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lunedì 31 dicembre 2012

Auguri

BUON ANNO ITALIA


Entro nel solito tabaccaio per comprare i miei sigari e il tabacco da pipa, e vedo un bel cartello, con su scritto: "Fatemi capire, i Maja hanno parlato della fine del mondo o di un anno di merda?" All'autore del cartello un bell'otto per la sintesi. In effetti il 2012 non è stato esaltante, direi. Ma non è colpa sua. Sono venuti al pettine i nodi di decenni di sperperi, aggravati da un ventennio di seconda repubblica (voto: tre) e da quasi un decennio di potere berlusconiano (voto: zero).

Ma è il momento di dare le pagelle.

Berlusconi: zero. Ondivago lo è sempre stato, ma ultimamente riesce a dire tutto e il suo contrario addirittura nella stessa intervista, nella stessa frase. Candido Monti, ma mi fa schifo. Caondiderei Alfano, ma scendo in campo io al suo posto perché lui non ci ha il quid. Il legame con la Lega è essenziale per vincere e battere i komunisti, ma possiamo vincere anche senza la Lega. Ho lasciato il potere per senso di responsabilità ma ho lasciato il potere perché travolto da un komplotto. Previsione: non arriva al venti per cento. Abbiamo visto che nel 2006 riuscì a recuperare il 6-7% di svantaggio in una campagna elettorale interminabile (da novembre ad aprile), e aveva ben altro appeal a destra di quanto ne abbia oggi, aveva l'appoggio del Vaticano e dei poteri forti, aveva alleata una Lega che viaggiava attorno al 10% (il venti, al Nord, il che gli diede il pareggio al Senato). Oggi ha meno appeal, meno tempo a disposizione, ha perso tutti gli appoggi, se avrà la Lega alleata, questa oggi vale il 5%. Inoltre è accerchiato. Non ha più solo da guardarsi dai Komunisti, ma anche da Monti e persino da Beppe Grullo. Quindi è disperato. C'è da aspettarsi che sfoderi qualche dossier falso su Monti o Bersani, come già fece con Fassino e Prodi.

Maroni:sei di incoraggiamento, giusto perché si ritrova per le mani un partito allo sbando. Recpuerare consensi non sarà facile per lui. Può sperare di conservare la Lombardia solo se si allea con Berlusconi, ma è un grosso rischio perché rischia la rivolta interna e la marginalizzazione definitiva. Previsione: non supera il sei per cento, se gli va bene.

Monti: troppo presto per giudicare. Se riuscirà a non cedere ai relitti umani presenti nell'UDC e a presentare liste pulite; se riuscirà ad aprire davvero al centrosinistra dopo le elezioni (perché c'è poco da dire, ci vorrebbe per lui un miracolo per superare il PD), allora meriterà otto. Anche perchè ha messo al primo posto dell'agenda-giustizia il conflitto d'interessi. Previsione: tra il venti e il venticinque, con buone probabilità di fare da ago della bilancia al Senato.

Bersani: otto per le primarie, cinque per le cose che sta dicendo su Monti. Gli attacchi preventivi verso di lui, benché condotti per ora con un certo garbo, non li capisco. Sarà una legislatura costituente, si spera, e avrà quindi bisogno dei centristi. Ha un vantaggio, secondo i sondaggi, blindato. Non ci capisce perché imposti la campagna contro Monti e non contro Berlusconi, che - non va dimenticato - per quanto ferito e politicamente morente rimane il grande nemico dell'Italia e va sconfitto de-fi-ni-ti-va-men-te. Ora, io capisco che bisogna pur far vedere che non si è montiani sennò si rischia di perdere voti a sinistra , si fa incazzare SEL e s'ingrassa Beppe Grullo, ma che bisogno c'è di infiammare i rapporti con il centro? Se si finisce a litigare col centro, Bersani, mi spiace, ma hai cominciato tu. Previsioni: non meno del 30%, più probabilmente attorno al 35. Se non fa cazzate.

Vendola: sei, in recupero. Sta moderando il suo massimalismo e ciò gli fa onore. Si spera che al di là delle trombonate che deve sparare per far stare buoni i suoi elettori più rossi e incazzati, si comporti nei fatti in modo più ragionevole di, per dirne uno, Bertinotti (due alla memoria). Previsioni. tra il sei e l'otto per cento.

Casini: otto alla furbizia, quattro in trasparenza. Che diavolo vuol dire che sarai lieto di sottoporre le tue candidature a Bondi, però i candidati dell'UDC li sceglie l'UDC? La vecchia ambiguità di democristiano non se ne vuole proprio andare, eh? Ha avuto l'acume di lasciare per primo Berluska al suo destino (tre a me, per la rima), un lustro fa, però ne è stato per una dozzina d'anni un reggicoda dei più fedeli. Lo stesso si può dire di Fini, con l'aggravante che se n'è andato dal PDL assai più tardi.

Montezemolo? Quattro. L'ho già detto altrove: http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2947502949930589969#editor/target=post;postID=3757766158098018410
"Un altro manager/imprenditore "prestato" alla politica, con un bel programma neoliberista, che ha passato la sessantina, è ossessionato dalla propria immagine, e si rivolge ai moderati "che non vogliono consegnare il Paese alla sinistra". 
Questa devo averla già sentita.
(…)
Certo, sempre meglio che un pazzoide puttaniere corrotto e corruttore, amico dei fascisti e dei razzisti, con una certa tendenza all'egocrazia. "

Grillo( voto zero. E basta.

giovedì 8 novembre 2012

Cicca cicca


GLI AMERICANI SCELGONO OBAMA.
E SUBITO PARTE LA RAPPRESAGLIA 
DEI FINANZIERI.




Chiusura in forte calo anche per Wall Street. Il Dow Jones perde il 2,36% a 12.933,20 punti, il Nasdaq cede il 2,48% a 2.937,29 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,37% a 1.349,59 punti. Pesa un report di Fitch: Obama deve agire rapidamente per evitare il "fiscal cliff", precipizio fiscale, che rappresenta un rischio per la ripresa e per la "tripla A" degli Stati Uniti. 

