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lunedì 29 marzo 2010

Berlusconi si sgonfia e la lega si gonfia

PROSSIMO AL COLLASSO ?


Alla faccia della prudenza voglio espormi con un ragionamento semplice semplice che molti faranno probabilmente domani.
E’ difficile cercare di capire il significato di una elezione a scrutinio ancora in corso e con il voto in bilico in almeno 4 regioni determinanti ( Puglia, Lazio, Liguria e Piemonte)

Ma il significato politico di quanto sta accadendo può trarsi anche con i dati finora in possesso.

Alle ore 19,56 del lunedì elettorale il centrosinistra è in vantaggio di sette regioni a  quattro, con il Piemonte ed il Lazio per un pelo al centrosinistra.

L’altro dato certo è che il modo di far politica di Berlusconi e, in parte minore, dell’opposizione non è piaciuto ad un italiano su tre che è rimasto a casa.

Gli ultimi dati virtuali, sempre smentibili dal risultato ufficiale , registrano pertanto la vittoria della Bonino nel Lazio su filo di lana.

Il Lazio è la regione scelta per vari motivi da berlusconi e soci per la loro prova di forza.

Nonostante la sinistra partisse con  la zavorra dello scandalo Marrazzo riesce comunque a vincere: ciò  vuol proprio dire che la  Bonino è stata una carta vincente, come anche che i pasticcioni della destra romana l’hanno fatta veramente grossa con la lista pdl e giustamente sono stati puniti.

Dal punto di vista politico generale si registra una buona avanzata della Lega al Nord ( ma non pare che La Russa sarà costretto a mangiare un asino vivo in Lombardia ), la sconfitta del pdl rispetto alle politiche di due anni fa, la rinascita del centrosinistra- non tanto per lo stato di salute ancora incerto del PD, quanto in relazione a due figure carismatiche come la Bonino e Vendola, l’affermazione in alcune regioni ( vedi Emilia ) delle liste di Beppe Grillo, che han portato via diversi punti e qualche chance di vittoria ad esempio alla Bresso in Piemonte, dove pare stia all’ultima scheda col leghista Cota.

La vittoria delle Lega significa qualcosa negli equilibri interni al governo, ma non compensa affatto la sconfitta di Berlusconi, la quale è causata più dai suoi errori/orrori che dalla autonoma forza della opposizione.

Berlusconi aveva cavalcato queste elezioni come fossero la lotta del bene contro il male: ed ha perso in maniera netta ed eclatante nella maggiorparte delle regioni.

La lega diventa lo zoccolo duro del berlusconismo ed il nano diventa il capo della lega, C.L. e poco più.


Al sud, se non fosse stato per il suicidio della Campania e della Calabria, Berlusconi sarebbe solo mafia  – che non è poco – e nient’altro.

Invece i 20 anni del bassolinismo hanno pesato nella voglia di un ricambio ( oltre ai fortissimi rapporti Cosentino- cosche camorriste ) e Loriero era troppo indebolito da fango ed indagini perchè non si preferisse l’originale , Scopelliti, alla copia di un piccolo ras delle tessere. Inoltre laggiù c’era anche un terzo candidato dell’IDV.

Questo gonfiarsi della Lega ed il contemporaneo ridursi del PDL sono risultati evidenti senza bisogno di aspettar scrutinii.

Ora loro proveranno a fare raffronti con le precedenti elezioni del 2005 e diranno di aver vinto anche loro, diranno che han dovuto scontare complotti ed attacchi dei giudici, ma ormai neanche i suoi  credono più a queste lagne.

Del resto tutti possono notare : 1) queste erano elezioni prettamente politiche- 2) le elezioni regionali del 2005 sono in un altra epoca storica.

Queste non son state elezioni amministrative ma un referendum su Silvio Berlusconi; inoltre il governo ha fatto poco e male   , basta leggere il bilancio delle cose fatte  che abbiamo pubblicato in queste ore per capirlo ed è giusto che riceva finalmente uno stop dai cittadini italiani.

L’unica domanda è : la caduta del cinghiale ferito sarà ancora lenta o diverrà progressivamente rapida e 
rovinosa ?

Che ruolo giocherà la Lega : affretterà la caduta del boss di Arcore o sarà la sua stretta alleata fino alla fine, fin dentro la ridotta della valtellina?

Occorre stare attenti alla pericolosità del cinghiale ferito, può trascinarsi appresso  -  e  mandare  in  rovina insieme con lui  -  molte cose e molte persone…

Crazyhorse70

sabato 27 marzo 2010

Per colpa di Berlusconi siamo nel GIPSI: anche un gorilla farebbe meglio...

