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mercoledì 30 settembre 2009

Non ci resta che il pernacchio


Ecco il testo del gustoso “fondo” di Travaglio sul “Fatto quotidiano” di ieri.

CHIAMATE
L’AMBULANZA

la mia risposta


"Messaggio riepilogativo a reti unificate. L’opposizione non deve opporsi, infatti per fortuna non lo fa. I giornalisti non devono farmi domande, a parte quelle che suggerisco io. I fotografi non devono fotografarmi, tranne i miei. I sindacati non devono sindacare. I magistrati non devono indagare sulle stragi di mafia, cioè su di me, perché quella è roba vecchia. 

E Mangano era un eroe, infatti non ha fatto il mio nome né quello di Marcello. I giudici non devono interpretare né contestare le leggi, e se la Costituzione glielo consente, è sbagliata la Costituzione. La corte Costituzionale non si deve permettere di giudicare incostituzionali le mie leggi incostituzionali; chi si crede di essere: la Corte Costituzionale? Il Capo dello Stato deve firmare quello che gli mando io e basta, come del resto ha sempre fatto. 

I tribunali devono condannare tutti gli immigrati a prescindere e assolvere tutti i miei amici a prescindere. Io posso denunciare gli altri, ma gli altri non possono denunciare me. I portavoce della Commissione Europea non devono portare la voce della Commissione Europea, se no usciamo dall’Europa. I parlamentare non devono votare perché mi fanno perdere tempo. Bastano e avanzano i capigruppo. L’Onu non deve fare l’Onu, altrimenti usciamo pure dall’Onu. La Chiesa non deve impicciarsi nei diritti umani degli immigrati e di Dino Boffo, ma solo nelle faccende di sua competenza: scuola privata, ICI; fecondazione assistita, testamento biologico. Il Papa deve dare la comunione ai divorziati, o almeno a uno: io. Gli Italiani devono sposarsi in chiesa e avere una sola famiglia, eccetto me e le mie famiglie. 

Michelle Obama, la moglie abbronzata dell’abbronzato, deve baciarmi e all’occorrenza lasciarsi dare una palpatina. Mia moglie non deve chiedere il divorzio da me, io invece posso chiederlo da lei. Fini non deve avere delle idee, se gliene vengono, se le tenga per sé. I pubblicitari non devono fare pubblicità ai giornali che non sono miei e alle tv che non sono mie(fra l’altro, pochissime). La Rai deve controllarla il governo, quando al governo ci sono io; quando invece sto all’opposizione, il controllo spetta alla Vigilanza, cioè all’opposizione, cioè sempre a me. Santoro e la Gabanelli non devono raccontare cose vere, se non è giornalismo e si mette in cattiva luce Vespa. 

I miei giornali invitano gli elettori di centrodestra a non pagare il canone Rai, così lo stipendio a Minzolini, Mazza, Orfeo, Liofredi, Masi, Vespa e gli altri amici lo pagano gli elettori di sinistra. La crisi finanziaria non esiste, è un’illusione ottica delle gazzette di sinistra: basta non parlarne e sparisce. I contribuenti devono smetterla di lamentarsi delle tasse troppo alte: gli faccio un condono all’anno, possibile che non capiscano? I registi non devono fare film non prodotti da me, altrimenti non sono capolavori, ma culturale. 

Gli insegnanti non devono insegnare. Le escort non devono farsi pagare, altrimenti addio alla gioia della conquista. I tenori degli enti lirici devono andare a lavorare nei campi, fannulloni che non sono altro. Il Carnevale di Viareggio non deve fare carri allegorici su di me, caso mai su Mao, Stalin, Pol Pot e Di Pietro. Non ho nulla a che vedere con il Giornale di Feltri, ma mi dissocio dal Giornale di Feltri. Kakà e Leonardo mi remano contro. Fini è un nano. Sono alto un metro e settantuno e nessuno deve più permettersi di essere più alto di me, il che fra l’altro è impossibile. Sono il miglior Presidente del Consiglio dai tempi di Mario e Silla: me l’ha detto anche Alcide De Gasperi, che mi è stato presentato l’altro giorno da don Sturzo in conference call con Luigi Einaudi.
(Lo portano via)"Ed ecco la lettera di un lettore de Il Giornale, regolarmente pubblicatavi:

"Non riesco a capacitarmi del fatto che si tolleri con tanta leggerezza il proliferare di giornali nuovi, vedi quello di Marco Travaglio, l’uomo più viscido della sinistra disfattista e sempre alla ricerca di nuovi modi per indebolire il premier, vista la continua ascesa dello stesso nel consenso degli italiani. 
Possibile che l’avvocato Ghedini non riesca a trovare un reato plausibile per la chiusura di queste «vipere» che strisciano con il continuo intento di mordere il premier e causarne la morte politica? Un giornale che palesemente offende e denigra il capo del governo va subito chiuso. Lasciamo poi le critiche a chi è nato per criticare tutti gli avversari politici. 
Una volta creato l’esempio gli altri giornali di sinistra si guarderanno dal continuare ad offendere il premier e la sua coalizione. Possibile che non si riesca a trovare una norma che preveda l’attentato morale al capo del governo? 
Io credo che l’unica soluzione a questo continuo stillicidio di calunnie sia quello di rispondere con i sistemi usati (che io non approvo) da Putin nei confronti della Georgia, e della Cina nei confronti dei monaci tibetani: «La forza». Dopo una serie di bastonate inflitte a Franceschini, D’Alema, Travaglio, Santoro e Maurizio Mannoni, si vedrebbero subito i risultati, si vedrebbe il ritorno del rispetto nei confronti di Berlusconi."

PS: nell'ultimo comizio ha detto che lui governerà per sempre. A qualcuno sembra matto.  A me sembra un programma politico.

martedì 22 settembre 2009

Il solito falso ideologico


SMONTIAMO IL MEMORIALE
ALFANORIPORTO QUESTO POST MOLTO LUCIDO, CHE HO TROVATO SU "D-AVANTI"

L’avvocatura dello Stato ha presentato alla Corte Costituzionale un memoriale di ventuno pagine in cui viene chiarita la posizione difensiva che si intende tenere in udienza riguardo alla Questione di Legittimità Costituzionale sollevata sul Lodo Alfano.
La tesi su cui si basa la linea di difesa è semplice, e vecchia: Il Lodo alfano è non solo legittimo, ma doveroso, perchè un uomo di governo non può essere chiamato a rispondere davanti a un giudice mentre è in carica, in quanto…ha di meglio da fare, nel senso che ha un mandato per governare e se sta troppo tempo in tribunale si finisce per danneggiare “l’interesse generale all’esercizio efficiente delle funzioni pubbliche”. Inoltre, molto spesso succede che “la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza ed anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati”. Quindi, tanto vale lasciar governare chi deve farlo, senza che ne venga turbata “la serenità”.


Questa impostazione, come abbiamo detto, non è nuova. Vittorio Emanuele Orlando, grande giurista di epoca Giolittiana, liberale, poi fascista di comodo, autodefinitosi “fieramente mafioso” perchè per lui la mafia era la somma dei valori del popolo siciliano, ne era un grande fan. Le cariche monocratiche vanno dotate di immunità assoluta, diceva, perchè esse devono esercitare le loro funzioni in piena libertà: se arrestano il Presidente del Consiglio, non c’è più nessuno che governa.
Ecco, ma oggi questo non sta scritto da nessuna parte, cioè non sta scritto in Costituzione, che è il posto dove dovremmo cercare se volessimo prendere in considerazione una ipotesi del genere. Le immunità previste dalla Carta sono quelle per il Presidente della Repubblica (art.90), e per i parlamentari (art.86).
Mai si accenna a delle garanzie per la Presidenza del Consiglio: il Capo del Governo e i Ministri godono delle immunità garantite ai parlamentari, nel caso siano anche deputati o senatori (sono quindi insindacabili, irresponsabili per gli atti di funzione e non sottoponibili a misure detentive senza l’assenso della Camera di appartenza). Che le cariche di vertice siano improcessabili per i reati comuni, non è scritto.