Non riuscire a risolvere la questione del "fiscal cliff" provocherebbe una combinazione di tagli automatici della spesa e aumenti della pressione fiscale, "provocherebbe probabilmente un downgrade del paese nel 2013". E ancora: "il problema del presidente Obama e del congresso è affrontare di petto le scelte difficili su tasse e spesa", questioni che devono essere gestite "nelle prossime settimane se gli Stati Uniti vogliono evitare una crisi economica e fiscale". (dal sito de La Repubblica)

Ecco, adesso è palese. Romney aveva promesso ai finanzieri, quelli che stanno affamando il mondo dal 2008, una Wall Street senza regole, e all’1% più abbiente, quello che controlla la maggioranza della ricchezza, di pagare ancor  meno tasse – il che implicava affamare ancora di più il restante 99%.
Ma gli Americani hanno scelto Obama e punito i repubblicani.

E così subito le borse registrano un arretramento: i riccastri e gli speculatori mettono il broncio a un presidente liberal e nero, mentre parte il ricatto delle agenzie di rating (le stesse che assegnavano la tripla A anche a Lehman Brohers il giorno prima che fallisse): o Obama fa quello che avrebbe fatto Romney, o noi gli declassiamo gli Stati Uniti. Cicca cicca.

Per fortuna, ammesso che poi lo facciano, non credo che la cosa abbia grossi riverberi né sull’economia, né sulla politica USA.
Non sull’economia, perché all’attendibilità di Fitch, Standard&Poors’, Moodys oramai credono in pochi. Non sugli orientamenti di Obama, perché tanto non può più essere rieletto una terza volta, quindi ha le mani libere (è vero che avrà contro il congresso, controllato dai repubblicani, ma questo è un altro discorso e comunque era vero anche prima delle elezioni del 6 novembre).

Se qualcuno pensa ancora che Obama sia schiavo della finanza, eccolo servito. La finanza è potente, e disposta ad usare tutte le armi che ha per difendere i suoi schifosi privilegi. Ma per chi facesse il tifo, non ci sono dubbi.

mercoledì 7 novembre 2012

Siamo salvi


Evvai. Una notte da incubo, non ho dormito quasi.
Fino alle ore piccolissime sembrava prefigurarsi la possibilità che vincesse Romney: un populista evasore fiscale, pronto a cavalcare il peggio dell'America - dal razzismo alla paccottiglia reaganian-bushista in fatto d'economia - e a difendere le stronzate dei Tea Party contro i diritti civili e in definitiva contro la democrazia liberale, pur di accaparrarsi la poltrona più importante del mondo.

Abbiamo corso il rischio di avere alla Casa Bianca un cretino incompetente, un vero fantoccio in mano alle peggiori lobbies (da quella dei fabbricanti d'armi a quella dei petrolieri a quella dei finanzieri di Wall Street, proprio quei finanzieri che stanno affamando il mondo, giù giù fino a quella degli inquinatori allegri e convinti e dei guerrafondai per principio).
E vaglielo a dire ai tuttugualisti di casa nostra, che continuano a ripetere che tanto anche in USA i democratici sono di destra...

Poi verso le tre si è capito che Romney non sfondava, e sono andato a dormire.
O meglio ci ho provato. Tra un risveglio agitato e l'altro, facevo strani e tormentati pisolini in cui sognavo continuamente lo stesso incubo: l'annuncio della vittoria di Romney e le urla di gioia dei repubblicani, con quella virago di Sarah Palin che sparava colpi di fucile in aria.

Poi è venuta mattina, un bel sole mi ha svegliato filtrando dalla finestra semichiusa, mi sono alzato, ho acceso la radio, e subito ho sentito la voce di Obama che ringraziava i suoi sostenitori.
Ho capito che aveva vinto lui, e mi sono venute le lacrime agli occhi.
Per il sollievo.
Per quattro anni ancora gli integralisti, i ricconi e il KKK restano fuori dalla stanza dei bottoni.
Thanks God, it's Obama again.

martedì 30 ottobre 2012

Astenersi è un diritto, ma...

...MA POI SI TACE, EH?


Qualche considerazione s'impone sul momento fluido della politica italiana. 

a) Sulle elezioni in Sicilia. Con il segno "più" metto la vittoria del centrosinistra (mai successo prima in Trinacria), con un candidato dichiaratamente e coraggiosamente antimafia, e il disastro del PDL (allo sbando totale). Ma le note positive finiscono qui. il CSX ha vinto con un'alleanza tra il PD e Casini, il quale - non va dimenticato - era lo sponsor di Cuffaro e non si è pentito di questo, mica cazzi. Oltre tutto, ha vinto (ha ragione Alfano) solo perché il centrodestra si è diviso in due, altrimenti il PDL avrebbe preso il 40% e tanti saluti. La Sicilia è ancora di destra... Inoltre, l'astesionismo ha colpito soprattutto a destra, come pure Grillo.  A livello nazionale il fenomeno non sarà altrettanto clamoroso, ma se il PD vincerà e potrà governare sarà solo grazie al Porcellum redivivo, al si-salvi-chi-può in seno alla destra e alla somma astensioni+M5S, che eroderanno voti soprattutto "di là". Altrimenti, gli toccherà fare patti con i democristi di Casini, con tanti cari auguri ai diritti civili...

b) Berlusconi è fuori di cranio quanto mai prima, ma c'è poco da gioirne, perché il prolungamento della sua agonia politica può solo far danni. Non che si possa temere una sua vittoria alle prossime politiche, però può far traballare il governo, alzare lo spread, rinforzare le retrocedenti tendenze fascistoidi-razziste-antitasse. Può insomma condizionare il futuro governo pur standone fuori (sai che bello, se dopo le elezioni si deve trattare con lui perché al Senato non si ha la maggioranza...)

c) Dovrei esser contento, per una volta che l'astensionismo ha colpito di più a destra. Ma resto della mia idea, e Michele Serra sulla Repubblica di oggi è del mio stesso avviso. Scrive: "chi è andato a votare, per quanto minoranza, pesa come una totalità. E chi non ha votato, per quanto maggioranza assoluta, pesa meno della più insignificante delle listarelle (...) grazie all'astensione di massa, per vincere e governare bastano meno voti, sempre meno voti. Lo stesso numero di voti che non erano sufficienti, pochi anni fa, per arrivare secondi o terzi, oggi bastano per vincere. Ovviamente chi non va a votare ha le sue rispettabili ragioni, ed il diritto di farlo. Ma perde il diritto di lamentarsi per quanto accadrà, ed acquisisce il dovere di tacere e subire, perché a taciuto e subito nel giorno delle elezioni."