GIPSI KING


Per alcuni facciamo parte dei PIIGS, per altri dei GIPSI. In entrambi i casi siamo “soci” del poco esclusivo club dei cinque paesi europei con i problemi economici più gravi.
Intanto la Banca d’Italia segnala che le famiglie italiane sono sempre più povere. Sui grandi giornali economici internazionali come il Financial Times o il Wall Street Journal, un nuovo acronimo sta facendo rapidamente strada: PIIGS sigla composta dalle iniziali dei cinque paesi europei: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna…Prima la Grecia, ora Spagna e Portogallo e c’è chi dice che presto toccherà anche all’Italia
In molti Paesi dell’area euro si registrano squilibri di bilancio ampi e rapidamente crescenti”, ha dichiarato il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, accrescendo le preoccupazioni non tanto per la situazione greca, già nota e dove il deficit di bilancio è schizzato sopra il 13%, ma che si preannuncia un piano di rientro per il 2012, quanto le paure su Spagna, Italia e Portogallo.
Mentre l’euro torna ai livelli di sette mesi fa sul dollaro si scatenano le vendite sui mercati azionari europei e salgono rapidamente i Credit Default Swaps, in pratica le assicurazioni sul rischio di fallimento, per i titoli pubblici di quei Paesi. C’è chi, però, assicura che tra Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, proprio l’Italia sia il paese che al momento pare stia meglio di tutti: sebbene il suo rapporto debito/Pil sia il più alto in assoluto, vanta anche un livello di disoccupazione inferiore a quello degli altri Stati mediterranei e una struttura delle medie imprese che, comunque, nonostante le difficoltà, permette di evitare quelle tensioni che nei paesi vicini hanno creato confusioni.
E’ pur vero che la situazione della disoccupazione e della occupazione precaria ed in forse ( basti pesnare alle difficoltà sul prolungamento della cassa integrazione ed ai milioni di precari sempre sul ciglio del burrone) è da ora in poi che va monitorata, checchè ne dica il governo essendo i prossimi mesi e non quelli passati, il periodo decisivo per la tenuta del nostro paese sul fronte dei dati economici.
Pertanto le chiacchiere sulla “crisi ormai passata” o  sulle “particolari sfortune affrontate da questo governo dalla torri gemelle in poi” sono balle per gonzi che solo i vari Fede e Minzolini possono spacciare per argomenti economici : tutt’al più van bene nei bar, nei tendoni dei circhi o  dopo un certo tasso alcolico. Costoro ricordano i vecchi film con Alberto Sordi,  il quale preso in flagranza e portato in pretura, ad un certo punto fa il piagnone e dice “c’ho avuto a malattia
Per colpa di questo governo, piuttosto, siamo entrati nell’acronimo dei più sfigati d’Europa.
Questo è il  regalo agli italiani che tanto ama fatto dal nano maledetto e dai suoi accoliti leghisti, questo è il miracolo italiano.
Col governo Prodi, che pure per mettere i conti in ordine non era andato per il sottile anche con gli strati popolari ( sebbene la pressione fiscale sotto berlusconi sia aumentata ), eravamo fra i primi paesi in europa.
Voglio dire: la crisi economica derivata dai derivati – scusate il gioco di parole – e di cui era sponsor allora anche il Tremonti colbertiano di oggi , ha  colpito tutti, però noi più di altri, poichè – al netto delle chiacchiere – scaliamo le posizione all’incontrario.
Ed ora, come mi ricorda un bravo blogger dei dintorni che spesso passa anche di qui, la parola ai dati ed ai fatti.
Economia
Qui a lato il raffronto sul PIL fra i governi succedutisi negli ultimi 15 anni.
Nel 2009 il prodotto interno lordo dell’Italia è crollato del 5%, il dato peggiore dal 1971. Sempre secondo l’Istat la vendita al dettaglio ha registrato il record storico negativo, pari all’1,6% e rappresenta: il dato peggiore dal 2001.
