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venerdì 30 novembre 2007

Intervista a me stesso

"DATI E FATTI" ALLA SBARRA

L’ultimo episodio è consistito nel fatto che ho obiettivamente esagerato, quanto a vis polemica, con una persona che stimo: Valerio.
Beh, interessante. Voglio dire: non esagero con altri, mi limito al sarcasmo con certi troll… e poi esplodo con un uomo civile come lui?
Proprio io, che mi chiamo “Dati e Fatti” (e chi mi segue da anni sa cosa voglio dire)?
Per approfondire questo dato, questo fatto, ho chiesto a un amico fidato, che qui chiameremo “alterego”, di intervistarmi. Ecco l’intervista.

Alterego: Senti, Dati e Fatti, abbi pazienza, ma da un po’ di tempo stai proprio esagerando, eh. Pazienza le invettive che lanci contro L0renzo su Bananabis, che ci stanno, ma non sono congruenti con il tuo manifesto ideologico di blogger (sul quale torneremo). Adesso, che tu te la pigli con uno come Valerio, mi pare davvero eccessivo, dai.

Dati e Fatti: Hai perfettamente ragione. L0renzo è un caso patologico, che può meritare il sarcasmo e il dileggio (anche se dovrei fare un uso più accorto di entrambi), ma certamente uno come Valerio non merita un trattamento simile. Mi dispiace, e gli ho chiesto scusa.

Alterego: Si, Dati, le scuse vanno bene, e Valerio da quel signore che è le ha accettate. Ma il punto è un altro. Persino tu ti abbandoni alla polemica in questo modo, suvvia! Chi conosce il tuo blog sa che questi atteggiamenti sono contrari ideologicamente al tuo essere presente sul web, no?

Dati e Fatti: Anch’io sono un uomo, e commetto degli errori. Non voglio essere come coloro i quali trattano a pesci in faccia coloro i quali non condividono le loro idee, sul loro blog, e se ne fanno un vanto. Ho sbagliato. Sono stato incoerente con ciò che dichiaro. Ho sbagliato. Lo dico. Sono stato incoerente. Bene. Anzi, male. Faccio ammenda. La tolleranza per me è tutto.

Alterego: appunto, la tolleranza. E’ stato, ab origo, il tuo manifesto. E adesso?

Dati e Fatti: E adesso, tale rimane. Il fatto che abbia sbagliato (e me ne dolgo) per un po’ di tempo  a esagerare verbalmente, sino a prendermela con uno che invece è tollerantissimo, Valerio, non significa che non desideri mantenere tale manifesto o peggio cambiare orientamento. Ci mancherebbe.

Alterego: Si, d’accordo, ma dacci una tua definizione di “tolleranza”.

Dati e Fatti: Tolleranza? A me in linea teorica già disturba il termine, “tolleranza”. Significa: “non ti posso sopportare, però – guarda come son bravo! – ti tollero… No, il termine tolleranza non mi piace. Preferisco il termine ascolto. Io ti ascolto, poi giudico se essere d’accordo con te o no. Ma intanto ti ascolto, e per il solo fatto di ascoltarti riconosco – è implicito – che tu sei libero di pensarla diversamente da me.

Alterego: Si, Dati, però consentimelo, i tuoi comportamenti ultimamente non sono stati coerentissini con questi enunciati di principio!

Dati e Fatti: Vero. E’ inutile negarlo. Debbo confessare che il gusto della polemica, la preoccupazione rispetto alla informazione dei disinformati (che in Italia son la maggioranza), ha in me preso il sopravvento. Per dirla tutta, ci sono dei momenti in cui – lo riconosco – in me prevale la difesa di una idea. Ma è una idea che vedo sempre più negletta e mistificata, quella della democrazia.

Alterego: E magari, anche quella della sinistra, no?

Dati e Fatti: Ma no, io non mi sento di sinistra. O meglio, bisogna intendersi su cosa significhi sinistra oggi. Io, per esempio, non sono mai stato comunista. Aborro lo stalinismo. Ma non mi nascondo che il comunismo, sul piano del messaggio etico, è enormemente superiore al fascismo, e su questo non transigo, pur non essendo marxista. Se si profilasse all’orizzonte un regime stalinista, sarei il primo oppositore, questo è chiaro. Ma se mi si parla della legittimità valoriale delle due ideologie, quella fascista e quella comunista, beh, se proprio debbo schierarmi, allora non ho dubbi.
Anche se – sia ben chiaro – non voglio assolutamente un regime. Di nessun tipo.

martedì 27 novembre 2007

Un pensiero per due persone che ho in mente

Dal "Corriere della Sera" di oggi.
OGNI ANNO MUOIONO 90.000 MALATI DI CANCRO SENZA TERAPIA DEL DOLORE

La denuncia: oppioidi, Italia ultima nell’UE
La popolazione italiana che soffre di dolore cronico: 15-25%
Consumo di oppioidi antidolore (spesa procapite in Euro-anno):