E questo, signori, va ricordato ai cacadubbi che albergano a sinistra, sempre "choosy" davanti a qualsiasi idea e proposta perché non è mai abbastanza idealista, non è mai abbastanza pulita, non è mai abbastanza di sinistra. E grazie a loro ci siamo goduti dieci anni di delirio berlusconiano.


PS: sul federealismo, mi spiace dover dire "l'avevo detto", ma purtroppo avevo ragione quando dicevo a destra e a sinistra che il decentramento decisionale non purifica il sistema, non abbassa i costi, non è garanzia di democrazia. Almeno non in Italia.

lunedì 29 ottobre 2012

20 ottobre 1921 - 26 ottobre 2012

CIAO, MAMMA


Il tuo ultimo regalo: metterci un anno ad andartene, ma senza soffrire. Darci dodici mesi per abituarci all'idea. Mentre dispensavi a noi tutti, da un posto ormai sempre più lontano, perle di folle saggezza, e moti di dolcissima bontà.

Ecco, la bontà: sei la persona più buona che abbiamo mai conosciuto: non solo noi figli e parenti, ma tutti (proprio tutti) coloro che ti hanno conosciuta lo dicono.
Mi sono ritrovato a pensare che, se c'è qualcosa di buono o di dolce in me, beh, non posso che averlo ereditato da te.
Ecco, per questo ti ringrazio forte, mamma.
E anche perché resterai sempre nel mio cuore.
Ti sia lieve la terra.

giovedì 27 settembre 2012

Personaggi di fine impero

SI, D'ACCORDO, MA..



...MICA SONO DEI MARTIRI.



E NEMMENO EROI.


Va bene, è vero. Un Paese che mette in galera un giornalista non è del tutto libero, né del tutto civile. La legge va cambiata. Però non mi è piaciuta l'intemerata di Repubblica, che titola "accanimento giudiziario" riguardo al caso Sallusti, che proprio un perseguitato ad personam non mi pare (mica è colpa del giudice se il Codice Penale è fatto un in certo modo), nè tanto meno i commenti semi agiografici sulla povera "vittima" Sallusti.

Il personaggio, sedicente giornalista, è un lugubre manganellatore, che in questi anni di potere berlusconian-fascista si è prestato alle peggiori nefandezze, compresa l'indecente aggressione al povero Welby o al papà di Eliana Englaro, ma anche comprese la campagne di fango del caso Mitrokin (rivelatosi poi una bufala senza precedenti), e il caso Boffo. Non si contano le notizie tendenziose o addirittura false sparate in prima pagina, i titolazzi razzistoidi e di incitazione all'odio da parte dei giornali diretti da questo servo del potere.

Va bene, è vero che il Codice Penale è eccessivo nel prevedere il carcere per il giornalista che incorra negli errori (?) di Sallusti. Ma è indecente che la destra ora s'atteggi a farne una battaglia in difesa della libertà di stampa, dopo che per anni ha cercato di imbavagliare i giornali di opposizione, di epurare la RAI dai giornalisti scomodi (e in parte vi riuscì pure). Io me li ricordo, quando invocavano (loro) il carcere per i giornalisti che avessero pubblicato le intercettazioni. Adesso dovrebbero almeno tacere.

Va bene, è vero che la Polverini ha fatto un gesto dignitoso, sputtanando l'intero Consiglio Regionale, e dimettendosi. Però è poco credibile, quando si atteggia a Giovanna D'Arco della legalità, dopo che per tre anni ha lasciato fare solo per tenere in piedi una maggioranza finta di ladri veri: s'accorge solo ora, madonnina infilzata, che dalle sue parti si rubava a man salva? Solo ora che la magistratura ha scoperchiato il letamaio?
Ed è poco credibile quando scarica l'intera responsabilità sul consiglio regionale (composto da tutti i partiti) e salva la giunta (composta dai soli partiti di destra) come fosse immacolata.
Sono gli stessi, dai, è lo stesso sistema. Smettiamola col mettere sempre tutti tra i colpevoli.

Va bene.  E' vero che la FIAT è in grave difficoltà. Però, caro Marchionne, la smetta di dire che la colpa è dell'alto costo del lavoro (ammonta al 7-8% del costo di ogni auto, e in Italia è ormai più basso che in Germania o Francia, e di gran lunga) o della rigidità dei sindacati (vuol provare a fare una trattativa con i sindacati francesi? O addirittura con quelli tedeschi, che niente meno siedono in consiglio d'amministrazione? Altro che quelle sciacquette di CISL o UIL (la CGIL non la nomino, con lei Marchionne si rifiuta).


Va bene, è vero che Marchionne ha preso in mano una FIAT sull'orlo del fallimento, e che ora è salva. Ma a che prezzo? Al solito prezzo: facendolo pagare ai lavoratori e non chiedendo investimenti agli azionisti. Siamo alle solite. Adesso Marchionne piagnucola, davanti a Monti: "Ah, se avessimo le stesse agevolazioni che ci dà il Brasile, allora sì che saremmo competitivi!" Hai capito il grande manager! Hai visto il campione del neoliberismo? Se non interviene mamma Italia, non è capace di recuperare competitività, nemmeno tagliando posti di lavoro, investimenti e stipendi. Lui sì che sa come funziona il famoso Libero Mercato. Nel frattempo, quelli di Wolksvagen, che evidentemente non lo sanno, continuano a sottrargli clientela e quote di mercato da sotto il naso. Con più tasse, meno aiuti statali, un costo del lavoro molto superiore e sindacati assai più combattivi.



martedì 11 settembre 2012

USA, Europa, Italia e civiltà

RESA DEI CONTI GLOBALE?


Mi ero proprio stancato. Ed è per questo che, per un po', non ho più scritto qui. Anche perché mi sono esaurito i nervi in una estenuante diatriba con alcuni fascistoidi mezzi matti su You Tube: per capirci, gente che crede che gli ebrei controllino le nostre menti via radio, che Mazzini fosse satanista, e via delirando.

