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lunedì 27 novembre 2006

Brogli e sospetti


Ho guardato con attenzione il DVD che è al centro delle polemiche di questi giorni
CONSIDERAZIONI GENERALI SUL FILM DI DEAGLIO

L'ho guardato, sissignori. E l’ho guardato non tanto per informarmi (avevo già letto "Il broglio", e sono in contatto con amici e amiche che si occupano lodevolmente della vicenda in termini seriamente documentali).
L’ho guardato per metterlo alla prova, scovarne eventuali debolezze.
Ne ho cavato alcune riflessioni.
  1. Girano per il Web personaggi incazzosi quanto mai, che strillano a ogni piè sospinto, anche verso di me, che "quando parlavamo di Telekom Serbia e della vendita di SME e delle porcherie perpetrate da Prodi & C., continuavate a ripeterci che per dire certe cose ci vogliono le prove; quindi adesso tocca a voi".
  2. Questi personaggi fingono (?) di non capire che il DVD di Deaglio non afferma delle conclusioni: elenca onestamente dei sospetti, suffragati da fatti, e Deaglio è il primo a dichiarare onestamente che le prove ancora non ci sono e che anzi serve urgentemente un’inchiesta proprio per far luce su strane cose realmente accadute.
  3. Costoro fingono di ignorare che non è Deaglio, né tanto meno Prodi, e in fondo nemmeno io e quelli che come me la pensano sulla vicenda, a dover far luce su di essa. Sarà la magistratura ad occuparsene, ma sarebbe stato preferibile se il ministro degli interni (non solo Pisanu, ma anche quello attuale) ci spiegassero in maniera convincente delle evidenti anomalie.
  4. Sia il caso Telekom Serbia sia la faccenda di SME sono già stati oggetto di inchieste anche giudiziarie, e Prodi & C. ne sono sempre usciti puliti; anzi nel caso Telekom a uscirne sporchi, semmai, sono coloro che l’hanno montato anche mediaticamente, essendo emerso in maniera manifesta che si reggevano su testimonianze false e su prove fabbricate ad arte e nemmeno tanto bene.
  5. Di conseguenza, dire a Deaglio e a chi ha gli stessi suoi dubbi "fuori le prove" è come dire a uno, che sporge denuncia contro ignoti perché si è trovato la casa svaligiata, "fuori il nome del ladro".
  6. Deaglio prima di avanzare sospetti ha cercato di vedere se effettivamente le sue ipotesi avrebbero potuto verificarsi. Non dice che si siano effettivamente verificate.
  7. Tutto questo lo dico e lo ripeterò fino alla nausea perché Deaglio chiede da cittadino, e con pieno diritto, di fugare (se si è nelle condizioni di poterlo fare) dei legittimi sospetti, basati su dati reali e su fatti effettivamente accaduti.
E adesso, buona visione.

