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sabato 27 febbraio 2010

Processo Mills: dopo la gioia dei servi sciocchi lentamente monta una certa preoccupazione.


berlusconi_mills

A fronte della sentenza della Cassazione che ieri prescriveva il reato di corruzione commesso dall’avv. Mills – vicenda in cui la Fininvest col suo presidente Berlusconi svolgeva il ruolo di corruttore – oggi il TG1 ha miracolosamente cancellato il reato, facendo credere che non sia stato mai commesso, che non sia stato individuato il colpevole, parlando di assoluzione.


Sarebbe ora di sommergere il prode Scodinzolini di migliaia di email come queste, anche se non credo che abbia la dignità sufficiente per prenderne atto.
Per le prime ore il sultano ha mandato avanti l’harem di mignotte in grisaglia alla Gasparri – quanto è più dignitosa e sincera la D’Addario rispetto alle sue tante colleghe , uomini e donne , travestite da parlamentari… – ed è stato tutto un coro di hurrà , tutti a cantar vittoria. Pian piano le menti meno deviate han cominciato a ragionare e si sono accorti che la vicenda è per i berluscones piuttosto negativa.
Fino a che è intervenuto a smentirli il capo in persona , che poco fa a reti unificate ha ammesso di non essere stato assolto ( ma va? ), che lui “mira alla assoluzione“, condendo il tutto  coi soliti insulti ai “magistrati talebani
Ghedini che invece aveva già capito la mala parata per il suo capo -  il cui processo stralciato da quello principale andrà in prescrizione “solo fra un anno” -  si sta arrabattando per chiedere una nuova sospensione del “suo” processo  con la scusa di attendere le novità delle motivazioni della sentenza di ieri.
Aiutato in questo dall’ineffabile ministro della giustizia , che dovrebbe almeno far finta di credere nella divisione dei poteri e non parteggiare così sfacciatamente ( gli chiedo solo di far finta esteticamente , non pretendo che ne sia convinto per davvero, è stato messo lì per favorire il delinquente di Arcore, lo sappiamo, ma faccia almeno un po’ finta…)
Ora vi spiego perchè per il sultano è una mala parata, così stabilendo un un paio di precisazioni valide per sempre.
Il reato è stato sostanzialmente commesso – tanto da costringere l’avvocato Mills a pagare 250.000 euro di danni alla immagine alla Presidenza del Consiglio – ma dal momento che dalla data della supposta commissione del reato sono trascorsi più di dieci anni, il reato non può più essere processualmente sanzionato.
E’ la differenza tra diritto penale sostanziale e diritto penale processuale.
E’ il legislatore ( il Parlamento ) che stabilisce convenzionalmente con legge la durata della prescrizione dei reati: una delle tante leggi ad personam ( a parte il recente “processo cosiddetto breve” ), la legge ex Cirielli ha inciso anche in questo caso :  chi l’avrebbe mai detto?
Riassumiamo: la prescrizione nel suo caso ( Mills ) , calcolando una sospensione di 42 giorni dovuta a un’ordinanza del Tribunale, è scattata il 23 dicembre del 2009. Se la Cassazione avesse potuto pronunciarsi 62 giorni prima, non ci sarebbe stata impunità.
Ma soprattutto Mills deve ringraziare , come detto, una delle 18 leggi ad personam, la ex Cirielli. In base alla quale i tempi di prescrizione per la corruzione in atti giudiziari sono dopo 10 anni e non più dopo 15 anni.
Tecnicamente pertanto  è stata accolta la tesi della Procura Generale: ecco perché i berluscones sono inquieti e preoccupati  per il processo del corruttore stralciato dal primo e prescrivibile solo fra un anno.
L’accertamento sostanziale di un reato, infatti, svolge comunque una funzione nella ricostruzione della vicenda, anche come precedente verifica sul punto da utilizzare in altri processi. Nelle motivazioni sarà ricostruita la vicenda ed assegnati definitivamente certi ruoli…e tutto ciò non potrà non avere effetto nel processo gemello “stralciato”.
Gasparri non lo capisce, ma Ghedini si…e dopo qualche ora deve averlo detto al capo, che oggi è andato su tutto le furie…
Difatti, come ha dichiarato la Procura nell’arringa finale,   l’avvocato inglese fu pagato dalla Fininvest in cambio di una testimonianza “accomodata” in favore di Berlusconi. E questo è l’aspetto sostanziale.
Ma il reato fu compiuto nel 1999 e non nel 2000, per cui scatta la prescrizione( aspetto processuale ).
Annullata dunque la condanna a 4 anni e 6 mesi in secondo grado. Confermata invece la sanzione di 250 mila euro a favore di Palazzo Chigi italiano come risarcimento allo Stato italiano per il danno d’immagine arrecato.
Sul momento in cui si è consumato il reato peraltro in dottrina ed in giurisprudenza si discute.
Ma questo è un problema tecnico che non mi fa pensar male della Cassazione, altri sedi a Roma in questi giorni stanno invece confermando cosa si pensa di loro negli ambienti giudiziari italiani quando si parla di Roma porto delle nebbie…
L’estinzione del reato ci sarebbe perché l’atto di corruzione va fatto risalire non al febbraio 2000 ma al novembre 1999. Da allora andrebbe conteggiato il periodo di dieci anni, dopo il quale il reato va in prescrizione. Il termine, perciò, sarebbe già scaduto.
Non sembra essere in dubbio – ha spiegato il procuratore – che il reato corruttivo è avvenuto con la comunicazione da parte di emissari di Bernasconi nei confronti di Mills della disponibilità della somma“. Quella comunicazione, ha precisato Ciani, avvenne l’11 novembre 1999.
La sentenza di appello, invece, aveva individuato come momento dell’atto corruttivo il febbraio 2000, quando circa 600mila euro in titoli furono effettivamente versati sul conto di Mills per il tramite del finanziere Bernasconi.
Io personalmente la penso come la Corte D’Appello, per me il reato di corruzione si perfeziona con la dazione effettiva, non con la comunicazione teorica, ma tant’é…non per questo credo o ritengo che la cassazione abbia voluto favorire il premier.
Altre vicende romane di questi giorni, dicevo,  mi fan pensare male del porto delle nebbie, non questa.
Mi riferisco al comportamento di alcuni magistrati della Procura di Roma nelle vicende Protezione Civile ed in quella , enormemente più grave, di FASTWEB, TELECOM, un paio di onorevoli del PDL a disposizione della destra fascista e delinquenziale, della banda della Magliana, i NAR e la ndrangheta calabrese a comandare e disporre per tutti.
Ne parleremo presto…
Crazyhorse70