Ora qualche riflessione mi urge, però.

a) In USA: Battaglia di civiltà. Obama il progressista contro una copia di Berlusconi in salsa Yankee. Da una parte un presidente non brillantissimo, di sinistra ma per quanto glielo consente un paese come gli USA di oggi, cioè poco.
Dall'altro, un evasore, uno che è nato riccastro e ora è ricco sfondato per aver comprato e venduto aziende senza  mai produrre un posto di lavoro, anzi lasciando sul lastrico un sacco di gente. Uno che pur di conquistare la Casa Bianca è disposto a negare il diritto all'aborto, per dire. Insomma, peggio (se è possibile) di Giòrg Dàbliu. Il che è tutto dire. Per fortuna i sondaggi danno Obama in vantaggio. Ma la pancia dei profondi USA, quella razzista e con il mito della pistola in tasca, quella che ha paura dei comunisti ma non sa cosa il comunismo sia, è sempre in agguato, pronta a svegliarsi. Speriamo bene. Perché se torna al potere il neoliberismo selvaggio in USA sono cavolacci amari per tutti. Anche per noi.

b) In Europa: Altra battaglia di civiltà tra due idee di Europa. Da una parte riprende fiato l'idea che il mercato NON ha sempre ragione per definizione, che il federalismo ha senso se è solidale e che l'Unione Monetaria senza Unione Politica è una fesseria. Alla buon'ora. Dall'altra si agitano furibondi e disperati i paladini del neoliberismo (aridàjie!), i nazionalistucoli da strapazzo come quel deficiente fascista del presidente ungherese, spalleggiati, va da sé, dai localisti egoistici come la Frega Nord da noi. Di qua, Egalitè. Di là, Fregali Te.
Anche qui, speriamo bene. Qualche speranziella per un lieto fine ce l'ho, anche se si tratta di un lieto fine che arriva dopo vent'anni e passa di disastri perpetrati dai pazzoidi delle destre di oggi, i quali (aiutati da una sinistra un po' dovunque sottomessa) hanno fatto strame di ogni concetto di unità sociale in nome del Mercato. Se c'è un  Dio prenderà a calcinculo Reagan, la Thatcher, Milton Freedman, e compagni, anzi no: camerati.

c) In Italia: Solita battaglia per il cadreghino. Davanti a tutto 'sto po' po' di casino mondiale, nessuno che ponga al centro del dibattito politico nulla di quanto sopra. Ci si scanna sulla responsabilità civile dei giudici o sulla formula con cui andare a votare: mattarellum, proporzionale, collegi, e altre amenità. 
Non spero granché salvo che non ritorni in qualche modo a condizionare la politica il delinquente di Arcore o qualche fascistucolo in camicia verde. Tutto è meglio fuorché loro. Persino che continui Monti.


venerdì 25 maggio 2012

Se la sinistra non ride, la destra piange

COSA VERRA' DOPO L'IMPLOSIONE 
DEL BERLUSCONISMO


E insomma dai, c'è da divertirsi.

A) In casa PDL
Alfano si presenta in conferenza stampa, dopo che il PDL è praticamente sparito dalle amministrazioni locali, per commentare il tutto. Ci riesce senza pronunciare una sola volta la parola "sconfitta". Berlusconi non sa che pesci pigliare. Depresso, demoralizzato, comunque sempre più preoccupato per i suoi processi e la "roba" di famiglia, tenta di mantenere in vita la sua creatura politica, il partito di plastica, con il polmone d'acciaio. 
Accanimento terapeutico puro. Intanto spera di guadagnare tempo, le elezioni politiche ci saranno tra dieci mesi. Un nuovo predellino non si può fare, e lui non ci può più mettere la faccia (anche perché sennò stavolta, altro che il modellino della madonnina, gli tirano...).

Ha ragione però a dire che il Grillume gli sottrae elettori. E allora pensa di fare un listone civico. Patetico. Anche ammesso, alle prossime elezioni - se non s'inventa qualche altra diavoleria delle sue - rischia la cannibalizzazione: listone civico più PDL tra il 15 e il 20%, e senza uno straccio d'alleato. Ben gli sta.

B) In casa Lega
Giramento di Maroni generale. Al congresso di luglio ne vedremo delle belle. non sono così sicuro che il vecchiaccio di Gemonio voglia farsi da parte. Se non lo fa, la Lega ne esce balcanizzata, una bella guerra civile interna e rischia di sparire per davvero. Se non è già sparita. Adesso pensano di non andare al Parlamento (quello vero, di Roma, non la pagliacciata di Mantova), per aventinizzarsi nelle amministrazioni locali - le poche che son rimaste leghiste. Può essere un'idea per ritornare alle origini e ri-radicarsi nel territorio.
Nel frattempo, a me italiano e patriota, l'idea di non averli più lì a legiferare le loro cazzerie, beh, devo dirlo? Mi fa star bene, ecco.

C) In casa PD
Il solito casino. Riescono a non vincere anche quando vincono. Adesso sembra che persino D'Alema si stia convincendo che allearsi al centro non sarebbe un buon affare. Nel frattempo ripetono per l'ennesima volta da quindici anni che si devono rinnovare con una proposta politica forte e di programma. L'avessero fatto anziché ripetuto, non sarebbero in queste condizioni. Speriamo bene.

D) In casa Grillo
Adesso si ride. Eh già, perché ora che i cinquestelluti cominciano a conquistare qualche poltrona, i nodi verranno al pettine. Come si fa a essere partito di lotta e di governo, per dire, è una cosa difficilissima, che ha schiantato gente più tosta di loro. Come si fa a essere un movimento che si candida e che vince le elezioni, sì, ma senza struttura né gerarchia, con un Grillo fra i piedi?
Si perché a Grillone devono molto (se non ci fosse stato lui, col cavolo...), però al di là delle dichiarazioni formali è un bel ducetto pure lui.

E) In casa Terzo Polo
Casini, che aveva fiutato la fine del Berlusconismo con un lustro d'anticipo e infatti s'è smarcato con un tempismo che Fini non ha avuto (e infatti lo sta pagando), visti i risultati delle amministrative ha staccato la spina al Terzo Polo. Rutelli? Non pervenuto.
Penso che sopravviverà solo l'UDC, magari cambiando nome per l'ennesima volta, nella speranza di essere ancora una volta "l'ago della bilancia".

