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venerdì 6 aprile 2012

Simul stabunt, simul cadent


FINE DI UN MITO


1. Una delle mie speranze è stata, da una ventina d’anni, di campare abbastanza a lungo da assistere alla fine politica di Berlusconi e del berlusconismo, da una parte, e di Bossi e del leghismo dall’altra.
Figuriamoci se adesso non mi rallegri: non perché anche nella Lega ci siano i soliti ladri e corrotti (lo si sapeva da un pezzo, solo non era emerso da un’indagine di questa portata), ma perché finalmente la cosa è emersa agli occhi dell’opinione pubblica. E’ la fine del mito della Lega degli onesti che si contrappone alla Roma ladrona e corrotta. La fine del mito razzista della presunta superiorità morale antropologicamente fondata della “gente padana”, onesta e lavoratrice ma che evade le tasse per sedicente legittima difesa.

2. A parte l’umana pietà per la malattia  che lo colpì otto anni fa, non ho mai nascosto l’orrore che mi fa da sempre un lugubre individuo come Umberto Bossi, né il disprezzo profondo che sento per le sue “idee”: dissoluzione della Patria, egoismo localista, razzismo a piene mani, incoraggiamento della violenza, contiguità col neofascismo, appoggio strumentale a un partito eversore, il PDL, che ha fatto entrare la corruzione, il furto, l’illegalità e la sopraffazione nei salotti buoni della politica, anzi nella stanza dei bottoni, senza vergogna e anzi consegnando le chiavi del palazzo e della cosa pubblica a una banda che non si sa se sia più incompetente o più disonesta.

Non provo quindi nessuna simpatia per quest’uomo, e nessuna fiducia nella sua presunta onestà.
Ma non posso fare a meno di pensare che dopo la sua menomazione sia stato mantenuto artificialmente in vita dal punto di vista politico dalla cricca che lo circondava, un po’ come accadeva ai segretari del PCUS (chi si ricorda il Breznev degli ultimi anni, ormai incapace di reggersi in piedi e probabilmente anche di intendere e volere, ma sempre presente nell’iconografia ufficiale?).

Adesso, tradito da una famiglia che si è approfittata un po’ troppo del suo lassismo morale e della sua fiducia, si dimette, con un gesto di innegabile dignità e con la solita astuzia politica, nella speranza che ciò riduca i danni sul piano elettorale – il 6 maggio è ormai alle porte.
Sotto sotto, è possibile che covi la speranza di continuare a comandare lui – del resto lo hanno prontamente eletto presidente onorario della Lega, per acclamazione. Come Silvio.

Dietro a due astri al tramonto, o forse già tramontati, ribollono le lotte intestine per la successione in due partiti che, orfani delle loro leadership storiche, sono in piena crisi d’identità.
C’è da sperare che quello che nascerà dalle macerie della vecchia Lega, e da quelle del vecchio PDL, sia più pulito, meno becero, e soprattutto più civile, non più incline ad ascoltare le sirene dell’eversione populista.

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