E quando il Costituente ha voluto scrivere, lo ha fatto; se non ha scritto, è inutile che stiamo ad inventarci che questo è un interesse “diffusamente tutelato” in Costituzione. Non si può ipotizzare una legge implicita dove c’è una frase esplicita, dice il mio prof: si indichi l’articolo della Costituzione, si indichi il punto scritto in cui questo interesse gode di ampia tutela, e inizieremo a discuterne.
E’ probabile che la Costituzione nulla comandi al riguardo perchè la nostra è una forma di governo parlamentare, e il capo del Governo, in caso di impedimento, è comunque e sempre sostituibile con qualcun altro che possa godere della fiducia del Parlamento. Non così per il Presidente della Repubblica, che è una carica di garanzia, non così per i Parlamentari, che hanno una durata predeterminata (la legislatura). Infatti, loro hanno delle immunità, perchè sono insostituibili: il Capo del Governo non lo è, e quindi la tesi di Orlando è, mi pare, inapplicabile.

Peraltro anche dove il Capo del Governo è davvero insostituibile, ovvero in America, quando qualcuno si è azzardato a dire che il Presidente non poteva essere giudicato (Nixon, 1972), o che non poteva essere processato finchè doveva adempiere ai propri obblighi di stato (Clinton, 1997), la Corte Suprema si è messa a ridere, e ha chiarito che la separazione dei poteri non mette nessuno al di sopra delle leggi e che le attribuzioni di poteri costituzionali non devono diventare scuse per ottenere privilegi.
Mi sembra che qui, poi, si stia suggerendo alla Corte Costituzionale di ritirare fuori dal cassetto una sua antica giurisprudenza, che ha iniziato ad essere disapplicata piu o meno intorno al '93, quella del “bilanciamento degli interessi Costituzionali”: secondo questa giurisprudenza, il Costituente avrebbe dato indicazione affinchè fra l’interesse di chi chiama davanti a un giudice una carica politica per avere una sentenza, e l’interesse a far governare tranquillo un uomo di stato, prevarrebbe il secondo, sacrificando l’interesse della parte lesa: mi dispiace signora, non abbiamo tempo per i suoi diritti. Fortunatamente questo indirizzo, come abbiamo detto, è oramai abbandonato in favore di nuove e più corrette interpretazioni (sent. 58/2000, la cosiddetta”svolta”).

Riassumendo, da parte della Avvocatura si afferma che sarebbe ammissibile una deroga all’articolo 3 primo comma, quello che dice siamo tutti uguali davanti alla legge, sulla base di un interesse diffuso che non è scritto da nessuna parte; allo stesso modo viene sacrificato il diritto all’ azione in giudizio, a poter avere un regolare processo insomma (art.24), a favore di questo interesse fantasma. Ma la Corte da questo orecchio ci sente male: per lei l’articolo 3 è un “principio supremo dell’ordinamento”, e come tale non sono ammissibili deroghe: neanche con una riforma costituzionale si potrebbe introdurre una disciplina derogatoria.
Una legge del genere è talmente doverosa che non esiste in nessuna altra parte del mondo. Questa legge non è conforme a Costituzione, e questo memoriale è suicida. Se la Corte decidesse per la costituzionalità del Lodo, sarebbe una decisione molto politica.

domenica 20 settembre 2009

"Abbasso la cultura"


ECCO IL MINISTRO
DELL'IGNORANZA
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Il nano numero due, al secolo Brunetta, si scaglia con inaudita intemperanza verbale contro “gli pseudointellettuali di sinistra”, contro questa “élite di merda”, contro la cultura alla quale bisogna a suo dire tagliare i fondi al più presto possibile.
Non merita neppure un cenno che il tono sopra le righe denoti una volta di più l’insofferenza del regime e dei suoi gerarchi per tutto ciò che sappia di cultura, di informazione non uniformata (due cose che vengono liquidate sotto l’etichetta del “buonismo”, del “politicamente corretto”,  del fazioso). Lo fa assai bene Michele Serra su La Repubblica di oggi (“Demagogia al governo”, pag. 31).

Né vale richiamare il fatto che, come in ogni regime, si insiste nel rovesciare la realtà, camuffando i manganellatori da vittime, ad esempio quando si bollano come complottardi e (addirittura!) golpisti tutti coloro i quali si augurano che l’Italia si liberi di Berlusconi prima della scadenza del suo sciagurato mandato quinquennale: il risibile argomento è che avendo lui vinto le elezioni, la sua caduta sarebbe di per sé contraria alla volontà popolare. Una fanfaluca, come si vede, perché la stessa cosa si sarebbe potuta bellamente affermare per Prodi, ma all’epoca (gennaio 2007) a nessuno passò per la capoccia di affermare una fesseria del genere.

