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martedì 8 marzo 2011

Un lustro dopo...


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... ancora la nostra battaglia, la traversata del deserto. Si tien duro anche per te.

Ci mancava questa...


DIGOS O OVRA?
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Ecco, ci siamo quasi oramai.
Da anni, ogni qual volta rotestiamo usando la parola “regime”, salta sempre su uno che con voce querula e petulante ribatte stizzito alla Ghedini: “Ma va làààà, ma dove li vedi i carri armati per le strade? E i manganelli? E tu forse non sei libero di parlare? E di manifestare? Eh? Eh? Eh? Allora dov’è il regime??”
Inutile spiegargli che bisogna ribellarsi prima che arrivino i manganelli, l’olio di ricino e via discorrendo. Adesso abbiamo le liste di proscrizione dei giornalisti scomodi, gli atti di intimidazione fascista non si contano più (ma nei giornali sono sempre in cronaca locale quando ci sono), una specie di Agenzia Stefani che si chiama Mediaset e impone le “veline” (in senso giornalistico) alla RAI, la censura, un primo abbozzo di leggi razziali. E adesso questo, che leggiamo sul sito di Libertà e Giustizia, a firma di Olga Piscitelli.
Ma dico io, cosa deve fare ancora Berlusconi perché si possa parlare di regime??
Indossare il fez? Fare il saluto romano? Invadere l’Etiopia?
Leggete qui:
Uno striscione rimosso dagli agenti della Digos, l’altro strappato e sostituito con un sacco di escrementi lasciato sul balcone. Accade a Brescia, succede da noi. Due soci di Libertà e Giustizia sono finiti al centro di uno strano caso che sa di intimidazione. Un giallo dai contorni per niente chiari con tanto di lettera ai giornali e esposto alla Procura.
La storia parte da lontano, da quando cioè l’associazione lancia la campagna Dimettiti, rivolta al presidente del Consiglio. Una raccolta di firme è il filo conduttore di una mobilitazione pacifica che culmina con l’incontro al Palasharp del 5 febbraio e continua con campagne di sensibilizzazione in tutte le città. A Brescia, il circolo di LeG, decide di appendere ai balconi striscioni con l’invito a dimettersi rivolto a Silvio Berlusconi. “B. offendi l’Italia, dimettiti”, “B., per favore, dimettiti”, “B. vergogna, dimettiti”. Nel giro di pochi giorni la città si riempie, oggi se ne contano ancora una cinquantina per le vie del centro e anche un po’ oltre, in periferia.
Qualche giorno fa, uno dei soci di LeG, quando di mattina apre le persiane, trova che il suo striscione è stato strappato, ridotto a brandelli. Al suo posto, sul terrazzino spunta un sacchetto di escrementi con quello che sembra un bigliettino di accompagnamento: “Ecco il pranzo dei comunisti, firmato S.B.”. Una bravata, commenta lì per lì, la vittima. L’arrivo tempestivo dei vigili urbani aggiunge agitazione su agitazione: chi li ha chiamati? “Arrivassero con la stessa solerzia quando li chiamo per un una macchina in sosta vietata”, si stupisce il proprietario dell’appartamento, in zona Sant’Anna. Un regolamento comunale vieterebbe di esporre striscioni e panni che disturbino il decoro cittadino. Forse, dicono i vicini, si tratta di quello. Del “regalo” trovato sul balcone non parla nessuno. Sicuri che si tratti soltanto di un gesto di pessimo gusto, i padroni di casa decidono di non andare oltre, di non sporgere denuncia.
Poi, però la storia si ripete. Questa volta, non sono mani qualunque quelle che staccano il secondo striscione, dai muri della casa di un altro socio LeG. Lo striscione di via Schivardi, è stato rimosso e sequestrato, domenica, da agenti della Digos che si sono presentati a casa di uno dei vicini, visto che nell’appartamento con lo striscione non c’era nessuno. Gli agenti si sono identificati, hanno chiesto una scala e saliti fini al balcone hanno rimosso lo striscione anti-Cavaliere. Quell’appartamento, in via di ristrutturazione, non è ancora abitato. Sul balcone, pendeva un vecchio lenzuolo con su la scritta: “B., per favore, Dimettiti (tu e la tua corte di 315 schiavi)”.
Che è successo? “Esporre uno striscione è reato? Se sì, quale norma è stata violata? In tal caso, a quale autorità spetta tale contestazione? Interventi di questo tipo rientrano nei compiti della Digos? Non spetta al magistrato ordinare un sequestro e solo in presenza di un reato?”. Queste domande, nero su bianco, sono state spedite con una missiva ai giornali della città. Il proprietario dell’appartamento ha ritenuto di dover fare un esposto alla Procura, per capire meglio. I soci di LeG Brescia si stupiscono che “in Italia si stia arrivando al punto che non sia lecito chiedere le dimissioni di un presidente del Consiglio non stimato”.
FATE GIRARE LA NOTIZIA; MI SA CHE LA CENSURANO

