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martedì 9 febbraio 2010

Franco Basaglia e la maggioranza silenziosa


« Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell’asilo »

Franco Basaglia, 1964)

Una bella fiction ha riacceso i riflettori sulla luminosa e generosa figura di Franco Basaglia. Ricordo sempre questa frase che ho fatto mia ” La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’ essere“.
Abbiamo rivisto cosa facevano ai matti di Gorizia e di Trieste prima della sua rivoluzione.
Poi si dice matti, immigrati clandestini, bimbi stranieri ( a cui bisogna mettere un tetto nelle scuole: non sia mai che i bimbi bianchi imparino qualcosa da loro…) ma non vuole dire niente, sono categorie vuote.
Le categorie non rendono mai l’idea, occorrerebbe chiamare le persone per nome : ieri succedeva agli orfani di guerra, ai familiari scomodi e d’intralcio , alle ragazze ribelli, tutti chiusi in manicomio perchè deboli ed indifesi; malati certo alcuni, malati davvero e da curare non certo da incatenare buttare a mare chiudere dentro un immondezzaio. Quel che seccedeva a Gorizia oggi succede nei centri di accoglienza, succede a Rosarno, succede nelle stazioni dove piccoli fascisti crescono dando fuoco agli stranieri ed ai barboni, dove la mafia si allea con la reazione per convergere in scopi che coincidono...
Servirebbero più Basaglia e meno Calderoli e Bossi.
Allora quella destra rancorosa attaccava Basaglia per la sua utopia poi vincente, oggi son gli stessi di ieri sempre contro gli ultimi.
A quei tempo imperava ( come oggi del resto) una maggioranza di benpensanti reazionari annidati nella cosidetta maggioranza silenziosa, gente che odiava i cambiamenti ed appoggiava segretamente la strategia della tensione.
A livello politico appoggiavano le bombe dei servizi e dei fascisti contro i movimenti operai e studenteschi, a livello sociale non accettavano quella ventata di antiautoritarismo che fu la vera portata originaria del ‘68.
Allora questi questurini delle coscienze se la prendevano coi capelloni, i drogati ed i matti.
Quel nucleo forte di conservatori e reazionari era destinato a diventare col passare del tempo egemone in modo totale ( ed a perdere il connotato di silenziosità, basti pensare a come strepitano i loro “opinionisti” , da Gasparri a Feltri…) unendo i propri destini con i fascisti annidati  nella d.c. e poi nel pentapartito e coi cialtroni evasori del qualunquismo che hanno trovato casa nella lega ed in forza italia.
Dicevo: matti e drogati furono i primi coi capelloni a subire gli strali dei benpensanti. Dei matti ci siamo dimenticati, i capelloni alla fine accettati purché alla moda. Ai drogati ci pensa ora il carcere riempiendosi di loro a dismisura nonché l’ipocrisia di una società ufficialmente repressiva ma nascostamente e decisamente cocainofila.
Gli sceneggiatori della cialtroneria della destra ora affidano il ruolo dello spauracchio agli immigrati ed agli zingari.
Eppure io come altri abbiamo visto anche degli zingari felici…, ma di Basaglia all’orizzonte  se ne vedono pochi, quell’utopia benefica è rimasta nelle nostre menti come una speranza antica e futura di cambiamento.
E’ il presente che ci frega. Della maggioranza silenziosa, che dire? Si è allargata a dismisura, del resto la paura è più forte della speranza, lo sapevamo.
Rosellina970

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