Dal dicembre 2009 il tasso di disoccupazione in Italia è salito all’8,5%, dall’8,3% di novembre. E’ il dato peggiore da gennaio 2004. I senza lavoro salgono così a 2.138.000, ben 57mila in più rispetto al mese prima, e 392mila in più rispetto a dicembre 2008. (Fonte Ministero del Tesoro)
Il fatturato dell’industria italiana è crollato del 18,7% rispetto al 2008 e gli ordinativi sono colati a picco del 22,4%: il dato peggiore dal 2000.
Sempre considerando l’intero 2009 il fatturato totale dell’industria e’ calato del 17,4% sul mercato interno e del 21,6% su quello estero. (fonte ISTAT)
Nel 2009, le esportazioni italiane sono crollate del 20,7% e le importazioni del 22%, rispetto al 2008. Lo comunica l’Istat, aggiungendo che si tratta dei peggiori dati sui flussi commerciali dal 1970.
Tutto questo si ripercuote negativamente sul reddito delle famiglie italiane, che secondo una ricerca di Bankitalia, è calato più del 4% mentre l’indebitamento delle famiglie è salito del 30%.(Fonte Bankitalia)
La quota di famiglie che dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà è salita dal 15,4% del 2007 al 17,0%. In aumento chi non riesce regolarmente a pagare le bollette (11,9% contro l’8,8% dell’anno precedente, acquistare abiti (18,2% contro il 16,9%).
Crescono le famiglie cui è capitato di non avere, in almeno un’occasione, soldi sufficienti per pagare le spese per i trasporti (8,3% contro il 7,3% del 2007) e quelle che sono in arretrato con il pagamento del mutuo (7,1% di quelle che hanno un mutuo, contro il 5,0%).
Quasi un terzo delle famiglie (31,9%) non riesce a far fronte a una spesa imprevista di 750 euro con risorse proprie. (FONTE ISTAT)
Insomma, questi sono i numeri. Leggeteli, assorbiteli e le conclusioni tiratele voi.
Debito pubblico : Bankitalia: sale il debito e calano le entrate fiscali
Secondo il supplemento statistico al Bollettino ha raggiunto a gennaio 1.787,8 miliardi: +1,5% sul mese precedente
e +5,2 sull’anno. Gli incassi, sempre a gennaio, a 28,809 miliardi di euro, contro i 29,675 dell’anno precedente
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A fronte di ciò  Berlusconi che fa ? Sostiene i piccoli imprenditori che in veneto si stanno suicidando come mosche ( già 13 suicidi ) per non sopportare gli esiti della crisi?
Sostiene la domanda togliendo un po’ di tasse sul lavoro in modo che la busta paga sia migliore tenuto conto che da noi ci sono le retribuzioni più povere d’Europa?
No, lui fa ben altro, lui dà il via al Ponte sullo stretto ed alla Banca del Sud …
Se io fossi ( per i più scemi che leggono trattasi di dialogo surreale) un capo mafia, come dire, lo terrei nel mio cuore un giuggiolone come il berlusca, visti i regali ( come dimenticare il caro scudo fiscale?) che mi fa sovente.
Certo spesso mi  arresta molti pesci piccoli o capi in testa passati e già sostituiti…ma che volete un po’ di scena dobbiamo fargliela fare al nostro giuggiolone che in concreto ci vuol tanto bene…e poi a togliermi dalle palle questi mi ha fatto anche un favore…
Tornando in me devo dire che pensare a tali grandi opere è per il premier ormai residuale, nel senso che ci pensa quando ha tempo.
Dico questo perchè molto tempo ne assorbono le  riunioni quotidiane con i suoi 70 avvocati per studiare come fuggire alla giustizia ( il secondo dei suoi obiettivi quando entrò in politica, il primo era togliersi i debiti ed arricchirsi alla faccia nostra, e ci è riuscito…).
O quando gli rimane tempo dalle ore ed ore passate al telefono ( centinaia di telefonate scoperte solo nell’indagine di Trani…) a ricattare, costringere ed insultare i suoi servi che non si decidono a cancellare certe trasmissioni nonostante lui li abbia messi lì per questo motivo.
Insomma quando ha residualmente del tempo pensa a noi con le sue grandi opere…
Crazyhorse70

