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mercoledì 25 giugno 2008

La vera metastasi dell'Italia


L'omuncolo di Arcore ha simulato il gesto delle manette dinanzi la platea di confesercenti a seguito delle seguenti dichiarazioni: "I giudici politicizzati sono la metastasi della democrazia". La platea di Confesercenti, ovviamente tutta bolscevica, ha reagito con una marea di fischi, trattamento degno per un essere disgustoso e paranoico. Il calo di popolarità di questo omuncolo è imminente se non che già iniziato, visto che si ripete il solito copione dell'esule politico che governa un paese per farsi le leggi ad hoc, senza parlare delle sue paranoie da infermo mentale come più volte detto dalle pagine di questo blog: "dal '94 al 2006 sono stati 789 i pm e i magistrati interessati a sovvertire il voto degli italiani".
Quindi domando a tutti i fan di zio silvio e alleati: Qual'è il vero cancro dell'Italia?
VERGOGNATI NANO VERGOGNATI

Lo "scuorno"*  è appena iniziato.
Dialogo? Una parola di veltroniana memoria, come si può dialogare con un delinquente?

* termine napoletano per indicare la vergogna.

domenica 22 giugno 2008

Che fare?


"GVTTA CAVAT LAPIDEM"
(ORWELL)*


DUCE

Si veniva aggrediti a bastonate e coi coltelli  per aver attaccato manifesti contro il governo, la magistratura e la polizia arrestavano anche le vittime e lasciavano andare gli aggressori.
La stampa parlava di “risse tra opposte fazioni”, o al più di delinquenza comune.

I maggiori canali di comunicazione erano sotto stretto controllo governativo. Le notizie venivano passate al vaglio degli esponenti del governo, che esprimevano anche solo per telefono il loro beneplacito o il loro dissenso alla divulgazione.
Le rare voci libere erano aggredite, i giornalisti minacciati. Tra loro si era diffusa la prassi dell’autocensura.

Pochi giornali e – una sola emittente, peraltro pubblica e quindi sotto controllo governativo – erano tollerati ma dovevano muoversi con grande circospezione, e non di rado, intimiditi, facevano autocensura preventiva.
Ad ogni buon conto, si limitò la libertà di stampa. Furono previste pene per i giornalisti che dessero notizia di inchieste penali a carico dei potenti. Si cominciò a tentare di limitare il potere di indagine a carico dei maggiorenti del regime da parte dei magistrati .

I cittadini dissenzienti erano ridotti al silenzio da altri cittadini sotto l’occhio benevolo o sfuggente delle forze dell’ordine.
Ronde di sorveglianza di attivisti di partito sorvegliavano che gli appartenenti a etnie messe all’indice non protestassero.

I bambini appartenenti a quelle etnie venivano aggrediti verbalmente, umiliati e scacciati dai compagni di scuola e non di rado da adulti che li attendevano all’uscita.
Leggi speciali venivano studiate per limitare i diritti civili degli appartenenti a etnie non autoctone.

Si cominciò ad abituare la gente a pattuglie di militari in divisa armati, per le strade, con compiti di prevenzione e non di repressione.
Si bollarono come “sovversivi” i magistrati che indagavano sugli sconci dei potenti.
Si fecero leggi e decreti per garantire l’impunibilità dei corrotti di regime.

Si posero allo studio progetti per la riscrittura dei libri di storia al fine di legittimare i partiti che si rifacevano a certe ideologice macchiatesi in passato di dittatura e atrocità, svilendo il ruolo di chi era morto per la libertà.


*1984 ?
No: 2008.
Domanda: E Beha? E Pansa? Dove sono? Come mai non scrivono libri su questo argomento?

martedì 17 giugno 2008

Farsi processare, mai


da pieroricca.org
Dunque, ricapitoliamo.
Un cavillo per salvare Rete 4. Un disegno di legge che uccide la cronaca giudiziaria. Un paio di emendamenti per liquidare il processo di Milano. La ricusazione tattica dell’ultimo giudice comunista. I militari in piazza per garantire l’ordine pubblico. E sullo sfondo il Lodo Schifani bis (il primo fu dichiarato incostituzionale) per esonerarsi della responsabilità penale. Come inizio, direi che non c’è male. E infatti la Sicilia risponde bene: otto province a zero. Per fortuna c’è un’opposizione intransigente. Sono sorpreso, ha detto Veltroni. Se continua così, salta il dialogo sulle riforme. Sembrava tanto una brava persona, eh Walter?

Di seguito la lettera che l’Imputato-Anguilla ha inviato al suo sottoposto Renato Schifani, Presidente del Senato, per chiedergli il bis.

«Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto ‘decreto sicurezzà un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale. In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell’Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali. I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria. Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l’altro oggi si troverebbe a poter disapplicare. Quindi, ancora una volta, secondo l’opposizione l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto. Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale. La informo quindi che proporrò al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole sull’emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato. Cordialmente, Silvio Berlusconi».

venerdì 13 giugno 2008

Ricorrenze personali


14 GIUGNO 1986-14 GIUGNO 2008
NOIDUE

Auguri a Datimoglie (e Adolefiglia che sta facendo gli esami di 3a media).
Mamma mia quanta strada insieme.

sabato 7 giugno 2008

Landolfi, un uomo un perché


da antoniodipietro.com


Chi e' Landolfi

landolfi_chi.jpg
Riporto alcuni interventi nell'aula del Parlamento di ieri riguardo ad alcune affermazioni fatte dal deputato Barbato dell'Italia dei Valori su Landolfi.
Pubblico inoltre il profilo di Mario Landolfi tracciato da Marco Travaglio e Peter Gomez nel libro "Se li conosci li eviti".
La questione vera sul deputato Mario Landolfi non è tanto il fatto che le accuse siano o meno provate in tribunale, quanto che prima di entrare in Parlamento le persone dovrebbero fare sempre chiarezza sui problemi sollevati a proprio carico per rispetto verso i cittadini.
LANDOLFI MARIO (An)
Anagrafe: Nato a Mondragone (Caserta) il 6 giugno 1959.
Curriculum: Diploma di maturità classica; giornalista professionista; ministro delle Telecomunicazioni nel governo Berlusconi-2 bis, poi presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai; coordinatore di An in Campania; 4 legislature (1994, 1996, 2001, 2006).
Segni particolari: Quando, nel 2000, il Tgl diretto da Gad Lerner trasmette un servizio su un blitz antipedofilia, schermando solo parzialmente le immagini dei bambini coinvolti, il presidente della Vigilanza Landolfi chiede le dimissioni del giornalista. A sera Lerner si dimette e rivela: «Con questo signore sono andato a pranzo il 13 luglio scorso. Abbiamo parlato dei massimi sistemi.Alla fine del pranzo mi ha fatto vedere un bigliettino: "Ci sarebbe questa persona da sistemare", mi ha chiesto». La persona in questione è una giornalista precaria, che nei mesi successivi sarà puntualmente assunta in Rai. I sistemi di gestione clientelare del potere da parte di Landolfi e dei suoi più stretti collaboratori emergono anche da un'indagine della Procura di Santa Maria Capua a Vetere. Nel di­cembre del 2007 sono infatti finiti in manette Cosimo Chianese, segretario particolare di Landolfi, e una serie di suoi familiari e amici, accusati di aver organizzato corsi professionali fantasma in modo da intascare 250mila euro di finanziamenti dall'Unione eu­ropea. La magistratura contesta loro il reato di associazione per de­linquere finalizzata a
ottenere indebitamente e illecitamente, in loro favore e/o di familiari e sodali, l'erogazione di finanziamenti pubblici mediante la presenta­zione di documenti falsi; ottenere, da parte di elettori, dichiarazioni di disponibilità a votare candidati, alle elezioni parlamentari e comu­nali, da loro indicati, in cambio di favori e/o di promesse e di favori; influenzare illecitamente, in vario modo e anche con promesse di fa­vori e/o minacce, dipendenti e funzionari pubblici, avvalendosi del prestigio derivante dalla appartenenza di alcuni di loro ad una forza politica e dal loro ruolo politico-istituzionale di vice-sindaco del co­mune di Mondragone e di stretta collaborazione con un importante esponente nazionale della forza politica, per strumentalizzare l'atti­vità di ufficio dei pubblici ufficiali sia per i loro fini privati di tipo af­faristico-economico, sia allo scopo di ottenere la illecita stipula di contratti in favore di società a loro riconducibili, sia per ottenere in­carichi professionali sia per indurli ad emanare illeciti atti pubblici con riguardo agli interessi loro, di loro familiari e conoscenti e/o di soggetti dai quali avevano ottenuto o ai quali dovevano richiedere le promesse di voto.
Dalle intercettazioni telefoniche e dalle indagini emerge che Chianese e i suoi famigliari, durante la campagna elettorale del 2006 avevano offerto posti di lavoro in Rai e alle Poste in cambio di voti. In altri casi erano invece intervenuti per far ottenere il trasferimen­to di dipendenti pubblici. Le trascrizioni delle telefonate fotografa­no bene la strategia dei compaesani di Landolfi: quando si trattava di scegliere chi raccomandare o favorire, indirizzavano i loro sforzi solo sugli elettori con famiglia numerosa in modo da poter raccogliere più consensi elettorali. Chianese, all'insaputa del ministro sfruttava poi la sua posizione per ottenere appalti con le Poste destinati a suoi amici o parenti. I magistrati sottolineano anche che: utilizzava il telefono cellulare intestato al ministero delle Comunicazioni, nella sua disponibilità quale segretario particolare del ministro pro tempore delle Comunicazioni, per intrattenere lunghe telefonate con i congiunti al fine di consentire loro l’autoricarica.
