, cioè dal nr. 15: “se cade il governo si deve ri-votare”, e dal nr. 14: “il capo del governo è l’unica autorità legittimata dal voto popolare.”
Primo, non è vero che sia l’unica: c’è anche il Parlamento. Secondo, dove mai è scritto che in democrazia sono legittimate solo le cariche elettive? I magistrati non sono eletti dal popolo. I commissari di polizia, tanto meno. Non parliamo dei vigili urbani. Ma nemmeno il Presidente della Repubblica è eletto dal popolo. E nemmeno la Corte Costituzionale. Quindi l’idea che la democrazia coincida sic-et-simpliciter con il voto è quanto meno bizzarra. Per fare solo qualche esempio storico, Hitler e Mussolini vennero eletti. In pieno impero romano (un notevole esempio di autocrazia), non poche cariche pubbliche erano elettive (per esempio, gli edili).

Ma soprattutto è bizzarro che “se cade il governo si deve ri-votare”: secondo questo ragionamento, se il Parlamento sfiducia l’esecutivo, viene sciolto - il presupposto quindi è che il parlamento è legittimato a far leggi solo se si trova d'accordo con il capo del governo. Bizzarro, vero? In altri termini, l’organo controllante (il Parlamento) deve star bene attento a quello che fa, perché se osa ritirare la fiducia all’organo controllato (il governo), decade immediatamente. Con tanti saluti al primato del parlamento stesso, che fino a prova contraria è anch’esso eletto dal popolo, ed essendo un organo collegiale è tendenzialmente più democratico della presidenza del consiglio che, per definizione, è una carica occupata da un singolo cittadino.
Ed infatti è proprio qui una delle prime storture del quasi ventennio berlusconico: la pretesa che il parlamento sia semplicemente la stanza delle ratifiche delle decisioni governative, né più né meno qual era il Senato Romano sotto l’Impero (nel periodo repubblicano no, era un’altra storia).

“Ma sulla scheda elettorale c’è indicato il nome del candidato alla presidenza del consiglio”, argomentano alcuni. Certo, e infatti è invalsa la prassi (corretta) di assegnare al candidato della coalizione che ha vinto le elezioni politiche l’incarico di formare il nuovo governo. Ma ciò non toglie che il medesimo, subito dopo, deve ottenere la fiducia di entrambi i rami del Parlamento, proprio perché in Italia l’Esecutivo risponde al Legislativo, e non viceversa. 

Ragionando per ipotesi, supponiamo che la coalizione “X” vinca le elezioni. Il Capo dello Stato incarica quindi il suo candidato, signor Pepito Sbezzeguti, di formare il nuovo governo. Costui lo fa, ma subito dopo, per una botta di megalomania o perché ha bevuto un po’ troppo, si presenta al Parlamento asserendo che il suo governo intende dichiarare guerra alla Germania, combattere la mafia bombardando Palermo, costruire un ponte che congiunga Genova a Olbia e portare a zero le tasse. E’ palese che, in questo caso, la “colpa” non sarebbe certo né dei parlamentari che hanno vinto le elezioni, né tanto meno di quelli – pur democraticamente eletti – che appartengono alla coalizione perdente. Per quale motivo costoro non dovrebbero negare la fiducia a un pazzoide, pena l’immediato ritorno alle urne?

L’esempio che ho fatto è volutamente paradossale, ma se anziché una settimana dopo le elezioni, il governo perde la fiducia dopo due anni, per quale motivo il Parlamento dovrebbe avere meno ragione a negarla?

domenica 14 novembre 2010

Senza titolo



 DEL BERLUSCONISMO COME IDEOLOGIA


BerlusconiManoTesa
(segue)
11. Per quanto riguarda la competitività, siccome non può essere che un suo deficit possa dipendere dall’incapacità o dall’avidità di manager e imprenditori, i colpevoli debbono essere altri. Quindi, ecco di volta in volta il costo del lavoro, la rigidità della contrattualistica giuslavorista, la farraginosità delle nostre leggi, il peso della burocrazia (i famosi “lacci e lacciuoli”).
12. Il fatto che milioni di disgraziati premano alle frontiere del ricco Occidente a causa della fame endemica, dei regimi sanguinari, delle guerre interetniche o a sfondo religioso, non può dipendere dallo sfruttamento dell’Occidente sul Terzo Mondo, né dalla sciagurata ascesa delle multinazionali (ricordate, l’assioma è che dalle imprese non può venire che il Bene), ma solo da una specie di invidia, da parte di popolazioni sottosviluppate e straccione, che invidiano il nostro benessere e vogliono venire a portarcelo via.
13. La democrazia? E’ tollerata se si riduce al rito delle urne, purché svuotato di ogni sostanziale potere di scelta da parte del popolo, a partire dal suo diritto ad essere informato, e a finire con quello di scegliere le facce che andranno in Parlamento. IL resto dell’apparato democratico (i controlli della Corte dei Conti e della Corte Costituzionale, il ruolo di garante del Presidente della Repubblica, la vigilanza da parte della stampa, l’indipendenza della magistratura, il primato del potere legislativo su quello esecutivo, e così via) vengono percepite e fatte percepire come impedimenti all’esercizio del potere esecutivo.
14. Da (13) deriva direttamente che il capo del governo (notare che lo chiamano così, non più solo “presidente del consiglio”) è l’unica autorità legittimata dal voto popolare. Siccome quest’ultimo è tutto ciò che rimane della democrazia, ecco che si cerca di affermare che qualsiasi tentativo di sfiduciare il governo è bollato come manovra di palazzo, se non addirittura come colpo di stato. Ovvio che anche il dettato costituzionale, laddove dice che il parlamentare è eletto senza vincolo di mandato (ciò per assicurare la sua libertà di voto al di là della cosiddetta “disciplina di partito”), è vissuto come un impedimento all’azione demiurgica del Grande Manovratore.
15. Da (14), all’affermare ogni volta che se cade il governo si deve ri-votare, il passo è breve. Ma diventa ancora più breve se a dirlo è un tizio che detiene l’80% del potere di propaganda elettorale…
(continua…)

sabato 13 novembre 2010

Le pericolose idee del signor B.


SBUGIARDARLI ALLE RADICI
berluscorna

Signori,  a quanto pare ci si avvia verso il tramonto politico di Berlusconi. E figuratevi se non ne sono contento.
Tuttavia, avverto la necessità di affrontare taluni argomenti, qui, che non mi sembrano al centro del dibattito. E invece dovrebbero.
Dovrebbero, perché:
  1. Siamo probabilmente alla vigilia di una campagna elettorale decisiva
  2. Anche se B. si avvicina al suo tramonto (incrociamo le dita però perché ancora non è detto, e finché non lo vedo mandare fax da Hammamet, anzi da Antigua,  non ci credo), ciò che è ancor lungi dal tramontare è la sciagurata ideologia che si chiama berlusconismo.
“Ideologia? Ma non erano finite le ideologie?”
Nossignori. B. e soci hanno decretato la fine di due ideologie: il comunismo, per ragioni sin troppo ovvie di convenienza; e il fascismo, per apparente par condicio e per non farsi accusare di fascismo essi stessi.
L'unica ideologia ammessa (all'unica condizione di non chiamarla così) è la loro.