Vorrei piuttosto richiamare l’attenzione sulla vexata quaestio della presunta egemonia culturale della sinistra, un argomento questo che ritorna con la periodica puntualità dell’epidemia d’influenza, e che starebbe a dimostrare che l’Italia “è stata governata per 50 anni dai comunisti”.
A parte la sorprendente accozzaglia di forzature (governare un Paese è diverso dal detenerne una egemonia culturale, la sinistra non è fatta né mai è stata fatta di soli comunisti), l’argomento andrebbe ridimensionato e sbugiardato in più punti.

Ammesso che abbia un qualche tipo di fondamento, tale egemonia culturale è stata riconoscibile nell’atteggiamento dei mass media – e non di tutti come vedremo – al massimo per una quindicina d’anni, cioè nel periodo che va dal 1968 all’avvento di Craxi a Palazzo Chigi, e non certo per cinquant’anni. Stiamo parlando di una stagione politica complessa e tormentata, nella quale assistemmo certo a una grande ondata di vittorie sindacali, all’ingresso dei socialisti al potere dalla porta principale (ma sul fatto che il PSI di Craxi fosse di sinistra, molto ci sarebbe da obiettare, essendosi trasformato in una associazione per delinquere senza ideali di fatto) e al ventilato superamento della “conventio ad excludendum” verso il PCI, attraverso il famoso compromesso storico – che comunque mai portò il PCI a governare, quindi è argomento privo di senso storico.

L’esperienza dei governi di centrosinistra, iniziatasi nei primi anni sessanta per iniziativa della DC che intendeva sottrarre definitivamente il PSI dall’orbita di Mosca, ma soprattutto depotenziare la protesta di sinistra verso una repubblica matrigna che per l’intero dopoguerra aveva mirato esclusivamente allo sviluppo economico ma non alla sua redistribuzione, portò, fino almeno al 1970 (con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori) soprattutto conquiste sociali e civili, che illusero molti che l’Italia stesse incamminandosi sul radioso sentiero delle socialdemocrazie europee più avanzate. Purtroppo la storia è lì a dimostrare che così non fu. Molto si può dire ad esempio sul tormentato e a volte oscuro rapporto tra la cultura di sinistra di quegli anni e la nascita di movimenti apertamente eversivi e terroristici, che però avevano il loro contraltare in una destra truce e stragista; ma bisogna convenire che sul piano del consenso elettorale ogni attentato delle BR faceva perdere voti ed opportunità al PCI, che infatti non riuscì mai a divenire il partito di maggioranza relativa.

Non vengono mai sfiorati, i poverini, dal sospetto che se la sinistra è egemone presso gli intellettuali (non solo in Italia, ma nel mondo libero), forse è perché sapere le cose come stanno porta a tirare conclusioni più prossime al progresso sociale che alla conservazione dei privilegi dei ricchi, a preferire la democrazia all’autoritarismo, al guardare con sospetto il razzismo e non il “buonismo”, eccetera. Prendi il cinema: da una parte trovi una fila di registi e attori pluridecorati nei massimi festival internazionali, dall’altro Lando Buzzanca; da una parte Roberto Benigni, dall'altra il Bagaglino…
Né li sfiora mai l’idea che in Italia i luoghi di elaborazione e trasmissione del sapere e dell’informazione di massa siano sempre stati in mano alla DC (che mai ha mollato la rete ammiraglia della RAI).
E nemmeno ritengono utile considerare che la DC, in cinque decenni, mai rinunciò al Ministero della Pubblica Istruzione, e tanto meno alla direzione della rete ammiraglia della RAI, e che vi furono fior di intellettuali di destra moderata, fermamente anticomunisti, che mai avrebbero però accolto la recrudescena fascista con tutti gli onori, e che oggi si rivoltano nella tomba a vedere in che stato sia conciata la destra italiana di oggi, proprio nei valori e nella cultura.
Caso mai si potrebbe e si dovrebbe parlare di egemonia della destra a partire dalla metà degli anni ’80 a oggi, con alcune riserve indiane ancora presidiate da alcuni intellettuali di sinistra nelle università, nelle scuole, in alcuni organi di informazione, ma è tutto, e soprattutto che l’influenza di questi laboratori di pensiero è stata completamente nullificata dei suoi effetti sulla mentalità del popolo italiano dalla pervasiva ed asfissiante propaganda, spesso subliminale, delle TV.
Né è dato capire quali sarebbero i “poteri forti” che – ovviamente ipnotizzati dai golpisti di sinistra – tramerebbero da 15 anni ai danni di Berlusconi.