giovedì 23 novembre 2006

Civiltà


Violenza sulle donne, 10 milioni di vittime. 500mila gli stupri
Sono 10 milioni le donne tra i 14 e i 59 anni che hanno subito molestie o ricatti sessuali nel corso della vita. Sono 900mila i ricatti sessuali che avvengono sul lavoro e 500mila gli stupri o i tentati stupri. Questi dati drammatici emergono dall'ultima indagine dell´Istat, in occasione della giornata parlamentare contro la violenza alle donne. Le molestie fisiche sessuali avvengono solitamente da parte di estranei (58,2%), per la strada (19%), sui mezzi di trasporto pubblico (31,6%), sul posto di lavoro (12,1%), in pub o in discoteca (10,5%). Invece gli stupri e i tentati stupri avvengono ad opera di familiari. Solo il 3,5% avviene per mano di estranei.
Più frequentemente si tratta di amici (23,8%), conoscenti (12,3%), fidanzati o ex fidanzati (17,4%), mariti o ex mariti (20,2%). I luoghi più a rischio sono i più familiari. Solo il 21% delle violenze sessuali avviene per strada e il 14% in auto. Per il resto si tratta di casa propria, di case di amici, di parenti o dell'aggressore. I ricatti sessuali sul lavoro sono 900mila all'assunzione o per fare carriera. Centomila donne hanno subito ambedue le violenze.
Sabbadini sottolinea che quando avviene la violenza sessuale, questa è spesso violenza ripetuta e le donne non se la sentono di denunciarla nel 90% dei casi, o perché hanno paura di essere giudicate male (28,6%), o per vergogna (22,1%) e mancanza di fiducia nelle forze dell'ordine (11,6%). «Un terzo delle donne non parla con nessuno dell'accaduto e ne ha parlato per la prima volta con noi».
Il governo da parte sua ha annunciato una nuova iniziativa legislativa per tutelare maggiormente il "sesso debole" a fronte di studi condotti in ambito comunitario che, come ha reso noto il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, dicono che in Europa la violenza subita rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia di età compresa tra i 16 e i 50 anni.
Il ministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, ha annunciato entro 15 giorni la presentazione di una proposta di legge «contro la violenza alle donne che tuteli ancora di più le donne e sia un appoggio per coloro che volendosi liberare dalle persecuzioni e dalle molestie, possano trovare un punto di riferimento». La Pollastrini sottolinea che la nostra è «una società avanzata, eppure in Italia come in tutti i paesi europei, la violenza contro le donne e sulle donne continua, attraverso le molestie, anche gravi, le percosse, fino allo stupro e all'assassinio. Io credo - sostiene - che contro la violenza, la tolleranza debba essere zero».
Gli esponenti di maggioranza sollecitano un maggiore impegno e chiedono che si passi dalle parole ai fatti. Il vicecapogruppo dell'Ulivo alla Camera, Marina Sereni, osserva: «La cronaca quotidiana e i dati statistici confermano che la violenza contro le donne è lontana dall'essere sconfitta e che bisogna ancora fare molto a cominciare dall'educazione nella famiglia e poi nella scuola e nei luoghi di socializzazione. Ma per prevenire bisogna conoscere».
Il direttore centrale dell'Istat, Linda Laura Sabbadini ha ricordato l´esigenza di poter disporre di statistiche disaggregate per sesso per legge, senza doversi affidare alla sensibilità di chi dirige l'istituto di statistica o di chi siede ai ministeri preposti.
Sulla stessa posizione i Verdi. Paola Balducci, responsabile Giustizia del Sole che ride, plaude all'«ottimo discorso del presidente della Camera Bertinotti sulle donne, ma il rischio - sottolinea - è che di queste donne vittime di violenza psicologica e fisica nel lavoro e nella vita familiare, se ne parli tanto e spesso senza poi però passare ai fatti». «Dire che bisogna partire dalla scuola per sconfiggere la violenza contro le donne e contro i soggetti deboli in generale - aggiunge Balducci - significa anche che le istituzioni si devono far carico di questa verità attivando normative e strumenti concreti che vadano in questa direzione». Secondo la deputata Verde, tra l'altro, «nell'era di internet, una strategia delle politiche giovanili per prevenire la cultura della violenza deve essere legata a un uso corretto di questo strumento. Serve una guida per i bambini e i ragazzi che navigano quotidianamente e questa guida deve essere la scuola stessa intervenendo in questo senso sui programmi scolastici. Internet, se usato male - conclude - può essere una vera e propria giungla mediatica, e i giovani non devono rimanere soli in questo loro viaggio».
Linda Laura Sabbadini fa infine notare come a subire i ricatti sessuali sono «più le disoccupate che le occupate; più le impiegate che le operaie, perché le prime hanno più opportunità di carriera delle seconde e quindi sono più esposte al rischio; più le lavoratrici indipendenti che le dipendenti: l'ingresso diffuso di donne in settori tradizionalmente maschili è fenomeno recente ed è stato dirompente in un mondo così maschile come quello delle imprese. Quando le donne cercano di concludere un affare, effettuare una vendita, acquisire un cliente si creano i presupposti per i ricatti sessuali sulle donne».
l'Unità


(postato dalla coblogger Sabry65)

martedì 14 novembre 2006

imbrogli


da Tafanus leggo e pubblico quanto segue

Brogli elettorali: l'epilogo?