mercoledì 17 marzo 2010

La nuova normativa sulla class action è contraddittoria, dispendiosa e innocua...


La nuova norma

Da quando è possibile: dal primo gennaio 2010 sarà possibile esercitare l`azione collettiva di classe per  sanare gli illeciti commessi dal 16 agosto 2009 in poi.
In che cosa consiste: l`azione di classe consiste in un`azione collettiva, promossa da uno o più consumatori/utenti, i quali agiscono in proprio oppure dando mandato ad un`associazione di tutela dei diritti dei consumatori. Gli altri consumatori interessati, titolari di una identica pretesa, possono scegliere di aderire all`azione di classe già promossa, senza dover ricorrere al patrocinio dell`avvocato. Resta salva, comunque, la possibilità di agire individualmente per la tutela dei propri diritti. Quest`ultima ipotesi è incompatibile con la scelta di aderire ad una class action.
Chi può farla: i consumatori/utenti che abbiano subito le conseguenze di condotte o pratiche commerciali scorrette; oppure che abbiano acquistato un prodotto difettoso o pericoloso; oppure ancora che versino in una medesima situazione di pregiudizio nei confronti di un`impresa, in conseguenza di un inadempimento contrattuale.
Come si fa: mediante ricorso al tribunale uno dei soggetti consumatori/utenti propone l`azione assistito da un avvocato, eventualmente dando mandato ad un`associazione di tutela dei consumatori. Tutti gli altri cointeressati possono aderire senza doversi rivolgere all`avvocato.
Le differenze rispetto a prima: rispetto alla precedente stesura della norma (mai entrata in vigore), la disciplina attuale in vigore dal 1 gennaio 2010 si caratterizza per la tutela di diritti di singoli aventi contenuto identico od omogeneo, con attribuzione della legittimazione in capo al consumatore/utente; mentre l`altra versione imputava questa facoltà solo in capo all`associazione. La nuova normativa inoltre si caratterizza per la semplificazione del meccanismo di liquidazione del danno.
I possibili benefici: se molte persone ricevono singolarmente un danno di portata economicamente modesta difficilmente decidono di sostenere individualmente le spese necessarie per sostenere e vincere la partita legale. Ma se l`azione, invece, è condotta collettivamente, le spese si abbattono e il singolo acquista maggiore forza nei confronti della grande impresa.

Il commento

Questa class action è  una parente povera delle richieste collettive di risarcimento che caratterizzano le economie dei principali Paesi occidentali.
Scajola ci spieghi, ad esempio,  perché il governo Berlusconi non ha introdotto la class action sui prodotti finanziari e sulle vicende riguardanti l’inquinamento ambientale dei grandi siti industriali
Il governo ha mutilato lo strumento della class action rispetto alla legge voluta dal ministro Bersani.
Ha, infatti, reso enormemente più complicato e costoso per i cittadini-consumatori difendersi dagli abusi e dai disservizi e, inoltre, ha indebolito le possibilità d’intervento delle associazioni dei consumatori, a cominciare dalle iniziative contro le banche per le condizioni sul massimo scoperto.
Vi ricordata il crac Parmalat e Cirio? Il governo sembra aver deliberatamente inseguito l’obiettivo di impedire che le vittime dei due maggiori dissesti finanziari degli ultimi tempi potessero usare l’azione collettiva per essere risarciti dell’inganno patito.
Il sospetto diventa realtà pensando  al cosiddetto processo breve che minaccia di far rapidamente decadere anche gli ordinari processi che riguardano, in tutto o in parte, anche quelle vicende Cirio e Parmalat di cui s’è detto.
Inoltre manca il pricipio di retroattività (si può ‘andare indietro solo fino a metà 2009). Non a caso sono stati tenuti fuori gli illeciti di massa come quelli sulle obbligazioni Argentina, Cirio e Parmalat.
Se poi si guarda a come è regolata la ‘class action’ nei confronti della Pubblica Amministrazione e delle aziende fornitrici di servizi pubblici essenziali (luce, gas, acqua, ecc.), le note diventano ancora più dolenti.
In questi casi specifici la via scelta dal governo Berlusconi suona davvero come una presa in giro  nei confronti di coloro che volessero intentare un’azione collettiva.
Poniamo il caso della ingiustificata sospensione di una fornitura. Ebbene, una volta riconosciuta la propria ragione, i cittadini conculcati potranno sì ottenere il ripristino della prestazione dovuta, ma senza diritto ad alcun risarcimento del danno.
Insomma, allo Stato e alle imprese concessionarie dei pubblici servizi viene garantita piena e totale franchigia anche da quel secolare principio giuridico che si sostanzia nella formula del chi rompe paga.
Del resto quel genio di  Renato Brunetta lo aveva annunciato: una versione dell’azione collettiva non indirizzata al risarcimento, ma al ripristino di standard di efficienza, da presentare nel solo settore pubblico.
Quindi niente previsione del commissariamento in caso di inottemperanza da parte dell’amministrazione.
Se alla fine dell’iter giudiziario i cittadini dovessero aver ragione, non succederebbe assolutamente niente, come esplicitamente ammesso su questo punto nel testo del decreto, licenziato dal CDM il 17 dicembre scorso «nessun onere a carico dello Stato», che tradotto significa: non c’è un euro per nessuno.
Anche il ricorso al giudice di pace sarà più problematico. Non solo per i ricorsi contro le multe ove è prevista una tassa di 40 euro, ma anche se si tratta di contratti assicurativi, contratti bancari e finanziari, condominio, salute. Per il ricorso di questi ultimi si è tracciata la strada della conciliazione obbligatoria presso gli organismi privati di conciliazione, come l’unica percorribile.
Ciò significa per il consumatore andare incontro ad un costo certo, ma a nessuna certezza di soluzione. Il consumatore dovrà sostenere, quindi, un doppio costo: prima nell’accesso privato alla giustizia tramite gli organismi di conciliazione e poi al giudice di pace.
La normativa é inef­fi­cace ed inu­ti­liz­za­bile, inoltre,  sia nel caso della spe­cu­la­zione sulla pasta, che dei ritardi dei treni o degli adde­biti in bol­letta per ser­vizi non richie­sti, e nean­che nel caso degli aumenti delle com­mis­sioni venuti alla luce con l’indagine dell’Antitrust.
Essa, infatti, pre­sup­pone l’esistenza di inte­ressi iden­tici pre­vede costose spese di pub­bli­cità per chi l’attiva,  dif­fi­coltà nel pre­sen­tare le pro­prie richie­ste di risar­ci­mento e soprat­tutto risar­ci­menti sim­bo­lici.
A que­sto punto per essere risar­citi meglio la tra­di­zio
la tra­di­zio­nale strada del ricorso al giu­dice di pace o un ricorso plu­rimo.
Inoltre c’è una complicazione svelata dalla recente giurisprudenza che rende ancora più complessa contraddittorie e costosa l’attività giurisdizionale  cui i cittadini dovrebbero far fronte , come ben chiarito dagli  interventi del prof. Andrea Giussani, dell’Università di Urbino, nei convegni tenutisi  a Milano sulla  entrata in vigore della Class Action.
Difatti alcune parti della normativa sembrano interpretabili nel senso di una disciplina parallela e quindi confliggente con la vecchia class action non formalmente abrogata: un vero pasticcio, uno dei tanti del governo dei pasticcioni…
Rosellina970

