GLI AMERICANI SCELGONO OBAMA.
E SUBITO PARTE LA RAPPRESAGLIA
Chiusura in forte calo anche
per Wall Street. Il Dow Jones perde il 2,36% a 12.933,20 punti, il Nasdaq cede
il 2,48% a 2.937,29 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,37% a
1.349,59 punti. Pesa un report di Fitch: Obama deve agire rapidamente per evitare il "fiscal
cliff", precipizio fiscale, che rappresenta un rischio per la ripresa e
per la "tripla A" degli Stati Uniti.
Non riuscire a risolvere la questione del "fiscal cliff" provocherebbe una combinazione di tagli automatici della spesa e aumenti della pressione fiscale, "provocherebbe probabilmente un downgrade del paese nel 2013". E ancora: "il problema del presidente Obama e del congresso è affrontare di petto le scelte difficili su tasse e spesa", questioni che devono essere gestite "nelle prossime settimane se gli Stati Uniti vogliono evitare una crisi economica e fiscale". (dal sito de La Repubblica)
Non riuscire a risolvere la questione del "fiscal cliff" provocherebbe una combinazione di tagli automatici della spesa e aumenti della pressione fiscale, "provocherebbe probabilmente un downgrade del paese nel 2013". E ancora: "il problema del presidente Obama e del congresso è affrontare di petto le scelte difficili su tasse e spesa", questioni che devono essere gestite "nelle prossime settimane se gli Stati Uniti vogliono evitare una crisi economica e fiscale". (dal sito de La Repubblica)
Ecco, adesso è palese. Romney
aveva promesso ai finanzieri, quelli che stanno affamando il mondo dal 2008, una
Wall Street senza regole, e all’1% più abbiente, quello che controlla la
maggioranza della ricchezza, di pagare ancor
meno tasse – il che implicava affamare ancora di più il restante 99%.
Ma gli Americani hanno scelto
Obama e punito i repubblicani.
E così subito le borse
registrano un arretramento: i riccastri e gli speculatori mettono il broncio a
un presidente liberal e nero, mentre parte il ricatto delle agenzie di rating
(le stesse che assegnavano la
tripla A anche a Lehman Brohers il giorno prima che
fallisse): o Obama fa quello che avrebbe fatto Romney, o noi gli declassiamo
gli Stati Uniti. Cicca cicca.
Per fortuna, ammesso che poi
lo facciano, non credo che la cosa abbia grossi riverberi né sull’economia, né
sulla politica USA.
Non sull’economia, perché all’attendibilità
di Fitch, Standard&Poors’, Moodys oramai credono in pochi. Non sugli
orientamenti di Obama, perché tanto non può più essere rieletto una terza
volta, quindi ha le mani libere (è vero che avrà contro il congresso,
controllato dai repubblicani, ma questo è un altro discorso e comunque era vero
anche prima delle elezioni del 6 novembre).
Se qualcuno pensa ancora che
Obama sia schiavo della finanza, eccolo servito. La finanza è potente, e
disposta ad usare tutte le armi che ha per difendere i suoi schifosi privilegi.
Ma per chi facesse il tifo, non ci sono dubbi.