Chi sarebbero costoro? Facciamo qualche ipotesi.
Il Vaticano? Ma se il Vaticano e la CEI hanno sempre fatto fatica a non rendere plateale il loro tifo calcistico verso l’Uomo della Provvidenza di Arcore (si legga al proposito il bel saggio “L’unto del Signore”, di F.Pinotti e U.Guempel, BUR RCS, Milano 2009, sui legami tra l’Unto e la Curia)…!
La grande industria? Non facciamo ridere i polli, è vero che i grandi industriali lo hanno sempre guardato dall’alto in basso considerandolo un parvenue, ma è vero altrettanto che gli Agnelli e soci non gli hanno mai fatto mancare il proprio appoggio; del resto in questi tre lustri non ricordo un solo presidente della Confindustria che si sia schierato contro di lui. Confindustria al massimo è stata tiepidina verso Forza Italia, ma più spesso ha vinto al suo interno la corrente – sempre più forte e organizzata – della piccola imprenditoria industriale del Nord.
L’alta finanza? Ma se Mediaset è azionista di Mediobanca!
L’edititoria? Se escludiamo il gruppo di Debenedetti , che con Repubblica raggiunge le 600.000 copie al massimo, il vuoto è pneumatico.
La CIA allora? E perché non la famiglia Bush al completo, giacché ci siamo?

Non tutti i preti sono uguali


LA LETTERA DI
UN PRETE A BERLUSCONI 

(L'ho trovata qui)