domenica 14 marzo 2010

Unità in difesa della democrazia


 ORA O MAI PIU' 



Berlusconi, Minzolini e Innocenzi persino nello Zimbabwe dovrebbero dimettersi


12-03-2010 Il Tar e l'inchiesta// Si è alzato il sipario, la scena ora è evidente a tutti anche ai più refrattari. Per la prima volta dalla caduta del regime fascista l'Italia repubblicana è in piena crisi: viviamo oggi in un regime totalitario che sta cancellando ogni spazio di libertà. La situazione può degenerare ulteriormente con il rischio di tensioni politiche non controllabili.
Le rivelazioni del quotidiano il Fatto sull'indaginedi Trani che, attraverso le intercettazioni telefoniche, svela le pressioni fatte da Silvio Berlusconi per chiudere Annozero, raccontano solo l'ultimo capitolo: il controllo esercitato dal premier sul Tg1 è di puro stampo autoritario. Se le rivelazioni del Fatto saranno confermate in tutta la loro gravità e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e Giancarlo Innocenzi dell'Agicom saranno indagati, persino nello Zimbabwe sarebbero automatiche le loro dimissioni.
 
Telebavaglio, B. sotto inchiesta 
Antonio Massari
il Fatto
12-03-2010


Silvio Berlusconi voleva “chiudere” Annozero. Un membro dell'Agcom – dopo aver parlato con il premier - sollecitava esposti contro Michele Santoro. Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini – al telefono con il capo del governo – annunciava d'aver preparato speciali da mandare in onda sui giudici politicizzati. E le loro telefonate sono finite in un fascicolo esplosivo. Berlusconi, Minzolini e il commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi: sono stati intercettati per settimane dalla Guardia di Finanza di Bari, mentre discutevano della tv pubblica delle sue trasmissioni. E nel procedimento aperto dalla procura di Trani - per quanto risulta a Il Fatto Quotidiano – risulterebbero ora indagati. 


