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martedì 2 gennaio 2007

Senza titolo


Fibra d'acciaio.
Inossidabile attaccamento alla vita.
L'incredulità dei medici, dopo 15 giorni sul filo del rasoio.
Lo stupore del frate che ti aveva dato l'ultimo sacramento.

Ora sembri riconoscermi, ti alzi a sedere,
oggi hai mangiato ...

E ricominci i tuoi capricci, la tua pretesa di dominarci tutti.
Solo che affermi che ieri era Pasqua.
Solo che confondi tua nuora con tua moglie.
Solo che mi dici soavemente che io abito al 5o piano dell'ospedale e quindi verrò a trovarti in ogni momento (basta chiamare).
Solo che mi hai detto che "quando c'era Vittorio Emanuele si stava meglio".
Solo che mi chiedi i fichi, a Milano, il primo gennaio.
Solo che i medici dicono che durerai qualche settimana, qualche mese al massimo.
"Non ha più i polmoni", dicono.
"Danni cerebrali", dicono.

Ti guardo sgomento.
Il corpo sta meglio, durerà non so quanto.
La mente non c'è più.
E stanotte hai rischiato di ferire un'infermiera, un calcio in faccia mentre ti cambiava.
Sei nato rompiscatole, morirai rompiscatole.
Sei nato violento, muori violento.

Eppure l'ho fatto quasi con tenerezza, di curarti il decubito, stasera.
"Lei" forse avrebbe fatto così.
E noi siamo già stanchi tutti quanti e domani si ricomincia a lavorare.

Buon anno.

Buon anno.

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