CORRIERE DELLA SERA

Deaglio e Cremagnani: In un documentario i «brogli» del Polo - Nel documentario il racconto di una lite Berlusconi-Pisanu
13 novembre 2006
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MILANO — Uccidete la democrazia!, il nuovo film di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio con la regia di Ruben H. Oliva, non è questione di sindrome da complotto ma di numeri, numeri e ore. Gli autori lo dicono subito, prima che scorrano in anteprima le immagini e Gola Profonda inizi il suo racconto. La notte di lunedì 10 aprile 2006 è ormai sfumata nel martedì e l'Italia è in sospeso, il flusso dei dati elettorali s'è bloccato, «non si riesce a capire che sta succedendo» dice Romano Prodi, l'esito delle elezioni è più che mai in bilico e intanto a Palazzo Grazioli, quartier generale di Berlusconi, è arrivato Beppe Pisanu.

Mai successo che un ministro dell'Interno lasciasse il suo posto in un momento così. C'era già stato verso le 19,20. Per convocarlo, alle 23,14 gli telefonano al Viminale, «l'hanno costretto, letteralmente costretto ad andare».
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Berlusconi è furibondo, «gli grida in faccia, dice che lui non è disposto a perdere per una manciata di voti». Pisanu torna al Viminale e là ci sono quelli dell'Unione. Marco Minniti, Ds, è piombato in sala stampa agitatissimo, ha cercato i funzionari, ha fatto una telefonata. Poi si è rasserenato. Testimonianze. Immagini dei tg. E Gola Profonda che racconta: più tardi, a Palazzo Grazioli, ci sono quattro uomini chiusi in una stanza. Berlusconi, Bondi, Cicchitto e, ancora, Pisanu. Il Cavaliere non ci sta. E il clima si fa pesante, per il ministro.
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Volano insulti, «vigliacco», «traditore». Sono le 2.44 quando Piero Fassino annuncia alle telecamere: abbiamo vinto. A quanto pare dal film, il grande imbroglio informatico è sfumato in extremis, il programma che nel sistema di trasmissione dati del Viminale trasformava le schede bianche in voti per Forza Italia è stato fermato a ventiquattromila voti dal traguardo, l'esiguo vantaggio dell'Unione. E a questo punto le immagini rallentano, scrutano il volto segnato del segretario Ds, le occhiaie scure, lo sguardo cupo, mai vista una proclamazione così. In via del Plebiscito Berlusconi fa chiamare l'onorevole Ghedini, vuole preparare un decreto che dice farà approvare dal Consiglio dei ministri per sospendere il risultato elettorale fino a un nuovo conteggio e assicura che lo farà firmare a Ciampi.