Lo scenario da “mani sulla Rai” vien fuori da un'inchiesta partita da lontano. L'indagine .-   condotta dal pm Michele Ruggiero – in origine riguardava alcune carte di credito della American Express. È stata una “banale” inchiesta sui tassi d'usura, partita oltre un anno fa, ad alzare il velo sui reali rapporti tra Berlusconi, il direttore generale della Rai Mauro Masi (che non risulta tra gli indagati), il direttore del Tg1 e l'Agcom. Quelle carte di credito, in gergo, le chiamavano “revolving card”. Sono marchiate American Express e, secondo l'ipotesi accusatoria, praticano tassi usurai sui debiti in mora. In altre parole: il cliente, che non restituisce il debito nei tempi previsti, rischia di pagare cifre altissime d'interessi. E così Ruggiero indaga. Per mesi e mesi. Sin dagli inizi del 2009.   Fino a quando una traccia lo porta su un'altra pista. Il pm e la polizia giudiziaria scoprono che qualcuno – probabilmente millantando – è certo di poter circoscrivere la portata dello scandalo: qualcuno avrebbe le conoscenze giuste, all'interno dell'Agcom, che è Garante anche per i consumatori. Qualcuno vanta – sempre millantando – di avere le chiavi giuste persino al Tg1: è convinto di poter bloccare i servizi giornalistici sull'argomento, intervendo sul suo direttore, Augusto Minzolini. Le telefonate s'intrecciano. I sospetti crescono. 


L'inchiesta fa un salto. E la sorte è bizzarra: Minzolini, il servizio sulle carte di credito revolving, lo manderà in onda. Ma nel frattempo, la Guardia di Finanza scopre la rete di rapporti che   gravano sull'Agcom e sulla Rai. Telefonata dopo telefonata si percepisce il peso di Berlusconi sulle loro condotte. Gli investigatori si accorgono che il presidente del Consiglio è ciclicamente in contatto con il direttore del Tg1. La procura ascolta in diretta le pressioni del premier sull'Agcom. Registra la fibrillazione per ogni puntata di Annozero. Sente in diretta le lamentele del premier: il cavaliere non ne può più. Vuole che Annozero e altri “pollai” - come pubblicamente li chiama lui - siano chiusi. E l'Agcom deve fare qualcosa. Berlusconi al telefono è esplicito: quando compulsa Innocenzi - che dovrebbe garantire lo Stato, in tema di comunicazione - parla di chiusura. E Innocenzi non soltanto lo asseconda. Ma cerca di trovare un modo: per sanzionare Santoro e la sua redazione servono degli esposti. E quindi: si cerca qualcuno che li firmi. I ruoli si capovolgono: è l'Agcom che cerca qualcuno disposto a firmare l'esposto contro Santoro. Innocenzi è persino disposto, in un caso, a fornire, all'avvocato di un politico, la consulenza dei propri funzionari. 


La catena si rovescia: un membro dell'Agcom (che svolge un ruolo pubblico), intende offrire le competenze dei propri funzionari (pagati con soldi pubblici), a vantaggio di un politico, per poter poi sanzionare Santoro (giornalista del servizio pubblico). In qualche caso   si cerca persino di compulsare, perchè presenti un esposto, un generale dei Carabinieri.
L’immagine di Berlusconi che emerge dall’indagine è quella di un capo di governo allergico a ogni forma di critica e libertà d’opinione. Si lamenta persino della presenza del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, a Parla con me: Serena Dandini, peraltro, è recidiva. Ha da poco invitato, come sottolinea il premier, anche il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Il   premier si scompone: nello studio della Dandini, due giornalisti (del calibro di Mauro e Scalfari), l'hanno attaccato. Chiede se - e come - l'Agcom possa intervenire. Innocenzi ci ragiona. Sopporta telefonate quotidiane. Berlusconi incalza Innocenzi, ripetutamente, fino al punto di dirgli che l'intera Agcom, visto che non riesce a fermare Santoro, dovrebbe dimettersi. Il premier intercettato dimostra di non distinguere   tra il ruolo dell'Agcom e il suo ruolo di capo del Governo. Pare che l'Autorità garante debba agire a sua personale garanzia. Gli sfugge anche che, l'Agcom, può intervenire   soltanto dopo, la trasmissione di Anno Zero. Non prima. E infatti – dopo aver raccolto lo sfogo telefonico di Innocenzi sulle lamentele di Berlusconi – un giorno, il dg della Rai Mauro   Masi, è costretto ad ammettere: certe pressioni non si ascoltano neanche nello Zimbawe. 