Germania € 7,25
Danimarca € 7,14
Austria € 3,54
UK € 3,48
Norvegia € 3,36
CH € 3,33
Svezia € 3,25
Finlandia € 2,89
Irlanda € 2,67
Spagna € 2,47
Olanda € 2,47
Belgio € 2,38
Francia € 2,36
Italia € 0,52
"Non soffrire è un diritto: sì alla morfina" – di U.Veronesi 
Fondamentale è liberare definitivamente la morfina dalle paure che ancora ne limitano l’utilizzo. Non è giusto privare i malati di un potente antidolorifico solo perché c’è chi ne ha fatto un uso improprio per uscire dalla realtà. Per questo la mia lotta al dolore, che dura ormai da 50 anni, è anche una battaglia di pensiero: bisogna distinguere tra la sostanza psicotropa e il farmaco, sottolineando che nei Paesi più avanzati nella cura del dolore, che hanno un alto utilizzo di morfina, non si è mai osservato un aumento del consumo improprio ("improprio"= in questo senso, consumo della sostanza come droga, Ndr).
Il grosso problema in Italia è allora creare una diversa cultura nei confronti del dolore: das parte del malato e dei suoi familiari che ancora lo accettano come una punizione o una catarsi contro la quale non bisogna ribellarsi, da parte del medico che lo vive come una sconfitta della sua persona e della sua professionalità.
Inoltre, malgrado le più recenti azioni liberalizzatrici nei confronti dell’uso degli oppioidi, ancora in noi prevale la mitologia che li vede come farmaci dagli effetti collaterali disastrosi, da somministrare solo in casi estremi. Al contrario, io credo che la morfina debba essere usata contro qualsiasi tipo di dolore e non solo per quello oncologico grave. E’ un farmaco da usare, se serve, anche per una distorsione alla caviglia.
Dal gennaio 2001 prescrivere morfina è più facile dal punto di vista burocratico, nonostante questo l’Italia resta ancora in coda all’Europa nell’uso di questo farmaco. Significa che esistono barriere e rifiuti di principio.
Io, di fronte a questo, riaffermo il diritto alla dignità della persona malata. Diritto che ci impone eticamente di dare a tutti i pazienti la possibilità di vivere al meglio la propria vita, nonostante la malattia.
Ci sono malattie per ora ancora inguaribili, ma non esistono malattie incurabili. Il medico deve sentirsi moralmente chiamato a curare il dolore sempre, a tutti i livelli e a tutti gli stadi di una malattia, senza aspettare che la sofferenza del paziente arrivi a un livello tale da togliergli lucidità, costringendolo a estraniarsi dal mondo. Non soffrire è un diritto fondamentale di ogni uomo e non far soffrire è uno dei doveri più alti della medicina"
Le sottolineature sono mie, NdR
Commento. Qualche medico cattolico osi, se ne ha la faccia, postare qui qualche commento sulla cosiddetta difesa della vita. 'Fanculo.

venerdì 23 novembre 2007

L'ora delle decisioni irrvocabili batte nel cielo della nostra patria

ORA O MAI PIU'?

berlusconi se la ride


Riflessioni di fine settimana.

a)      I Savoia chiedono il risarcimento danni. 260 milioni di euro. Propongo che lo Stato chieda loro il risarcimento dei danni di guerra che l’Italia ha pagato alle potenze vincitrici della II guerra mondiale, oltre al risarcimento delle vittime delle leggi razziali, di quelle dei tribunali speciali, e così via. E se no, se ne vadano a quel paese. Quale? Non hanno che l’imbarazzo della scelta, visto che hanno eletto residenza nei paradisi fiscali del mondo intero, dalla Svizzera al Lichtenstein.
b)      Se i Savoia hanno la faccia di fare una richiesta simile, dopo essere rientrati in Italia spergiurando l’esatto contrario, vale a dire di non aver nulla a pretendere, ciò vuol dire che essi pensano (purtroppo, con ragione) che la maggioranza degli Italiani oramai non ha più il senso dell’onore, né della parola data.
c)      In questa direzione, l’epopea politica del Piduista (metto la maiuscola, come la metterei per dire “Mafia” o “Mefistofele”) è solo sintomatica di un degrado morale, iniziato con gli anni ’80 della Milanodabere e del Craxismo e degli Yuppies, oppure è stata a un tempo causa ed effetto di tale degrado?
d)      Il Piduista chiede di trattare, ma come al solito alle sue condizioni. “Facciamo le riforme, ma come le voglio io. E soprattutto, andando a votare come e quando lo voglio io.” Ottimo il clamoroso due di picche che Uòlter gli ha sventolato sotto il naso. Spero che Uòlter tenga duro, e che D’Alema-facci-sognare se ne stia zitto per un po’.
e)      Abbiamo una storica occasione: mandare in soffitta il berlusconismo (inteso come lobby politica, perché ahimé come abito mentale del 50% dei nostri compatrioti ci vorrà un secolo…). Lui vuole, in prima istanza, andare al referendum (il che farebbe sì che spariscono i cespuglietti di qua e di là), e allora nel suo sogno la nuovaforzaitaliaocomecacchiolavuolchiamare vince "per forza" (?) contro il PD, non foss’altro per motivi di impatto televisivo. Ma, in tal caso, si potrebbe presentare una coalizione di centrosinistra del 48% (PD+Ulivo attale, SENZA Mastella), e si vincerebbe noi, a mani basse. In alternativa, vuole prendere tempo per trattare sulle riforme, per pararsi il culo e mantenere Fede in chiaro senza satellite, occupando di nuovo abusivamente le frequenze, e continuando a avere la RAI vassalla. NO! E’ questo il momento, in cui è senza truppe. E’ questo il momento in cui gli viene meno la sua grande forza, quella di tenere assieme graniticamente e militarmente una coalizione anti-sinistra (non dico anticomunista, perché oramai ci crede solo Bondi). O si fa adesso una riforma sul sistema radiotelevisivo, sul conflitto di interessi, e così via, o non si fa più.
f)        Fateci sognare.
g)  La recente vicenda delle intercettazioni RAI-Mediaset dimostra una volta di più il disegno eversivo di Berlusconi. Un colpo di stato vero e proprio. Basta leggere il documento programmatico di Gelli. Un colpo di Stato non fatto coi carri armati (troppo furbo l'amico): ma strisciante, fatto di intimidazione progressiva dei magistrati, di leggi e leggine passate alla chetichella, di prove di forza col manganello per vedere la reazione dell'opinione pubblica, di leggi costituzionali a colpi di maggioranza per dare pieni poteri a uno solo (salvo poi, dopo aver perso le elezioni, cercare di perdere il referendum...)
h)  La sua performance a 8 e 1/2 di ieri dimostra una volta ancora che non conosce la vergogna. Non potendo smentire la realtà delle intercettazioni, dice che il comportamento dei suoi valvassini RAI era legittimo e virtuoso. Ha la faccia come il retro. O come il reato, fate voi.
i)   Chi, da sinistra, dice che allora (vedi O. Beha) chi non lo censura in sede istituzionale è suo complice, finge di non capire che è molto più difficile la posizione di chi paga il pizzo, che quella di chi glielo impone, e non si può equiparare le due cose sotto la comune etichetta di "ladri di Pisa".
j)   A Pisa, vorrei sapere cosa ne pensano...

martedì 20 novembre 2007

Per chi ama gli animali da compagnia

ECCO IL MIO PICCOLO, GRANDE AMICO


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(quando sono triste, mi aiuta a non pensare troppo al grande nemico del mio Paese...)
Grazie, Parsifal!

lunedì 19 novembre 2007

Capirai...