Sig. Presidente «pro tempore» del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi
Lettera di ripudio
Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo.
Legittimità elettorale e dignità etica: Riconoscere la legittimità del suo governo, con riserva etico-giuridica, non significa riconoscere anche la sua legittimità morale a governare il Paese perché lei non ha alcuna cultura dello Stato e delle sue Istituzioni, ma solo quella di difendere se stesso dalla Giustizia e i suoi interessi patrimoniali che sotto i suoi governi prosperano alacremente. Il conflitto di interessi pesa come un macigno sulla Nazione e la sua economia, ma lei è bravo ad imbrogliare le carte, facendolo derubricare nella coscienza della maggioranza che ne paga le conseguenze economiche e democratiche. Cornuti e mazziati dicono a Napoli. Quando la sua maggioranza si sveglierà dall’oppio che lei ha diffuso a piene mani sarà troppo tardi e intanto il Paese paga il conto dei suoi avvocati, nominati da lei senatori, cioè stipendiati con soldi pubblici. Allo stesso modo stiamo pagando i condoni fiscali che lei si è fatto su misura sua e della sua azienda, sottraendo denaro al popolo italiano. In morale questo viene definito come doppio furto.Da quando lei «è sceso in campo», l’Italia ha iniziato un degrado inesorabile e costante che perdura ancora oggi, codificato nel termine «berlusconismo» che è la sintesi delle maledizioni che hanno colpito l’Italia sia sul piano economico (mai l’economia è stata così disastrata come sotto i suoi governi), su quello sociale (mai si sono avuti tanti poveri, disoccupati e precari come sotto i suoi governi), e su quello civile (mai come sotto i suoi governi è sorta la categoria del «nemico» da odiare e da abbattere). Lei, infatti, usa la menzogna come verità e la calunnia come metodo, presentandosi come modello di furbizia e di utilizzatore finale di leggi immorali e antidemocratiche come tutte quelle «ad personam». Dobbiamo ubbidire alla nostra coscienza piuttosto che alle sue leggi razziali e disumane. La legge che definisce l’immigrazione come illegalità è un insulto a tutte le Carte internazioni e nazionali sui «diritti», un vulnus alla dottrina sociale della Chiesa e colloca l’Italia tra le nazioni responsabili delle stragi degli innocenti, perseguitati e titolari del diritto di asilo.
Essere “alto” ed essere “grande”: Lei non è e non sarà mai uno «statista» se sente il bisogno di fare vedere alle sue donnine i filmati che lo ritraggono tra i «grandi». Per essere «grande», non basta rialzare le suole delle scarpe, ma occorre avere una visione oltre se stesso, una visione «politica» che a lei è estranea del tutto, incapace come è di vedere oltre i suoi interessi. Durante il suo governo le tasse sono aumentate perché incapace di porre un freno alla spesa pubblica che anzi galoppa come non si è mai visto. Non faccia confusione tra «essere alto» e «essere grande», come insegna Napoleone che lei ben volentieri scimmiotta, senza riuscire ad eguagliare l’ombra del dittatore. Lei non può negare di essere stato piduista (tessera n. 1816) e forse di esserlo ancora, se come sembra, con il suo governo cerca di realizzare la strategia descritta nei documenti sequestrati al gran maestro Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi (Comunicato Ansa del 17 marzo 1981 ore 12:18, da cui emerge il suo numero di tesserato; cf intervista di Licio Gelli su Repubblica.it del 28-09-2003).
La maledizione italiana: A lei nulla importa dei valori religiosi, etici e sociali, che usa come stracci a suo comodo esclusivo, senza esimere di vantarsi di essere ossequioso degli insegnamenti etici e sociali della Chiesa cattolica, di cui si è sempre servito per averne l’appoggio e il sostegno. Partecipa convinto al «Family-Day» in difesa della famiglia tradizionale, monogamica formata da maschio e femmina e poi ce lo ritroviamo con prostitute a pagamento che registrano la sua voce nel letto di Putin; oppure spogliarelliste che lei ha nominato ministre: è lecito chiedersi, in cambio di cosa? Come concilia questo suo comportamento con le sue dichiarazioni di adesione agli insegnamenti della Chiesa cattolica? La «corrispondenza d’amorosi sensi» tra lei, il Vaticano e la gerarchia cattolica è la maledizione piombata sull’Italia ed una delle cause del progressivo e costante allontanamento dalla Chiesa delle persone migliori. I prelati, come sempre nella storia, fanno gli affari loro e lei che di affari se ne intende si è lasciato usare ed ha usato senza scrupoli offrendo la sua collaborazione e cercando quella della cosiddetta «finanza cattolica» legata a doppia mandata con il Vaticano. Gli ecclesiastici, da perfetti "uomini di mondo", hanno capito che con lei al governo potevano imporre al parlamento leggi e decreti di loro interesse, utilizzandolo quindi come braccio secolare. Per questo obiettivo, devono però rinunciare alla loro religiosità e adeguarsi alla paganità del potere che esige la contropartita. Lei, infatti, è sostenuto dall’Opus Dei, da Comunione e Liberazione e da tutte le organizzazioni e sètte cattoliche che si lasciano manovrare a piacimento con lo spauracchio dei «comunisti» e con l’odore satanico dei soldi. Il giorno 7 agosto 2009, in un colloquio riservato con il cardinale Angelo Bagnasco, lo misi in guardia: «Stia attento – gli dissi – e si prepari alla guerra d’autunno perché con la nomina di Feltri al Giornale di Berlusconi (20-07-2009), la guerra sarà totale e senza esclusione di colpi. Berlusconi non può rispondere alle domande di la Repubblica e non può andare in tv a dare spiegazioni. Può continuare a negare sulle piazze per gli allocchi, ma nemmeno lui, menzognero di professione potrebbe negare davanti a domande precise e contestazioni puntuali. Per questo non lo farà mai, tanto meno in Parlamento. Non ha che un mezzo: sguazzare nel fango facendolo schizzare su tutti e su tutto, in base al principio che se tutto è infangato, nessuno è infangato». Il cardinale mi guardò come stupito e incredulo, reputando impossibile la mia previsione. Credo che ora si morda le labbra.
Spergiuro: Nella trappola non è caduto il popolo di Dio, formato da «cristiani adulti» che tanto dispiacciano al papa «pro tempore» Benedetto XVI: lei non potrà mai manipolarli come non potrà mai possedere le coscienze dei non credenti austeri, cultori della laicità dello Stato che lei vilipende e svende, sempre e comunque, per suo inverecondo interesse. Gli ultimi fatti di Villa Certosa e Palazzo Grazioli hanno sprofondato lei (non era difficile), ma anche l’Istituto Presidenza del Consiglio in un letamaio senza precedenti.
Affari privati o deriva di Stato: Lei non ha diritto alla vita privata, quando si comporta da uomo pubblico e promette carriere tv o posti in parlamento a donnine compiacenti che la sollazzano nel suo «privato». Non è lei che ha detto in una intercettazione, parlando con Saccà che «le donne più son cattoliche più son troie»? Può spiegare, di grazia, il significato di queste parole altamente religiose e rispettose delle donne e indicarci a chi si riferiva? C’entrano le due donne che siedono nel suo governo e che si vantano di essere cattoliche: la Carfagna e la Gelmini? Vorrei chiederle per curiosità: quali sono i meriti e le benemerenze delle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini per essere assurte, non ancora quarantenni, a posti di rilievo nel suo governo? Perché Mara Carfagna posava nuda o la Gelmini prendeva l’abilitazione in Calabria?
Strategie convergenti: Lei può fare affari col Vaticano e chiudere nel cassetto morale e dignità, ma sappia che il Vaticano non è la Chiesa, per nostra fortuna e per sua e vostra disgrazia. Noi, uomini e donne semplici, vogliamo onorare e difendere la nostra dignità e la nostra fede, contro ogni tentativo di manipolazione e di incesto tra altare e politica. Purtroppo lei, supportato da parte della gerarchia, ha fatto scadere la «politica» da arte a servizio del bene comune a mercimonio di malaffare e a sentina maleodorante. Le istituzioni cattoliche che lo hanno appoggiato ne portano, con lei, la responsabilità morale, in base al principio giuridico della complicità.
Ripudio: Io, Paolo Farinella, prete mi vergogno della sua presidenza, per me e la mia Nazione e, mi creda, in Italia siamo la maggioranza che non è quella elettorale, ottenuta da una «legge porcata» che ben esprime l’identità della sua maggioranza e del governo e di lei che lo presiede (o lo possiede?). Lei potrà avere il sostegno del Vaticano (uno Stato estero) e della Cei che con il loro silenzio e le loro arti diplomatiche condannano se stessi come complici di ingiustizia e di immoralità. Non importa che lei abbia la maggioranza parlamentare, a me interessa molto di più che non abbia la mia coscienza
Io, Paolo Farinella, prete ripudio lei, Silvio Berlusconi, presidente pro tempore del consiglio dei ministri e
tutto quello che rappresenta insieme a coloro che l’adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono: li/vi ripudio dal profondo del cuore. in nome della politica, dell’etica e della fede cattolica. La ripudio e prego Dio che liberi l’Italia dal flagello nefasto della sua presenza.