domenica 21 febbraio 2010

L'Italia che cambia. Un appello a Giorgio Napolitano.



Il nostro è un caloroso invito che rivolgiamo a chi ha una forte voglia di cambiare.
Leggete la nostra lettera aperta al Presidente della Repubblica e se vi convince date la vostra adesione.
Democrazia per l’Italia non è un partito, ma un’iniziativa libera e indipendente.
Siamo convinti che l’Italia si trovi in una vera e propria emergenza politica, economica, sociale, culturale ed etica. Di fronte all’immobilità ed al silenzio abbiamo deciso di fare qualcosa che speriamo possa servire al Paese.
Il 2 giugno 2010 vogliamo presentare questa lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una lettera per sottolineare la grave situazione del Paese e in cui si auspicano interventi, nell’ambito di ciò che stabilisce la nostra Costituzione.
Nel sito potete leggere interamente la lettera aperta.
Dobbiamo far presente alle Istituzioni che la situazione di molte persone è veramente difficile. Questa immensa sofferenza non è più sopportabile! Il dolore di molti giovani e non giovani senza lavoro, dei precari, dei pensionati con pensioni bassissime, delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese è il nostro dolore esistenziale. Qualcosa bisogna fare! E’ necessario far emergere le voci di protesta di questi cittadini che soffrono in silenzio.
Dare il vostro consenso è facile: ciccate su “Sottoscrivi la lettera”, inserite il vostro nome, cognome ed il numero del documento di riconoscimento (è fondamentale per validare la vostra  adesione).
Seguiteci sul web e sui social network e… passate parola!