FORZA ITALIA CAMBIA NOME

berlusconi5(1)
IN COMPENSO PERDE GLI ALLEATI.
Centrosinistra "incapace di governare perché diviso su tutto"
Centrodestra incapace di opporsi, e per lo stesso motivo.

Vecchissimo post, sempre attuale...

Sono passati quasi due anni da questo post, ma lo trovo attualissimo...

BERLUSCONI
È UN CASO CLINICO ?

Il testo cui ci riferiamo nelle seguenti righe è un vecchio (1967) manuale di psicologia, un testo divulgativo (“Che cos’è la psicologia”, di Pierre Daco, Sansoni ed.). Non abbiamo dunque pretese scientifiche, ma solo l’intento di offrire spunti di dibattito con gli addetti ai lavori. Vogliamo sottoporre agli psicologi alcune domande su Berlusconi, che a noi, uomini della strada, vengono spontanee in questi anni. Ci aspettiamo dagli studiosi della psiche umana contributi numerosi.


Al capitolo “Nevrosi e psicosi”, l’Autore elenca, tra le prime: astenia, neurastenia, psicoastenia, angoscia, ossessione, fobia, isteria, ciclotimia, paranoia.
Alla domanda “cos’è la psicosi?”, Daco risponde così: “La differenza tra nevrosi e psicosi sta nel grado di consapevolezza che la persona ha del suo stato. Per esempio: supponiamo una persona che soffre di allucinazioni, che <>. Se è convinta dell’assurdità della sua allucinazione, è nevrotica. Se al contrario crede alla presenza reale del diavolo, è colpita da psicosi. Altro esempio: una persona nevrotica può immaginare continuamente di fare grandi cose, di essere un Capo di Stato, un grande capitano, un grande medico. Sa che è assurdo, ma questi sogni <>, permettendogli di sfuggire la realtà interiore. Ma se un individuo crede di essere Napoleone, è psicotico. (…) Nella psicosi, il malato è dunque incapace di criticare il proprio stato.” 
 Abbiamo proceduto per eliminazione. Abbiamo quindi scartato:
-  l’astenia (“mancanza di forza”, e nel caso di Berlusconi il “paziente” non si direbbe a corto d’energia),
-  la neurastenia (“depressione generalizzata del sistema nervoso”: non sappiamo a chi legge, ma a noi Berlusconi non appare depresso),
-  la psicoastenia (“lo psicoastenico difficilmente svolge attività intellettuali…il soggetto avverte crudelmente la sua incapacità ad agire”: incapacità ad agire? Agisce sin troppo!).
- l’isteria (i sintomi non corrispondono: “crisi di pianto e risa, episodi di paralisi…” No, non ci siamo).
- la ciclotimia, potrebbe andar bene, perché il soggetto “oscilla tra due stati opposti. In un dato momento il suo stato d’animo è euforico, esaltato, eccitato, compie il suo lavoro con molta vivacità, s’interessa di tutto, pieno di entusiasmo. Possiede facilità di parola, vivacità di spirito. Ha la risposta immediata, è sicuro della sua forza…” Fina a qui il quadro è convincente, ma poi leggiamo che in altri momenti il paziente “si chiude in sé stesso. Dubita, esita. Affonda in un’indifferenza totale e cupa. (…) Si ritira nella solitudine, si sente inferiore e mediocre…” e qui proprio non ci siamo.

Rimanevano le paure, nelle loro varie gradazioni psicologiche (angoscia, ossessione, fobia) e la paranoia. 

-  L’angoscia. Scrive l’Autore: “Qual’è la differenza tra la paura e l’angoscia? La paura è una reazione di fronte a un pericolo reale. L’angoscia è una reazione di fronte ad un pericolo che non esiste all’esterno. (…) L’angoscia patologica è una sensazione molto penosa, accompagnata da uno o più fenomeni fisici: pallore, tremito, crisi di nervi, batticuore, sudore, spasmi viscerali..” A noi non è parso che il quadro clinico corrispondesse. Mai visto Berlusconi avere pallore e tremori davanti a una bandiera rossa.
- L’ossessione. “E’ un sentimento o un’idea estremamente penosa; essa è presente nella mente in modo continuo e spesso atroce. L’idea è tenace, dolorosa, e provoca profonda angoscia (vedi) con tutte le conseguenze psicologiche e fisiologiche.” Ci sembra di capire che il quadro clinico sia simile all’angoscia: perciò scartiamo anche l’ossessione.
-  Le fobie. “La fobia è un tipo d’ossessione. E’ caratterizzata dalla paura di un’idea, di un oggetto o di una determinata situazione” Siamo quindi pur sempre nell’ambito dell’angoscia. Niente da fare. Rimane solo la paranoia.

- La paranoia, invece, secondo l’Autore, è “una nevrosi che presenta molteplici manifestazioni, dallo squilibrio di grado lieve, alle gravi psicosi e alle allucinazioni.

Perbacco! Interessante. Proseguiamo la lettura.

“Il paranoico ha uno smisurato orgoglio, che a volte nasconde sotto una finta modestia.” Nel caso di Berlusconi, non si può parlare di modestia, nemmeno finta (peraltro, Daco dice “a volte…”).
Ma di smisurato orgoglio, sì.

Basta leggere qualche sua dichiarazione.
La più recente (10 febbraio 2006): “Meglio di me ha fatto solo Napoleone”
E prima?

“Nella mia vita ho già compiuto tre miracoli. Da costruttore, da sportivo, da editore.” (31 marzo 1994)

“Ho fatto bene più di chiunque altro, in tutti i settori in cui mi sono cimentato” (13 agosto 1994)

Finora, si direbbe, la paranoia è un promettente filone di ricerca.
“Il paranoico”, proseguiva Daco, nel suo testo del 1967, “crede di essere l’intelligenza in persona, si attribuisce tutti i meriti, tutte le virtù, esige il rispetto che si deve ai grandi.”

Accidenti!

Sfogliamo i giornali, e scopriamo che Berlusconi ha detto frasi come le seguenti.