Il dvd contiene i dati provincia per provincia.
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Numeri che il Viminale pubblica di solito «dopo 40 giorni» e fino ad oggi sono rimasti riservati. Perché? «Perché sono impresentabili, ecco perché». Al centro del «docu-thriller», il mistero delle schede bianche. Dalle Politiche 2001 a quelle 2006, per la prima volta nella storia della Repubblica, sono crollate: da 1.692.048 ad appena 445.497, 1.246.551 in meno. Maggiore partecipazione? Ma gli elettori, al netto dei votanti all'estero, sono stati di meno: 39.424.967 contro i 40.190.274 di cinque anni fa. E soprattutto ci sono le «anomalie» statistiche. L'Italia è varia, la percentuale di «bianche» nel 2001 cambiava ad ogni regione, 2,6 in Toscana, 9,9 in Calabria, 5,5 in Sardegna... L'animazione del film fa ruotare lo Stivale come in una centrifuga, nel 2006 i dati sono omologati, «tutto dall'1 al 2%, isole comprese!». Tutto più o meno uguale, e non un posto dove le bianche non siano calate.
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In Campania, per dire, si è passati da 294.291 bianche a 50.145, meno duecentocinquantamila, dall'8 all'1,4%. E poi c'è la successone degli eventi. Alle 15 il primo exit-poll dà all'Unione cinque punti di scarto, come tutti i sondaggi. Ma alle 15,45 Denis Verdini, responsabile dell'ufficio elettorale di Forza Italia, dice che «alla Camera è testa a testa, lo si vedrà dopo diverse proiezioni».
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E infatti: un'animazione mostra la «forbice» tra gli schieramenti che diminuisce «regolare come un diesel», ogni ora la Cdl guadagna mezzo punto e l'Unione lo perde. I primi dati del Viminale arrivano alle 20,19 e proseguono col contagocce. Alle 21,38 l'Ulivo invita a «presidiare i seggi», quando si bloccano i dati manda il segretario provinciale a Caserta. Inizia la lunga notte. Resta da scoprire l'arma del delitto. E Deaglio, nel film, vola in Florida a intervistare Clinton Curtis, programmatore informatico che nel 2001, inconsapevole, preparò un software per truccare le elezioni e poi ha denunciato tutto e ne ha fatto una battaglia. «Qualsiasi broglio le venga in mente, con la matematica si può fare».
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E al direttore di Diario, in mezz'ora, prepara un programma che distribuisce in automatico le bianche a uno schieramento lasciandone una percentuale tra l'1 il 2, «si può inserire nel computer centrale o a metà della rete, bastano quattro o cinque persone». Deaglio dice che le bianche mancanti e i voti in più di Forza Italia corrispondono: «Sono gli unici risultati sbagliati dagli exit-poll». Problema: se è vero, perché Berlusconi ha perso? La tesi del film è nella domanda che Deaglio fa a Curtis: è possibile interrompere il processo? «In ogni momento». Si torna alla notte di Palazzo Grazioli. Le pressioni su Pisanu. Il «colpo di teatro», l'arresto di Provenzano l'indomani. E l'«antropologia» dei democristiani, il loro fiuto infallibile. Gola Profonda conclude: «Quella sera il ministro ha fiutato. Ha capito subito che Berlusconi era un gatto che si agitava, ma era un gatto morto. E ha agito di conseguenza».
Gian Guido Vecchi





da Tafanus riportiamo quando segue

...come mai Pisanu, la notte dello spoglio, non è al Ministero, come vorrebbero logica e galateo istituzionale, ma  a casa di uno dei contendenti? ...come mai dopo la sconfitta per pochi voti Pisanu, che ogni giorno rilasciava non meno di 437 interviste ai TG, sparisce nel nulla per settimane? ...come mai non si trova niente di meno sospetto della società del figlio di Pisanu per far gestire il "conteggio elettronico" del voto?...

...aveva ragione il nostro Blog?...

...poche ore dopo la fine dello spoglio, il Tafanus aveva già messo in rete un dossier "Brogli Elettorali", ancora oggi scaricabile, aggiornato, che includela i grafici e le considerazioni integrate. Il nostro dossier era stato ripreso da moltissimi blogs, e integrato, nel tempo, da contributi di molti esperti di informatica. I conti non tornavano, e tornano sempre meno. Non torna, ad esempio, il fatto che la fregola polista di ricontare i voti sia svanita nel nulla, pur avendo la Casa delle Amenità maggioranza e Presidenza della Giunta per le Elezioni. Qualcosa non quadra. Ora attendiamo con impazienza l'uscita del DVD di Diario. Sicuramente Deaglio avrà condotto, come è suo costume, una inchiesta esemplare. Sarà un DVD da non perdere, per nessuna ragione al mondo.



Il grafico indica, con sufficiente approssimazione, la distribuzione dei voti ai due schieramenti a partire dai primi 6000 seggi scrutinati, per finire agli ultimi 6000. Nei primi 6000, lo spoglio dice: Unione 54%, CdL 45%; com'è possibile che SISTEMATICAMENTE, decile dopo decile, le percentuali dell'Unione peggiorino sempre, fino ad invertirsi, a partire da metà spoglio???