lunedì 7 marzo 2011

Hegel, Marx e gli alleati inconsapevoli di Berlusconi


PERCHE' TEMO I
GRILLO,  I BERTINOTTI
E I "TUTTUGUALISTI"
berlunotti



I vari interventi e il loro contrapporsi nei forum, intorno a Grillo e alla crisi della democrazia, mi fanno venire in mente una riflessione di Giovanni Sartori, che fece in epoca non sospetta (1992) nel suo bel saggio “democrazia: cosa è”, a proposito della pesante eredità hegeliana nel dibattito sulla democrazia.
Osserva Sartori acutamente che il cuore della filosofia hegeliana (“il reale è razionale”) venne interpretato in due modi tendenzialmente contrapposti dai pensatori che lo seguirono.
Il quesito è infatti: tra razionalità e realtà, chi è il cavallo, e chi il cavaliere?
Alcuni – che possiamo definire i realisti, quelli che poi avrebbero ingrossato le fila del liberalismo di destra – sostengono che il cavaliere è la realtà. La democrazia per costoro è imperfetta come ogni cosa umana, quindi è inutile dannarsi l’anima per renderla migliore. La disuguaglianza? C’è sempre stata, sempre ci sarà. L’egoismo? Idem. Il fatto che la democrazia rappresentativa è per forza di cose un governo dei pochi sui più (e non certo una democrazia perfetta, potere del popolo), è il meglio cui si possa ambire. E così via. Oltre a tutti i populisti di destra, che nemmeno sto qui a enumerare, ci sono stati anche dei padri nobili: Churchill per esempio, in Inghilterra, e Crispi da noi. Ma ci fu anche la Thatcher e Reagan, probabilmente Blair.
Altri – coloro che possiamo denominare idealisti, progressisti, o demo radicali, che confluirono nella sinistra o nella destra estrema – sostengono invece, sull’onda dell’interpretazione marxiana del pensiero di Hegel, che se la realtà è in contrasto con la razionalità, ebbene è la realtà che è sbagliata, e si deve fare qualunque cosa per cambiarla, rivoluzione compresa. Per costoro la democrazia non va mai abbastanza bene, non c’è mai abbastanza uguaglianza, l’opposizione non si oppone mai a sufficienza, anzi è serva, e il potere non è mai schiettamente democratico. Nell'Italia di oggi posso annoverare tra loro i Bertinotti, I Pecoraro Scanio, i Grillo, i sedicenti rottamatori (se sono in buona fede ma ne dubito).
Osserva Sartori che dar ragione a uno dei due schieramenti “e basta” è assai pericoloso.
Infatti, a dar retta ai realisti, s’imbocca la china dello svuotamento progressivo delle istituzioni democratiche e quindi si condanna la democrazia al declino nemmeno tanto lentamente.
A seguire gli altri, quelli che lui chiama “perfezionisti”, si finisce per non contentarsi mai, per fare la rivoluzione “a prescindere”, ed è proprio ciò che avvenne con il fascismo prima e che tenarono di replicare le BR poi.
Faccio un solo esempio.
Tutta la comunità scientifica (sociologi, politologi, costituzionalisti, storici, eccetera) convengono sul fatto che la democrazia rappresentativa:
a) non è sostituibile dalla democrazia diretta se non su piccolissima scala (il condominio, la città al massimo) e per breve tempo (es. la comune di Parigi).
b) non può esistere se non attraverso l’aggregazione delle opinioni per categorie in grandi contenitori di rappresentanza che sono i partiti (poco importa che si chiamino così o movimenti: quando si presentano alle elezioni sono di fatto la stessa cosa).
Sostenere come fa Grillo che per risolvere le cose in Italia basta uccidere i partiti significa minare la democrazia alla base, e fare un grossissimo favore a coloro che la vogliono svuotare dall’interno.