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mercoledì 7 novembre 2012

Siamo salvi


Evvai. Una notte da incubo, non ho dormito quasi.
Fino alle ore piccolissime sembrava prefigurarsi la possibilità che vincesse Romney: un populista evasore fiscale, pronto a cavalcare il peggio dell'America - dal razzismo alla paccottiglia reaganian-bushista in fatto d'economia - e a difendere le stronzate dei Tea Party contro i diritti civili e in definitiva contro la democrazia liberale, pur di accaparrarsi la poltrona più importante del mondo.

Abbiamo corso il rischio di avere alla Casa Bianca un cretino incompetente, un vero fantoccio in mano alle peggiori lobbies (da quella dei fabbricanti d'armi a quella dei petrolieri a quella dei finanzieri di Wall Street, proprio quei finanzieri che stanno affamando il mondo, giù giù fino a quella degli inquinatori allegri e convinti e dei guerrafondai per principio).
E vaglielo a dire ai tuttugualisti di casa nostra, che continuano a ripetere che tanto anche in USA i democratici sono di destra...

Poi verso le tre si è capito che Romney non sfondava, e sono andato a dormire.
O meglio ci ho provato. Tra un risveglio agitato e l'altro, facevo strani e tormentati pisolini in cui sognavo continuamente lo stesso incubo: l'annuncio della vittoria di Romney e le urla di gioia dei repubblicani, con quella virago di Sarah Palin che sparava colpi di fucile in aria.

Poi è venuta mattina, un bel sole mi ha svegliato filtrando dalla finestra semichiusa, mi sono alzato, ho acceso la radio, e subito ho sentito la voce di Obama che ringraziava i suoi sostenitori.
Ho capito che aveva vinto lui, e mi sono venute le lacrime agli occhi.
Per il sollievo.
Per quattro anni ancora gli integralisti, i ricconi e il KKK restano fuori dalla stanza dei bottoni.
Thanks God, it's Obama again.

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