mercoledì 2 settembre 2009

Ho fatto il tagliando


NON FACCIO PER VANTARMI...

PESCE
Quindici giorni fa, con Datimoglie siamo saliti sulla datimobile e ci siamo recati di buon mattino al Famoso Grande Centro Diagnostico Fiore All'occhiello della Sanità Italiana e Orgoglio della Nostra Città (CGDFAOSIONC), perché prima delle ferie ci si era detti che sì, insomma, io sono al traguardo dei 50 e lei ha passato i 40, ed è venuto il momento di fare il primo tagliando.

Esami di tutte le immaginabili deiezioni, del sangue, spirometria, elettrocardiogramma a riposo, sotto sforzo, sotto sale, sotto spirito, lastra RX al torace in tutte le posizioni del Kamasutra, visita urologica, dermatologica (si sa mai che c'è il melanoma nascosto come le intercettazioni del premier), esami delle arterie che recano il sangue al cervello, esame scritto di inglese, versione dal latino, prova pratica di clarinetto, eccetera, eccetera.

Insomma, un bel cecàp!
Una cecàp che ci è costato la modica cifra di millecinquecento euri a cranio (la prossima volta, mi nascondo nel bagagliaio quando mi revisionano la datimobile, così magari mi danno una guardatina al fegato e costa di meno).

Et voilà, dopo due settimane, ecco il corriere che ci recapita in ufficio, in busta sigillata, un tomo di risultati scritti in sanscrito medichese, del peso di mezzo chilo. Il risultato? Tenetevi forte.
Alla mia bella età ho un cuore che è perfetto; polmoni quasi puliti, nonostante pipe, sigari e l'aria di Milano; una tiroide che è degna di un diciottenne (per l'eventuale lettore leghista,  la "tiroide" come organo nulla ha a che vedere con la potenza sessuale, ce l'hanno anche le signore); un fegato che sembra fatto ieri, un pancreas che canta l'Aida, un intestino da fare invidia alla Marcuzzi quando beve lo yogurth. L'unica cosa, la pressione minima leggermente alta. Persino il famigerato colesterolo è a posto.