Intendo quindi aprire una serie di post su alcuni presupposti errati che stanno alla base del berlusconismo, smontandoli sul piano teoretico e storico (ma non di rado, persino sul piano della pura e semplice logica).
Il berlusconismo si regge su alcuni assiomi di fondo, che come tali vengono dati per veri a priori, senza bisogno di dimostrazione, e da quelli discende tutta una serie di conseguenze filosofiche e quindi politiche.
Li provo ad enumerare, senza dar loro un ordine particolare.
  1. “Meno stato, più  mercato” è l’idea di fondo del liberismo, che però B. & C. vorrebbero portare a,lle estreme conseguenze con il cosiddetto principio di sussidiarietà:  secondo il quale l’intervento statale è lecito solo ed esclusivamente laddove non arriva la mano del mercato a risolvere le questioni.
  2. Il privato è sempre meglio del pubblico. La mano pubblica viene identificata come l’origine ed il ricettacolo di ogni nequizia: dalla corruzione all’inefficienza, dai cosiddetti “privilegi” alle infiltrazioni mafiose, eccetera eccetera.
  3. L’idolatria dell’imprenditore e del manager: discende direttamente da (a) e (b), e pone al centro dell’azione politica l’uomo d’azienda, simbolo di azione, efficacia, decisionismo, efficienza, competenza. Ne derivano molte “parole d’ordine” , come la locuzione “l’azienda Italia” e l’idea che per risolvere l’inefficienza del settore pubblico occorra mettervi a capo dei manager.
  4. “La lotta di classe è un reperto archeologico.” E’ una vecchia fissazione della destra, che trovò piena attuazione nel sistema corporativo fascista. I poveri e i proletari se ne stiano buoni buoni, che a loro ci pensiamo noi.
  5. Nel frattempo, il governo deve solo badare al benessere delle imprese, perché si può distribuire ricchezza solo se le aziende sono nelle condizioni di produrne. Siccome però lo stato liberista non può intervenire nella libera contrattazione tra gli attori sociali, e la lotta di classe è negata, ecco che ogni rivendicazione sindacale viene delegittimata ed etichettata come “difesa di privilegi”.
  6. “Con la cultura non si mangia”. Credo fosse Goebbels a dire qualcosa di simile, anche se in modo più brutale, negli anni Trenta, quando affermò che ogni volta che sentiva la parola cultura gli veniva voglia di impugnare la pistola. In altre parole, ciò che conta (l’unica cosa che conti davvero) sono i “dané”, ed il successo economico è l’unico mezzo per misurare la qualità dell’essere umano. Le conseguenze di questa impostazione sono devastanti, dallo sfascio della scuola pubblica, dell’Università e della Ricerca, all’abbandono dei beni culturali e paesaggistici, ma anche all’idea che l’istruzione abbia senso solo ed esclusivamente se “prepara al mondo del lavoro”: la scuola non deve più formare cittadini consapevoli, ma tecnici per l’industria ed i servizi (privati, beninteso).
  7. Sarebbe bene avere successo in maniera onesta, ma si sa: siccome la competizione è spietata, e agli imprenditori tocca misurarsi anche con concorrenti non proprio pulitissimi, per stare al passo con i tempi e mantenere profittevoli le imprese occorre mettersi a pagare meno tasse (magari evadendole con il beneplacito del governo), aggirare le norme antinfortunistiche, eccetera.
  8. Siccome le aziende sono in mano agli imprenditori, e gli imprenditori investono in esse solo se si sentono sempre più ricchi (e se guadagnano sempre più a breve termine, e con il minor rischio possibile), occorre far si che gli imprenditori possano guadagnare, guadagnare, guadagnare.  A qualunque costo.  Altrimenti sono legittimati a disinvestire dalle imprese – il che vuol dire tagliare posti di lavoro, e voi di sinistra non vorrete mica una cosa del genere vero?
  9. L’unico progresso della società sta nella crescita economica, quindi, sull’altare della quale occorre sacrificare (o almeno far passare in secondo piano) tutti il resto. Dai diritti civili a quelli sindacali, dalla difesa dell’ambiente alle regole democratiche, dalla progressività della tassazione al welfare state.
  10. Logica (?) conseguenza di tutto quanto sopra è che non importa se a governare è un losco figuro, l'importante è che faccia guadagnare quelli che mettono in moto l'economia.
1 - continua

giovedì 28 ottobre 2010

Dal PDL scappano tutti: era un partito, ora è un bunga bunga per vecchietti pedofili





Tra un po’ a Berlusconi dentro casa rimarranno solo Bondi e Cicchitto: stanno defilandosi tutti in attesa di andarsene verso i Finiani o verso altri lidi. Non ne possono più di un partito latrina dove la prima mignotta che passa diventa ministro ed il primo ricattatore ed estorsore  riceve favori che altri soldatini leali nel tempo non hanno mai neanche intravisto.
Vediamo qualche nome.
In Sardegna è da tempo che c'é la fuga dal Pdl: boom dei finiani tra gli amministratori locali ed è in partenza il senatore  Massidda
Alessio BoncianiRoberto RossoDaniele TotoGiancarlo Mazzuca. Sono questi i quattro nomi di deputati del Popolo della Libertà che indiscrezioni vogliono vicini all’approdo nel gruppo
Se ne va anche Biondi vecchio liberale e tra i fondatori di Forza Italia: vi ricordate Martino, Pera Urbani? Spariti messi da parte o  allontanatisi per la vergogna di vedere la rivoluzione liberale annunciata divenire una latrina . Lo stesso Jannuzzi, grande giornalista è sparito.
Se ne sta andando Santo Versace, in sicilia il pdl non essite piu’ da tempo, in Toscana c’e’ stata la rivolta contro Verdini capitanata dalla Bergamini, ex fedelissima del nano, e gli stessi cinque parlamentari hanno rilasciato una dichiarazione emblematica sul loro futuro: “Quando uno si trova danti a un muro e non gli viene consentito di fare e dire nulla, può anche cadere preda delle sirene”.In tutta Italia sono già 2500 gli amministratori locali finiani , molti anche dalla Lombardia e dal Piemonte.
A Milano stanno soffiando al nano , oltre il presidente del consiglio comunale anche Gabriele Albertini per metterlo contro la Moratti. Dietro l’operazione per Albertini ci sarebbe Fini ed anche Cacciari con un progetto centrista per il nord, appoggiato da D’Alema.
In Sicilia il nuovo movimento di Miccichè contro Schifani ed Alfano sarà appoggiato dalla Carfagna, che appoggia Caldoro contro Cosentino in Campania
Mentre tutti scappano, il vecchio depravato e le guerdiae dl corpo più strette si chiudono nel castlello.
Un immagine che ricorda il film di Pasolini Salo’ e le 120 giornate di sodoma , questa volta in versione  geiatrica
Con i vecchi gerarchi in preda agli ultimi atti di violenza sessuale contri giovani e bambine, rinchiusi in una villa  mentre s’odono i colpi di mitra e arrivavano i partigiani e gli americani. Insomma la ridotta della Valtellina, la fine del sogno berlusconico risolto in un incubo.
E come sempre quando si è vicini ala caduta spuntano come funghi una pletora di scandali : ultime richieste di mignotte navigate e ragazzine in vendita, scudi umani che si immolano per il loro duce e ricattatori di ogni risma, in un coacervo di gossip misto a  veri reati e comportamenti immorali,  pedinamenti di servizi segreti piu’ che deviati, urla strepiti ed ultime porcate.
Ultima è questa storiaccia della minorenne marocchina , vere o false che siano tutte le circostanze raccontate agli inquirenti …Ma certamente nelle ultime settimane del nano ne spunteranno altre. Del resto lui è fattt così , ha aiutato tanta gente esponendosi ai ricatti ed in cambio voleva solo un po’ di bunga bunga, per se’ per Fede e per qualche altro vecchio depravato che sta con lui.
E pensare che la prima volta che ho sentito questo termine mi è venuta in testa si trattasse di cocaina, invece è la classica situazione che nei tempi andati si chiamava semplicemente ammucchiata
Ed ora una nota veramente personale sulla scorta dei carabinieri per fare il Bunga Bunga
Racconta Ruby, la ragazza marocchina amica del trio Berlusconi-Mora-Fede, che una  sera Emilio Fede  la venne a èprendere su un’auto blu e che popi furono  scortati da una gazzella dei carabinieri  per raggikungere Arcore.
E lì si sarebbero dedicati al Bunga Bunga.
Le indagini ci diranno se è tutto vero. Nei racconti di questa Ruby ci sono contraddizioni, ma anche parecchi riscontri.
Comunque a me salta la mosca al naso per altri motivi. Mi spiego meglio.
Se la tipa non era minorenne e non gli hanno pagato prestazioni sessuali tutto bene, altrimenti scattano gli articoli del codice sulla violenza sessuale ed il favoreggiamento alla prostituzione. Per il resto non sono scandalizzato, per chi detiene il potere politico tutto ciò è piuttosto normale.
Mi incazzo invece per quei carabinieri che magari hanno scelto l’Arma per aiutare il loro Paese e invece sarebbero costretti a  portare ragazze alla Villa del Premier?
Che cosa deve pensare uno come me ma anche un cittadino che non si occupa di certe cose  e magari rischia la vita e non ha scorta, sapendo che ci sono mezzi della pubblica sicurezza per portare minorenni ad Arcore?
Che cosa dovrebbe dire un cittadino che chiama il 112 perché ha i ladri in casa e si sente rispondere che non ci sono auto? Che cosa dovrebbe dire sapendo che una delle poche gazzelle disponibili invece di prestare servizio per le strade sarebbe stata adibita alla scorta di una cubista che andava a fare il Bunga Bunga da Berlusconi?
Chiaramente in tutto ciò i carabinieri sono incolpevoli, ma si innalza il livello di schifo e di odio contro questi maledetti e chi li ha votati e specialmente contiunua ad appoggiarli.
Perchè il potere politico è stato sempre così, ma il livello di sfacciataggine e di porcate di costoro è irraggiungibile!!
Lorenzo 68

lunedì 25 ottobre 2010

Prove tecniche di sinistra in movimento... ovvero "anche l'operaio vuole il figlio dottore"