Il parossismo, però, si raggiunge a fine anno. Quando San-toro manda in   onda due puntate che faranno audience da record e toccano da vicino il premier. La prima: quella sul processo all'avvocato inglese Mills, all'epoca indagato per corruzione, reato oggi   prescritto. La seconda: quella sulla trattativa tra Stato e Cosa Nostra, dove Santoro si soffermerà sulle deposizioni di Spatuzza, in merito ai rapporti tra la mafia e la nascita   di Forza Italia. Non si devono fare, in tv, i processi che si svolgono nelle aule dei tribunali, tuona Berlusconi con il solito Innocenzi. Secondo il premier – si sfoga Innocenzi con Masi – si potrebbe dire a San-toro che non può parlare del processo Mills in tv. Non è così che funziona, ribadice Masi. Non funziona così neanche nello Zimbabwe. Comunque Masi non risparmia le diffide. Per il presidente della Rai non mancano le occasioni di minacciare la sospensione di San-toro e della sua trasmissione. A ridosso della trasmissione su Spatuzza, al telefono di Innocenzi, si presenta anche Marcello Dell'Utri. Tutt'altra musica, invece, quando il premier parla con Minzolini, che Berlusconi chiama direttorissimo.   Sulle vicende palermitane, Minzolini fa sapere di essere pronto a intervenire, se altri dovessero giocare brutti scherzi. E il giorno dopo, puntuale, arriva il suo editoriale sul Tg1: Spatuzza dice “balle”. Tutte queste telefonate, confluite ora in un autonomo fascicolo, rispetto a quello di partenza, dovranno essere valutate sotto il profilo giudizario. Se esistono dei reati, dovranno essere   vagliati, e se costituiscono delle prove, avranno un peso nel procedimento. È tutto da vedersi e da verificare, ovviamente, ma è un fatto che queste telefonate sono “prove” di regime. Dimostrano la impercettibile differenza tra i ruoli del controllato e del controllore, del pubblico e del privato. Le parole di Berlusconi che, mentre è capo del Governo e capo di Mediaset, parla da capo anche a chi non dovrebbe, Giancarlo   Innocenzi, dimostrano che viene meno la separazione tra i due poteri.


Altrettanto si può dire delle parole deferenti di Innocenzi che anziché declinare gli inviti esibisce telefonicamente la propria obbedienza e rassicura Berlusconi: presto sarà aperto lo scontro con Santoro. Dietro le affermazioni sembra delinearsi un piano. È soltanto un'impressione. Ma il premier sostiene che queste trasmissioni debbano essere chiuse, sì, su stimolo dell'Agcom, ma su azione della Rai. Tre mesi dopo questi dialoghi, assistiamo alla sospensione di Annozero, Ballarò, Porta a porta e Ultima parola proprio per mano della par condicio Rai, nell'intero ultimo mese di campagna elettorale. E quindi: la notizia di cronaca giudiziaria è che Berlusconi, Innocenzi e Minzolini, sono coinvolti in un'indagine. La notizia più interessante, però, è un'altra: il “regime” è stato trascritto. In migliaia di pagine. Trasuda dai brogliacci delle intercettazioni telefoniche. Parla le parole del “presidente”. Il territorio di conquista è la Rai: il conflitto d'interesse del premier Silvio Berlusconi – grazie a questi atti d'indagine - è oggi un fatto “provato”. Non è più discutibile.


Ginsborg: folle l'impeachment del Colle
Maria Cristina Carratu, la Repubblica, 12-03-2010
ONIDA: incostituzionale il legittimo impedimento// «Matteo Renzi non sottovaluti il contenuto eversivo del governo Berlusconi, la democrazia in Italia corre un serio pericolo». Paul Ginsborg, storico, leader della prima ora di movimenti e girotondi, ne è convinto: le recenti bordate del sindaco di Firenze contro la manifestazione di domani (temere un golpe, ha detto, «fa ridere i polli», «io sono stanco di abbaiare, vorrei cominciare a vincere»), «sono un errore».
Con Di Pietro che chiede l´impeachment di Napolitano il centro sinistra, avverte Renzi, rischia l´effetto boomerang.
«Bisogna ripeterlo: o il centro sinistra sta unito, e Bersani e Di Pietro stringono un´alleanza di ferro contro il grave pericolo che corre il paese, o Berlusconi non sarà mai sconfitto. La richiesta di impeachment è follia, ma spesso la chiarezza di Di Pietro è stata utilissima su questioni su cui il Pd è stato latitante».
Per il sindaco i pasticci del Pdl dovrebbero offrire l´occasione per far valere una proposta politica, non per scendere in piazza.
«Perché si dia un golpe non servono per forza violenze e manganelli. Oggi la vera emergenza democratica si gioca su due fronti: quello istituzionale, certo, rispetto a cui la piazza, luogo storico della società civile, riveste un ruolo cruciale. È già accaduto che l´indignazione della gente abbia imposto la correzione di indirizzi pericolosi. E però, il fronte più decisivo è quello culturale».
In che senso?
«Dopo tanti anni di controllo berlusconiano delle tv commerciali e nazionali, e della più grande casa editrice italiana, si è formata una cultura fortemente caratterizzata dal self-interest e dalla passività, ovvero da una sostanziale indifferenza per la politica. Il vero golpe sta in questo».
E una protesta di piazza rimedierà ad un´analisi mancata?
«In politica, diceva John Stuart Mill, è un problema quando i cittadini sono "un gregge di pecore che brucano quiete fianco a fianco". Appunto: fra un branco di pecore e dei cani che abbaiano ai ladri della democrazia, scelgo senz´altro i cani».
Sembra tornare l´antica questione del rapporto fra cultura di piazza e di governo, che segna tutta la storia della sinistra.
«Sì, ma come battere il berlusconismo se non si capisce cos´è? Suggerirei a Renzi di leggersi Berlusconi passato alla storia. L´Italia nell´era della democrazia autoritaria, di Antonio Gibelli. E poi di dirmi se ha ancora il coraggio di definire i berlusconiani solo dei cialtroni».

