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lunedì 3 maggio 2010

Sanità lombarda : nelle pieghe del sistema marcio C.L. - Formigoni crescono molti sciacalli e qualche Menghele...

Sono quelli che strillarono contro il padre di Eluana, sono sempre per la vita, loro.
Andavano in tv o per le strade a pontificare sulla cattiveria del padre con slogan tipo: il medico deve essere paladino della vita e non generatore di morte... peccato che tutto  dipenda da chi deve vivere o morire, ed in cambio di che cosa.
Fanno l’obiezione di coscienza sull’aborto, loro non ucciderebbero mai uno zigote.
Della pillola ru486 nemmeno a parlarne, troppo indolore, la sofferenza è espiazione, se la donna non soffre non vale.
Per far contento il  leghista di turno si offrono anche di denunciare lo straniero  senza permesso di soggiorno che viene al pronto soccorso. Si è vero , loro sono cattolici, ma speciali:  sono di comunione  e fatturazione e quindi, sai com’é , il potere leghista è meglio tenerselo buono. Insomma  ogni sospetto, pur se bambino, va denunciato alla polizia.
Se capita un detenuto in fin di vita non è che stanno lì a sprecar troppe energie, ma  se c’é da fare affari con le protesi, i posti letto, gli indennizzi regionali ed i rimborsi gonfiati allora sì che si danno da fare, allora si che capisci bene, veramente bene,  cosa è il mondo della medicina privata in lombardia appaltata ai ciellini: un modo come un altro, anzi più abietto degli altri,  per fare una barca di soldi, sulla pelle della gente, letteralmente.
In questo contesto è chiaro che gravissime patologia del sistema come quella della clinica degli orrori  trovano il loro brodo di coltura: sono mostri che crescono nelle pieghe di un sistema di cui condividono gli obiettivi.
Report ieri sera ha dimostrato coi fatti il marcio della sanità lombarda e del modello ciellino.
Se il modello è quello del profitto che conta più di ogni altra cosa, è evidente che casi mostruosi come questo della Clinica Santa Rita trovino terreno fertile per nascere crescere e poi nascondersi nelle pieghe della burocrazia e dei mancati controlli della giunta Formigoni.
Ebbene sono stati chiesti 21 anni per l’ex primario milanese Brega Massone. Il pm: “Numero impressionante di reati”. “Si eseguivano interventi inutili e dannosi per ottenere i rimborsi.”
Ma vediamo che ne pensano i magistrati di Brega Massone e dei  suoi collaboratori.
Pierpaolo Brega Massone non ha la “coscienza di un comune medico” una persona che “non esita a infliggere sofferenza tramite interventi chirurgici inutili” a malati terminali e a pazienti “totalmente incapaci” solo per ottenere “vantaggi professionali ed economici“. E’ invece un soggetto con “un’indole particolarmente malvagia e a cui manca il senso di umana pietà”. Questo è, per i pm di Milano, Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario della clinica Santa Rita, che dunque merita una condanna “a 21 anni di reclusione“.

Josef Menghele

Dopo tre lunghe udienze di requisitoria, passate in gran parte a ripercorrere quell’ottantina di casi di lesioni aggravate su pazienti operati dall’equipe di chirurgia toracica di Brega, quando, secondo l’accusa, non ce n’era bisogno, i pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano hanno formulato le loro richieste. Nove richieste di condanna comprese tra i 21 anni, per Brega appunto, e i due anni per Giuseppe Sala, ex primario di anestesia della casa di cura milanese, che nel pieno dello scandalo del giugno 2008, culminato in 14 arresti, venne ribattezzata “la clinica degli orrori”.
Come ha spiegato il pm Pradella, nelle fasi conclusive della requisitoria, è stata tutta l’équipe capitanata da Brega a essere “malvagia” e “senza umanità” e a non guardare in faccia nemmeno “agli anziani in condizioni compromesse”, per portare a termine una “serialità criminosa impressionante”, col fine della “massimalizzazione del profitto“. Anche per l’ex braccio destro di Brega, Pietro Fabio Presicci, e per l’altro componente dell’équipe, Marco Pansera, sono arrivate richieste pesanti: 14 anni per il primo e otto anni per il secondo.
Loro che, secondo il magistrato, non si sono mai opposti quando il loro capo portava a compimento la “raggelante equazione tra pezzi anatomici dei pazienti asportati e drg“, ovvero i codici che servono per ottenere i rimborsi dalla Regione per gli interventi effettuati.
Secondo l’accusa, Brega fece “resezioni abusive“, asportando “pezzi di polmone e di seno”, solo perché la clinica (il titolare Francesco Paolo Pipitone ha già patteggiato quattro anni e quattro mesi) ottenesse i rimborsi e lui ne traesse “un vantaggio economico in percentuale” e “di prestigio professionale“. Operare “sempre e comunque” era il credo, secondo i pm, dell’ex primario, accusato anche di truffa e falso, anche se le patologie tumorali erano benigne e sarebbero bastati “esami istologici o agobiopsie”.
Secondo l’accusa, Brega, per esempio, asportò parte del seno di una giovane di 18 anni che aveva un tumore benigno. In aula il pm Pradella ha ricordato inoltre anche la nota intercettazione in cui si sente Brega parlare al telefono, alterato, perché gli anestesisti gli “hanno bocciato la mammella” di un’anziana novantenne. Per lui, Presicci e Pansera deve essere riconosciuta l’aggravante della crudeltà e non possono essere concesse, secondo i pm, le attenuanti generiche, anche perché hanno sempre detto che “rifarebbero tutto“. E Brega Massone, anche nel commentare coi cronisti la richiesta dell’accusa, ha ribadito di aver “agito in buona fede”. Ora “toccherà alla difesa parlare“, ha aggiunto prima di andarsene, mentre la madre di una paziente, in lacrime, sfogava a parole contro di lui la sua rabbia.
I pm hanno chiesto anche tre anni e quattro mesi per Mario Baldini e tre anni per Paolo Regolo, ex responsabili di neurochirurgia; tre anni per Giorgio Raponi, otorinolaringoiatra, e per la sua assistente, Eleonora Bassanino; due anni e sei per Augusto Vercesi, ex primario di urologia. Dal 4 maggio parola alle parti civili.
Chissà quanti aspiranti affaristi e Menghele sono pronti a prendere il suo posto, vero Formigoni ?
Dal 1995 a oggi la Regione Lombardia  ha distribuito alla sanità privata più di 30 miliardi di euro. Ma non esistono controlli, Formigoni non ne fa, come già verificato tempo fa: lui lascia fare, magari una mano lava l’altra e qualche soldino entra nelle casse di c.l., del resto voi neanche immaginate quanto costa mantenere in piedi  il meeting di Rimini ogni anno…

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