Lo dico con chiarezza a me stessa ed a tutti coloro che sono interessati. C’é un momento per le analisi, poi viene la sintesi. Sono anni che stiamo aspettando una breccia, anche solo un piccolo pertugio per far rinascere la sinistra come opposizione politica, per riannodare i fili con la società e con le persone vere ed in carne ed ossa.
Fino ad ora è stato l’antiberlusconismo come fenomeno civico, costituzionale a farla da padrone nell’opposizione. E siccome il senso civico nel nostro paese è debole, poco strutturato, quasi residuale siamo stati costrettii a subire scenari di palazzo e lotte di potere, tutt’ora in corso. Mi riferisco a Fini  , Montezemolo e cose simili. Rispetto a queste soluzioni la sinistra si è posta in un ruolo distaccato e subalterno, alla finestra guardando gli altri protagonisti muoversi.
O magari qualcuno dei peggiori fra costoro plaudendo al nuovo uomo forte legato a Confindustria, come se per i lavoratori fosse meglio avere uno di costoro a governare sul serio, piuttosto che il pagliaccio a far finta di comandare…
Lo stesso fenomeno viola non si occupa delle reali contraddizioni sociali ed economiche ma si muove nel solco dell’approccio civico di cui sopra, insufficiente.
Ma ora c’é una novità  che viene dal mondo del lavoro, il quale sotto attacco in maniera formidabile e quasi terminale , non si piega, alza la testa e crea nuove condizioni politiche. E spinge inequivocailmente verso un grande sciopero generale.
Ancora una volta, come già nel 94-95, tocca alla Cgil il ruolo improprio di organizzare e porsi alla testa del popolo di opposizione. E, come allora, sarà questa spinta dal basso a mandare a casa Berlusconi e i suoi scherani. Malgrado le incertezze e gli inciuci del Pd.
La spallata che i sindacati diedero allora al governo Berlusconi contro il suo progetto di riforma previdenziale ancora  fa male alla destra, basta leggere le cronache dell’epoca http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/07/03/berlusconi-al-sindacato-uniti-contro-il.html ed i suoi tentativi successivi, peraltro in parte riusciti, di dividere il sindacato e renderlo in gran parte mansueto e disponibile.
Berlusconi quindi conosce bene la forza della piazza e del malcontento sociale e la teme ( Maroni ha infatti tentato di esorcizzarne l’efficacia e provocarne le tensioni) ma quelli che paiono temerla ancor di più del nano di Arcore sono coloro che dovrebbero essere alla testa dell’opposizione. Mi riferisco ai dirigenti del PD.
Questa finta opposizione del PD, che tremebonda, conduce la propria vita politica nell’ombra dei se e dei ma, condizionata da una classe dirigente inetta e complice del berlusconismo.
Come tanti anni fa furono i movimenti a scuotere l’elefantiaco corpaccione del PCI, a permettere alla sua base di trascinarlo a calci nel sedere verso le ( poche ) conquiste di civiltà e di diritto avute nel nostro paese, così oggi  occorre riprendere a calci nel sedere ciò che rimane del PCI, ovvero il PD suo erede e d indurlo ad appoggiare la FIOM , sì da ricreare le condizioni per una opposizione politica e di classe.
Per qualcuno poco avvezzo che equivocasse ( forse mediolungo? ), con il termine classe non mi riferisco allo stile, ma alla classe in senso marxiano del termine.
La lotta di classe esiste ancora: la conducono i padroni contro i nuovi schiavi
Il 16 ottobre è stato la   rispos­ta all’attacco ai diritti consolidati dei lavo­ratori che ha raggiunto il suo apice a Pomigliano, dove Marchionne e la Fiat hanno deciso di rimettere in chiaro che loro sono i padroni e, dunque, i lavoratori sono servi. Occorre prendere consapevolezza di ciò ed organizzarsi di conseguenza. Non continuare a balbettare tenendo conto un pò degli interessi degli operai, ma anche dei padroni come Marchionne!
Anche perchè, come è stato già rilevato, la breccia di Pomigliano serve per far cadere tutto subito dopo. Vedi la disdetta del contrastto nazionale fatta dalla Federmeccanioca.E’ la crepa che apre la voragine.
Occorre chiuderla subito, immediatamente e con forza.
L’opposizione sociale e politica
A Roma c’era l’Italia dei diritti negati, non solo i metalmelmeccanici della Fiom: c’erano donne e uomini, ragazze e ragazzi, operai e pensionati, impiegati e disoccupati, precari e studenti, insegnanti e immigrati.
E questi ultimi non erano certo i temibili stranieri annunciati dal ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, «infiltrati» tra i manifestanti e pronti a creare disordini e violenze. No, né black bloc né fanatici islamici di Al Quaeda, solo cittadini stranieri che rivendicavano diritti. Pacificamente. Non c’è riuscito, Maroni, con la sua in­timidazione, a tenere a casa le persone ed a far esplodere le tensioni. Abbiamo respinto le sue intimidazioni, la sua meschina strategia della tensione.
E che il suo fosse solo un tentativo di inti­midire le masse è risultato subito evidente dalla rilassatezza di tutte le forze dell’ordine comandate a vigilare sulla sicu­rezza del corteo: non c’era nessuno in tenu­ta antisommossa, nè il numero ed altri atteggiamenti sono sembrati spropositati.
È stata una manifestazione enorma nella quantità ( per un corteo dei metalmeccanici così partecipato occorre tornare agli anni ’70, ma in questo caso si tratta della FIOM da sola) e nella qualità, perchè in questo frangente è stato chiaro a tutti che il popolo della sinistra si è rimesso in moto, in modo pacifico e determinato.
E lo ha dimostrato. Dando sostanza ed urgenza alle analisi dei soggetti che si muovono a sinistra, dettandogli l’agenda e provocandone le reazioni ( vedi Vendola al suo congresso di ieri ).
Ma anche conferendo così un maggiore peso specifico alle pro­prie rivendicazioni nei confronti del Gov­erno e di Confindustria: democrazia, diritti, dignità, lavoro, contratto erano le parole d’ordine degli operai, ma accanto a queste, fra queste, c’erano anche le richieste che arrivano dal mondo della scuola e dell’università, cioè delle istituzioni che dovrebbero formare i cittadini e le future classi dirigenti ma che, invece, sono state trasformate in potenziali “fabbriche” d’ignoranza di massa, in ossequio al prin­cipio enunciato in tv, durante la campagna elettorale del 2006, da Berlusconi durante l’unico faccia a faccia con Prodi: «Voi siete convinti che il figlio dell’operaio debba avere le stesse opportunità del figlio del professionista».
Insomma l’operaio vuole il figlio dottore, non c’è più morale, Contessa, cantava a tal proposito un sarcastico Paolo Pietrangeli nel lontano 1966.
SU FACEBOOK VERSO LO SCIOPERO GENERALE: DOPO IL 16 OTTOBRE CI VUOLE LO SCIOPERO GENERALE. BASTA CHIACCHIERE. BLOCCHIAMO IL PAESE. PER I DIRITTI, PER IL LAVORO, PER LA DEMOCRAZIA.
Rosellina970

sabato 25 settembre 2010

Santa Lucia il governo si porta via. Rissa tra agenti immobiliari blocca l'Italia da tre mesi.