Chi siamo

Siamo semplici cittadini riuniti in un gruppo denominato Democrazia per l’Italia.
Siamo indipendenti da tutti i partiti e istituzioni. Nel comitato sono rappresentate varie professioni  e sono  presenti diversi giovani.
Il coordinatore di questa iniziativa è Gaetano Crocellà, di professione consulente aziendale, già dirigente industriale e promotore sociale. Un apporto particolare è stato dato da Giuseppe Ricca, imprenditore nel settore dell’innovazione tecnologica, sensibile ai problemi sociali e in particolare a quelli del lavoro.
Le persone che hanno dato vita a Democrazia per l’Italia:
Gaetano Crocellà - Consulente aziendale
Giuseppe Ricca - Imprenditore
Claudio Bistondi - Operaio
Alessandro Degioanni - Studente universitario
Alessandra Bevione - Studente universitario
Mario Chessa - Ricercatore
Marino Dalmolin - Artigiano
Bruno Guermandi – Pensionato
Donato Petricola - Dirigente
Vanda Puspan – Organizzatrice volontariato
Massimo Ruffino – Artigiano
Lucia Crocellà - Medico
Marco Tamietti - Funzionario
Giuliano Venir – Economista
Elena Ercole - Medico
Giovanni Mucciolo - Libraio
Segretaria Organizzativa
Inversi Cristina – Studentessa universitaria
Se vuoi partecipare anche tu scrivi una mail a demoxita@gmail.com

Democrazia per l'Italia

domenica 14 febbraio 2010

La Binetti finalmente prende la porta e va da Casini

binetti1Finalmente una domenica che si apre con un’ottima notizia , di quelle che ti mettono di buon umore: ” La Binetti sbatte la porta. Il Pd ha fallito, vado con l’UDC” “Nel partito cattolici senza spazio”
E vaiiii!!!Bingo!!!
Apritegli tutte le porte verso l’uscita, anche la portiera della macchina che la porta via, se serve dategli pure dei soldi, un cilicio d’oro , fate voi. Ma presto prima che ci ripensi…
Vi ricordate i D.I.C.O., i patti che dovevano regolare le convivenze di fatto dando dei diritti a persone che pur dividendo insieme la vita non potevano neanche venirsi a troviare in ospedale in caso di malattia di uno dei due? Bene, anzi male, perché non furono mai approvati dal governo Prodi e furono un motivo di grande delusione e disaffezione , fra i tanti altri, dell’elettorato di sinistra verso quel governo.
Fra coloro che più frenarono ed ostacolarono quella riforma ci fu in primis l’onerovole che calza il cilicio, colei che è in costante contatto con le autorità ecclesiastiche, Paola Binetti.
Fece il diavolo a quattro, se mi si passi l’ardire, insieme al gruppo dei cattolici super ( teodem, li chimavano), per mettere in difficoltà Prodi, riuscendoci.
Quel gruppo di fanatici codini e babbione era allora capitanato da Rutelli, fulminato dalla conversione iper religiosa dopo una vita intera di laico ed anticlericale radicale.
Ma per costui abbiamo già festeggiato l’allontanamento dal PD . Se ne è andato , per fortuna, già da tempo fondando il gruppetto dell’API, defilandosi verso lidi centristi.
Tutto ciò in attesa di accasarsi con Casini, quello che da Vespa fa il democratico a difesa della legalità ma che in Sicilia mangia i cannoli con la mafia e con vasa vasa Cuffaro.
Anzi in queste ore mi gusto le interviste di Regina Profeta, quella show girl brasiliana entrata nell’indagine su Bertolaso e la Protezione Civile con il suo gruppo di ballerine : sapete perché?
Perché fu proprio Rutelli quando era candidato a sindaco di Roma a portarsela appresso come una madonna pellegrina con la Lista Beautiful che ebbe molto successo alle comunali…
Sarà per questo che il bamboccione appare molto prudente nei giudizi sull’affare sporco di questi giorni?
Comunque prudente o meno gli inquirenti hanno avuto ieri conferma da tale Manuela, del gruppo della Profeta, che la stessa incontrò  il Bertolaso, conoscendolo biblicamente, in uno dei resort del gruppo Anenome.
Intanto però fatemi godere questo cappuccino con cornetto alla crema Binetti…