F) Arriva Montezemolo
Un altro manager/imprenditore "prestato" alla politica, con un bel programma neoliberista, che ha passato la sessantina, è ossessionato dalla propria immagine, e si rivolge ai moderati "che non vogliono consegnare il Paese alla sinistra". 
Questa devo averla già sentita.
Ma è capace che l'elettorato di destra abbia trovato un Berlusconi beneducato, magari non eversivo. E allora siamo a posto.
Ho idea che il prossimo avversario possa benissimo essere lui.
Certo, sempre meglio che un pazzoide puttaniere corrotto e corruttore, amico dei fascisti e dei razzisti, con una certa tendenza all'egocrazia.
Ma voglio vederlo, Luca Cordero, come farà a coalizzare davvero l'area ex-PDL senza vellicare le loro tendenze anti-tasse, anti-immigrati, anti-ordine, anti-Europa, e via discorrendo.

Teniamoli d'occhio.


sabato 7 aprile 2012

E adesso tentenna.

SE NE VA, O FORSE NO.





Ha dato delle dimissioni, dice lui, "irrevocabili" da segretario federale della Lega. Pochi minuti dopo però accetta di buon grado la carica di presidente del partito (quello di prima, un Carneade qualsiasi, viene gentilmente invitato ad andarsene e bisogna insistere tre volte perché lo faccia, il che la dice lunga sulla leadership di Bossi al momento attuale).


Non contento, non ha ancora deciso al riguardo però potrebbe ricandidarsi alla segreteria nel prossimo congresso autunnale. Staccare le chiappe dalla poltrona evidentemente è difficile anche per lui.
Ma diamogli tempo, capire davvero che la sua parabola politica è terminata non è facile.
Saranno i fatti a farglielo capire, più presto che tardi.

venerdì 6 aprile 2012

Simul stabunt, simul cadent


FINE DI UN MITO


1. Una delle mie speranze è stata, da una ventina d’anni, di campare abbastanza a lungo da assistere alla fine politica di Berlusconi e del berlusconismo, da una parte, e di Bossi e del leghismo dall’altra.
Figuriamoci se adesso non mi rallegri: non perché anche nella Lega ci siano i soliti ladri e corrotti (lo si sapeva da un pezzo, solo non era emerso da un’indagine di questa portata), ma perché finalmente la cosa è emersa agli occhi dell’opinione pubblica. E’ la fine del mito della Lega degli onesti che si contrappone alla Roma ladrona e corrotta. La fine del mito razzista della presunta superiorità morale antropologicamente fondata della “gente padana”, onesta e lavoratrice ma che evade le tasse per sedicente legittima difesa.

2. A parte l’umana pietà per la malattia  che lo colpì otto anni fa, non ho mai nascosto l’orrore che mi fa da sempre un lugubre individuo come Umberto Bossi, né il disprezzo profondo che sento per le sue “idee”: dissoluzione della Patria, egoismo localista, razzismo a piene mani, incoraggiamento della violenza, contiguità col neofascismo, appoggio strumentale a un partito eversore, il PDL, che ha fatto entrare la corruzione, il furto, l’illegalità e la sopraffazione nei salotti buoni della politica, anzi nella stanza dei bottoni, senza vergogna e anzi consegnando le chiavi del palazzo e della cosa pubblica a una banda che non si sa se sia più incompetente o più disonesta.

Non provo quindi nessuna simpatia per quest’uomo, e nessuna fiducia nella sua presunta onestà.
Ma non posso fare a meno di pensare che dopo la sua menomazione sia stato mantenuto artificialmente in vita dal punto di vista politico dalla cricca che lo circondava, un po’ come accadeva ai segretari del PCUS (chi si ricorda il Breznev degli ultimi anni, ormai incapace di reggersi in piedi e probabilmente anche di intendere e volere, ma sempre presente nell’iconografia ufficiale?).

Adesso, tradito da una famiglia che si è approfittata un po’ troppo del suo lassismo morale e della sua fiducia, si dimette, con un gesto di innegabile dignità e con la solita astuzia politica, nella speranza che ciò riduca i danni sul piano elettorale – il 6 maggio è ormai alle porte.
Sotto sotto, è possibile che covi la speranza di continuare a comandare lui – del resto lo hanno prontamente eletto presidente onorario della Lega, per acclamazione. Come Silvio.

Dietro a due astri al tramonto, o forse già tramontati, ribollono le lotte intestine per la successione in due partiti che, orfani delle loro leadership storiche, sono in piena crisi d’identità.
C’è da sperare che quello che nascerà dalle macerie della vecchia Lega, e da quelle del vecchio PDL, sia più pulito, meno becero, e soprattutto più civile, non più incline ad ascoltare le sirene dell’eversione populista.

lunedì 26 marzo 2012

Di nuovo sull'art. 18


ARIDANGHETE!
MA SO' FISSATI!*


Adesso si parla, a proposito dell’art. 18, del “licenziamento per ragioni economiche”.
Tradotto: è legittimo licenziare qualcuno perché non si ha più lavoro per lui, oppure perché il suo operare è – per vari motivi, compresa la sua eventuale fannullaggine – diseconomico.

Sai che scoperta: era legittimo anche prima. Si chiamava licenziamento per “giustificato motivo oggettivo”.
E allora, si dirà, dove sta la novità?

La novità sta nel fatto che ora, diversamente da prima, se il licenziamento economico viene dichiarato illegittimo la sanzione per il datore di lavoro è più leggera: un risarcimento (assai più congruo di prima: fino a 27 mensilità), anziché il reintegro.

Se le cose stanno così, se ne può parlare. Ma non si capisce tutto ‘sto can can: soprattuto per un provvedimento che avrà sull'occupazione gli stessi effetti che può avere un cubetto di ghiaccio sul riscaldamento globale. Non si capisce, né perché  il governo ci si attacchi tanto, né perché la CGIL si opponga con tale fermezza e pervicacia.
Risposta n.1: il governo deve dare un contentino ideologico al PDL, da spendere in termini di propaganda elettorale. La CGIL deve poter dire che si è eroicamente opposta.
Risposta n.2: perché per il governo è più facile fare così che affrontar davvero il nodo dell'occupazione; o della mafia; o della corruzione, per dire. E per la CGIL è più facile far bella figura con i propri iscritti mettendosi di traverso su una norma irrilevante, piuttosto che fare casino davvero su cose che contano (che so io? La lotta all'evasione, per esempio).