Per questo Chianese è stato accusato di peculato. Il vigile preside te della Vigilanza, ovviamente, non si era accorto di nulla.
Fedina penale: Indagato per corruzione e truffa «con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre», nell'ambito di un'inchiesta sui fratelli Orsi, due imprenditori casertani, diventati i re dei rifiuti grazie al legame con la camorra e le relazioni politiche a destra e sinistra. Contro Landolfi gli investigatori hanno raccolto molte dichiarazioni. Al centro di tutto ci sono i posti di lavoro. Quando i politici chiedevano, il contratto doveva spuntare fuori a tutti i costi. Spiega Michele Orsi:
Circa il 70 per cento delle assunzioni poi operate erano inutili ed era no motivate per lo più da ragioni politico-elettorali, richieste da Landolfi, Valente [il presidente del consorzio comunale, nda] e Cosenti­no [il coordinatore regionale di Forza Italia, nda]... Molte delle as­sunzioni erano non solo inutili ma sostanzialmente fittizie, dato che questi non svolgevano alcuna attività.
Questi «favori» poi diventavano voti. Raffaele Chianese, il «braccio destro» di Landolfi nel raccomandare un uomo vicino alle cosche sottolinea: «Quello vale cento voti!». E Orsi replica promettendo il contratto: «Tieni presente che siamo vicini a te e Mario per queste elezioni. Qualunque cosa...». Risposta: «Grazie, a buon rendere»: Spiega un pentito:
Quasi tutte le persone che a Mondragone lavorano per la nettezza urbana sono state raccomandate dal clan. Qualunque iniziativa volessero prendere i lavoratori dovevano concordarla con il clan, compreso l'iscrizione al sindacato o iniziative di protesta. Mi risulta che nel corso degli anni sono stati organizzati dalla cosca vari pranzi elettorali per cercare di far votare tutti i dipendenti della nettezza urbana per una certa persona. Certamente è stato organizzato un incontro per far votare Paolo Russo [solo omonimo dell'onorevole di Forza Italia, nda]. Per le ultime politiche è stato organizzato un rinfresco a favore di Landolfi a cui pure hanno partecipato tutti i dipendenti della net­tezza urbana. In quest'ultima occasione il clan si è occupato soltanto di far andare tutti all'incontro.
I consorzi che gestiscono i rifiuti sono espressione diretta dei partiti. Lo racconta Giuseppe Valente, numero uno della società mista che si occupa di pulire diciotto comuni sul litorale Domiziano, che dopo l'arresto ammette di avere «assunto la presidenza quale incarico squi­sitamente politico, previa intesa con i referenti politici, i parlamenta­ri Landolfi, Cosentino e Coronella [senatore e leader provinciale di An, nda]». Ma non si tratta di semplice lottizzazione. Dietro i con­sorzi oltre che la politica c'è pure la camorra. Chianese, il «portabor­se» di Landolfi dice al telefono che prima nella società della nettezza urbana «c'erano ventidue assunti ma dieci erano camorristi. Non la­voravano, si pigliavano solo lo stipendio». Il seguito dell'intercetta­zione è anche peggiore: «Quanti ce ne possono servire per pulire Mondragone? Trentacinque a esagerare. Invece ora ce ne stanno 86, chi li deve pagare?». Lo Stato però davanti al dilagare della camorra sembra inerte. Dalla Prefettura di Caserta - dicono gli atti della Pro­cura - le informative di polizia arrivavano direttamente nelle mani sbagliate. E se si cercava di applicare le misure minime di legge, co­me l'obbligo di certificato antimafia per gli appalti, c'era sempre un parlamentare pronto a trovare una scorciatoia. Spiega ancora Orsi:
Quanto alle mie richieste rivolte ai politici di interessarsi per il rila­scio della certificazione antimafia, faccio presente che sollecitai diret­tamente l'onorevole Cosentino e - tramite Valente - Mario Landolfi. Cosentino mi diede assicurazioni sul fatto che si sarebbe interessato: ricordo che questi ebbe a chiamare telefonicamente, innanzi a me, il dottor Provolo [il vice-prefetto, nda] con il quale prese un appunta­mento per avere dei chiarimenti.
E. Landolfi?
Chianese ci disse di aver ricevuto da Landolfi l'indicazione prove­niente dalla Prefettura... sottolineando che grazie a lui Landolfi si era recato presso la Prefettura per perorare il rilascio della certificazione antimafia.
Dagli atti spunta poi un dialogo sconcertante. Sergio Orsi, uno dei re dei rifiuti, si fa avanti offrendo «amicizia». E Chianese replica: «Mario i soldi se li può prendere solo da me, e non se li può pren­dere da nessun altro, quindi è inutile...». Poi precisa: «Lui soldi non ne piglia... Cioè, i soldi che danno per fare l'attività. Finanzia il partito... Io me ne avvantaggio dal partito, perché io prendo un in­carico... e giustamente devo dare un contributo...». A quel punto il portaborse spiega: «Tu puoi partecipare... se tu devi prendere un appalto per un lavoro, anziché darlo ad un altro, lo dai a me... È un contributo anche questo...».

