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venerdì 20 ottobre 2006

La Storia si ripete?


Mi rendo conto, amici lettori, che quella che sto per citare è una fonte di parte. Ma siccome si tratta per la grande maggioranza (a parte i commenti) della registrazione stenografica di una seduta alla Camera, questa volta farò uno strappo alla regola. In memoria di un eroe.
Ultimo discorso alla Camera di Giacomo Matteotti

E’ il 30 maggio del ‘24. La Camera è chiamata a convalidare in blocco quasi tutti i deputati eletti il mese prima. Davanti a Mussolini (che resterà muto e immobile per tutta la seduta), il socialista Giacomo Matteotti denuncia con forza violenze e brogli delle squadracce ai danni dei candidati dell’opposizione. Scorro le ingiallite pagine dei resoconti stenografici di quella seduta di settantasei anni or sono. Matteotti: <<…Contestiamo in tronco la validità delle elezioni di aprile. La vostra lista ha ottenuto con la forza i voti necessari per far scattare il premio di maggioranza...>>. Voci da destra: <<Basta, la finisca! Non possiamo tollerare che ci insulti>>. Matteotti: <<Avete sostenuto che le elezioni avevano un valore assai relativo, perché il governo non si sentiva soggetto al responso elettorale e era deciso a mantenere il potere anche con la forza...>>. Farinacci, il famigerato ras di Cremona: <<Sì, sì, è così! Noi abbiamo fatto la guerra!>>. Matteotti: <<...Per vostra stessa conferma, dunque, nessun elettore è stato libero di decidere>>. Voce da destra: <<E i due milioni che hanno preso le minoranze?>>. <<Potevate fare la rivoluzione!>>, chiosa per scherno l’animoso Farinacci. Il presidente della Camera, Alfredo Rocco (che si farà più tardi truce nomea con un vergognoso codice penale) non tacita i camerati ma cerca di intimidire Matteotti: <<Si attenga all’argomento!...>>. Matteotti: <<Presidente, forse ella non m’intende: ma stiamo parlando di elezioni!>>. E riprende la denuncia. <<Esiste una milizia che durante le elezioni...>>. Guai a toccare gli sgherri armati di Mussolini. Si grida: <<La milizia non si tocca! Viva la milizia fascista!>>. E il solito Farinacci: <<Erano i balilla!>>. Matteotti: <<E’ vero, onorevole Farinacci: in molti luoghi hanno votato anche i balilla>>. Di rimando, in un drammatico crescendo: <<Per voi hanno votato i disertori! Imboscati!>>. Matteotti: <<In sei circoscrizioni su quindici le operazioni che si compiono normalmente nello studio di un notaio sono state impedite con la violenza>>. Per quanto purgati, i resoconti fanno intendere che in aula è scoppiato il putiferio. Matteotti, imperturbabile, riprende: <<A Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata...>>. Ancora Farinacci: <<Va finire che faremo davvero quel che non abbiamo fatto!>>. Matteotti: <<A Melfi s’impedì con la violenza la raccolta delle firme...In Puglia fu bastonato persino un notaio...A Genova rubarono i fogli con le firme già raccolte…>>. Da destra: <<Per voi ci vuole il domicilio coatto! Andatevene in Russia!>>. Matteotti non raccoglie le continue, crescenti provocazioni: <<...Presupposto essenziale di ogni libera elezione è che i candidati possano esporre pubblicamente e liberamente le loro opinioni. Ma questo non fu possibile. L’onorevole Gonzales, al quale fu impedito di tenere a Genova un comizio, convocò di una conferenza privata: i fascisti invasero la sala e a bastonate impedirono all’oratore di aprire bocca...>>. Urla, interruzioni. Il presidente Rocco urla: <<Onorevole Matteotti, sia breve e concluda!>>. Ma lui, imperterrito: <<A Napoli, con il ricorso alla milizia armata, fu impedito di tenere una conferenza all’onorevole Amendola, capo dell’opposizione costituzionale...>>. <<Ma che costituzionale!>>, gridano i deputati fascisti. <<E’ un sovversivo come voi!>>. Ma il caso-Amendola non è isolato. <<Su cento nostri candidati – denuncia il leader socialista –, sessanta non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!>>. <<Per paura, avevano paura!>>, si grida. Filippo Turati reagisce, tra il commosso e lo sdegnato: <<Sì, paura! Come nella Sila quando c’erano i briganti, avevamo paura!>>. E Rocco intigna a provocare: <<Onorevole Matteotti non provochi incidenti e concluda!>>. Di rimando Matteotti: <<Protesto! Non sono io a provocare, ma gli altri che m’impediscono di parlare!>>. E Rocco: <<Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole…>>. Matteotti scatta: <<Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare!>>. Scoppia un nuovo casino, di cui il presidente della Camera approfitta per ammonire Matteotti: <<Se ella vuole parlare, continui, ma prudentemente!>>. E lui: <<I candidati non avevano libera circolazione. L’onorevole Piccinini fu assassinato nella sua casa, davanti a moglie e figli, per avere accettato la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe stato il destino suo! E i seggi elettorali? Quasi ovunque erano composti solo di fascisti. In altri luoghi furono incettati i certificati elettorali, e certuni votarono dieci, venti volte: un giovane di vent’anni votò per un vecchio di settanta!>>. Il sottosegretario Finzi, seduto davanti a Mussolini, scatta in piedi e gli grida: <<Le prove! Lei deve provare quando dice!>>. E Matteotti: <<Tutto documentabile. E non ho parlato ancora della provincia di Rovigo, che è la mia ed anche la sua, onorevole Finzi: la vostra responsabilità è gravissima!>>. Finzi: <<Me ne onoro!>>. Matteotti: <<Noi difendiamo la libera sovranità popolare: ne rivendichiamo la dignità chiedendo l’annullamento delle elezioni inficiate dalla violenza!>>.Dieci giorni dopo, il 10 giugno 1924, Matteotti verrà rapito all’uscita di casa, a Roma, sul Lungotevere, da quattro uomini di Mussolini. Ucciso a pugnalate, il cadavere sarà nascosto nella macchia della Quartarella, poco lontano dalla Capitale, dove verrà ritrovato solo il 16 agosto. Poi l’Aventino dei deputati antifascisti (che i comunisti interromperanno per riprendere, ancora per poco, la battaglia in Parlamento). Il 3 gennaio, al culmine di quella che è la più grave crisi del fascismo, Mussolini tiene alla Camera il famoso discorso in cui si assume <<io, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è accaduto. Se il fascismo è stato ed è un’associazione a delinquere, io sono a capo di questa associazione a delinquere!>>. Il colpo di stato è definitivamente consumato. 


  Giorgio Frasca Polara
dal sito dei Democratici di sinistra

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