La rissa tra i due compari, i due fondatori del pdl ha raggiunto il più basso dei livelli in uno scontro tra le più alte cariche. Ora sono andati a fare a botte nelle antille, con personaggi improbabili e barbe finte che neanche nei peggiori film del genere…
Ed il paradosso è che mentre si prendono a coltellate i seguaci di Fini assicurano che la prossima settimana voteranno comunque la fiducia a quel malfattore che usa i servizi deviati e quant’altro oggi aggiungerà Fini nel suo video messaggio nel web.
Il problema è la casa di Montecarlo, prima viene questa e poi l’Italia.
E’ evidente che sia un pretesto per nascondere l’enorme fallimento di questa  destra che ha iniziato a governare tra le fanfare gli applausi ed  i 100 parlamentari in più ed ora è ridotta alla compravendita degli ascari per sopravvivere.
L’importante è che di questa incredibile debacle non si parli: non solo i giornali di famiglia ( Libero, Il Giornale, Panorama, Chi e tanti altri…) ma anche i giornali “veri” , tutti o quasi accodati a seguire la campagna meschina sui 60 mq disputati, uno  scontro di potere tra il camerata Fini ed il duce Berlusconi ridotti ad una rissa tra agenti immobiliari.
L’unica domanda a cui Fini dovrebbe rispondere è questa: cosa aspetti a sfiduciare Berlusconi che consideri un pericolo grave per la democrazia?
Ma il problema non è solo sottolineare il male delle destre ed il loro lento tramonto, bensì costruire una alternativa che li mandi al più presto a casa.
E questo va fatto subito, sia se ci sarà il conto alla rovescia per le elezioni di marzo, sia che il nano si travesta da Andreotti e galleggi ancora per un po’ nei liquami da egli stesso prodotti.
Il problema è il PD.  Diviso tra guardoni , autolesionisti ed inciucisti , non riesce a gestire neanche il blocco sociale che , un po’ dimagrito, gli deriva dall’essere stato PCI.
Prima o poi dovremmo affrontare questo argomento, partendo dalla constatazione che mai nella storia si sono avuti progressi, riforme o alcunchè di avanzato avendo come motore il PCI. Le iniziative ( dalle riforma agrarie nel mezzogiorno, allo statuto dei lavoratori, alla riforma del diritto di famiglia, al divorzio e l’aborto ed ogni altra conquista ) hanno sempre visto i dirigenti del PCI protagonisti ultimi e meri certificatori delle lotte altrui.
Sono sempre stati trascinati da questo o quel movimento, da questa o quella pressione della base. La base del PCI, a cui riconosco una grande generosità di militanza e passione,  la vera  protagonista dei cambiamenti, spesso senza l’appoggio del partito.
Io sono anarchica, ma la storia non ha nascondigli e va riconosciuta e raccontata per quel che è.
Qualcosa del genere a quanto sta accadendo oggi, auspicabilmente.
Molti, anche a sinistra,  si stanno appassionando ai metri quadri di Tulliani, con una attività guardonistica che sfocia nell’onanismo della sconfitta annunciata.
C’è invece  qualcuno fra coloro che si dicono di sinistra pronto a mettere sul tavolo le questioni serie del lavoro, della scuola, dell’acqua, delle energie rinnovabili, dei rifiuti che rispuntano da sotto il tappeto, della mafia che investe indisturbata, delle tasse sui salari che vanno tagliate?
C’é qualcuno di costoro dell’opposizione graziosa a sua maestà, pronto a lasciare l’aula quando il banana farà il suo famoso discorso a fine mese?
C’é qualcuno che si dice di sinistra pronto a condurre seriamente la battaglia del salario minimo garantito ?
L’unica nota positiva è questa della manifestazione del 16 ottobre 2010 lanciata dalla FIOM, ripresa dala parte più consapevole del popolo viola che ha spinto per l’appello di  Micromega :  l’esigenza di riunire le lotte a difesa della Costituzione con quelle operaie è insopprimibile e il non averlo capito dimostra il grave limite di una parte del Popolo Viola, che indulge in un atteggiamento piccolo borghese ed autoreferenziale, più interessato ai media che ai contenuti, forse determinato a sterilizzare gli entusiasmi, alla mera conservazione di un serbatoio di voti per il PD.
Ma come ho spiegato prima, niente si è ottenuto nella storia senza prendere a calci nel sedere il corpaccione dell’ex PCI, un elefante rigico e lento, oggi magari un elefantino, che arriva per ultimo ed ha la tendenza a sedersi sopra le conquiste ottenute dal sacrificio altrui.
Dai morti di Reggio Emilia in poi.
Rosellina970

mercoledì 18 agosto 2010

Quante panzane, signor Silvio!



bugia

"Una per una, le bugie di B."  E’ il titolo di un post su Bananabis, che riproduce un articolo di Tito Boeri. Confesso che tra un bagno agostano e l’altro mi era sfuggito. Mi sembra troppo lungo da riportare integralmente, così ve lo riassumo.
Boeri si è preso la briga di leggersi il libretto integrale (complimenti, sai che palle...) che Berlusconi farà distribuire in autunno (lui è pronto per le elezioni…)


 A dire il vero, poco arrosto e molto fumo.
In due anni, nonostante la schiacciante maggioranza parlamentare, ha combinato ben poco.
Ma vediamo in dettaglio la sfilza di balle che il lestofante falsocrinito ci sta per propinare.



"NON ABBIAMO AUMENTATO LE TASSE" 

Sfido. Mentre tutti i governi cercano di ridurle o di aumentare la spesa…! 
Peccato che in campagna elettorale promettesse di ridurle (ha vinto soprattutto sulla politica fiscale, riuscendo a far credere ai gonzi che Prodi aveva aumentato le tasse ai poveri, mentre era cresciuto il gettito soprattutto per minor evasione). 
“Il Governo”, scrive Boeri, “ ha comunque contravvenuto non solo alla promessa fatta in campagna elettorale di ridurre le tasse, ma anche a quella di non introdurre nuovi balzelli, mettendo in mostra notevole creatività nell'introdurre una serie di nuovi prelievi. Dalla Robin tax alla "porno tax", alle tasse sui giochi (…). Bene rimarcare che tutto è avvenuto all'insegna della redistribuzione dai poveri ai ricchi, dai cittadini ai partiti. Le entrate della Robin tax sono andate a finanziare gli organi di partito. La cedolare secca sugli affitti, l'ultima arrivata, sostituirà una tassa progressiva (che tassa proporzionalmente di più chi ha redditi più alti) con una aliquota costante, uguale a tutti i livelli di reddito. L'ICI sulla prima casa abolita a inizio legislatura era quella che gravava sulle famiglie con immobili di maggiore valore. Insomma, un trasferimento dai ceti medi ai più ricchi. Un Robin Hood che opera scrupolosamente al contrario.”

"IL PESO DELLO STATO SI E' RIDOTTO"

Questa poi! La pressione fiscale è cresciuta dal 42,9 del 2008 al 43,2 per cento del 2009, (ultima Relazione Unificata dell'Economia e Finanza Pubblica). Tremonti afferma che ciò è dipeso dalla diminuzione del PIL, ma non può essere, visto che “anche le entrate calano insieme al prodotto in un rapporto pressoché di uno a uno”.
In compenso ciò che cresce è la spesa pubblica (34 miliardi in più nel 2009). “Vero che la manovra appena varata contempla riduzioni di spesa”, dice Boeri, “ma saranno soprattutto a carico degli enti locali che hanno ampiamente mostrato in questi anni di ignorare i vincoli posti dal Governo. Le sanzioni per gli sforamenti sono troppo blande. I commissari delle Regioni che non rispettano i vincoli sono gli stessi Governatori in carica. Come dire che non c'è sanzione politica. Nel frattempo il debito degli enti locali continua a salire. Quello dei Comuni e delle Province ha raggiunto la cifra record di 62 miliardi, più di mille euro a cittadino. Nessuna traccia della riduzione del numero delle Province. E i tagli alla politica, tanto sbandierati sui media, si sono rivelati ben misera cosa. Tagli del 3,5 per cento agli stipendi dei parlamentari. Porteranno a circa 10 milioni di risparmi su di una manovra di quasi 25 miliardi.”

"SI E' CONTRASTATA L'EVASIONE FISCALE"

Bum! Abbiamo un governo che “ha varato l'ennesimo condono, lo scudo fiscale,(…).”
Inoltre, prosegue Boeri, “l'inizio della legislatura è stato caratterizzato da un'operazione di sistematico smantellamento, presentato come "semplificazione", di un insieme di strumenti, che potevano permettere (…) di ottenere, per via telematica, informazioni utili ai fini del contrasto all'evasione. È stato, ad esempio, soppresso l'obbligo di allegare alla dichiarazione Iva gli elenchi clienti/fornitori, sono state abolite le limitazioni nell'uso di contanti e di assegni, la tracciabilità dei pagamenti, la tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati ed è stato soppresso l'obbligo di comunicazione preventiva per compensare crediti di imposta superiori ai 10mila euro. Salvo poi ritornare sui propri passi.“
Quando dicevamo (eravamo un pochi per la verità anche a sinistra), in campagna elettorale, che chi prometteva la riduzione della tasse e dava a Prodi della sanguisuga perché combatteva l’evasione mentiva sapendo di mentire, ci davano dei matti. Ora “la manovra appena varata ha ripristinato la tracciabilità, anche se solo per transazioni superiori ai 3.000 euro.” Siccome però il loro elettorato è quello che è, “il Governo ha abbassato pericolosamente la guardia riducendo i controlli contro l'evasione fiscale e contributiva. Un esempio? Durante la passata legislatura gli Ispettorati del Lavoro erano stati potenziati, con l'assunzione di quasi 1500 ispettori. Tuttavia nel 2009 il numero di controlli sui posti di lavoro si è ridotto del 7%, come ammesso dal Ministro Sacconi nella sua audizione alla Camera il 29 aprile scorso. Il risultato è che nel 2009 il lavoro irregolare, quello che non paga tasse e contributi sociali, è ulteriormente aumentato secondo l'Istat, sorprendentemente anche nell'industria dove era fortemente calato negli anni precedenti. Non ingannino i dati sull'attività ispettiva diramati dall'Agenzia delle Entrate. Se aumentano le somme oggetto di accertamenti a fronte di minori controlli, ciò significa che l'evasione media è aumentata.” 


