Visualizzazioni totali

lunedì 31 maggio 2010

Donne di regime



Le femminuccie del regime sono ornamentali ed inutili orpelli  di un potere alla frutta: infatti  i maschietti al governo sono  sull’orlo di una crisi di nervi dovuta sostanzialmente ad una guerra interna .
Si tratta di non rimanere col cerino in mano ad intestarsi una manovra lacrime e sangue, mentre sullo sfondo continua acerrima la lotta per sostituire il sultano impresentabile ed ormai commissariato.
Ma torniamo alle nostre strepitose  “escort ” : tra costoro spicca colei che fino a qualche giorno fa era famosa per la proposta di Porno tax, per il dito medio agli studenti che la contestavano e per l’idea luminosa dei  bar-bordello.
In realtà nel suo lungo peregrinare intorno all’ombelico di Berlusconi, costei si era anche contraddistinta in dichiarazioni bellicose ed operazioni ai margini neri dell’impero ( aveva giurato fedeltà ai fascisti di Storace), ma i fatti concreti ci testimoniano che  trattavasi solo ed esclusivamente di starnazzamento tipo  oche maltrattate.
Colei che aveva detto che Berlusconi “vuole le donne solo sdraiate in orizzontale ” per riavvicinarsi senza contraddirsi troppo probabilmente ha pensato bene di offrirsi al capo in verticale, quelle posizioni strane un po’ orientali genere kamasutra, insomma un lettino verticale da sottosegretario, per gradire.
Per ringraziare il sultano per la graziosa protezione,  la cortigiana ha deciso subito che valesse la pena  consegnare  alle cronache un pensierino gentile per gli antichi e scomodi amici del premier, dichiarando  – udite udite – che occorreva tutelare la privacy dei mafiosi, poveretti, quando parlano coi loro familiari…
Difatti il Sottosegretario del Dipartimento per l’attuazione del Programma di governo, parlando del Ddl sulle intercettazioni ha guardato in faccia una telecamera di mediaset, ha aperto le fauci, e nitrendo da quelle lunghe e capienti narici frementi ha dato la stura al pensierino seguente: “Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? E’ un abuso”.  Vale la pena ricordarle  che i legami di sangue sono alla base delle gestioni affaristico-criminali mafiose? Direi di no, comunque la signora ha poi specificato per evitare equivoci : “Registrare i colloqui tra i boss e i loro familiari significa violarne la privacy”.
Però chissà che non abbia ragione , se un mafioso vuole programmare un omicidio di solito telefona alla segretaria o al commercialista,  mai a e poi mai ad un parente…
Per una escort di regime che peggiora col tempo, ce ne è una che mostra qualche segno di miglioramento, nel senso che  da quando era occupata più che altro a tener su l’uccello del premier, qualcosa pare aver imparato.
Milano – Mara Carfagna, ministro delle Pari opportunita’, fa mea culpa per quanto aveva detto contro gli omosessuali, un paio di anni fa. L’occasione e’ la giornata contro l’omofobia, celebrata di recente  al Quirinale. ‘Ha chiesto scusa. Ha ammesso di essere stata guidata da un pregiudizio’, ha raccontato Imma Battaglia, leader delle associazioni omosessuali.
Erano in tante le rappresentanti delle associazioni omosessuali  per la prima volta raccolte tutte insieme al Quirinale: Arcigay, Arcilesbica, Circolo Mario Mieli, Di gay project, Mit, Agedo, Famiglie Arcobaleno, I kan, Rete Lenford, Gaylib. Non era mai successo. Il ministro sembrerebbe aver cambiato idea nei confronti dei gay, grazie al rapporto instaurato con l’onorevole Anna Paola Concia, unica omosessuale dichiarata rimasta nel Parlamento italiano. Alla quale la Carfagna dice di essere grata per l’impegno e la delicatezza che ha speso per farle conoscere la ricchezza del mondo associativo presente al Quirinale, con tutte le sue sfumature. Paola Concia si e’ emozionata durante le celebrazioni. E’ stata felice di ricevere le scuse e ha sottolineato che non e’ usuale per un ministro scusarsi, soprattutto nel nostro Paese. Paola Concia e Mara Carfagna spesso collaborano insieme e forse, questo, ha contribuito al cambiamento d’idea del ministro.
Già perchè va ricordato che la infermiera pelvica preferita dal sultano ( la Gelmini è una specie di riserva, secondo alcune fonti d’oltralpe ),  appena insediata, un paio di anni fa,  si era espressa contro le associazioni omosessuali; le avevano chiesto il patrocinio per il Gay Pride, il corteo tradizionale e annuale di tutti gli omosessuali d’Italia. Lei lo aveva rifiutato, con sdegno.
Oggi chiede scusa
La domanda vera è : come si fa a privare un neonato del suo yacht?
Sequestrato al largo della Spezia il «Force Blue» il megayacht in uso al manager ed ex direttore sportivo della Renault, Flavio Briatore, dai finanzieri del Gruppo Genova su mandato del pm del capoluogo ligure Walter Cotugno.
L’ipotesi di reato nei confronti della società di charter intestataria è di contrabbando dello stesso yacht, conseguente a una frode fiscale sull’iva e l’accisa sul carburante impiegato per la navigazione.
Briatore è rammaricato per come è stata trattata la questione: «Il sequestro si poteva evitare – sostiene il businessman – senza forzare una madre e un bambino di due mesi a lasciare bruscamente l’imbarcazione». «Mi rammarico molto – sottolinea ancora Briatore – del fatto che la questione si sarebbe potuta chiarire senza tanta pubblicità e con un tale spiegamento di forze».
«Da quando siamo stati costretti ad abbandonare il nostro yacht il piccolo Nathan Falco piange spesso, non è più tranquillo e sereno come prima». Elisabetta Gregoraci, in un’intervista al settimanale Diva e donna, parla di quello che definisce un «terribile incubo» vissuto
Elisabetta Gregoraci si agita ancora mentre lo ricorda per telefono. «Un’esperienza terribile. Lo yacht circondato dai gommoni a sirene spianate. Cosa sta succedendo?, ho pensato. Poi almeno quindici persone in divisa sono salite a bordo e mi hanno detto che la barca era sotto sequestro. State scherzando? faccio io. E loro: “No, deve scendere”. Insisto: “Volete dirmi che cosa sta succedendo?”. Uno risponde: “Io forse glielo spiego, ma lei non capirà”».
Ed infatti non ha capito:«Ho perso il mio latte, ecco cosa è successo. E mio figlio si è dovuto abituare in fretta e furia a quello artificiale, il pediatra me ne ha suggerito uno molto buono, pare il migliore, però nessun latte artificiale sarà mai come quello della mamma.”
Non faccio commenti, nè facile demagogia ma una piccola postilla finale mi scappa proprio: qualcuno ricordi a questi vip di regime che centinaia di migliaia di donne perdono il latte per ben altri spaventi, come l’essere  licenziate da un giorno all’altro, senza che il marito abbia commesso  reati e senza avere il denaro per comprare il “miglior latte artificiale”  che costa un bel pò.
E poi , senza indulgere in snobismi , ho l’impressione che il trauma vero per il piccolo sarà nel momento in cui capirà  che l’hanno davvero chiamato Nathan Falco

Nessun commento:

Posta un commento