“Se i giornalisti facessero l’esegesi di quello che dice il signor Berlusconi, vedrebbero che ha sempre ragione” (11 novembre 1994, a L’Espresso)

“Come ha detto Scapagnini, sono immortale. Io sono l’Unto del Signore, c’è qualcosa di divino nell’essere scelto dalla gente.” (25 novembre 1994, a La Repubblica on Line)

“Vi spiegherò il Vangelo di Forza Italia, il Vangelo secondo Silvio” (4 aprile 1995, da Il Messaggero)

“Io sono assolutamente certo di essere l’uomo più democratico che mai sia giunto ad essere Primo Ministro d’Italia” (25 gennaio 2002, all’agenzia ASCA)

“Mi sta venendo un complesso di superiorità, per cui dico: meno male che ci sono io” (3 dicembre 2002, Roma: presentazione di un libro di Bruno Vespa)

“Io vinco sempre, sono condannato a vincere” (24 maggio 2003, all’agenzia ANSA)

A questo punto, cominciamo a sospettare di essere sulla strada giusta.

Sempre parlando del paranoico, Pierre Daco scrive: “La tolleranza non esiste per lui, salvo quando recita la parte del tollerante, che rafforza la sua apparenza di grandezza d’animo. E’ ostinato e testardo, ombroso verso tutto ciò che colpisce la sua enorme suscettibilità (…) Non riesce a intendersi con nessuno, se non quando crede che lo si riconosca superiore.”

Ci ritorna in mente la reazione scomposta che ebbe davanti al Parlamento Europeo, il 3 luglio 2003, alle “provocazioni” di Shultz, quando gli diede del nazista in diretta. Ma in fin dei conti, che cosa aveva detto Shultz di così provocatorio, a Berlusconi, come domande, durante il dibattito per l’inaugurazione del semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea, ai primi di lugli odel 2003?
Lo aveva insultato?
No.
Aveva detto: “Voglio riprendere una parola menzionata dal collega Di Pietro: Conflitto d’interessi. (…) Le esternazioni di Bossi, suo ministro (…), non sono minimamente compatibili con la carta



dei diritti fondamentali dell’UE. Come presidente di turno, Lei è invitato a difendere quei valori (…) Lei, parlando di sicurezza, ha utilizzato un concetto: Europol (Polizia Europea, ndr). Ma che pensa di fare per accelerare l’istituzione di un pubblico ministero europeo, e l’entrata in vigore del mandato d’arresto europeo (al quale l’Italia si oppose fino alla fine, e ratificò per ultima, a causa delle pressioni di Forza Italia e Lega, benché consentisse l’immediata estradizione dei terroristi, ndr)? (…) Se Nicole Fontane (del Partito Popolare Europeo, di cui Forza Italia fa parte, ndr) non fosse così bene riuscita a rinviare così a lungo le procedure per l’immunità a Berlusconi e a Dell’Utri, Lei non avrebbe più posseduto l’immunità di cui oggi ha bisogno”.
Insomma, aveva fatto il suo mestiere di esponente dell’opposizione: domande “difficili”.

Ma forse è un caso. Controlliamo sulla stampa. Cerchiamo altre frasi di Berlusconi.

“A me sembra di essere civile, urbano, paziente, riguardoso, rispettoso” (28 febbraio 2002, TG3)

“Io sono bravo, buono e mantengo le promesse. Gli altri sono cattivi, capaci di tutto e buoni a nulla. Sembra una battuta, ma invece è proprio così.” (28 marzo 2005, da un’intervista pubblicata su Parioli pocket)

“Per fare quel mestiere (il giudice, ndr), bisogna avere delle turbe mentali, bisogna avere dei disturbi psichici.” (4 settembre 2003, intervista allo Spectator)

A questo punto cominciamo davvero a sospettare che, insomma, forse, beh, un po’ di paranoia… Ma andiamo avanti.
Secondo l’Autore, che – lo ricordiamo – scriveva negli anni ’60 e quindi non sapeva nemmeno chi fosse Berlusconi, i paranoici “non sono, evidentemente, consapevoli della falsità di tutte queste manifestazioni, poiché hanno un profondo bisogno di credere in esse.
Il paranoico mente continuamente.
Immagina situazioni in cui fa la figura dell’uomo superiore, recita la parte più bella.
Fa apparire abilmente di avere alte relazioni puramente immaginarie…”

Cavolo! Ma dove ho letto quella cosa… Ah sì, in una specie di manifesto di Forza Italia, che gira su Internet di recente. Ma dove l’ho messo?
Eccolo. Dice:

“Mai come oggi è stato alto nel mondo il prestigio dell’ Italia, grazie soprattutto all’ instancabile attività del presidente Berlusconi (…)Tra i successi, rivestono eccezionale portata storica mondiale: la fine ufficiale della <guerra fredda>, con la stretta di mano tra Bush e Putin a Pratica di Mare; la convocazione ad Erice della Conferenza di pace tra Israele e Palestina.”

Ma pensa un po’, credevo che la guerra fredda fosse finita per implosione dello stalinismo, oltre che per merito di personaggi come Gorbaciov, Reagan e Papa Woityla, alla fine degli anni ’80, invece è merito di Berlusconi…

Credevo che Israeliani e Palestinesi continuassero a scannarsi e che la guerra da quelle parti fosse ancora in corso.
Invece scopro che non c’è mai stato il muro di Gerusalemme, e che le donne ebree e quelle palestinesi si scambiano ogni giorno odorosi mazzi di fiori, e che è merito Suo… devo proprio ripassare la Storia!

Ammenocché non si tratti proprio di quella continua tendenza al falso di cui parla l’Autore?? Quella tendenza a millantare “alte relazioni”??

Andiamo avanti. E scopriamo che la paranoia nasce da piccoli.

“Il bambino paranoico (…) non sopporta alcuna disciplina, di qualsiasi tipo essa sia. E’ incapace di sottomettersi allo spirito di gruppo” (qui mi viene in mente che Berlusconi continua a punzecchiare i suoi alleati dicendo “se gli elettori avessero dato il 51% a me…”, bell’esempio di spirito di gruppo!), “e non concepisce che un regolamento possa applicarsi a lui. Esige di essere <>, e che lo si riconosca. (…) Pensa spesso di essere perseguitato, perché secondo lui la sua lucidità e intelligenza lo rendono pericoloso”

Domande amletiche, cari addetti ai lavori, cioè psico-terapeuti:

- È forse per questo che Berlusconi etichetta come “illiberale e liberticida” la Par Condicio adesso, che spera nel 20% dei voti, ma se ne fregava allegramente quando Forza Italia era appena stata fondata e quindi aveva lo 0% dei consensi, perché le elezioni del ’94 non c’erano state ancora?