(Postato dal coblogger Condorbianco)

sabato 11 novembre 2006

Oggi mi sento contratto


da studenti.it

L'esercito dei lavoratori "low cost"

Siamo andati ad indagare nei meandri del lavoro precario, abbiamo chiesto ai giovani di raccontarci come vivono, che lavoro fanno, quali speranze e desideri hanno per il futuro. Hanno partecipato in tantissimi, inviandoci e-mail, rispondendo ai sondaggi, lasciando commenti sui forum. Abbiamo avuto l'ennesima conferma: il mondo del lavoro, così com'è, ai giovani non piace

a cura di Marta Ferrucci 

Precarietà: è una parola che rimbomba nelle teste dei ventenni e trentenni di oggi, creando ansia, scompiglio, incertezze: "è così in tutta Europa" ci sentiamo dire dal politico di turno, "In Inghilterra ci convivono da sempre e sono ricchi e felici" oppure - la più attuale - "dobbiamo contrastare il basso costo della mano d'opera cinese". Ma non bastano i contratti precari a rendere la vita diffcile, ci si mettono anche gli stipendi bassi e l'euro che raddoppia il costo della vita. Non sono luoghi comuni questi, ma la realtà con cui dobbiamo confrontarci quotidianamente in un paese che dei giovani si interessa poco ed in cui l'accesso al lavoro continua ad essere un miraggio per molti: oggi alla domanda "qual è il tuo sogno" il 25% degli "under 25" risponde "un posto di lavoro sicuro". Altro che velleità di carriera o riuscire a fare il lavoro dei sogni.... il mito oggi è il posto fisso.

Gli ultimi 10 anni sono stati determinanti per la legislazione sul lavoro che ha visto introdotte radicali modifiche ai sistemi contrattuali. Cambiamenti secondo molti necessari per adeguare il mercato del lavoro alle nuove esigenze della società. Ma siamo sicuri che le scelte fatte siano le migliori possibili? 

STAGE: OPPORTUNITA' O SFRUTTAMENTO? 
Con la legge Treu del 1997 ed il successivo decreto n.142 del Ministero del Lavoro viene dato pieno slancio allo stage.
In cosa dovrebbe consistere secondo la legge? Uno strumento di formazione e orientamento adatto a neo laureati o neo diplomati che muovono i primi passi nel mondo del lavoro, un'opportunità per testare le proprie capacità e le proprie attitudini professionali.
Cos'è in pratica? Se si dovesse definire lo stage in base alle opinioni che di questo hanno gli ex stagisti che ci hanno scritto dovremmo definire i tirocini in tutt'altro modo. Attualmente sembra che questi siano più utili alle aziende che ai giovani. Le prime hanno garantita mano d'opera gratuita a volontà mentre i secondi spesso vengono relegati a ruoli lavorativi molto bassi in cui nulla hanno da imparare sulle strategie aziendali, svolgendo mansioni di data entry, segreteria e quant'altro.
La legislazione stessa lascia troppi vuoti oppure stabilisce regole che avvantaggiano solo le imprese: ad esempio, la legge dice che gli stage possono avere una durata che varia da 4 a 12 mesi e non pone invece vincoli sul numero di tirocini che una persona può svolgere e non riconosce neanche un contributo minimo, un rimborso spese che invece sarebbe giusto garantire ad ogni stagista.
I correttivi. Come si fa a pensare che si possa lavorare gratis per una azienda durante un anno? Un tirocinio non dovrebbe poter durare più di 3 mesi, di più si viene a configurare una condizione di sfruttamento; alle aziende dovrebbe essere imposto di garantire un minimo di rimborso spese (ad esempio i buoni pasto) e queste in sede di colloquio dovrebbero essere molto chiare sulla possibilità concreta di inserimento del giovane dopo il periodo di tirocinio, elemento quest'ultimo su cui a volte le aziende giocano sporco dando false illusioni.

Marco Z.: "avendo effettuato uno stage in azienda posso confermare che è un totale sfruttamento dello studente, in più per le aziende non è solo manodopera gratuita ma è un guadagno doppio visto che le aziende che accettano stagisti percepiscono dei contributi statali oltre alle ore di lavoro che non pagano agli stagisti. Frequento un'istituto professionale, corso elettrico, e nelle 6 settimane lavorative di stage non ho imparato niente (...) nelle ultime 8 ore ho dovuto spostare 600 (si 600) motori da più di 10kg ciascuno! se questo è ingresso nel mondo del lavoro...".