mercoledì 4 giugno 2008

Clima prefascista

IL SONNO DELLA
RAGIONE

adunoceanic


Domenica scorsa, tornando da Genova per una scampagnata, ho perso la targa anteriore dell'auto. Non so dove, deve essersi sganciata in autostrada. Poco male, è una piccola seccatura.
Diligentemente, la mattina seguente mi reco alla locale stazione dei Carabinieri per fare regolare denuncia di smarrimento.
Sono il primo. In una saletta di attesa, chiusa a chiave, siede un tizio in evidente stato d'arresto. Il piantone parla al telefono con una pattuglia. Dopo pochi minuti di attesa, entra una signora anziana, una vecchietta dai dolci occhi azzurri, e una coppia: lui un omone sui cento chili, ma non grasso, semmai molto muscoloso, lei minuta, alta, biondiccia. Infine un altro omone, bermuda e canottiera.
Dopo un po' si inizia a chiacchierare. La vecchina mi fa: "Deve fare anche lei una denuncia? Cos'è, furto o aggressione?" "Smarrimento." Colgo della delusione, si gira agli altri e pone la stessa domanda. Si tratta di una aggressione e di un furto.
La vecchina si lancia in una specie di comizio (cerco di citare testualmente):
"Maledetti, bastardi, è ora di finirla! Ma adesso è finita la festa: uno per uno li beccano tutti, Maroni si è messo a fare sul serio! Per fortuna, era ora di avere un governo così, mica come quegli altri che li difendevano anche!"
Omone numero uno: "Lei pensi che che io sono intervenuto per difendere lei" (indica la ragazza), "e l'altro mi ha pure denunciato!"
Omone numero due: "E io, io sono due furti in cinque giorni! Sono appena stato assunto ed è la seconda volta che mi fregano il gasolio dal serbatoio! Bisognerebbe sbatterli tutti in galera e buttar via la chiave!"
Vecchina: "Ci vorrebbe la pena di morte, altre che!"
L'omone dell'aggressione viene chiamato per primo, fa la sua denuncia e se ne va.
La vecchina riattacca la filippica: "Questi Rom vanno sbattuti tutti fuori al più presto, avete sentito cosa hanno fatto a quella coppia lì?"
Io, che non resisto più: "Scusi, signora, ma come fa a dire che era un Rom?"
"Vabbè, se non è stato un Rom sarà stato un marocchino, un albanese, uno di quelli lì..."
"Eh no, signora, lui non ha detto niente in proposito. Come fa a dire che era uno straniero? E se fosse un italiano?"
Apriti cielo. Mi ritrovo circondato. Omone e vecchina mi si avvicinano minacciosi. "Ma lei sarà mica tra quelli che li difendono anche?", fa lei. Ma la cosa più ridicola la dice lui: "Gli italiani queste cose non le fanno!"
Il carabiniere di guardia sente il casino e ci osserva. Forse per questo non vengo aggredito. Silenzio di qualche istante.
Riattacca la vecchina: "Certa gente dovrebbe pensare a chi vota, invece di difenderli, e inalberarsi perché si parla dei crimini dei Rom."
"Scusi, eh, signora, ma io mica mi sono inalberato, le ho solo fatto una domanda, le ho chiesto come faceva a dire a priori che si trattava di uno straniero."
La vecchina fa, sdegnosa: "Beh, se lei vuole difenderli, è un problema suo. E quel carabiniere lì, io lo conosco. E' lo stesso che ho visto quando abbiamo fatto la manifestazione contro il campo Rom" (dietro casa mia ne hanno costruito uno, qualche anno fa: mai sentito dire di furti o scassinamenti o aggressioni, da allora). "E' quello che ci impediva di bloccare la strada. Allora mi ricordo che gli ho detto che se non mi faceva passare, sarei passata io sopra di lui con la macchina. Sapete cosa mi ha detto? Mi ha detto signora, non dica così perché come pubblico ufficiale dovrei arrestarla per minacce. Ma questi da che parte stanno? I Rom vengono qui, picchiano rubano ammazzano stuprano e poi vogliono arrestare me! Roba da matti! Ma adesso ci pensa questo governo..."
Non mi sento di aggiungere altro.