"NON ABBIAMO LASCIATO INDIETRO NESSUNO" 

”Il Governo non ha varato la riforma degli ammortizzatori sociali, lasciando decadere la delega ereditata dalla legislatura precedente.” Con buona pace di chi a sinistra, in campagna elettorale diceva che per i poveri avere Prodi o Berlusconi sarebbe stato lo stesso.  “Questa riforma avrebbe permesso di contenere la povertà che, durante le recessioni, aumenta soprattutto tra chi perde il lavoro.  Il Governo ha, invece, proceduto con una serie di interventi frammentari, temporanei e per lo più propagandistici. I titoli di testa dei TG sono andati alla carta acquisti passata alla storia come "social card" forse perché doveva essere erogata da Robin Hood che, come si è visto, ha invece preferito finanziare gli organi di partito. La social card sembrava essere concepita in modo tale da escludere i maggiormente bisognosi. I destinatari potevano essere solo famiglie povere con almeno un bambino con meno di tre anni oppure con capofamiglia con più 65 anni. Inutile sottolineare che le persone maggiormente bisognose di aiuto spesso non soddisfano questi requisiti. Ad esempio nessuna delle persone senza fissa dimora, censite a Milano nel gennaio 2008, aveva figli così piccoli o più di 65 anni (difficilmente i senza casa sopravvivono così a lungo). Che fosse solo un'operazione propagandistica lo si capisce dallo stesso libretto, se lo si legge con cura. Recita testualmente "dal febbraio 2010 gli enti locali possono partecipare al finanziamento". Significa che la social card è stata posta a carico dei Comuni. Peccato che i poveri siano concentrati nelle aree del Paese in cui i Comuni hanno meno risorse a disposizione e che la manovra appena varata abbia ridotto di due miliardi e mezzo i fondi dei Comuni. Come ammette lo stesso documento sono solo due (su più di 8000) i Comuni che hanno fruito di questa "opportunità": Alessandria e Cassola.

 "A FIANCO DELLA FAMIGLIA" 

Conciliare lavoro e famiglia, per le donne italiane, è più difficile di prima. “I tagli all'organico del corpo docente della scuola secondaria, prevalentemente femminile, e l'introduzione del maestro prevalente, hanno reso più difficile il mantenimento dell'orario a tempo pieno. Anche la detassazione degli straordinari, misura anacronistica in tempo di crisi e per fortuna abbandonata a fine 2008, non favoriva certo le donne con figli piccoli, giovani e anziani, spingendo semmai i loro mariti a lavorare più lungo.”

 "RIPARTE L'EDILIZIA, RIPARTE L'ECONOMIA" 

In due anni, l’imbonitore di piazza che ci governa (no, pardon, ci comanda) ha annunciato la bellezza di quattro “piani casa”.
Peccato che finora “non è stata ancora posata la prima pietra per la costruzione di una qualche nuova casa. Nessun intervento anche sull'edilizia scolastica. Non c'è stata sin qui neanche l'anagrafe promessa a più riprese. Forse perché i primi dati erano davvero allarmanti. A quanto risulta, dei 43 mila edifici scolastici esistenti,solo un terzo è stato costruito negli ultimi trenta anni! Più di mille sono stati costruiti prima dell'Ottocento e più di tremila tra il 1800 e il 1920. Di quasi 7mila edifici non si sa neanche la data di costruzione. Dopo il 1990 solo il 22% delle strutture è stato ristrutturato. I numeri di queste anticipazioni sono semplicemente inaccettabili. Non si può morire schiacciati dal cedimento di un soffitto in un'aula di lezione come a Rivoli e come ieri poteva capitare in una scuola materna a Verona.”

"ABBIAMO DIFESO I LAVORATORI"

Non credo ai miei occhi. L’unica misura presa in questo senso è stato estendere la Cassa Integrazione, ma per deroga, cioè a discrezione del governo (vale a dire, come gli gira).
Se è vero che ciò ha un po’ contenuto la disoccupazione, in compenso “sono state introdotte ulteriori asimmetrie di trattamento fra lavoratori di imprese diverse. E questi interventi d'emergenza ci lasciano in eredità uno strumento, la Cassa in deroga, che sarà molto difficile ridimensionare dopo la crisi. In effetti le ore di Cassa in deroga continuano ad aumentare. Gli interventi in deroga hanno ormai superato in dimensione gli interventi ordinari. Un paradosso che la dice lunga sul navigare a vista con cui si è gestita la politica del lavoro. Il fatto è che i datori di lavoro sono del tutto deresponsabilizzati dagli interventi in deroga; non pagano nulla per fruirne. Sta diventando una specie di sussidio per le imprese che hanno maggiori agganci con la politica. I lavoratori maggiormente colpiti dalla crisi sono stati, comunque, i lavoratori precari che in genere non hanno accesso né alla Cassa Integrazione né ai sussidi ordinari di disoccupazione.”
Un vecchio cavallo di battaglia del palazzinaro col toupet è il famoso “milione di posti di lavoro” (che non vedemmo mai), in compenso dall’inizio della crisi indovina quanti posti di lavoro si sono persi? Un milione, guarda un po’. E si tratta, al 90%, di “lavoratori precari, con contratti a tempo determinato, collaborazioni a progetto o impieghi saltuari nella giungla del parasubordinato. Quasi un lavoratore temporaneo su sei ha perso il lavoro. Il Governo non ha fatto nulla per affrontare il nodo del dualismo del nostro mercato del lavoro. Nel Libro bianco del maggio 2009 aveva annunciato uno Statuto dei Lavori, poi rinviato a "dopo le elezioni regionali", e infine differito "alla fine del 2010". Speriamo ora non venga rimandato a dopo le elezioni politiche.”
Si accettano scommesse.

venerdì 23 luglio 2010

Chiedo scusa...


SORRY

foto Cortina 2008
Chiedo scusa a tutti voi, a partire dai miei amici co-blogger.
Lo so, è da un po' che latito.
Sarà il fatto che per motivi personali ho dovuto dedicarmi maggiormente alla famiglia.
Sarà che la mia attività di consulenza e formazione manageriale(si, sono uno di "quelli delle Risorse Umane", adesso lo sapete) sta davvero conoscendo un bello sviluppo e ho dovuto persino comperarmi uno studio nuovo (azz... con tanto di sala riunioni, mica cotiche!) e che ho catturato due clienti esteri, sto scrivendo il secondo volume del mio libro, sto organizzando degli incontri sulla leadership al femminile e .... No, tutte scuse.

In realtà sono talmente schifato dall'Italia politica che ho avuto per mesi la nausea soltanto al pensiero di scrivere un post.
Ora, domenica, dopodomani, me ne vado in vacanza.
Due settimane al mare, poi otto giorni in ritiro nella nostra casetta in montagna, al limitare del bosco.
Poi al rientro, conto di rimettermi a scrivere.
Se avete cambiato canale, facendo zapping tornate qui a fine agosto.

Buone vacanze a tutti.



