L'OMBRA DELLA TONTOCRAZIA
Tempo fa ebbi a scrivere che Berlusconi, affermando con eccessivo
nervosismo di essere stato convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, ci
stava disperatamente chiedendo di crederlo tonto. Non fu da meno Scajola, il
quale giunse a sostenere che qualcuno aveva osato regalargli un principesco
appartamento con vista Colosseo, ma – per carità! – a sua insaputa; ebbe anzi l’ardire
di soggiungere che se avesse avuto le prove del misfatto avrebbe denunciato il
reo, ed a udire questa battuta fui davvero tentato di credere, per un attimo,
che Scajola fosse tonto come fingeva di essere.
Meglio tonto che criminale, d’accordo: ma non mi sento molto
tranquillo a lasciare i destini della Patria nelle mani di uno che riesce a farsi fare
fesso da una diciassettenne che cerca maldestramente di inventare una scusa
puerile.
Meglio tonto che corrotto, ma se penso che Scajola era all’epoca ministro dello sviluppo economico, e non sapeva accorgersi che il suo patrimonio aumentava vertiginosamente, beh, lo trovo inquietante. Rimane comunque da chiedersi se si considerasse ministro del nostro o del suo, di sviluppo economico.
Meglio tonto che corrotto, ma se penso che Scajola era all’epoca ministro dello sviluppo economico, e non sapeva accorgersi che il suo patrimonio aumentava vertiginosamente, beh, lo trovo inquietante. Rimane comunque da chiedersi se si considerasse ministro del nostro o del suo, di sviluppo economico.
Del resto, si sa che, a partire da Bertoldo, l’arte di
fingersi appunto tonti per non pagare il
dazio è da sempre diffusa in Italia; solo che una volta era l’unica difesa del
popolo inerme di fronte ai potenti; oggi il potente la reclama per sé e per sé
solo. La faccia da scemo rischia di diventare uno status symbol degli oligarchi,
come l’auto blu, la scorta, il titolo di onorevole e l’avviso di garanzia.
A quanto pare Rutelli non fa eccezione. Nel caso degli
ammanchi del suo tesoriere Lusi, egli sostiene – sprezzante del pericolo –
di non essersi mai avveduto, poverino, che decine di milioni di euro transitavano
beati e indisturbati dalle tasche del suo partito a quelle del tesoriere.
No, dico, e noi a gente così dovremmo dare in mano i destini
del Paese? Penso che troppi, tra i nostri politici si disinteressino totalmente
di quanto non riescono a rubare. A
giudicare dalla loro apparente intelligenza, questo loro disinteresse è quasi
rassicurante.
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