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sabato 23 febbraio 2008

Donne in Italia: quante battaglie da fare


Diciamoci la verità.

L’Italia è un Paese provinciale amante del conservatorismo.

Il modo in cui vengono trattati i riformisti (da Mazzini a Gioberti a Salvemini ai Radicali; non parliamo dei marxisti…) è sempre lo stesso: siete una minaccia alla pubblica convivenza ed al giusto sentire.

Ed è la verità: una minaccia ad una società dove vigono la doppia morale (pubbliche virtù e vizi privati), il razzismo inconsapevole, l’indifferenza al sentire delle altre persone, perché tanto, nel cattolicesimo tridentino, è l’opera che conta, non il sentimento che ti spinge a farla.

Una delle caratteristiche più negative sociologicamente della società italiana (e non solo ) è il patriarcato, una società dove il maschio comanda e dove la donna esercita potestà solo in quanto concessa dall’uomo.

Il fatto che per legge solo fino all’altro giorno non esistesse lo stupro nel letto matrimoniale, in quanto la donna era obbligata a sottostare al desiderio del marito di avere una discendenza (possibilmente maschile) e che ancora adesso raramente i giudici condannino gli stupri nella cerchia familiare (dove avvengono la maggior parte di questo orrendo crimine), la dice lunga su quanto la nostra società sia gretta, ignorante, maschilista.

Anche per colpa di quelle donne che purtroppo hanno assimilato una mentalità patriarcale.

E che passano il tempo ad attaccare il movimento femminista del ‘68, che ovviamente ebbe i suoi eccessi e difetti (come qualunque movimento politico), ma che fu oggettivamente motore di cambiamenti positivi di cui anche le loro smemorate detrattrici usufruiscono.

Questa inchiesta dell’Espresso mostra l’ampiezza e la vastità di ambiti dove il patriarcato, fenomeno sociale e psicologico, mostra i suoi effetti più negativi.

(Pensato dal coblogger MattBeck)

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