-  E’ forse per questi motivi, che Berlusconi parla di “pentagono rosso” e “persecuzione giudiziaria” (quando le prime inchieste su di lui furono negli anni ’70, per traffico di droga, vicinanza con la mafia ed evasione fiscale, e quindi la politica non c’entrava per niente (Forza Italia attenta, c’è una valanga di documenti al proposito)?


Non sono mica uno psicologo, forse non ci ho capito niente: ma non sarà che Berlusconi è proprio un paranoico?




N.d.R.: A tale post inserito nel forum del sito http://brunik.altervista.org seguì un intervento di un altro utente EcceBombo, professionalmente competente della materia:

Ciao Condorbianco*. Rispondo con ritardo al tuo post delle 11,35. Scusa: la giornata di intenso lavoro mi concede poche pause per consultare il forum. Complimenti per l'acume col quale hai usato il testo di Daco per formulare una diagnosi sul nostro premier: non sei un tecnico, e i risultati ai quali pervieni sono ammirevoli. Ci sei andato vicino, secondo me, ad una diagnosi corretta.


Ecco una risposta semiseria (più seria che semi) al tuo quesito. A partire dai dati che elenchi, il nostro paziente non soffre di paranoia, come sospetti, ma di un suo possibile antecedente, noto come Disturbo Narcisistico di Personalità (sigla DNP). Fino a che riesce a mantenere una idea grandiosa di sé (ciò che con Daco giustamente chiami smisurato orgoglio), il nostro paziente con DNP non soffre (di solito, però, fa soffrire gli altri: vedi la distinzione classica di Schneider fra psicopatici che soffrono e psicopatici che fanno soffrire gli altri). Per mantenere tale idea grandiosa di sé, il paziente ha varie possibilità:
1) estorcere ad ogni costo adulazione e fittizi encomi da chi è costretto a darglieli, pena le più varie conseguenze punitive (vedi cosa è successo quando il Follini ha voluto smettere di tributargli onori, vedi come finisce ora la storia delle tre punte);
2) ricorrere all'auto-esaltazione ad oltranza ("sono l'Unto del Signore", "solo Napoleone ha fatto più di me", "ho fatto meglio di chiunque altro", e così via);
3) negare ad ogni costo errori seppur minimi e difetti (anche quelli inevitabili, legati all'invecchiamento del corpo): dal chirurgo plastico al trapianto di capelli, dall'ascolto di Bondi a quello di Fede, tutto farà purché lo specchio e l'approvazione dei FEDEli gli restituiscano una immagine assolutamente "superiore" di sé.


I problemi seri emergono quando queste tre strategie falliscono. Allora sì che può emergere la paranoia (delirio di grandezza e di persecuzione) oppure uno stato di acuto scompenso psicopatologico che alcuni studiosi chiamano di "vuoto terrifico", a sua volta seguito da una depressione grave e praticamente incurabile.
Si può ragionevolmente prevedere che se il nostro premier (eravamo nel febbraio 2006, Berlusconi era premier, NdR) perdesse non solo le prossime elezioni, ma anche, dopo l'eventuale sconfitta, il ruolo di capo dell'opposizione, queste, la depressione grave o il delirio di persecuzione, sarebbero le sole due alternative che gli si aprono.


Che dire di più? Normalmente ho compassione di chi soffre così tanto, ma in questo caso non posso augurarmi che il cav. riesca ad evitare a lungo la suddescritta sofferenza. Se la evitasse, coterebbe troppo a tutto il resto del Paese.
*Il messaggio era rivolto alla compianta OperazioneVerità, ma EcceBombo fece confusione coi posts

sabato 17 novembre 2007

La fine del cava-tappo

E DOPO ARCORE?


SINISTRAFASCISTA


Dicono.

Berlusconi dice che la maggioranza imploderà, e a sentire le dichiarazioni di Dini non ha torto.
Purtuttavia, il “Cava” di Arcore sbaglia, se crede che ciò porti a elezioni anticipate. A parte lui, nessuno le vuole.
Non le vuole nessuno: Prodi, perché …ovvio.
La sinistra estrema, perché ha visto i sondaggi.
Il PD, perché può aspirare a ben altro che al 30%, ma ha bisogno di tempo.
Mastella, perché non ha ancora chiaro chi vince.
Le forze di centro, da Di Pietro a Mastella a Dini a Follini a Casini, perché rifare la Balena Bianca richiede il suo tempo.
Non lo vuole AN, perché finalmente ha capito che fare il reggicoda del Cava (il quale ha la statura storica del Tappo) equivale a legarsi mani e piedi a qualche cosa che la Storia condannerà ben presto al… nulla.
Persino Bossi, che non riesce più a far tacere i Maroni di cui si è circondato, comincia ad avere i suoi dubbi.
Napoletano, ovviamente, lo dice da sempre: no alle urne se non c’è prima una legge elettorale nuova (e poi, ma questo non ha bisogno di dirlo, perché è scritto nella Costituzione, perché se dalle consultazioni esce una nuova compagine di governo, alle urne non si va, indipendentemente da ciò che farebbe porco comodo al Cava-Tappo).

Ordunque.
Con tutta evidenza, a breve non si vota. E intanto si tratterà sulle riforme istituzionali.

Quindi?

Quindi, nulla, siamo alle solite. Salvo che, secondo me:

a) fusse che fusse la vorta bbona che la destra comincia a sganciarsi dal berlusconismo. A questa condizione, son disposto a votare domani mattina, se il Cava-Tappo se ne va in esilio in Tunisia posso accettare che vinca le elezioni una destra diversa da questa. Ma ciò implica una seria legge sul conflitto d’interessi, la mandata di Fede sul satellite,  eccetera. La vedo lunga. Ma non dispero.

b) Si va verso un modello tedesco, e quindi proporzionale. Per me non c’è scandalo, se non fosse che in Italia significa un rischio forte, di ritorno al potere d’interdizione dei cattolici su ogni riforma. Però, se non altro, ‘sto potere di interdizione sarebbe palese, oggi è mascherato ai più. E comunque è presente.

c) Per i più anzianotti, ricordate la famosa “democrazia bloccata”, basata sulla conventio ad excludendum verso il PCI e al blocco del c.d. “arco costituzionale verso il MSI? E’ stato questo, non tanto il proporzionale, a determinare il blocco della democrazia nella prima repubblica. E’ per forza un male tornare al proporzionale?

