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domenica 14 novembre 2010

Senza titolo



 DEL BERLUSCONISMO COME IDEOLOGIA


BerlusconiManoTesa
(segue)
11. Per quanto riguarda la competitività, siccome non può essere che un suo deficit possa dipendere dall’incapacità o dall’avidità di manager e imprenditori, i colpevoli debbono essere altri. Quindi, ecco di volta in volta il costo del lavoro, la rigidità della contrattualistica giuslavorista, la farraginosità delle nostre leggi, il peso della burocrazia (i famosi “lacci e lacciuoli”).
12. Il fatto che milioni di disgraziati premano alle frontiere del ricco Occidente a causa della fame endemica, dei regimi sanguinari, delle guerre interetniche o a sfondo religioso, non può dipendere dallo sfruttamento dell’Occidente sul Terzo Mondo, né dalla sciagurata ascesa delle multinazionali (ricordate, l’assioma è che dalle imprese non può venire che il Bene), ma solo da una specie di invidia, da parte di popolazioni sottosviluppate e straccione, che invidiano il nostro benessere e vogliono venire a portarcelo via.
13. La democrazia? E’ tollerata se si riduce al rito delle urne, purché svuotato di ogni sostanziale potere di scelta da parte del popolo, a partire dal suo diritto ad essere informato, e a finire con quello di scegliere le facce che andranno in Parlamento. IL resto dell’apparato democratico (i controlli della Corte dei Conti e della Corte Costituzionale, il ruolo di garante del Presidente della Repubblica, la vigilanza da parte della stampa, l’indipendenza della magistratura, il primato del potere legislativo su quello esecutivo, e così via) vengono percepite e fatte percepire come impedimenti all’esercizio del potere esecutivo.
14. Da (13) deriva direttamente che il capo del governo (notare che lo chiamano così, non più solo “presidente del consiglio”) è l’unica autorità legittimata dal voto popolare. Siccome quest’ultimo è tutto ciò che rimane della democrazia, ecco che si cerca di affermare che qualsiasi tentativo di sfiduciare il governo è bollato come manovra di palazzo, se non addirittura come colpo di stato. Ovvio che anche il dettato costituzionale, laddove dice che il parlamentare è eletto senza vincolo di mandato (ciò per assicurare la sua libertà di voto al di là della cosiddetta “disciplina di partito”), è vissuto come un impedimento all’azione demiurgica del Grande Manovratore.
15. Da (14), all’affermare ogni volta che se cade il governo si deve ri-votare, il passo è breve. Ma diventa ancora più breve se a dirlo è un tizio che detiene l’80% del potere di propaganda elettorale…
(continua…)

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