martedì 9 febbraio 2010

Franco Basaglia e la maggioranza silenziosa


« Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell’asilo »

Franco Basaglia, 1964)

Una bella fiction ha riacceso i riflettori sulla luminosa e generosa figura di Franco Basaglia. Ricordo sempre questa frase che ho fatto mia ” La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’ essere“.
Abbiamo rivisto cosa facevano ai matti di Gorizia e di Trieste prima della sua rivoluzione.
Poi si dice matti, immigrati clandestini, bimbi stranieri ( a cui bisogna mettere un tetto nelle scuole: non sia mai che i bimbi bianchi imparino qualcosa da loro…) ma non vuole dire niente, sono categorie vuote.
Le categorie non rendono mai l’idea, occorrerebbe chiamare le persone per nome : ieri succedeva agli orfani di guerra, ai familiari scomodi e d’intralcio , alle ragazze ribelli, tutti chiusi in manicomio perchè deboli ed indifesi; malati certo alcuni, malati davvero e da curare non certo da incatenare buttare a mare chiudere dentro un immondezzaio. Quel che seccedeva a Gorizia oggi succede nei centri di accoglienza, succede a Rosarno, succede nelle stazioni dove piccoli fascisti crescono dando fuoco agli stranieri ed ai barboni, dove la mafia si allea con la reazione per convergere in scopi che coincidono...
Servirebbero più Basaglia e meno Calderoli e Bossi.
Allora quella destra rancorosa attaccava Basaglia per la sua utopia poi vincente, oggi son gli stessi di ieri sempre contro gli ultimi.
A quei tempo imperava ( come oggi del resto) una maggioranza di benpensanti reazionari annidati nella cosidetta maggioranza silenziosa, gente che odiava i cambiamenti ed appoggiava segretamente la strategia della tensione.
A livello politico appoggiavano le bombe dei servizi e dei fascisti contro i movimenti operai e studenteschi, a livello sociale non accettavano quella ventata di antiautoritarismo che fu la vera portata originaria del ‘68.
Allora questi questurini delle coscienze se la prendevano coi capelloni, i drogati ed i matti.
Quel nucleo forte di conservatori e reazionari era destinato a diventare col passare del tempo egemone in modo totale ( ed a perdere il connotato di silenziosità, basti pensare a come strepitano i loro “opinionisti” , da Gasparri a Feltri…) unendo i propri destini con i fascisti annidati  nella d.c. e poi nel pentapartito e coi cialtroni evasori del qualunquismo che hanno trovato casa nella lega ed in forza italia.
Dicevo: matti e drogati furono i primi coi capelloni a subire gli strali dei benpensanti. Dei matti ci siamo dimenticati, i capelloni alla fine accettati purché alla moda. Ai drogati ci pensa ora il carcere riempiendosi di loro a dismisura nonché l’ipocrisia di una società ufficialmente repressiva ma nascostamente e decisamente cocainofila.
Gli sceneggiatori della cialtroneria della destra ora affidano il ruolo dello spauracchio agli immigrati ed agli zingari.
Eppure io come altri abbiamo visto anche degli zingari felici…, ma di Basaglia all’orizzonte  se ne vedono pochi, quell’utopia benefica è rimasta nelle nostre menti come una speranza antica e futura di cambiamento.
E’ il presente che ci frega. Della maggioranza silenziosa, che dire? Si è allargata a dismisura, del resto la paura è più forte della speranza, lo sapevamo.
Rosellina970

Ma fatelo tacere CAZZO !!!



