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lunedì 24 gennaio 2011

Bondi, la cultura, le scimmie ed il cinghiale




Nelle ore in cui Bondi rischia di essere sfiduciato in parlamento perchè il suo capo vuole rischiare la conta, pensando alla cultura massacrata da tagli e da scelte volte ad impoverirla, mi colpiscono alcune notizie che vedono protagonisti i leghisti.
Costoro  come scimmie impazzite eseguono gli ordini in periferia, talvolta emulando come veri cercopitechi le gesta dei capi romani e così finendo come kamikaze per esplodere le loro stupidaggini ai confini di Berlusconia , ricoprendosi di ridicolo.
Intanto il cinghiale ferito barcolla ma non molla. Grazie a chi? Ai cercopitechi, che ancora pensano che in groppa a lui arriveranno nelle terre promesse del federalismo. Ma quando mai!
Al massimo avranno un posto in prima fila durante un bunga bunga, col trota travestito da poliziotto in reggicalze. Come ha finito per fare la sua fidanzata, anticipandolo. Trota cornuto, tra l’altro…
La cultura non si mangia, dice Tremonti. L’affermazione la dice lunga sulle capacità e la lungimiranza del ministro degli evasori, ma tant’é.
Eppure la cultura fa mangiare un sacco di gente, produce e scambia molto denaro oltre ad essere lo specchio di un paese, oggi  impoverito dal berlusconismo.
Un paese senza democrazia culturale e senza memoria storica, come s’impegnano a fare già le molte TV del nano malato,  è un Paese che si può asservire con molta più tranquillità.
Un paese dove berlusconi non è più in carne ed ossa ma è diventato da tempo una fiction rassicurante che viene sempre perdonata ( credereste mai che topo gigio commetta un reato ? ). Vent’anni di impegno hanno pur sortito qualche effetto, lo dico per quelli che si domandano ancora come sia possibile che solo metà degli italiani consideri insopportabile l’attuale situazione politica e chieda le dimissioni del berlusca.
L’altra metà crede o fa finta di credere al complotto:  non tutti sono più esaltati come prima, ma chi anche fosse uscito dal cerchio dei malati conclamati, ha comunque in corpo abbastanza virus per rimanere  nel secondo o terzo cerchio dei confusi o disorientati o peggio ancora “terzista” o finanche sinistro-modernista ( vedi Renzi ).
Solo da noi è così, perchè solo da noi la sottocultura televisiva ha raggiunto ed infettato una così larga parte della popolazione, dalla invasione degli ultracorpi in poi.
Con molta stupidità e pressapochismo i leghisti ripristinano i roghi dei libri della Sacra Inquisizione
C’é aria di censura, nel Veneto leghista. Gli scrittori pro-Battisti, prima genericamente ostracizzati da un assessore della provincia di Venezia, ora vengono messi al bando nelle scuole. Mentre nelle biblioteche comunali, nel silenzio generale, stanno sparendo le opere degli autori politicamente scomodi.
Ecco gli scrittori che qualche anno fà firmavano un appello pro Battisti e che ora vengono messi al bando nel veneto leghista. Non che ce ne freghi nulla del terrorista Battisti , anzi – bisogna sempre precisare per via di deficienti in agguato  -  ma solo la stupidità peggiore puo’ avere questa ansia di censurare.
Poi se la prendono col cinema.
E’ uscito nelle sale «Renato Vallanzasca-Gli angeli del male» di Michele Placido con Kim Rossi Stuart nel ruolo dell’ex bandito.
Subito si alzato lo scemo di turno, il deputato della Lega Davide Cavallotto, invitando a boicottare il film: «Dopo aver pubblicizzato la mafia in tutto il mondo e reso celebre da Nord a Sud la sanguinaria Banda della Magliana di Roma – dice Cavallotto – non ancora soddisfatto il cattivo maestro Michele Placido è salito in cattedra per elevare a eroe lo spietato assassino Renato Vallanzasca».
«Usare giovani e affascinanti attori per sdoganare l’immagine di personaggi che dovrebbero cadere nell’oblio per i crimini commessi - secondo Cavallotto - è un insulto alla memoria delle vittime e una crudeltà verso i loro parenti. Adesso ci mancava solo la madre di Renato Vallanzasca a chiedere la grazia per il figlio al Capo dello Stato».
Ora tocca a Saviano.