Ora la misura passerà al vaglio del Parlamento, e voglio proprio vedere cosa ne uscirà. Non vorrei che, tra le pieghe dei vari emendamenti, ce ne infilassero qualcuno che rende più difficile impugnare il licenziamento.

Stiamo a vedere.

*Lo so che l'ho scritto in romanesco, io milanese D.O.C.: ma quando ci vuole ci vuole (quanno ce vò, ce vò).

lunedì 19 marzo 2012

Italia 1919-1994: una tentazione dura a morire

ALLARMANTE ATTUALITA'




Dal PNF (Partito Nazionale Fascista) al PDL. Da Benedetto XV a Benedetto XVI.
Historia magistra vitae.

sabato 17 marzo 2012

Da Silvio a Scajola a Rutelli: si allunga su di noi...


L'OMBRA DELLA TONTOCRAZIA


 

Tempo fa ebbi a scrivere che Berlusconi, affermando con eccessivo nervosismo di essere stato convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, ci stava disperatamente chiedendo di crederlo tonto. Non fu da meno Scajola, il quale giunse a sostenere che qualcuno aveva osato regalargli un principesco appartamento con vista Colosseo, ma – per carità! – a sua insaputa; ebbe anzi l’ardire di soggiungere che se avesse avuto le prove del misfatto avrebbe denunciato il reo, ed a udire questa battuta fui davvero tentato di credere, per un attimo, che Scajola fosse tonto come fingeva di essere.

Meglio tonto che criminale, d’accordo: ma non mi sento molto tranquillo a lasciare i destini della Patria nelle mani di uno che riesce a farsi fare fesso da una diciassettenne che cerca maldestramente di inventare una scusa puerile. 
Meglio tonto che corrotto, ma se penso che Scajola era all’epoca ministro dello sviluppo economico, e non sapeva accorgersi che il suo patrimonio aumentava vertiginosamente, beh, lo trovo inquietante.  Rimane comunque da chiedersi se si considerasse ministro del nostro o del suo, di sviluppo economico.

Del resto, si sa che, a partire da Bertoldo, l’arte di fingersi appunto tonti per non pagare il dazio è da sempre diffusa in Italia; solo che una volta era l’unica difesa del popolo inerme di fronte ai potenti; oggi il potente la reclama per sé e per sé solo. La faccia da scemo rischia di diventare uno status symbol degli oligarchi, come l’auto blu, la scorta, il titolo di onorevole e l’avviso di garanzia.
A quanto pare Rutelli non fa eccezione. Nel caso degli ammanchi del suo tesoriere Lusi, egli sostiene – sprezzante del pericolo – di non essersi mai avveduto, poverino, che decine di milioni di euro transitavano beati e indisturbati dalle tasche del suo partito a quelle del tesoriere.

No, dico, e noi a gente così dovremmo dare in mano i destini del Paese?  Penso che troppi, tra i  nostri politici si disinteressino totalmente di quanto non riescono a rubare.  A giudicare dalla loro apparente intelligenza, questo loro disinteresse è quasi rassicurante.

sabato 10 marzo 2012

Un odore strano

IL PROCESSO DELL'UTRI AL MACERO


Il fatto: la Corte di Cassazione ha dichiarato nullo il processo d'appello, nel quale l'imputato Dell'Utri Marcello era stato condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo andrà rifatto, ma la prescrizione scadrà nel 2014. Le probabilità che non si giunga quindi al solito proscioglimento per prescrizione sono  praticamente nulle. 

Cosa non sorprende: In punto di diritto, la Suprema Corte non ha fatto che accogliere la richiesta dell'accusa nella persona del pg Iacoviello, secondo il quale in secondo grado non è stata considerato a dovere che  i ripetuti, continuati e comprovati contatti con boss mafiosi - da Vittorio Mangano a Gaetano Grado, Mimmo Teresi a Antonio Virgilio, da Salvatore Enea a Jimmy Fauci a Francesco Paolo Alamia non sono reati in sé (prendere un caffè, o essere invitati a cena da loro non sono comportamenti sanzionati dal Codice Penale). Ci volevano le prove che in quei nobili consessi si parlasse di mafia, favori, appalti, droga, appoggi politici, e non so che altro. E purtroppo la mafia non è adusa verbalizzare le sue riunioni né tantomeno porre tali verbali a disposizione degli inquirenti. Ora, l'espressione "concorso esterno in associazione mafiosa" indica "una forma di manifestazione del reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, previsto e punito dall'art. 416-bis del codice penale italiano. Il manifestarsi del concorso esterno si realizza con l'apporto di un contributo effettivo al perseguimento degli scopi illeciti di un'associazione di tipo mafioso senza però prender parte al sodalizio mafioso. (...) " (Wikipedia) 
Quindi, non disponendo di prove certe, si è ritenuto che in appello si sia omesso di far valere la presunzione di innocenza ai fini penali, e di conseguenza il processo - dice la Corte di Cassazione - andrà rifatto. 
In punto di diritto, si può condividere o meno, ma è oggettivamente una tesi che si può sostenere. 

Cosa sorprende (e puzza un po'): Sorprende che il processo sia stato assegnato al giudice Aldo Grassi, noto alle cronache per il suo legame con il famigerato giudice Corrado Carnevale, detto "ammazzasentenze". Sorprende che sia stata l'accusa, nella persona di Iacoviello, a sostenere una tesi sostenibile - ma che fa solo gli interessi della difesa - con toni che sanno più di arringa che di requisitoria, spingendosi fino a criticare l'esistenza stessa della fattispecie di reato, asserendo che al reato di concorso esterno in associazione mafiosa "oggi non crede più nessuno". 
Puzza un po' che tutto questo avvenga quasi contemporaneamente al proscioglimento di Berlusconi nel processo Mills, dove  la sentenza, guarda caso, è giunta con una settimana di ritardo rispetto alla scadenza della prescrizione. Puzza che tutto questo avvenga dopo i molti segnali che Berlusconi ha mandato al governo. Puzza che il trattamento verso Dell'Utri sia improvvisamente cambiato proprio adesso che B. non è più al potere.