Ovviamente non poteva mancare l'ennessima minchiata dello sciacallo di Arcore finalizzata a racimolare, in vista delle regionali, qualche voto dai cattolici rincoglioniti, dopo le varie dichiarazioni di pentiti che lo tirano per la giacchetta da destra e manca, escort varie e altro.

Corriere della Sera.it
ROMA - «Carissime sorelle, è trascorso ormai un anno dalla scomparsa di Eluana Englaro. Vorrei ricordarla con voi e condividere il rammarico e il dolore per non aver potuto evitare la sua morte». È un passaggio della lettera che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha scritto alle suore Misericordine di Lecco, che per 14 anni hanno curato Eluana Englaro, la ragazza rimasta per 17 Leggi ancora...

giovedì 4 febbraio 2010

Dàgli al foresto


PIU' CLANDESTINI, PIU' CRIMINE
(DICE LUI)...

berluscornaUn bel pezzo di giornalismo, questo articolo di Tito Boeri, che riporto integralmente:
Immigrati e criminalità, cosa dicono i numeri
Tito Boeri
la Repubblica
04-02-2010


La polemica seguita alle dichiarazioni di Berlusconi sul rapporto fra immigrazione e criminalità ha un significato che va molto al di là dell´oggetto del contendere. La dice lunga sullo stato dell´informazione in Italia soprattutto su temi elettoralmente sensibili come l´immigrazione. Sia chi ha difeso le tesi del Presidente del Consiglio, sia chi le ha contestate non ha ritenuto necessario consultare le statistiche disponibili, liberamente accessibili dal sito dell´Istat http://giustiziaincifre.istat. it/.
Se lo avesse fatto (si veda il "vero o falso?" sul sito lavoce .info) si sarebbe reso conto che l´equazione fra immigrazione e criminalità è priva di fondamento.

A fronte di un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno dal 1990 ad oggi (e di un aumento presumibilmente ancora più consistente dell´immigrazione totale, irregolari compresi), i tassi di criminalità sono rimasti pressoché invariati in Italia. Inoltre, non c´è stata crescita della criminalità nelle regioni a più alta immigrazione. Al contrario, in queste regioni, il numero di crimini per 100.000 abitanti si è ridotto.
L´informazione dovrebbe concentrarsi sui casi tipici, sui dati medi, invece di riportare solo episodi isolati, non rappresentativi. Da noi avviene esattamente il contrario. I media in Italia trattano dell´immigrazione sempre più insistentemente con riferimento a notizie di cronaca che coinvolgono gli immigrati, ma non riportano mai o quasi mai le statistiche su immigrati e popolazione autoctona nel loro complesso.

La percentuale di notizie e articoli contenenti la parola "immigrazione" è cresciuta negli ultimi cinque anni in Italia del 15 per cento, più che in tutti gli altri paesi dell´Unione Europea, dove i media continuano a dare più o meno la stessa importanza al tema. E le notizie che vengono fornite sull´immigrazione in Italia sono quasi esclusivamente negative, inquietanti per la popolazione che le ascolta. La percentuale di notizie su atti criminali sul totale delle notizie sugli immigrati è da noi tre volte superiore che negli altri paesi dell´Unione Europea. In Spagna la legge sulla privacy impone restrizioni a giornali e televisioni nel riportare la nazionalità degli individui coinvolti in atti di cronaca. Da noi la nazionalità dei presunti colpevoli viene sparata sui titoli di testa. È la notizia nella notizia.