A parte le tv di RAISET ed i giornali del padrone, già pronti a far pagare con il metodo del fango ( metodo Boffo), chiunque osi avere una opinione diversa da quella del mondo berlusconico , anche la figlia di Berlusconi è scesa in campo per il Papi attaccando lo scrittore con l’aria di dire:” Caro stipendiato, stai al tuo posto, non toccare il mio Papi, vendi milioni di cope che mi arricchiscono ma non ti permettere di lodare i procuratori di Milano. Ne approfitto pèer rammentarti di farti un trapianto di capelli, che sembri uno sfigato…
Sulle voci che girano intorno alle chances della figlia bruttina del premier di ereditare il potere del Papi abbiamo già detto di recente.
Per non dire dell’odio della Lega verso Saviano dopo la polemica a “Vieni via con me”: un’Amministrazione leghista viene accusata di aver tolto Gomorra dagli scaffali dalla biblioteca di Preganziol.
Sembra che gli amministratori ritengano che i libri di Saviano non siano degni di restare in biblioteca, dopo che lo scrittore ha denunciato durante la trasmissione televisiva di Rai 3 “Vieni via con me” che la mafia interloquisce con la Lega.
Saviano ha detto una ovvietà, ma i cretini si sono distinti nel sottolinearla.
La Lega e la cultura ( personale ):  Calderoli è un minus habens oppure ci fa?
L’altro esempio è che giorni fa il giudice Guariniello non ha potuto incriminire il direttore di un supermercato che vendeva prodotti con la salmonella dentro, perché la legge sulle adulterazioni dei cibi è stata cancellata dal Ministero per la semplificazione normativa, e la Corte Costituzionale intervenuta in merito aveva comunque prorogato di due anni tale legge con scadenza 31 dicembre 2010. E in due anni questo governo del fare non l’ha rifatta.
Talvolta la Lega si sveglia un mattino e se la prende con se stessa.
Conoscendo i nostri polli, i cercopitechi leghisti insomma, sembra assurdo eppure è così.
La Lega litiga per la cultura ed anzi i sindaci leghisti alzano gli scudi contro il governo, come se a Palazzo Chigi loro non ci fossero.
Oggi si sono accorti che la sforbiciata indiscriminata al settore poteva passare per le loro città. Così, con un ministro – Sandro Bondi – dimezzato e che passa le notti a pensare se dimettersi o farsi dimettere, i teatri d’Italia si trovano in ginocchio.
A guidare la rivolta il sindaco di Verona, Flavio Tosi, alle prese con l’Arena, il tempio della sua città, che rischia di chiudere per bancarotta. Verrebbe da chiedergli dove erano i suoi del Carroccio quando a Palazzo Chigi si tagliava a destra e a manca nel settore cultura. Resta il fatto che il povero (si fa per dire) Tosi ha ragione: le stagioni della lirica sono a serio rischio
Il caso Arena
In questo caso il problema non sono solo i tagli. La stagione della lirica nel 2010 ha chiuso con tre milioni in meno di incassi al botteghino rispetto all’anno precedente e 423.000 spettatori persi per strada, praticamente il minimo. Tosi, però, non ci pensa a fare mea culpa e punta il dito contro il governo: “Può accadere – dice – di dover chiudere il bilancio della Fondazione Arena in rosso, non per responsabilità gestionali, ma esclusivamente per la mancanza dei fondi statali. Da un lato mal comune mezzo gaudio, visto che questo ci accomuna a tutte le altre fondazioni liriche. Ma i casi sono due: o l’Italia, che è un Paese che vive anche di cultura e di lirica, fa i conti seriamente con questo dato, oppure qui si rischia di mandare a ramengo l’intero comparto. A gennaio ci troveremo con tutti i sindaci e i sovrintendenti interessati per andare a parlare con il ministro, perché nessuno può pensare di mandare a carte quarantotto la Fondazione Arena”. La risposta gliel’ha già data però il suo collega di partito, l’onorevole Alessandro Montagnoli, leghista, membro della Commissione Finanze della Camera. “Il no del governo al reintegro del Fondo Unico per lo Spettacolo? Purtroppo era prevedibile – premette – visto che tutti sapevano che all’interno del decreto milleproroghe le priorità erano due: il reintegro del 5 per mille, a favore del volontariato, e dare una mano al trasporto pubblico locale”. Nessuna speranza, dunque.
I Cercopitechi  fanno quadrato intorno al cinghiale ferito, per quanto ancora?
Crazyhorse70

