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lunedì 21 giugno 2010

Gelli, Berlusconi, Marchionne ed il fascismo gently




La massoneria piduista manda l’avviso di sfratto al governo dell’anestesia con un sottintesofallo sto fascismo, completa l’opera senza fare troppo il gigione…e fallo in fretta  prima che il caos finanziario diventi tremendamente economico e si ridia fiato a movimenti e ribellioni socialistoidi.
Non che un po’ di lavoro  il pagliaccio di Arcore non lo avesse fatto in quella direzione , sono anni che parliamo solo  di magistratura da metter all’angolo ed informazione da comprare o comprimere “…vi si producevano giornali spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa, film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali composte da una specie di caleidoscopio detto versificatore…” da “1984″, di George Orwell.
Per non dire dei tentativi – diversi anche riusciti  – di leggi sfascia costituzione.
Però il tutto aveva ed ha un sapore di affare esasperatamente personale ,  invece che di una pedissequa esecuzione di un piano reazionario come quello del maestro.
Gelli ha ragione : il fascismo o si attua compiutamente in tutte le sue forme ed in tutte le sue necessarie durezze e nefandezze , altrimenti non funziona !
Peraltro la strada stretta – un tempo – della reazione si era mano mano allargata con l’aiuto dei perfetti idioti  e/o dei complici della sinistra debole e confusa e piena di massoni che grosso modo ha mostrato di volere molte cose che andavano in quella direzione. Certo loro le chiedono con più ritegno e meno strappi, ma molti colpi di piccone li hanno messi a segno anche loro.
Un esempio? Il precariato è stato  introdotto da Treu, la riforma controriforma dell’autonomia scolastica l’ha anticipata Luigi Berlinguer, i CPT per segregare i migranti è una ideuzza della Turco Napolitano …
Ma l’esempio più grosso di lenta progressiva irresponsabile distruzione della Costituzione è l’attuale vicenda di  Pomigliano,  dove i lavoratori sono stati messi in condizione di subire un ricatto odioso : perdere il lavoro oppure diventare schiavi.
Cancellata la malattia ed il diritto di sciopero, turni massacranti ed anche un bel grazie al prode Marchionnne per aver gentilmente concesso di continuare a fare la Panda in Campania.
Ma il factotum della Fiat non vuole vincere, gli serve l’unanimità. Ed ecco che in soccorso si muovono tanti mediatori interessati alla cartina di tornasole Pomigliano.
Basta dare un’occhiata a cosa scrive Repubblica, sentire cosa dice in proposito Veltroni e Fassino e così via.
E tutto un bel partecipare all’accerchiamento del lavoratore per terrorizzarlo e costringerlo al si al referendum.  Ma è anche una occasione da non perdere per ristrutturare i rapporti aziendali, per sempre.
Ma neanche così la cosa è accettabile  per Marchionne, che deve imbarcare tutti altrimenti lo stabilimento non funziona come un orologio svizzero. Ed allora ecco pronto un piano C di cui ci mette al corrente il giornale di De Benedetti, che dà una mano a Marchionne: è la prova provata della cattiva fede e del retro pensiero di questa gentaglia che per decenni ha vissuto attaccato allo Stato – elergitore e che ora ha un solo scopo, distruggere il contratto nazionale, il diritto al lavoro, il sindacato.
Una volta per sempre.

Ecco come Repubblica ci mette sull’avviso: Marchionne pensa di chiudere e ripartire con una nuova società. La newco rileverebbe lo stabilimento e riassumerebbe i 5mila operai ma con il contratto aziendale che ricalca la proposta della Fiat

“Chiudere Pomigliano per rifondare Pomigliano. Perché c’è un “piano C” che sta prendendo corpo nel quartier generale della Fiat. È un’opzione che supererebbe tutte le sacche di resistenza della Fiom e dei Cobas destinate a riapparire comunque, sotto forma di una persistente microconflittualità, al di là delle dimensioni del sì al referendum di domani. Sarebbe lo strappo definitivo di Sergio Marchionne con l’attuale sistema di relazioni industriali.
Nelle sue linee generali il progetto è già stato buttato giù dai tecnici del Lingotto ed è molto semplice: costituire una nuova società, una newco, sempre controllata da Torino, alla quale sarà la Fiat a conferire le attività produttive di Pomigliano, cioè la fabbricazione della Panda. La Nuova Pomigliano, a quel punto, riassumerebbe, uno per uno, gli oltre cinquemila lavoratori con un nuovo contratto, quello scritto con l’ultimo accordo separato, con i turni di notte, di sabato e domenica; con meno pause, più straordinari e assenteismo ricondotto a livelli fisiologici. Ritmi da ciclo continuo. Ma soprattutto la certezza del rispetto delle nuove regole aziendali. Niente più contratto nazionale, niente più iscrizione della Nuova Pomigliano alla Confindustria. Niente più sindacato, forse. Il prato verde per ricominciare. È lo schema già adottato, per altre ragioni, con l’Alitalia: la bad company e la good company. Una cesura con il passato……
……..
Perché non è affatto detto che gli basti un plebiscito al referendum. Addirittura un sì all’80% potrebbe non essere sufficiente poiché – è evidente – non ci sarà alcuna garanzia che Pomigliano funzioni “come un orologio svizzero” (Marchionne docet). Se la Fiom non sarà della partita (il referendum puntava a farla rientrare) e minaccia pure il ricorso alle vie giudiziarie, l’efficienza dello stabilimento sarà sempre in bilico. Così traballa lo stesso progetto industriale.”
Il fascismo fu prima violenza e manganello e poi lento assuefarsi al conformismo.
Nel nostro caso attuale è l’inverso  :  prima la lenta anestesia posta in essere da questi alieni, lenta e devastante , utilizzando le droghe in commercio ( calcio e televisione) poi il lento picconare la casa copstituzionale, fino ad arrivare a mostrare i muscoli in corripondenza della fine del cinghialone, la cui vita politica è agli sgoccioli e sta per essere sostituito, anche se in gran parte il lavoro è stato fatto : una sorta quindi di fascismo friendly,  controllando i conflitti sociali sul nascere, niente olio di ricino ma una tenaglia collettiva di poteri forti e di interessi comuni per far ingurgitare modifiche che neanche Gelli aveva sperato di ottenere.
Un fascismo subìto sotto anestesia generale, che ormai va avanti per inerzia trovando un popolo – vasellina che non mostra dolore, in gran parte ancora anestetizzato.
L’unica avvertenza è che “il Silvio faccia meno il goliardico e sia  più determinato nell’instaurazione fascista, ecchecazzo!!!”
Crazyhorse70