domenica 7 marzo 2010

8 marzo 2006 - 8 marzo 2010


Alla memoria di "Operazione Verità"


PER CHI HA VISTO E PER CHI NON C'ERA.
CHI LA CONOBBE SA.

mimo33
Gli altri vadano al post che pubblicai qui l'8 settembre 2007.

martedì 2 marzo 2010

No Mafia Day: le ragioni per manifestare il 13 marzo a Reggio Calabria.


Animazione Flash
MAFIA E POLITICA
Le ultime inchieste dimostrano che le cosche siedono nel Parlamento italiano. Ancora un segnale inquietante. Che non può passare sotto silenzio. Come non si può tacere di fronte alle infiltrazioni delle cosche nelle istituzioni locali, nelle società miste, nei grandi appalti, nelle liste per le prossime regionali e di fronte ai rapporti opachi tra mafia e massoneria, tra cosche e apparati deviati dello Stato. Esiste un gravissimo problema – mafie in tutta Italia e il Caso Calabria – ‘ndrangheta oggi deve diventare una priorità del Paese.
IL RICATTO DEL LAVORO
Ma sono le questioni del precariato e del lavoro nero il vero nodo. Che si tratti di migranti ridotti in schiavitù e deportati come è avvenuto a Rosarno o di giovani laureati, un contratto di lavoro resta un miraggio, così come una prospettiva di carriera e di vita indipendente. Zero controlli, corruzione dilagante, diritti calpestati, un contesto che alimenta il ricatto occupazionale della mafia (mediato dalla politica). Le battaglie per i diritti di cittadinanza, per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici (tutti), per i diritti sociali sono le vere battaglie contro la mafia. A Rosarno esiste un vuoto di democrazia e di agibilità politica di cui occorre farsi carico.
CONTROLLO DEL TERRITORIO
Tutti, o quasi, gli imprenditori e i commercianti meridionali pagano il pizzo: un cancro per lo sviluppo del sistema economico locale. A cui si aggiungono forme anomale, celate e “legalizzate” di imposizione del racket. Nonostante alcune campagne mediatiche lanciate dalle associazioni di categoria e alcuni singoli significativi casi di ribellione, ancora troppo poco è stato fatto. Serve uno scatto in avanti sul modello di quanto è accaduto in Sicilia.
....E DISPREZZO DEL TERRITORIO
L’aggressione del territorio e l’assenza di cura delle risorse naturali sono la regola. Bisogna invertire la rotta contrastando le ecomafie, i traffici di rifiuti, andando a ripescare le navi dei veleni che stanno inquinando i mari italiani, contrastando progetti di devastazione ambientale come la centrale a carbone di Saline Joniche.
DOVE VA IL DENARO PUBBLICO?
Bisogna dire no al Ponte, senza se e senza ma. Ed è indispensabile escludere le cosche dalla torta miliardaria legata a questa maxiopera: il meccanismo attuale, in assenza ancora di un progetto esecutivo, va in tutt’altra direzione. Per questo bloccare l’avvio dei cantieri è prioritario per combattere le mafie ed evitare gigantesche speculazioni. Da Nord a Sud, bisogna investire in infrastrutture utili, contrastare la corruzione e le infiltrazioni dilaganti, aumentare i controlli e garantire la trasparenza sugli appalti e i subappalti.
INFORMAZIONE SOTTO ASSEDIO
Da Roberto Saviano a Rosaria Capacchione, da Lirio Abbate a Sandro Ruotolo, le mafie alzano il tiro contro i giornalisti più esposti. Ma sono tantissimi i cronisti intimiditi (cinque in Calabria nelle ultime settimane), meno noti e ancora più esposti alle ritorsioni delle mafie. Il No Mafia day difende i giornalisti liberi e vuole editori onesti.
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Franca Corradini