Naty: "Io ho detto NO ad uno stage presso una nota casa farmaceutica (con fatturato di miliardi) per 6 mesi gratis... preferisco stare a casa".

L'opinione dei giovani sullo stage 
Su Studenti.it abbiamo chiesto ai giovani cosa ne pensassero dello stage, se fossero convinti dell'utilità di questo strumento per trovare lavoro oppure no, e ci hanno risposto in 1.200: il 21% delle persone conferma che è un'ottimo strumento per trovare lavoro, il 46% pur ritenendolo utile sostiene che se ne stia abusando mentre il 31% non vede nello stage alcuna utilità e lo considera solo un mezzo per fornire alle aziende lavoratori a costo zero.



CONTRATTI PRECARI
Ma la delusione che può nascere da uno stage è solo la prima di una lunga serie che ai giovani riserva l'attuale mondo del lavoro. Se il giovane dovesse trovare un'occupazione, infatti, è molto probabile che il contratto proposto sia un contratto "flessibile". Cosa significa? Il tema della flessibilità riguarda sia la forma del contratto di lavoro, sia la retribuzione, sia l'utilizzo della manodopera. Dal '92 ad oggi in Italia i contratti flessibili sono aumentati del 45% e nel '99 hanno segnato il 57,7% dei nuovi posti di lavoro. Contratti a progetto, a tempo determinato, di formazione lavoro, contratti di inserimento ed interinali sono i contratti "dell'esercito dei precari".

Emilia ha 31, è laureata in ingegneria ed ha alle spalle diversi corsi di specializzazione, tirocini e stage non retribuiti: "(...) ora mi ritrovo con un contratto di 6 mesi di cui so già in partenza che non ci sarà rinnovo. Guadagno meno di 1000 euro netti al mese, per un totale che va da 50 a 66 ore lavorative settimanali (ovviamente, neanche a dirlo, gli straordinari sono in nero). Il risultato di tanto precariato: la depressione, la sfiducia nel mondo del lavoro, la stanchezza di cercare.... Ho lavorato per un totale di circa 2 anni ma mi sento come se avessi lavorato per 20 anni, stufa di tutta questa situazione e soprattutto schifata da tutto ciò che ho visto in termini di soprusi e sfruttamento".

Un'altra testimone anonima si firma "Arrabbiata e delusa": "Sono laureata dal 2002 in matematica a La Sapienza con 95/110. Dall'ottobre del 2002 insegno in una scuola privata riconosciuta dalla regione in cui vivo di estetisti e parucchieri. Ho un contratto occasionale (invece che a progetto) mi pagano 8 euro l'ora (da cui è stato già detratto il 20%) e... se gli alunni non vengono a scuola non mi pagano. Bello vero? Sono ricorsa al sindacato della scuola a dicembre dell'anno scorso per vedere se li potevo denunciare ma l'avvocato mi ha fatto capire che se mi univo con tutto il corpo isengnate forse si sarebbero mossi ma per me da sola no perchè non avrebbero avuto il loro guadagno".

Alessia ha 30 anni ed una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche con orientamento tossicologia dell'ambiente. Da 2 anni lavora come operaia su tre turni a ciclo continuo con un contratto a tempo determinato. Lavora il sabato, la domenica ed i festivi, ha lavorato a Natale e a Capodanno: " E' veramente deprimente" - racconta - "studiare una vita per non avere nessuna garanzia, non poter progettare nulla, una vita col mio compagno, una casa, dei figli".

Jennifer ha inviato il c.v. ad una compagnia aerea per diventare assistente di volo: accede al corso base della durata di 1 mese, con lezioni in aula dalle 8 alle 18, 7 giorni su 7, non retribuito e con spese completamente a carico dell'allievo. Terminato il corso e superato l'esame finale viene ammessa al training a bordo della durata di 6 mesi, con retribuzione fissa di 300 euro mensili, lavorando molto di più del personale assunto, con paga ben 5 volte maggiore. Dopodichè l'azienda l'assume con un contratto di 7 mesi "stagionale", al termine del quale le viene detto che l' avrebbero richiamata sicuramente entro i 5 mesi successivi. Da allora di mesi ne sono passati 11. Come mai? Jennifer ha scoperto che le compagnie aeree ricevono dei fondi dall'UE per effettuare questi corsi; ne fanno uno dietro l'altro pur di avere i soldi ed inevitabilmente alla fine si trovano con personale in esubero che non viene riconfermato (leggi la sua testimonianza sul forum).