P.S.: Stavo per cascarci pure io. Con tutto il clima di fine impero che si respira, e con tutti gli argomenti che gli Italiani hanno oramai sotto gli occhi per non vedere l'ora che il Cainano si tolga dai Maroni, viene quasi la voglia di fare il conto alla rovescia, preparare lo champagne e concentrarsi sul "dopo" (che non sarà certo facile, con l'eredità di macerie che ci lascia, il lestofante).
Poi però mi sono risvegliato.
Scherziamo?
Quello lì ha sette vite.
E' stato dato per finito già nel '95, nel '98, nel 2006, alla fine del 2007 si è inventato il predellino e ci ha vinto le elezioni.
E' pieno di quattrini, appoggi in alto loco (in calo, ma li ha), televisioni, giornali, ha avviluppato tutti i gangli del potere (quello vero) con i suoi fidi, è pieno di cricche e cricchette che sono disposte a pilotare di tutto, probabilmente ha già manipolato più volte le schede nell'urna, può permettersi di far dire in televisione e sulla stampa quello che gli pare, non si perita di circondarsi di delinquenti pronti a bastonare chi si oppone (il manganello di oggi è il dossier a sfondo sessuale), ha già comperato giudici e utilizzato i servizi segreti per screditare e distruggere gli oppositori (ricordate il caso Mitrokin?).
Tutto questo in un paese abitato da persone che sono per oltre la metà analfabeti di ritorno e che votano in base a quello che dicono i TG (i suoi).
Non è il momento di abbassare la guardia.

lunedì 21 giugno 2010

Gelli, Berlusconi, Marchionne ed il fascismo gently




La massoneria piduista manda l’avviso di sfratto al governo dell’anestesia con un sottintesofallo sto fascismo, completa l’opera senza fare troppo il gigione…e fallo in fretta  prima che il caos finanziario diventi tremendamente economico e si ridia fiato a movimenti e ribellioni socialistoidi.
Non che un po’ di lavoro  il pagliaccio di Arcore non lo avesse fatto in quella direzione , sono anni che parliamo solo  di magistratura da metter all’angolo ed informazione da comprare o comprimere “…vi si producevano giornali spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa, film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali composte da una specie di caleidoscopio detto versificatore…” da “1984″, di George Orwell.
Per non dire dei tentativi – diversi anche riusciti  – di leggi sfascia costituzione.
Però il tutto aveva ed ha un sapore di affare esasperatamente personale ,  invece che di una pedissequa esecuzione di un piano reazionario come quello del maestro.
Gelli ha ragione : il fascismo o si attua compiutamente in tutte le sue forme ed in tutte le sue necessarie durezze e nefandezze , altrimenti non funziona !
Peraltro la strada stretta – un tempo – della reazione si era mano mano allargata con l’aiuto dei perfetti idioti  e/o dei complici della sinistra debole e confusa e piena di massoni che grosso modo ha mostrato di volere molte cose che andavano in quella direzione. Certo loro le chiedono con più ritegno e meno strappi, ma molti colpi di piccone li hanno messi a segno anche loro.
Un esempio? Il precariato è stato  introdotto da Treu, la riforma controriforma dell’autonomia scolastica l’ha anticipata Luigi Berlinguer, i CPT per segregare i migranti è una ideuzza della Turco Napolitano …
Ma l’esempio più grosso di lenta progressiva irresponsabile distruzione della Costituzione è l’attuale vicenda di  Pomigliano,  dove i lavoratori sono stati messi in condizione di subire un ricatto odioso : perdere il lavoro oppure diventare schiavi.
Cancellata la malattia ed il diritto di sciopero, turni massacranti ed anche un bel grazie al prode Marchionnne per aver gentilmente concesso di continuare a fare la Panda in Campania.
Ma il factotum della Fiat non vuole vincere, gli serve l’unanimità. Ed ecco che in soccorso si muovono tanti mediatori interessati alla cartina di tornasole Pomigliano.
Basta dare un’occhiata a cosa scrive Repubblica, sentire cosa dice in proposito Veltroni e Fassino e così via.
E tutto un bel partecipare all’accerchiamento del lavoratore per terrorizzarlo e costringerlo al si al referendum.  Ma è anche una occasione da non perdere per ristrutturare i rapporti aziendali, per sempre.
Ma neanche così la cosa è accettabile  per Marchionne, che deve imbarcare tutti altrimenti lo stabilimento non funziona come un orologio svizzero. Ed allora ecco pronto un piano C di cui ci mette al corrente il giornale di De Benedetti, che dà una mano a Marchionne: è la prova provata della cattiva fede e del retro pensiero di questa gentaglia che per decenni ha vissuto attaccato allo Stato – elergitore e che ora ha un solo scopo, distruggere il contratto nazionale, il diritto al lavoro, il sindacato.
Una volta per sempre.

Ecco come Repubblica ci mette sull’avviso: Marchionne pensa di chiudere e ripartire con una nuova società. La newco rileverebbe lo stabilimento e riassumerebbe i 5mila operai ma con il contratto aziendale che ricalca la proposta della Fiat

“Chiudere Pomigliano per rifondare Pomigliano. Perché c’è un “piano C” che sta prendendo corpo nel quartier generale della Fiat. È un’opzione che supererebbe tutte le sacche di resistenza della Fiom e dei Cobas destinate a riapparire comunque, sotto forma di una persistente microconflittualità, al di là delle dimensioni del sì al referendum di domani. Sarebbe lo strappo definitivo di Sergio Marchionne con l’attuale sistema di relazioni industriali.
Nelle sue linee generali il progetto è già stato buttato giù dai tecnici del Lingotto ed è molto semplice: costituire una nuova società, una newco, sempre controllata da Torino, alla quale sarà la Fiat a conferire le attività produttive di Pomigliano, cioè la fabbricazione della Panda. La Nuova Pomigliano, a quel punto, riassumerebbe, uno per uno, gli oltre cinquemila lavoratori con un nuovo contratto, quello scritto con l’ultimo accordo separato, con i turni di notte, di sabato e domenica; con meno pause, più straordinari e assenteismo ricondotto a livelli fisiologici. Ritmi da ciclo continuo. Ma soprattutto la certezza del rispetto delle nuove regole aziendali. Niente più contratto nazionale, niente più iscrizione della Nuova Pomigliano alla Confindustria. Niente più sindacato, forse. Il prato verde per ricominciare. È lo schema già adottato, per altre ragioni, con l’Alitalia: la bad company e la good company. Una cesura con il passato……
……..
Perché non è affatto detto che gli basti un plebiscito al referendum. Addirittura un sì all’80% potrebbe non essere sufficiente poiché – è evidente – non ci sarà alcuna garanzia che Pomigliano funzioni “come un orologio svizzero” (Marchionne docet). Se la Fiom non sarà della partita (il referendum puntava a farla rientrare) e minaccia pure il ricorso alle vie giudiziarie, l’efficienza dello stabilimento sarà sempre in bilico. Così traballa lo stesso progetto industriale.”
Il fascismo fu prima violenza e manganello e poi lento assuefarsi al conformismo.
Nel nostro caso attuale è l’inverso  :  prima la lenta anestesia posta in essere da questi alieni, lenta e devastante , utilizzando le droghe in commercio ( calcio e televisione) poi il lento picconare la casa copstituzionale, fino ad arrivare a mostrare i muscoli in corripondenza della fine del cinghialone, la cui vita politica è agli sgoccioli e sta per essere sostituito, anche se in gran parte il lavoro è stato fatto : una sorta quindi di fascismo friendly,  controllando i conflitti sociali sul nascere, niente olio di ricino ma una tenaglia collettiva di poteri forti e di interessi comuni per far ingurgitare modifiche che neanche Gelli aveva sperato di ottenere.
Un fascismo subìto sotto anestesia generale, che ormai va avanti per inerzia trovando un popolo – vasellina che non mostra dolore, in gran parte ancora anestetizzato.
L’unica avvertenza è che “il Silvio faccia meno il goliardico e sia  più determinato nell’instaurazione fascista, ecchecazzo!!!”
Crazyhorse70