                                                              
La vignetta è qui per gentile concessione del suo autore, il mio amico Andrea Pedrazzini, al quale vanno le mie orazioni di ringraziamento (http://andped.wordpress.com)

martedì 13 novembre 2007

Senza titolo

FACCI HA IL MAL DI PANSA

Riassumo per chi non lo sapesse. Facci su Il Giornale ha scritto una delle sue, cioè che la RAI è "una cloaca", e che è "il vero cancro dell’Italia" (ma quando buttava fuori quelli che non piacevano al suo padrone piduista, se ne stava ben zitto…).
Si becca una querela dalla RAI.
Santoro vorrebbe invitarlo ad Annozero, ma la direzione dell’azienda glielo vieta.
Santoro non può che obbedire, ma dice chiaro e tondo in trasmissione che per lui è sbagliatissimo e che rasenta la censura impedire di invitarlo (personalmente, condivido).
Ma chi è Filippo Facci?
Per chi non lo sapesse, è uno dei molti pennivendoli che tessono quotidianamente le lodi del piduista, ovviamente dicendo il peggio possibile della sua controparte politica.
Ma se si vuole un sommario elenco delle sue malefatte giornalistiche, si veda qui: http://bananabis.splinder.com/tag/facci_filippo

Insomma un campione di obiettività, un vero maestro del giornalismo…
Giampaolo Pansa è quel tale che – dicendosi da sempre di sinistra – ha improvvisamente scoperto che nella guerra civile ‘44-’45 ci sono stati dei morti anche tra i "neri", e che non tutti i morti furono uccisi in combattimento. Da allora non scrive altro che libri vòlti a dimostrare che i partigiani furono dei gran cattivoni, e i comunisti dei gran censuroni.
C’è persino qualcuno che lo vorrebbe più pulito e più obiettivo di Giorgio Bocca, solo perché quest’ultimo – pur ammettendo le atrocità – sèguita a dire, in sostanza: "si, ma se avessero vinto i fascisti?".
Mi era già venuto il dubbio che Pansa si sia, non dico venduto, ma insomma diciamo convertito, ecco, alla vulgata destrogira del "i morti son tutti uguali".
Ora però ne abbiamo la prova. Eccola.
Pansa: "Con Facci epurazione ridicola"
articolo di Luca Telese – "Il Giornale", sabato 10 novembre 2007
"non gli piace (a G.Pansa, ndr) per nulla nemmeno quel che è successo con il giornalista del Giornale "embargato" alla Rai.
Facci non va da Santoro...

  • Dico subito che è ridicolo: io leggo sempre Filippo (Facci, ndr), lo considero un collega bravissimo."
Ah, ecco. Applausi.

lunedì 12 novembre 2007

Che domenica bestiale

UN BRANCO DI IDIOTI

STRISCIONE1
Ieri per me ERA stata una bella giornata. Al mattino con Datimoglie e Adolefiglia ad assistere a una partita di pallavolo tra squadre juniores (ci gioca una sua amica): grande sportività in campo e fuori, le sconfitte che si complimentano con le vincitrici, e queste ultime che ringraziano senza degnazione.

Nessun genitore pirla sugli spalti, tutti applaudono tutti.
L’aria dell’hinterland milanese, in un bellissimo cielo terso con gli alberi colorati d’autunno, era stupenda. Al pomeriggio tutti e tre di nuovo fuori, alla fiera del tartufo di Via Ripamonti, in mezzo a una folla allegra, un po’ infreddolita, composta, che assaggiava salamelle e vin brulé. Siamo i felici possessori di due tartufini di Norcia che ci sono costati un patrimonio e che dureranno pochissimo.

E così, dopo cena, visto un bel film alla TV, mentre Datimoglie si appisolava sul sofà, DatieFatti zappingava pigramente, cercando (confesso) le previsioni del tempo, prima della nanna. E lì ha scoperto che un poliziotto scemo e alcuni branchi di cerebrolesi sedicenti tifosi gli stavano rovinando il ricordo di una domenica serena.

Quindi si impone qualche pensierino sugli ULTRAStupidi.

Primo: c’era da aspettarselo, e io infatti me lo aspettavo. Dopo i provvedimenti presi in seguito alla morte di Raciti, che hanno effettivamente reso assai più sicuri gli stadi, gli idioti teppisti organizzati non vedevano l’ora di menare le mani e vendicarsi sulla polizia.
Era tutto preparato. Se io, che non appartengo alla loro categoria, vado allo stadio, non ho nulla di infiammabile con me, salvo l’accendino bic (che non basta certo per dare fuoco a un pulmino della polizia, lì è assai più utile una molotov).

Secondo: c’è da aspettarsi che il centrodestra tenti di strumentalizzare, come sempre, anche questo episodio, magari addossando la colpa a Veltroni per i disordini di Roma (in tal caso, sorvoleranno con elegante levità su quelli di Milano, perché lì c’è la Moratti); oppure diranno che questo governo è imbelle, le solite stupidaggini insomma, come se loro avessero mosso un dito, in cinque anni di governo cleptocratico.

Terzo: il poliziotto che ha sparato è un cretino galattico, e va punito con tanta più severità proprio perché poliziotto. Non voglio allora sentire cretinaggini del tipo “non delegittimate le forze dell’ordine” (idiozia di probabile provenienza destrorsa) o ancora “polizia violenta” (cazzata probabilmente levogira).