I commenti alle notizie, gli approfondimenti, dovrebbero poi concentrarsi sugli interrogativi davvero importanti, quelli che hanno maggiore rilevanza dal punto di vista pratico. Quando Berlusconi ha proposto l´equazione fra immigrazione e criminalità lo ha fatto a supporto delle misure di inasprimento delle restrizioni all´ingresso e alla permanenza nel nostro paese di cittadini extracomunitari decise a più riprese in questi anni dal suo Governo. Il vero quesito da porsi è perciò: servono questi provvedimenti nel ridurre il numero di crimini commessi dagli stranieri in Italia? È un quesito cui non è possibile dare delle risposte a priori. Da un lato, politiche davvero efficaci nel contenere i flussi migratori (non è il nostro caso, data la dimensione dell´immigrazione irregolare in Italia), potrebbero negare l´ingresso o la permanenza nel nostro paese anche di potenziali criminali. D´altra parte, queste norme precipitano un numero sempre maggiore di immigrati già presenti sul territorio in una condizione di illegalità, a cui si associano peggiori prospettive occupazionali nell´economia ufficiale e, contestualmente, una maggiore propensione ad intraprendere attività criminali.

È molto difficile determinare quale dei due effetti prevalga perché gli immigrati illegali non sono normalmente osservabili nelle statistiche ufficiali. Inoltre la probabilità di richiedere e ottenere un permesso di soggiorno non è indipendente da caratteristiche che incidono sulla propensione a delinquere (ad esempio le abilità individuali, dunque le possibilità di guadagno sul mercato del lavoro regolare) il che impedisce di capire quanto incida in sé il fatto di essere clandestino sull´attitudine a delinquere. Alcune indicazioni utili a riguardo vengono da uno studio di due giovani ricercatori, Giovanni Mastrobuoni e Paolo Pinotti, che hanno confrontato la propensione a delinquere degli immigrati rumeni, che hanno tutti indiscriminatamente ottenuto lo status legale in Italia a seguito dell´ingresso del loro paese nell´Unione Europea il primo gennaio 2007, con quella degli immigrati in provenienza da altri paesi che non hanno beneficiato dell´allargamento a Est dell´Unione. Per riuscire a monitorare anche gli immigrati clandestini, Mastrobuoni e Pinotti hanno analizzato il comportamento degli immigrati scarcerati a seguito dell´indulto del 2007. Lo studio mette in luce come l´estensione dello status legale a tutti i rumeni abbia diminuito drasticamente la probabilità di riarresto (tecnicamente recidività) nei 10 mesi successivi alla scarcerazione per l´indulto, rispetto a chi non è stato regolarizzato. La maggiore propensione a delinquere degli immigrati irregolari (il fatto che siano sovra rappresentati nelle nostre carceri) sembra dunque dovuta, in larga parte, alla condizione stessa di illegalità, piuttosto che alle caratteristiche degli immigrati in quanto tali.

Politiche migratorie restrittive come quelle varate dal Governo Berlusconi rischiano perciò di rivelarsi controproducenti nella lotta alla criminalità. 
Si sono rivelate poco efficaci nel contenere l´immigrazione clandestina e potrebbero avere spinto molti immigrati già presenti sul nostro territorio a commettere reati. Ci sono altri modi di contrastare l´immigrazione clandestina che non espongono a questo rischio. Ad esempio, si possono fare controlli più stringenti sui posti di lavoro riducendo quel lavoro nero che alimenta l´immigrazione clandestina. Utile anche offrire permessi di soggiorno temporanei agli immigrati che denunciano condizioni di irregolarità nel loro lavoro. È la strada suggerita dall´Unione Europea con l´art. 48 al voto del Senato la settimana scorsa. Ma la maggioranza la settimana scorsa ha deciso di opporsi a questo provvedimento nel silenzio assordante dei Tg, gli stessi che avevano dato grande risalto alle affermazioni del nostro Presidente del Consiglio sul rapporto fra immigrazione e criminalità. Nell´informazione dovrebbero contare i numeri e gli atti concreti. Da noi, invece, contano soprattutto le frasi in libertà dei politici. Che godono in effetti di una libertà assoluta, dato che nessuno, o quasi, si occupa di verificarne la fondatezza.