A "Nefertiti" è andata meglio... perchè se ne è andata in Venezuela: "anch'io faccio parte del gruppo di laureati che hanno partecipato ad uno stage, ma all'estero. Mi è toccato il Venezuela ma per lo meno qui ho trovato lavoro; certo non è facile vivere in un paese scomodo per tanti motivi, ma essere fuori dalla disoccupazione mi consola. Il fatto è che desidererei tornare presto in Italia e trovare un lavoro che mi permetta di essere indipendente dalla famiglia, ma la situazione è decisamente sconfortante. Per ora si prosegue qui, lontano dagli affetti e dalla patria, nella speranza che un giorno la bella Italia ci ripaghi dei sacrifici (studio, soldi e sogni) di una vita!".

Che contratto hanno i giovani? 
Abbiamo chiesto agli utenti di Studenti.it che tipo di contratto avessero: solo il 25% ha un contratto a tempo indeterminato. Il 22% ha un contratto a tempo determinato, il 24% a progetto, il 4% di formazione lavoro, il 7% interinale, un'altro 4% di consulenza mentre l' 11% ha risposto "altro".



Cosa chiedono i giovani al nuovo Governo?
Le cose devono necessariamente cambiare. Solo il 18% degli interpellati infatti è contento della linea politica del Governo Berlusconi e delle riforme apportate dalla Legge Biagi. Il 21% chiede dei correttivi che diano più garanzie anche ai precari, il 20% vorebbe abolire la legge sugli stage, il 23% chiede stipendi minimi più alti, un 7% sgravi fiscali per i neoassunti. Il costo del lavoro è considerato un problema secondario, tant'è che a questa risposta hanno dato la loro preferenza solo il 3% degli intervistati. L'11% "chiederebbe altro".

(postato dal coblogger Condorbianco)

lunedì 6 novembre 2006

Evviva "Addio Pizzo"


LEGGO E VOLENTIERI DIFFONDO IL SEGUENTE

APPELLO CONTRO LA CRIMINALITA' ORGANIZZATA*


La criminalità organizzata è un problema nazionale.

Perchè non se ne parla mai abbastanza, perchè si tende a dimenticare?

A Palermo è nato il comitato antiracket ADDIO PIZZO e dal sito
www.addiopizzo.org si può conoscere la missione dei volontari di questo
comitato e le loro azioni.

Sono convinto che nel nostro paese continuare a parlare di mafia sia un
piccolo e modesto modo di solidarizzare con chi quotidianamente subisce la
prepotenza e l’arroganza del crimine.

Pur non facendo parte del Comitato ADDIO PIZZO, ho deciso autonomamente di
promuoverne il sito www.addiopizzo.org in rete, invitando con mail e
messaggi le persone a conoscere l’opera di questo gruppo di volontari.

Credo che sia giusto diffondere le idee che si ritengono meritevoli.

Ringrazio per la cortese attenzione


*Postato da Luca D. sul Forum "Storia e Politica.

giovedì 2 novembre 2006

La bambina di Cogoleto


PER PAURA DELL'ORFANOTROFIO?

La bimba bielorussa di Cogoleto non è un pacco postale, oltre che a essere accudita e amata ha diritto
alla sua privacy.

So che questo post potrà essere impopolare.
Ma da genitore adottivo, non posso trattenere il mio sdegno.

