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mercoledì 26 marzo 2008

ThyssenKrupp


Ieri sera pensavo. “Sta già calando il silenzio sui morti sul lavoro”.
Oggi leggo che su La Stampa on line, si potrà sentire l’audio della telefonata fatta da un operaio della ThyssenKrupp in quella maledetta notte.
Fatta dal suo cellulare perché i telefoni per l’emergenza non funzionavano.
Il motivo per cui la Stampa l’abbia messa on line, tanta è ormai la mia disillusione, che lo vedo solo come un mezzo per aumentare la tiratura.
A cosa serve averla messa,  non lo so.
Per me sentirla è tragica, sento la voce di Beppe che grida “Non voglio morire, non voglio morire”.
Dopo mesi potrebbe essere “Fate che non sia morto per nulla”.
Invece sul TG danno in fretta e furia la notizia dell’ennesimo morto e la telefonata con la richiesta di aiuto.
Già perché in Tv la telefonata alza lo share, il morto va solo ad incrementare dati statistici.
Sentendo le voci, pensando a quella notte a tutto il resto, talmente è la rabbia che vorrei che i responsabili facessero la stessa fine.
Un esempio, forse, per chi continua a vivere sulla pelle degli altri.
Forse così cambierebbero le cose.
Nella mente mi rimangono quelle parole “Non voglio morire, non voglio morire” e nella mente l’immagine di un padre che ogni giorno va al cimitero e non trova più la forza di reagire.
Se c’è un morto ogni sette ore,  quante famiglie tentano di vivere con questo dolore?
Mi sembra quasi inutile scriverlo qui. Siamo tutti d’accordo. Nessuno di  noi vuole più morti sul lavoro.
Mi sembra inutile, ma è uno sfogo.

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