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mercoledì 30 gennaio 2013

Sì bella e perduta - pensieri di un patriota di sinistra

FRATELLI D'ITALIA


Ragazzi, sarà che sto invecchiando.
Ma sta di fatto che più i capelli imbiancano e le rughe avanzano, più vedo le magagne del mio Paese, e più lo amo e mi commuovo quando sento l'Inno.
Tra l'altro, ho scoperto su You tube che gli stranieri apprezzano molto il nostro inno nazionale, mentre noi lo consideriamo - musicalmente - un po' scarsino.

Ma tantè: è il nostro, e io - che vuoi farci? - quando lo sento mi emoziono, mi commuovo.
E credo anche di sapere perché.

Maggio-giugno 1976, Friuli: brigata Julia, ottavo reggimento, seconda compagnia.
Una sera, qualche settimana dopo il terremoto di Gemona, eravamo in tendopoli e si era organizzata una festa per risollevare il morale ai profughi.

Canti popolari, scenette, lazzi, balli.
Alla fine, prima del silenzio, l'inno nazionale.
Completo, mica le due strofette che cantano i calciatori.

E allora una magia -sarà che non avevo vent'annni...
Ma me la ricordo ancora.

Pompieri, scout, soldati, alpini, senzatetto e profughi, feriti e sani, soldati americani che venivano dalla base Nato più vicina, crocerossine, infermieri, volontari, medici, preti,...
Tutti quanti in piedi, sotto le stelle, alla brezza di maggio, napoletani e milanesi, valdostani e "furlàn", romani e siculi, comunisti e democristiani, ci stringemmo attorno alla bandiera, cantando "l'italia s'è desta".
E non c'era bisogno d'altre parole, la bandiera e la Costituzione non avevano bisogno d'altro.

Fratelli, non sempre dello stesso parere, ma fratelli nella ricostruzione e nel soccorso.
E mentre vedevo, sull'attenti, l'ammmainabandiera, quella notte pensavo a mio nonno prigioniero degli Austriaci nel '15-'18, e pensavo a mio padre partigiano...

E sotto il mio cappello d'alpino, sotto i caschi dei pompieri, sotto la croce rossa cucita sui camici, sotto il cappello da bersagliere o l'elmetto da fante, sotto i miseri vestiti che il terremotato friulano aveva ricevuto in dono da Napoli o da Roma, batteva  la stessa emozione.

Poi è arrivato Bossi, e Berlusconi ha sdoganato i fascisti.
Ricordiamocelo, il 24 e 25 febbraio.

Auguri, Italia.