Mi riferisco alla coppia di Cogoleto che ha sequestrato la bambina che aveva in affido.
E preciso che:

a) Tutta la comprensione umana per il caso (capisco perfettamente che temessero il ritorno della bimba in quell'orfanotrofio), ma hanno violato la legge. E la legge va rispettata. E la legge italiana sull’adozione e l’affido è tra le più avanzate al mondo, perché mette al primo posto il diritto del bambino di avere una famiglia che corrisponda alle sue esigenze, e non il desiderio (che non è un diritto, è solo un desiderio legittimo) della coppia a diventare genitori.

b) La bambina li chiamava “mamma e papà”? Colpa loro. Loro (quelli che erroneamente i mass media chiamano “genitori affidatari”, NON sono genitori, sono solo ospiti, cioè affidatari) hanno acconsentito che la bambina li chiamasse così. Sbagliato, sbagliatissimo: se non sei certo che quel bambino diventerà tuo figlio anche legalmente, consentirgli di chiamarti “papà” o “mamma” è illuderlo. E prendere per il sedere un bimbo, sia pure in buona fede, sia pure per un umano desiderio di genitorialità, è uno sbaglio enorme.
c) Il giornalista che ha OSATO intervistare la bambina (e che appariva tutto contento della sua prodezza sul TG1 e sul TG2 di ieri sera), per fare lo scoop, ha commesso un grave errore morale, illudendo la bambina ancora di più, e violando (se non nella lettera, certamente nello spirito) la legge sulla privacy dei minori.
d) Il genitore adottivo è profondamente diverso dall’affidatario: il genitore adottivo è genitore a tutti gli effetti, l’affidatario (non genitore) è SOLO un ospite temporaneo per un bambino che ha dei problemi. Illudere il bambino, CONSENTENDOGLI di chiamarti “mamma” o “papà”, è un crimine, non solo per la legge, ma anche sul piano etico, perché gli metti in testa che diverrà tuo figlio quando non è vero.

Tutta la mia comprensione umana alla coppia di Cogoleto. Ma hanno fatto una grande stupidaggine,  non cogliendo la differenza tra affido e adozione.
E adesso ne paga le conseguenze emotivo-affettive quella bambina.

Due parole chiare sulle mafie


Con la criminalità non si "convive"!
Tempo addietro un ministro della repubblica di uno dei più discussi governi della storia repubblicana ebbe il coraggio di fare delle affermazioni alquanto idiote e irresponsabili, successivamente smentite, su uno dei più incresciosi problemi italiani: La criminalità organizzata.
Mafia in Sicilia, camorra in Campania, 'ndrangheta in Calabria, sacra corona unita in Puglia, tanti modi per esprimere quel potere che ha controllo politico e sociale in zone del Mezzogiorno dove la sovranità dello stato tarda a farsi sentire. Non basterà un esercito o le parole di  insensato odio di un dentista bergamasco prestato alla politica a bloccare l'escalation di violenza che ha investio Napoli in questi giorni.
Napoli, città in cui mi sento legato e dove ho le mie origini, può uscire da questo vortice di odio, e lo può fare con un informazione sempre più fitta e attenta.
Roberto Saviano con il suo Gomorra
 , un libro che racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, e la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d'affari. La storia parte dalla guerra di Secondigliano di qualche anno fà, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese.
Come Saviano siamo in tanti che vogliono uscire da questa mentalità, dare opportunità a quei giovani che vivono a Secondigliano o Scampia, dove la disoccupazione può raggiungere cime del 50% ed il reddito mensile di un lavoratore in nero non supera i 500 Euro.
E non bastano nemmeno i semplici discorsi del nostro Presidente della repubblica, anche egli napoletano, a cambiare la situazione di Napoli e del Mezzogiorno.
Napoli può cambiare e lo può fare adesso! E il cambiamento può partire solo dalle menti più giovani come Saviano e come hanno fatto i ragazzi di Locri dopo l'omicidio Fortugno.

Dalla quarta di copertina del libro Gomorra:
"Questo incredibile, sconvolgente viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate, si riversano fuori dai giganteschi container per invadere palazzi appositamente svuotati di tutto, come creature sventrate, private delle viscere. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umano, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde - dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi - che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti, pulsioni messianiche, millenarismi oscuri. Questa è oggi la camorra, anzi, il "Sistema", visto che la parola "camorra" nessuno la usa più...."

(postato dal coblogger Condorbianco)