Detto questo: Ora ricominceranno a starnazzare sull'innocenza, anzi la santità di Dell'Utri, sulla persecuzione di lui e di Berlusconi, adducendo anzi come prova proprio l'arringa (perché non si può parlare di requisitoria) dell'accusa. Fingendo di non sapere che la Cassazione può pronunciarsi solo sulla correttezza dei gradi precedenti del processo, e non sul merito (i.e. sulla valutazione delle prove e della loro gravità).


sabato 3 marzo 2012

Avanti il prossimo.


E DOPO BENITO E SILVIO...?


Un raduno di Balilla


Boh, sarà che a quasi  53 anni comincio ad avere la sensazione (ahi ahi…) di aver già visto tutto.
Ma sta di fatto che in questo periodo mi sembra di essere in qualche modo tornato al ’91-’92. Massì, dài, mi riferisco a quel diffuso sentimento di incazzatura, di disillusione, che derivava dallo spettacolo indecoroso della politica sul finire della Prima Repubblica.  Qualunquismo a tonnellate (per la serie: “è tutto un magna magna, son tutti uguali” - oggi lo chiamerei “tuttugualismo”).

Ma anche la speranza. Allora essa era riposta dai più (e da me tra loro) nell’opera meritoria e donchisciottesca della Magistratura (“Di Pietro facci sognare”). Oggi nella ritrovata serietà di un governo di cui si può lecitamente dire di tutto, meno che non sia – finalmente – un governo normale, degno di stare alla pari con quelli degli altri Paesi europei e non solo.

E allora?
E allora niente, insieme alla speranza – vuoi vedere che stavolta ci trasformiamo in un Paese decente, dopo tutto l’Italia ha dato il meglio di sé nelle Ricostruzioni – insieme alla speranza, dicevo, ho paura.
Si, perché dalle macerie della Prima Repubblica sorse, anziché un’Italia più onesta, il potere del Cavaliere Nero, che devastò per quasi vent’anni il mio Paese con attentati alla Costituzione e ai diritti civili, con lo sdoganamento del peggiore razzismo e del più becero neofascismo, con una politica economica folle e classista, ma anche con una politica estera da barzelletta. Un potere che non so se passerà alla Storia più per il malaffare, peggiore persino che con Craxi e Andreotti, o per la sua incapacità ed inettitudine (e su questo, ahimé, non c’è confronto se non, forse, nel regime fascista).

Proprio come era già avvenuto nel periodo ’19-’22 (e chi ha studiato la Storia non ha bisogno di spiegazioni).
Mi viene da chiedermi, con angoscia crescente, a chi adesso toccherà raccogliere il testimone di Benito e Silvio. Ci toccherà il solito dittatorucolo da strapazzo? O il solito ladro matricolato? O ancora, il solito cialtrone incapace ma bravissimo a incantare le masse? O un concentrato di tutte e tre le cose, come è successo con il bungabunghista di Arcore?

Poi penso che però la temperie storica è diversa.  Forse la borghesia italiana, il Vaticano, gli USA, i poteri forti, hanno capito che è meglio un Monti, per i loro interessi, che un Berlusconi.
Berlusconi, mi dico, non è più al potere (ne ha ancora, di potere, ma una cosa è avere potere e un’altra è essere al potere, non so se mi spiego): ma non ha ancora lasciato la scena politica, e con lui nemmeno l’altro cialtrone, Bossi. Questo rappresenta un bel “tappo” elettorale, visto che messi insieme rappresentano ancora un terzo dei voti… E quindi non c’è spazio, per ora, né per qualcosa di peggio (???) né per qualcosa di uguale ma apparentemente diverso.

Forse non mi resta che augurare alla Lega, e al PDL un lunga, lunghissima agonia.
Magari, nel frattempo, si diventa davvero un Paese normale. Forza Italia.

domenica 26 febbraio 2012

Forse può nascere la Terza Repubblica

IL VENTO CAMBIA



a) La sentenza di Milano sul caso Mills. 
Solita storia, già vista. Un sistema ipergarantista. Un imputato che ha avuto un potere quasi illimitato, e che si è fatto delle leggi che ne impediscono la condanna. Un'informazione a lui in gran parte asservita (ancor oggi la RAI è gestita dai dirigenti da lui nominati). E un messaggio vagamente minaccioso lanciato dalla difesa durante l'arringa finale: "confidiamo che questa corte, nonostante tutto, saprà giudicare con imparzialità". Di seguito, il solito coro di piagnistei  sulla inesistente "persecuzione" del reo (perché di reo si tratta, benché non punibile) e di balle sulla sua "innocenza".
Di diverso, rispetto a prima, c'è che i TG RAI non hanno titolato -mentendo - che Berlusconi è stato "assolto" (come fecero invece in analoghi casi in precedenza), bensì "prosciolto per prescrizione" - il che invece è vero alla lettera. 
La difesa si lascia scappare che avrebbe preferito l'assoluzione piena - con ciò ammettendo implicitamente che B. NON E' STATO ASSOLTO. 
Infatti tutto ciò la dice lunga su due cose. 
Primo: è palese che la sentenza di proscioglimento per sopravvenuta prescrizione riconosce valide le ragioni dell'accusa, e quindi riconosce le responsabilità dell'imputato (altrimenti lo assolverebbe), ma lo dichiara non perseguibile perché nel frattempo LUI si è fatto una legge apposita, e le leggi per quanto balorde si rispettano. 
Secondo: Sta cambiando il vento e persino i pennivendoli hanno ormai capito che non conviene più leccare i piedi al lestofante.

b) Dopo un feroce assalto delle lobbies, prima tra tutte quella dei cattolici, Monti ribadisce le liberalizzazioni e l'IMU della Chiesa. Ci fosse stato al potere Berlusconi, non avrebbe nemmeno pensato di fargliela pagare, l'IMU. 
Ma il fatto che la Chiesa, anziché alzare barricate e minacciare rappresaglie, se ne sta ufficialmente buona e mostra il suo volto collaborativo (sto parlando del Vaticano, ovviamente, non delle scuole cattoliche che ovviamente strillano) indica che il vento è cambiato.