Gaudio. Berlusconi ha appena compiuto settantatrè anni.
Ci sono belle speranze di campare abbastanza da vederlo ritirarsi.

martedì 1 settembre 2009

Cronache dal nulla


DELL'IRRILEVANZA, OVVERO
L'ARTE DI CAMBIARE DISCORSO...




Vittorio Feltri


..ovvero ancora, la disinformazione sovietica di Feltri





Diciamoci la verità, Il Giornale e Littorio Feltri stanno polemizzando sul nulla.
L’antefatto. L’Avvenire, settimane fa, critica, con civile fermezza, il comportamento piuttosto disinvolto del presidente del consiglio.
Risposta di Feltri? La rappresaglia, l’insinuazione, il manganellaggio mediatico. Forte – si fa per dire – di una condanna in primo grado per molestie (alla quale l’interessato ha preferito non presentare ricorso in appello, fors’anche perché la sanzione è di poche centinaia di euro): pare infatti che Boffo, il direttore di Avvenire, in passato abbia avuto a che dire con una signora, e a quanto pare abbia passato il segno.
Cosa c’entra questo con il nostro presidente del consiglio? Nulla, ovviamente. Quindi bisogna costruirci sopra la bufala. Del resto Feltri e compagni ci sono abituati (ricordate la mntatura del caso Telekom Serbia?).
E così Littorio Feltri si scatena, s’inventa una carta fasulla in cui la polizia asserisce che Boffo molestava ‘sta tizia per indurla a lasciare suo marito, perché lui, Boffo, ne era innamorato (del marito, non della signora), essendo un “noto omosessuale”.
La bufala è subito smontata, non solo non risulta che Boffo sia omosessuale (e quand’anche fosse, dico io?), ma in più non risulta nemmeno che il motivo delle molestie fosse quello.

Ora, anziché stare a disquisire se sia legittimo o no che uno critichi qualcun altro senza essere completamente pulito egli stesso, bisognerebbe chiarire a quel losco figuro di Feltri, che

a) l’omosessualità fortunatamente non è un reato, per il momento, e soprattutto l’omosessualità non è un comportamento civilmente censurabile
b) anche se Boffo fosse un falso e un moralista, a me che me ne deve importare? Mica ci governa lui.  Il punto non è se Boffo abbia o non abbia fatto ciò che Feltri gli addebita (ma comunque non risulta  che lo abbia fatto e quindi la sua è una alunnia bella e buona). Il punto è se il comportamento del presidente del consiglio sia adeguato a chi pretende di governarci, oppure no.
c) a questo proposito, bisognerebbe ricordare ad alcuni scioccherelli distratti che il punto non è nemmeno il comportamento d’alcova di Berlusconi, il quale è liberissimo di sodomizzare le capre, andare a letto con dodici donne per volta, pagare decine di lavoratrici del sesso, masturbarsi tredici volte al giorno, e dirò che anche se saltasse fuori che per eccitarsi ha bisogno di un melone nel culo, anche quello sarebbe irrilevante.
d) la cosa rilevante, invece, e continua ad esserlo nonostante si continui a cambiare discorso, è:

d1: se sia compatibile con il voler legiferare sulla difesa della famiglia tradizionale, dopo averne fatte in privato di tutti i colori: ve lo immaginate la figura che avrebbe fatto il presidente del coniglio, se questa storia delle escort fosse emersa il giorno dopo la sua partecipazione al famoso “family day”?
d2: se sia compatibile con i doveri istituzionali dell’alto ufficio di cui è titolare il presidente del consiglio, il candidare al Parlamento, e persino promettere dicasteri, a persone il cui unico merito è stato quello di giacere con lui;
d3: se sia accettabile, per la sicurezza dello Stato, che il presidente del consiglio, il quale per definizione è al corrente dei segreti di Stato, sia personalmente ricattabile dalla prima squinzia che si introduce tra le sue lenzuola armata di microvideocamera (il che è già avvenuto, vedi la D’Addario).

Questo è rilevante. Per il resto, della moralità di un direttore di quotidiano, ci deve interessare poco o nulla. E di tutta la vicenda Boffo, ciò che semmai fa rivoltare lo stomaco è l’essersi inventati la sua omosessualità e il movente di un comportamento illecito.