lunedì 31 maggio 2010

Donne di regime



Le femminuccie del regime sono ornamentali ed inutili orpelli  di un potere alla frutta: infatti  i maschietti al governo sono  sull’orlo di una crisi di nervi dovuta sostanzialmente ad una guerra interna .
Si tratta di non rimanere col cerino in mano ad intestarsi una manovra lacrime e sangue, mentre sullo sfondo continua acerrima la lotta per sostituire il sultano impresentabile ed ormai commissariato.
Ma torniamo alle nostre strepitose  “escort ” : tra costoro spicca colei che fino a qualche giorno fa era famosa per la proposta di Porno tax, per il dito medio agli studenti che la contestavano e per l’idea luminosa dei  bar-bordello.
In realtà nel suo lungo peregrinare intorno all’ombelico di Berlusconi, costei si era anche contraddistinta in dichiarazioni bellicose ed operazioni ai margini neri dell’impero ( aveva giurato fedeltà ai fascisti di Storace), ma i fatti concreti ci testimoniano che  trattavasi solo ed esclusivamente di starnazzamento tipo  oche maltrattate.
Colei che aveva detto che Berlusconi “vuole le donne solo sdraiate in orizzontale ” per riavvicinarsi senza contraddirsi troppo probabilmente ha pensato bene di offrirsi al capo in verticale, quelle posizioni strane un po’ orientali genere kamasutra, insomma un lettino verticale da sottosegretario, per gradire.
Per ringraziare il sultano per la graziosa protezione,  la cortigiana ha deciso subito che valesse la pena  consegnare  alle cronache un pensierino gentile per gli antichi e scomodi amici del premier, dichiarando  – udite udite – che occorreva tutelare la privacy dei mafiosi, poveretti, quando parlano coi loro familiari…
Difatti il Sottosegretario del Dipartimento per l’attuazione del Programma di governo, parlando del Ddl sulle intercettazioni ha guardato in faccia una telecamera di mediaset, ha aperto le fauci, e nitrendo da quelle lunghe e capienti narici frementi ha dato la stura al pensierino seguente: “Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? E’ un abuso”.  Vale la pena ricordarle  che i legami di sangue sono alla base delle gestioni affaristico-criminali mafiose? Direi di no, comunque la signora ha poi specificato per evitare equivoci : “Registrare i colloqui tra i boss e i loro familiari significa violarne la privacy”.
Però chissà che non abbia ragione , se un mafioso vuole programmare un omicidio di solito telefona alla segretaria o al commercialista,  mai a e poi mai ad un parente…
Per una escort di regime che peggiora col tempo, ce ne è una che mostra qualche segno di miglioramento, nel senso che  da quando era occupata più che altro a tener su l’uccello del premier, qualcosa pare aver imparato.
Milano – Mara Carfagna, ministro delle Pari opportunita’, fa mea culpa per quanto aveva detto contro gli omosessuali, un paio di anni fa. L’occasione e’ la giornata contro l’omofobia, celebrata di recente  al Quirinale. ‘Ha chiesto scusa. Ha ammesso di essere stata guidata da un pregiudizio’, ha raccontato Imma Battaglia, leader delle associazioni omosessuali.
Erano in tante le rappresentanti delle associazioni omosessuali  per la prima volta raccolte tutte insieme al Quirinale: Arcigay, Arcilesbica, Circolo Mario Mieli, Di gay project, Mit, Agedo, Famiglie Arcobaleno, I kan, Rete Lenford, Gaylib. Non era mai successo. Il ministro sembrerebbe aver cambiato idea nei confronti dei gay, grazie al rapporto instaurato con l’onorevole Anna Paola Concia, unica omosessuale dichiarata rimasta nel Parlamento italiano. Alla quale la Carfagna dice di essere grata per l’impegno e la delicatezza che ha speso per farle conoscere la ricchezza del mondo associativo presente al Quirinale, con tutte le sue sfumature. Paola Concia si e’ emozionata durante le celebrazioni. E’ stata felice di ricevere le scuse e ha sottolineato che non e’ usuale per un ministro scusarsi, soprattutto nel nostro Paese. Paola Concia e Mara Carfagna spesso collaborano insieme e forse, questo, ha contribuito al cambiamento d’idea del ministro.
Già perchè va ricordato che la infermiera pelvica preferita dal sultano ( la Gelmini è una specie di riserva, secondo alcune fonti d’oltralpe ),  appena insediata, un paio di anni fa,  si era espressa contro le associazioni omosessuali; le avevano chiesto il patrocinio per il Gay Pride, il corteo tradizionale e annuale di tutti gli omosessuali d’Italia. Lei lo aveva rifiutato, con sdegno.
Oggi chiede scusa
La domanda vera è : come si fa a privare un neonato del suo yacht?
Sequestrato al largo della Spezia il «Force Blue» il megayacht in uso al manager ed ex direttore sportivo della Renault, Flavio Briatore, dai finanzieri del Gruppo Genova su mandato del pm del capoluogo ligure Walter Cotugno.
L’ipotesi di reato nei confronti della società di charter intestataria è di contrabbando dello stesso yacht, conseguente a una frode fiscale sull’iva e l’accisa sul carburante impiegato per la navigazione.
Briatore è rammaricato per come è stata trattata la questione: «Il sequestro si poteva evitare – sostiene il businessman – senza forzare una madre e un bambino di due mesi a lasciare bruscamente l’imbarcazione». «Mi rammarico molto – sottolinea ancora Briatore – del fatto che la questione si sarebbe potuta chiarire senza tanta pubblicità e con un tale spiegamento di forze».
«Da quando siamo stati costretti ad abbandonare il nostro yacht il piccolo Nathan Falco piange spesso, non è più tranquillo e sereno come prima». Elisabetta Gregoraci, in un’intervista al settimanale Diva e donna, parla di quello che definisce un «terribile incubo» vissuto
Elisabetta Gregoraci si agita ancora mentre lo ricorda per telefono. «Un’esperienza terribile. Lo yacht circondato dai gommoni a sirene spianate. Cosa sta succedendo?, ho pensato. Poi almeno quindici persone in divisa sono salite a bordo e mi hanno detto che la barca era sotto sequestro. State scherzando? faccio io. E loro: “No, deve scendere”. Insisto: “Volete dirmi che cosa sta succedendo?”. Uno risponde: “Io forse glielo spiego, ma lei non capirà”».
Ed infatti non ha capito:«Ho perso il mio latte, ecco cosa è successo. E mio figlio si è dovuto abituare in fretta e furia a quello artificiale, il pediatra me ne ha suggerito uno molto buono, pare il migliore, però nessun latte artificiale sarà mai come quello della mamma.”
Non faccio commenti, nè facile demagogia ma una piccola postilla finale mi scappa proprio: qualcuno ricordi a questi vip di regime che centinaia di migliaia di donne perdono il latte per ben altri spaventi, come l’essere  licenziate da un giorno all’altro, senza che il marito abbia commesso  reati e senza avere il denaro per comprare il “miglior latte artificiale”  che costa un bel pò.
E poi , senza indulgere in snobismi , ho l’impressione che il trauma vero per il piccolo sarà nel momento in cui capirà  che l’hanno davvero chiamato Nathan Falco

sabato 8 maggio 2010

Se tagli la sicurezza almeno prestaci i soldatini per spingere le macchine senza benzina


Dopo l´inchiesta su Roma e Napoli (500 auto ferme in garage) la indagine conoscitiva dei sindacati sul parco auto di Palermo ha individuato centoquaranta auto della polizia guaste e ferme in garage. Le riparazioni non si possono fare, mancano i fondi a causa del taglio sulla sicurezza deciso dal governo. Il questore corre ai ripari con una sorta di Risiko delle volanti, spostando dieci auto da un ufficio all'altro .
Il dato è allarmante: su 530 tra autovetture e moto assegnate alla questura, 140 sono ferme alla caserma Lungaro, nella sezione Motorizzazione. Dal guasto di pochi euro per una frizione fuori uso si passa anche a spese da mille euro per motori sui quali gravano migliaia di chilometri.
A rischio è la sicurezza dei cittadini. Alcuni poliziotti anticipano di tasca propria i soldi per piccole riparazioni alle vetture, pur di evitare di doverle lasciare in officina.
Potrebbero utilizzare i militari che il governo ha inviato nelle citta'.
La polizia nelle macchine e i militari dietro a spingere. Ottimo esempio di collaborazione tra forze dell'ordine...
Le forze dell'ordine stanno facendo un gran lavoro nonostante questo governo, che in concreto, oltre a lodarsi ingiustificatamente per la cattura dei mafiosi:
-ha tagliato i fondi alle forze dell'ordine, al punto che molti commissariati non hanno i soldi per la benzina o le riparazioni agli automezzi.
-ha varato una legge criminogena che consente il riciclaggio a prezzi di favore del denaro sporco (lo scudo fiscale).
-ha in progetto una legge che renderà le indagini estremamente difficili (legge sulle intercettazioni)
-ha proposto un altro provvedimento che consentirà di arrivare più facilmente al proscioglimento per decadenza dei termini (processo breve).
-sta disapplicando il 41 bis, al punto che ci sono casi in cui ai boss della criminalità viene consentito di stare insieme per l'ora d'aria.
Questo è quel che pensiamo quando vediamo politici sbrodolarsi a Porta a Porta celebrando la cattura di pericolosi latitanti: nonostante voi ce la facciamo...
Questo che segue è la busta paga di un agente di PS:
stipendio netto: 700 euro; indennità di rischio: circa 500 euro netti; straordinari ( in media fra notturni festivi e ordinari) 7.50 euro l'ora.
Indennità ordine pubblico in sede ( tipo i celerini) 10 euro circa; fuori sede 15 euro circa.
in media uno stipendio oscilla fra i 1.200 euro netti ai 1.600 euro ( con le ossa tutte rotte, 55 ore di straordinario e qualche notturno in più)
in caso di morte in servizio 200.000 euro ai familiari più pensione di 100 euro circa ( alla moglie o figli).
in caso di morte fuori dal servizio prima dei 14 anni di servizio:banane!
Tali  stipendi dimostrano come le forze dell'ordine siano le meno pagate (rapporto stipendio/potere d'acquisto) in europa e come anche quest'anno la crescita sia stessa inesistente.
Infatti , oltre al settore delle telecomunicazioni una quasi inesistente crescita delle retribuzioni si è registrata per le forze dell’ordine e il comparto militare/difesa con incrementi frazionali e rispettivamente pari allo 0,2% ed allo 0,3%.
Lorenzo68

