ARIDANGHETE!
MA SO' FISSATI!*
Adesso si parla, a proposito dell’art. 18, del “licenziamento
per ragioni economiche”.
Tradotto: è legittimo licenziare qualcuno perché non si ha
più lavoro per lui, oppure perché il suo operare è – per vari motivi, compresa
la sua eventuale fannullaggine – diseconomico.
Sai che scoperta: era legittimo anche prima. Si chiamava
licenziamento per “giustificato motivo oggettivo”.
E allora, si dirà, dove sta la novità?
La novità sta nel fatto che ora, diversamente da prima, se
il licenziamento economico viene dichiarato illegittimo la sanzione per il
datore di lavoro è più leggera: un risarcimento (assai più congruo di prima:
fino a 27 mensilità), anziché il reintegro.
Se le cose stanno così, se ne può parlare. Ma non si capisce
tutto ‘sto can can: soprattuto per un provvedimento che avrà sull'occupazione gli stessi effetti che può avere un cubetto di ghiaccio sul riscaldamento globale. Non si capisce, né perché
il governo ci si attacchi tanto, né perché la CGIL si opponga con tale
fermezza e pervicacia.
Risposta n.1: il governo deve dare un contentino ideologico al
PDL, da spendere in termini di propaganda elettorale. La CGIL deve poter dire
che si è eroicamente opposta.
Risposta n.2: perché per il governo è più facile fare così che affrontar davvero il nodo dell'occupazione; o della mafia; o della corruzione, per dire. E per la CGIL è più facile far bella figura con i propri iscritti mettendosi di traverso su una norma irrilevante, piuttosto che fare casino davvero su cose che contano (che so io? La lotta all'evasione, per esempio).
Ora la misura passerà al vaglio del Parlamento, e voglio
proprio vedere cosa ne uscirà. Non vorrei che, tra le pieghe dei vari
emendamenti, ce ne infilassero qualcuno che rende più difficile impugnare il
licenziamento.
Stiamo a vedere.
*Lo so che l'ho scritto in romanesco, io milanese D.O.C.: ma quando ci vuole ci vuole (quanno ce vò, ce vò).