giovedì 8 novembre 2007

Attualità

MISCELLANEA PARLAMENTARE

Allora, qualche considerazione alla rinfusa (ho poco tempo).
Io, se vedo comparire il senato federale, o altra forma di federalismo "più avanzato" (sic!) dell’attuale, questa volta mi astengo davvero, e non scherzo.
  1. Berlusconi conferma di non conoscere il concetto di vergogna. Avesse difeso il suo editto bulgaro, dicendo (come allora disse e ripeté) che era legittimo da parte della maggioranza sfiduciare dei giornalisti RAI, sarebbe criticabile, ma almeno coerente. Qui invece siamo – per chi ha letto Orwell – al Ministero della Verità, che controllando l’informazione riscrive al contrario la Storia. Alla faccia di chi dice che "l’85% dell’informazione è in mano ai comunisti".
  2. Diliberto ha detto una cazzata, a proposito della salma di Lenin, una battuta. Rimane – storicamente e politicamente – un nano. Ma non mi fa paura. Dell’Utri invece sì.
  3. La Forleo adesso dice piangendo di non aver ricevuto pressioni, e che la stampa l’ha fraintesa. Forse era un po’ tesa. Rimane che la sua indagine va difesa.
  4. Oggi (dice La Repubblica, della quale non sempre mi fido) pare che il Piduista abbia aperto, con i suoi, per una possibile trattativa istituzionale verso il PD E il csx in generale sulle riforme, visto che ormai si è rassegnato e pensa di non riuscire a far cadere Prodi così presto. Allarme tra le anime libere, sento puzza di D’Alema e inciuci. Ma non l’hanno ancora capito che con quello lì non si può trattare?
  5. Sembra (Sartori sul Corriere, giorni fa), che nel disegno di legge istituzionale (leggi: riformicchia della Costituzione) si offra alla Lega il Senato Federale (art. 70 se ben ricordo, del DDL). Non hanno ancora capito che non si svende la Patria per 30 denari?
  6. Sono sempre più perplesso. Ma continuerò a votare CSX perché questa destra è peggio, per la democrazia, G8 di Genova docet. Ed è peggio per mille motivi. L'assalto alla Costituzione, e quindi il tentativo di Colpo di Stato. La guerra, anzi le guerre. Il tentativo nemmeno troppo velato di distruggere le libertà sindacali. Il controllo asfissiante sugli organi di informazione. LE decine di figure di merda collezionate davanti al mondo, in termini di politica estera e visibilità mediatica mondiale. Lo strazio del territorio. La collusione con la mafia e addirittura la sua pretesa sostenibilità in termini ideologici ("con la mafia bisogna convivere").
  7. E come faceva Catone, che concludeva ogni suo intervento al Senato di Roma con un bel "delenda Carthago", anche quando non c’entrava una cippa, anch’io continuo a sostenere "Berlusconium delendum est" (politicamente parlando, beninteso). A qualsiasi costo.
Alla prossima.

martedì 6 novembre 2007

Grandi d'Italia

addio, vecchio caro amico
                                                                      
enzo biagi
                                                                     

Addio, Maestro.

venerdì 2 novembre 2007

Intervista a una donna omosentimentale

firmadati



ACRYLIC E IL  SUO  VISSUTO

Io non ho SCELTO di essere etero. Io sono così. E' una colpa? E' un merito? Né l'una, né l'altro, direi. Se è per questo sono anche sterile, e nell'800 sarei stato additato per questo come anormale e magari vizioso, chi lo sa (come se la fertilità avesse a che vedere con la libido)?
Sulla base di questa riflessione, ho rivolto alcune domande a una mia web-amica omosessuale, Acrylic.
Ne è nata l’intervista che segue.

D.: Acrylic, anzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Se te la senti, possiamo cominciare da una presentazione personale.

R.: Sono una persona di 30 anni, una donna, nata in una famiglia cattolica; i miei genitori erano pazzi d’amore e dal loro matrimonio sono nata io, prima di tre sorelle. Potrei dire che lavoro in uno studio di avvocati, che ho una passione viscerale per la musica, la filosofia ed il diritto e che sono ancora una “bambocciona”, ma credo che la prima parte mi rappresenti di più.

D.: Che tipo di educazione hai ricevuto?

R.: I miei genitori, cattolici forse sui generis, ci hanno insegnato poche cose: amare- amarsi, aiutare, essere oneste e non tradire mai sé stesse. Hanno avuto la forza di non indicarci il chi, il come ed il perché, di lasciarci estremamente libere nella forma e di cercare di capire anche quando la strada che abbiamo preso non l’hanno condivisa.
Questo mi ha aiutata a vivere con naturalezza ed equilibrio l’orientamento omosessuale che ho scoperto d’avere durante l’adolescenza.

D.: Ecco, questo è un punto centrale, direi: come hai scoperto il tuo orientamento?

R.: Per la verità, se vado indietro con la memoria direi che l’omosentimentalità, termine che preferisco ad omosessualità, è sempre stata parte di me…sin da piccolina, anche se poi credo di aver avuto un’adolescenza come tante mie coetanee, fatte di dubbi, esperimenti sentimentali, flirt ed una storia ufficiale con un ragazzo per ben sette anni.
Mi sono dovuta arrendere al mio orientamento sentimentale quando, agli sgoccioli ormai del mio fidanzamento, incontrai l’amore per la prima volta nella mia vita.
Avevo 24 anni, e lei era una donna. A distanza di tempo non riesco ancora a descrivere quello che successe, ricordo solo che una mia amica sorrise e disse semplicemente “ti sei finalmente innamorata”. Ed era così, scoprii di non essermi mai innamorata prima…ed è per questo che amo il termine omosentimentalità, perché la discriminante, quello che mi ha fatto capire quale fosse la mia strada ed il mio orientamento non è stata un’attrazione o un desiderio sessuale tout court, ma l’amore.

D.: E il desiderio fisico?

R.: Il desiderio sessuale è qualcosa che è venuto dopo…prima c’è stato lo stupore, la meraviglia, le notti insonni, il mal di stomaco, la necessità di cercare con gli occhi ovunque quella donna, di fare chilometri per incontrarla “casualmente” ed improvvisare un “ciao” goffo e sconclusionato. Prima di un bacio c’è stata una rivoluzione interiore, e quello che con più tenerezza serbo nell’animo fu quella sensazione di lotta e di pace, il desiderio di ammirare l’oggetto misterioso del mio desiderio per ore ed ore, anche in silenzio, come fosse un quadro di Magritte.
Quello che mi sembrò, a 24 anni, estremamente fluido e naturale fu invece frutto di una battaglia interiore durata quasi dieci anni. Prima di sentirmi libera di essere quella che sentivo d’essere ho conosciuto la chiusura, la depressione forte, l’autolesionismo, la voglia di morire… E questo mi è accaduto nonostante l’amore della famiglia, un amore incondizionato e sincero, e nonostante nella mia stessa famiglia non ci fossero discriminazioni, anche perché abbiamo conosciuto e frequentato gay senza che questo si traducesse in battutine offensive o finto-machiste.

D.: Quindi anche in una famiglia così aperta alla diversità, è stato difficile accettarsi?