giovedì 6 maggio 2010

16 maggio 2010: marcia per la pace Perugia-Assisi




Il 16 maggio la Marcia per la Pace Perugia-Assisi sarà dedicata anche ai temi della serenità familiare e della pace sociale, connessi alla difesa del DIRITTO AL LAVORO e dei DIRITTI DEI LAVORATORI.
Senza che siano tutelati questi fondamentali principi, la vita di tutti i giorni viene ad essere stravolta sia in famiglia che in società!
Raccogliendo l'invito degli ideatori (*) della Mantratona costituzionale http://www.facebook.com/album.php?aid=7308&id=100000867604564&saved#!/group.php?gid=114088041941620&v=info&ref=ts
Mai Più Disoccupati chiama a partecipare alla Marcia per la Pace, durante la quale leggeremo gli articoli 1, 4 e 11 della Costituzione della Repubblica, per reclamarne insieme l’effettiva attuazione:
Art. 1 - L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 4 - La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 11 - L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
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(*) Stefano Bonaga, Mario Bovina, Ambrogio Vitali e Riccardo Lenzi

lunedì 3 maggio 2010

Sanità lombarda : nelle pieghe del sistema marcio C.L. - Formigoni crescono molti sciacalli e qualche Menghele...

Sono quelli che strillarono contro il padre di Eluana, sono sempre per la vita, loro.
Andavano in tv o per le strade a pontificare sulla cattiveria del padre con slogan tipo: il medico deve essere paladino della vita e non generatore di morte... peccato che tutto  dipenda da chi deve vivere o morire, ed in cambio di che cosa.
Fanno l’obiezione di coscienza sull’aborto, loro non ucciderebbero mai uno zigote.
Della pillola ru486 nemmeno a parlarne, troppo indolore, la sofferenza è espiazione, se la donna non soffre non vale.
Per far contento il  leghista di turno si offrono anche di denunciare lo straniero  senza permesso di soggiorno che viene al pronto soccorso. Si è vero , loro sono cattolici, ma speciali:  sono di comunione  e fatturazione e quindi, sai com’é , il potere leghista è meglio tenerselo buono. Insomma  ogni sospetto, pur se bambino, va denunciato alla polizia.
Se capita un detenuto in fin di vita non è che stanno lì a sprecar troppe energie, ma  se c’é da fare affari con le protesi, i posti letto, gli indennizzi regionali ed i rimborsi gonfiati allora sì che si danno da fare, allora si che capisci bene, veramente bene,  cosa è il mondo della medicina privata in lombardia appaltata ai ciellini: un modo come un altro, anzi più abietto degli altri,  per fare una barca di soldi, sulla pelle della gente, letteralmente.
In questo contesto è chiaro che gravissime patologia del sistema come quella della clinica degli orrori  trovano il loro brodo di coltura: sono mostri che crescono nelle pieghe di un sistema di cui condividono gli obiettivi.
Report ieri sera ha dimostrato coi fatti il marcio della sanità lombarda e del modello ciellino.
Se il modello è quello del profitto che conta più di ogni altra cosa, è evidente che casi mostruosi come questo della Clinica Santa Rita trovino terreno fertile per nascere crescere e poi nascondersi nelle pieghe della burocrazia e dei mancati controlli della giunta Formigoni.
Ebbene sono stati chiesti 21 anni per l’ex primario milanese Brega Massone. Il pm: “Numero impressionante di reati”. “Si eseguivano interventi inutili e dannosi per ottenere i rimborsi.”
Ma vediamo che ne pensano i magistrati di Brega Massone e dei  suoi collaboratori.
Pierpaolo Brega Massone non ha la “coscienza di un comune medico” una persona che “non esita a infliggere sofferenza tramite interventi chirurgici inutili” a malati terminali e a pazienti “totalmente incapaci” solo per ottenere “vantaggi professionali ed economici“. E’ invece un soggetto con “un’indole particolarmente malvagia e a cui manca il senso di umana pietà”. Questo è, per i pm di Milano, Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario della clinica Santa Rita, che dunque merita una condanna “a 21 anni di reclusione“.

Josef Menghele

Dopo tre lunghe udienze di requisitoria, passate in gran parte a ripercorrere quell’ottantina di casi di lesioni aggravate su pazienti operati dall’equipe di chirurgia toracica di Brega, quando, secondo l’accusa, non ce n’era bisogno, i pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano hanno formulato le loro richieste. Nove richieste di condanna comprese tra i 21 anni, per Brega appunto, e i due anni per Giuseppe Sala, ex primario di anestesia della casa di cura milanese, che nel pieno dello scandalo del giugno 2008, culminato in 14 arresti, venne ribattezzata “la clinica degli orrori”.
Come ha spiegato il pm Pradella, nelle fasi conclusive della requisitoria, è stata tutta l’équipe capitanata da Brega a essere “malvagia” e “senza umanità” e a non guardare in faccia nemmeno “agli anziani in condizioni compromesse”, per portare a termine una “serialità criminosa impressionante”, col fine della “massimalizzazione del profitto“. Anche per l’ex braccio destro di Brega, Pietro Fabio Presicci, e per l’altro componente dell’équipe, Marco Pansera, sono arrivate richieste pesanti: 14 anni per il primo e otto anni per il secondo.
Loro che, secondo il magistrato, non si sono mai opposti quando il loro capo portava a compimento la “raggelante equazione tra pezzi anatomici dei pazienti asportati e drg“, ovvero i codici che servono per ottenere i rimborsi dalla Regione per gli interventi effettuati.
Secondo l’accusa, Brega fece “resezioni abusive“, asportando “pezzi di polmone e di seno”, solo perché la clinica (il titolare Francesco Paolo Pipitone ha già patteggiato quattro anni e quattro mesi) ottenesse i rimborsi e lui ne traesse “un vantaggio economico in percentuale” e “di prestigio professionale“. Operare “sempre e comunque” era il credo, secondo i pm, dell’ex primario, accusato anche di truffa e falso, anche se le patologie tumorali erano benigne e sarebbero bastati “esami istologici o agobiopsie”.
Secondo l’accusa, Brega, per esempio, asportò parte del seno di una giovane di 18 anni che aveva un tumore benigno. In aula il pm Pradella ha ricordato inoltre anche la nota intercettazione in cui si sente Brega parlare al telefono, alterato, perché gli anestesisti gli “hanno bocciato la mammella” di un’anziana novantenne. Per lui, Presicci e Pansera deve essere riconosciuta l’aggravante della crudeltà e non possono essere concesse, secondo i pm, le attenuanti generiche, anche perché hanno sempre detto che “rifarebbero tutto“. E Brega Massone, anche nel commentare coi cronisti la richiesta dell’accusa, ha ribadito di aver “agito in buona fede”. Ora “toccherà alla difesa parlare“, ha aggiunto prima di andarsene, mentre la madre di una paziente, in lacrime, sfogava a parole contro di lui la sua rabbia.
I pm hanno chiesto anche tre anni e quattro mesi per Mario Baldini e tre anni per Paolo Regolo, ex responsabili di neurochirurgia; tre anni per Giorgio Raponi, otorinolaringoiatra, e per la sua assistente, Eleonora Bassanino; due anni e sei per Augusto Vercesi, ex primario di urologia. Dal 4 maggio parola alle parti civili.
Chissà quanti aspiranti affaristi e Menghele sono pronti a prendere il suo posto, vero Formigoni ?
Dal 1995 a oggi la Regione Lombardia  ha distribuito alla sanità privata più di 30 miliardi di euro. Ma non esistono controlli, Formigoni non ne fa, come già verificato tempo fa: lui lascia fare, magari una mano lava l’altra e qualche soldino entra nelle casse di c.l., del resto voi neanche immaginate quanto costa mantenere in piedi  il meeting di Rimini ogni anno…