lunedì 17 gennaio 2011

Un perseguitato?


IL NANO MAFIOSO CHE SI ATTEGGIA A VITTIMA
mafia

Vanitoso, erotomane, vestito sempre da manichino tirato a lucido, con quell'aria da arricchito ignorante, con il complesso della statura, uso ad esibire i suoi gorilla e le sue donnine come degli status symbol. Un convinto assertore della strategia per la quale se qualcuno ti sbarra la strada, lo devi comperare o distruggere.

Ecco, poi c'è stato chi si meravigliava, che uno così si lamentasse, atteggiandosi a vittima. C'era persino chi gli credeva, chi era disposto a giurare che polizia e magistratira ce l'avevano con lui per partito preso.
Ma scusa, sai la novità per un mafioso di quel calibro.

Un delinquente straricco, venuto su dal niente grazie al malaffare, ad appoggi altolocati, alla corruzione, facendo paccate di soldi su speculazioni poco chiare.
Uno che ha acquisito un potere così, sarebbe in prima pagina anche se non lo volesse, anche se non fosse un personaggio pubblico, pericoloso quanto popolare e per di più a piede libero.

E allora c’è da meravigliarsi, dico io, se uno così fa la vittima e si mette a strillare – anche contro l’evidenza perché tanto ha mezza stampa a libro paga - che le prove sono inconsistenti, che i giudici e la polizia ce l’hanno con lui, che c’è una specie di complotto?

Oddio, che poi a vederla vedere bene, forse è vero che i giudici gliel’avevano giurata, eh.
Del resto, ti meravigli? Con tutto ciò che loro e gli investigatori hanno raccolto su e contro di lui e i suoi protetti  negli anni, i magistrati e gli inquirenti si trovano nella sgradevole situazione di avere la certezza assoluta che sia un boss mafioso, ma è difficilissimo dimostrarlo. Perché la Giustizia deve dimostrare che lui è colpevole (perché giustamente è innocente sino a prova contraria, ma anche perché gode, diciamo così, di una certa popolarità).

Testimoni comperati e intimiditi, asservimento della stampa, giudici e poliziotti corrotti, tanta politica, e frammentazione dei procedimenti: per cui ciò che è dimostrato in un processo (dove magari è caduto tutto in prescrizione) bisogna ricominciare a dimostrarlo daccapo in un altro, e così via e così via.

E allora, mica è strano che i giudici e i poliziotti coraggiosi, quelli con la schiena diritta, si diano da fare in tutte le maniere a cercare di incastrarlo. Tanto più che lui li sbeffeggia, li denigra a mezzo stampa. E quindi quelli s’incazzano, dai. Quindi da un certo punto di vista è vero che è un perseguitato.
E meno male che lo perseguitano, uno così.

A un certo punto si è proprio rischiato di non riuscire a incastrarlo. Un bel rischio, eh, a lasciarlo fare quello poteva anche mirare a prendere il potere legalmente. Alla fine l’ha scampata per i reati più gravi, ma è finito nei guai per davvero per – figuriamoci! Evasione fiscale.

Evasione fiscale, sì. Ma cosa avevate capito? Stavo parlando di Al Capone.