R.: Mi sono chiesta sempre il perché, il motivo della mia disperazione, della mia lotta così strenua e convinta contro quel pensiero quando solo affiorava, il perché di tutto quel dolore che non è il mio dolore ma è il buio che conosce probabilmente la maggior parte delle persone omosessuali, e che spinge verso forme più o meno esplicite di autodistruzione. La risposta che al momento mi sono data è che per quanto possiamo essere amate-i a prescindere dalla scelta del nostro oggetto del desiderio, e per quanto possiamo avere intorno persone non-discriminanti, la costruzione della propria identità, soprattutto se non rientrante nella norma (numerica) è un percorso difficile e sofferto. E’ la sofferenza che conosce chi non rientra in una norma accettata, appunto, sia gay, lesbica, nero-a, grasso-a o altro.. sapere di stare per costruire la propria persona anche intorno ad un fulcro disprezzato da molti, è un’esperienza che per essere compresa nella sua difficoltosa complessità dovrebbe essere vissuta.

D.: Quindi è stata più la società che la tua famiglia a renderti difficile darti una identità nella quale star bene?
R.: Un’aggravante di tipo culturale, che si va ad aggiungere a quanto già detto, c’è, ed è quel senso strisciante di peccato morale che colpisce silenziosamente, qualcosa che è parte integrante della nostra educazione, una sorta di patto tacito. Col tempo mi sono resa conto che anche se i miei genitori non hanno mai condannato esplicitamente l’omosessualità, il fatto stesso di presentare l’eterosessualità come l’unica via percorribile, di censurare con imbarazzati silenzi le domande che una persona pone, o l’indirizzare un bambino ed una bambina verso giochi più consoni se mostra preferenze differenti, inculcando sin da piccoli l’idea di un ruolo sociale e sessuale ben preciso e correggendo tendenze ritenute pericolose… Tutto ciò, di fatto, rende intriso quel bambino-a di un’idea che faticherà a scrollarsi di dosso durante la propria esistenza: l’idea che l’eterosessualità sia l’unico modo di amare, ed il resto sia qualcosa di sbagliato, da evitare, da correggere assolutamente. Questa convinzione profonda genera quella che la Yourcenar in un suo romanzo giovanile chiama la “lotta vana”; vana ma disperatissima e spesso distruttiva.

D.: Ti sarai senz’altro chiesta mille volte “perché mi piacciono le donne?” Io per parte mia, come etero, confesso di averci pensato pochissimo, essendo la mia identità socialmente accettata. Tuttavia, come dicevo presentando la tua intervista, la risposta che mi sento di darmi è “perché sono nato così”. Tu, che risposta ti dai?
R.: Per quanto riguarda le origini dell’omosessualità il dibattito è antico ed ancora parzialmente aperto. Al momento è consolidata scientificamente l’idea che omosessuali non si nasca. Non c’è nulla che distingua una persona eterosessuale da una omosessuale, nulla di biologico o di chimico, si ipotizza che siano determinanti fattori psicologici (non patologici, s’intende), educazione, ambiente, cultura, concause varie che si vanno ad innestare su una persona e che possono portare ad un naturale sviluppo omo-sessuale. Tra l’altro questa consapevolezza, radicata negli ambienti omosessuali, ha generato una reazione negativa alla campagna della regione toscana, raffigurante un bambino con un braccialetto recante la scritta “omosessuale”. Dire che “gay si nasce” rimanda ad una concezione desueta e vagamente “malata”.
E’ la “attenuante” che generalmente le persone, in una maniera a volte pietistica, concedono agli omosessuali.. “C’è nato, poveretto, cosa può farci?”.
Hai ragione quando ti domandi e mi domandi quale merito o demerito ci sia nell’innamorarsi di un uomo invece che di una donna, e viceversa, e la mia risposta è: nessuno; ma personalmente vado oltre e chiedo: abbiamo bisogno di sapere che una persona non ha altre possibilità, che l’omosessualità non sia anche una libera scelta per sopportare l’idea di una futura e probabile integrazione? Faccio un esempio, ci sono alcune persone che, pur se non “nate” gay o lesbiche, a seguito di esperienze personali si determinano in maniera omosessuale, in questo caso si dice che non sia una omosessualità “primaria”, però il dato di fatto è che queste persone, per vari motivi, riescono a vivere e ad esprimersi maggiormente con una persona del proprio sesso, trovano un equilibrio in questo senso e non sentono che questa scelta sia un problema, anzi, la vivono come una soluzione, il punto è: se un adulto si autodetermina e non reca danni ad alcuno, né commette reato, perché non si dovrebbe accettare questo tipo di scelta? Potrei fare l’esempio contrario..ci sono molti omosessuali che non riescono, per vari motivi, a vivere e a sentire positivamente la propria omosessualità, e trovano pace ed equilibrio con una persona del sesso opposto, senza che questa scelta sia vissuta in maniera tormentata o infelice…voglio arrivare a dire che il metro di misura, il punto da non perdere di vista dovrebbe essere sempre l’equilibrio o la felicità di una persona, la possibilità di determinarsi in un senso o in un altro, cercando di vivere sé stessi nella maniera più serena possibile.
La realtà, materiale e sentimentale, è molto più ricca e misteriosa di quanto non si possa pensare, l’unica cosa che potrebbe immunizzarci da stereotipi o pregiudizi non veritieri è l’immergersi fra la gente e nelle storie…solo cominciando ad immergermi nella realtà ho sciolto ogni riserva su me stessa.

D.: Un’ultima riflessione, Acrylic: cosa fa sì secondo te che in certe società e in certe epoche storiche l’omosessualità sia stata più accettata che in altre?
R.: L’omosessualità, storicamente, è stata maggiormente accettata in tempi di abbondanza e pace e demonizzata in quelli di carestia e guerra. All’omosessualità si lega la paura radicata di estinzione della specie, infertilità, morte, fine... Bisognerebbe cominciare seriamente a discutere su una tendenza adottata da molte persone in una percentuale, tutto sommato costante...Infatti è in crescita in relazione alla crescita della popolazione mondiale; si dovrebbe cominciare a fornire un’informazione costante ed imparziale circa questo tipo di orientamento, per tentare di abbassare il livello di ignoranza a riguardo (scandaloso che ancora si associ il gay al pedofilo, quando questo tipo di malattia colpisce maggiormente gli etero)e per far sentire meno isolate le persone che intendono vivere la propria vita sessuale liberamente.
Grazie di cuore, Acrylic, anche a nome di tutti i nostri lettori.