c) Berlusconi cerca di sedurre Monti e gli propone di sostenerlo anche dopo il 2013. Astuto, il ragazzo, ma questo già si sapeva. Il fatto che però - per la prima volta dopo 18 anni - non urli a tutto il mondo che vuole le elezioni, e persino mette in dubbio la propria ricandidatura, la dice lunga.
 Il vento sta cambiando, e sotto i colpi dei sondaggi - disastrosi per il PDL - persino i suoi fedelissimi devono avergli consigliato un passo indietro. Ricevuto un bel due di picche persino da Casini per la rinascita della Casa delle Libertà, sempre più distante la Lega che oramai ha capito quanto pericoloso sia stato calare i calzoni, per dieci lunghi anni, di fronte alle sfrontate pretese di Berlusconi.

d) Il diplomatico fascista (vedi http://comeungrido.blogspot.com/2011/12/retaggi-di-unonda-nera-calante.html) che era stato messo da Berlusconi e soci a rappresentare il nostro Paese in estremo Oriente, è stato rimosso, senza tante storie, senza se e senza ma. Bene, ci mancherebbe altro, dirà qualcuno; e lo dico anche io. 
Quel che c'è di nuovo è che stavolta ciò è avvenuto come una cosa pacifica, normale. Si scopre che un membro del nostro Corpo Diplomatico è un fascista convinto (e pazienza), ma soprattutto che non esita a fare apologia di fascismo? Normale, lo si rimuove dall'incarico. Come in ogni Paese civile.
Mi ha meravigliato il fatto che la cosa sia avvenuta, appunto, senza clamori. Nessuno che ha strillato alla persecuzione Komunista, all'egemonia culturale dei "rossi", e via così.
Forse anche in questo senso il vento sta cambiando.
Evviva.

PS sento dire da qualcuno, a destra, che se le stesse cose di Monti le avesse fatte Berlusconi (es. sull'art.18) ci sarebbe stata una mezza rivoluzione. 
Ora, a parte il fatto che si potrebbe dire lo stesso per il centrosinistra (vedi le "lenzuolate" di Bersani che, solo per aver tentato le liberalizzazioni venne sepolto da una campagna di stampa senza precedenti, e come lui il povero Visco che cercava, come Monti, di gfar pagare le tasse agli evasori), il paragone non sta in piedi.
Perché se un governo normale ed affidabile propone una revisione dell'art. 18 - ma anche della Costituzione, al limite - se ne può parlare. Se lo propone un governo ladro, filofascista, asservito ben precisi interessi, la cosa puzza alquanto.

venerdì 10 febbraio 2012

Monti promosso con riserva.


A MONTI UN "SEI" SULLA 
FIDUCIA. PER ORA.



Prima di criticare Monti, guardare attentamente questa foto qui sopra.

Allora, mi si sollecita da più parti, in PVT, un parere su Monti e il suo governo.
Avevo preannunciato che si sarebbe dovuto aspettare, a mio avviso, un po’ di più per un giudizio definitivo, e rimango di questo parere.
Tuttavia, son trascorsi due mesi. Un tempo appena sufficiente per poter dare una prima impressione.

Anzitutto, una valutazione politico-istituzionale. Lasciamo andare tutte le bufale dietrologiche, secondo le quali la sola presenza del governo Monti sarebbe un attentato alla democrazia.
Da un punto di vista politico, se vogliamo dire delle cose serie, ha detto bene Lella Costa a “L’Infedele”: questo Parlamento è espressione democratica delle ultime elezioni (2008), ed è quindi a maggioranza di centro-destra. Poteva un governo, per quanto d’emergenza, esser di sinistra?
Ovviamente no.
Quindi rimproverare Monti di essere quello che è – cioè di centrodestra – è una sciocchezza. Sarebbe come rimproverare al povero De Gasperi d’esser democristiano, o a Togliatti di esser comunista.

Detto questo, personalmente da anni dico e ripeto che l’Italia ha bisogno di un centrodestra presentabile. Adesso c’è un governo di centrodestra presentabile. Non mi trova d’accordo su tutto, ma almeno è presentabile. Serio, competente, con un certo senso delle Istituzioni, che sembrava essersi smarrito definitivamente. Con un approccio mediatico decisamente più credibile e – appunto – serio – del precedente (ci voleva poco si dirà: ma se penso a certe intemerate di Bertinotti o Pecoraro Scanio, beh…).

Sul piano economico, hanno cercato di far cassa subito dove potevano farla: ancora una volta presso i soliti noti e tartassati. Ma non potevano fare diversamente.
In compenso, stanno provando a fare le liberalizzazioni (a proposito, dove sono finiti ora i sarcasmi sulle lenzuolate” di Bersani, che erano sostanzialmente simili?); secondo me anche troppo timidamente. Ma le stanno facendo. E sarebbe ora di dire sul muso a certe categorie che sono state sin troppo protette. A cominciare dai tassisti e dai camionisti. Non mi riferisco alle famose licenze, si possono studiare sistemi per risarcire il tassista dei 100 e passa chiloeruro che ha speso per la sua licenza (ma se li ha spesi è perché rendono ben di più dei 15.000 euro annui che denunciano al fisco). Ma non si riesce a capire perché debba esistere una categoria per la quale il principio della libera concorrenza non debba esistere.

Maggior equità? Ci vorrebbe, certo. Ma considerando che il governo sta in piedi grazie ai voti del PDL, potrebbe fare di più, davvero? Io non credo. E’ già un miracolo che stiano finalmente attaccando gli evasori. Altro che crisi, signori, fuori i soldi!

Poi, certo, non è un governo di sinistra. E lo dimostra incaponendosi su un Articolo 18 che con lo sviluppo dell'occupazione e dell'economia non c'entra un cavolo (ache la CGIL però ne sta facendo una battaglia aprioristica). Ma date le circostanze, lo accetto. In altri tempi lo avverserei, sia pure con minor vigore che verso Berlusconi. Ma lo avverserei. In questa temperie storica, gli auguro buona fortuna per noi tutti e dico che è anche il mio governo.