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venerdì 26 maggio 2006

Sbugiardamento puntuale


GUARDA UN PO’ COSA HO TROVATO! LE RAGIONI DEI LEGHISTI!
QUARTA PUNTATA

Ho finalmente trovato sul sito: http://digilander.libero.it/FEDERALISTACONVINTO quello che lì è chiamato “IL DECALOGO DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE”.
Essendo troppo lungo per essere affrontato in un solo post mi sono ripromesso di farlo “a pezzi”.
In quest’ultima puntata, commenterò gli ultimi i brevi testi, sui presunti vantaggi economici del cosiddetto federalismo fiscale, che completano il “decalogo”.
In grassetto, il testo originale. In corsivo, il mio commento.


Da sempre le principali regioni ordinarie vedono tornare indietro solo una quota ridotta di quanto i loro cittadini versano allo stato, così che non è infrequente il caso di comuni al confine di regioni autonome che chiedono di entrare a farne parte.
La devolution avvia il processo di avvicinamento delle regioni ordinarie alle autonome, pure se queste ultime acquisiscono la possibilità di interloquire con il parlamento per la riscrittura dei loro statuti (art.116).
Guarda un po’ che scoperta. Da sempre le tasse servono a questo. Gli economisti la chiamano “redistribuzione del reddito”. Si preleva di più ai ricchi, per dare più servizi ai poveri. Che questo avvenga su base territoriale, non sposta che ammazzare questo principio è semplicemente immorale. La lotta a quello che loro chiamano “assistenzialismo” si deve fare su altre basi. Ad esempio combattendo le mafie, mafiucce e conventicole varie.
Sul piano tecnico, comunque, la famosa devoluzione è un gran pasticcio. Cito al riguardo Emanuele Lombardi (www.lacostituzione.it), segnalatomi da un amico:
 “ E' opinione comune che la riforma del 2005, per realizzare la devolution/devoluzione, abbia aggiunto le seguenti materie alla esclusiva competenza regionale:
* assistenza e organizzazione sanitaria;
* organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
* definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione;
* polizia amministrativa regionale e locale.
In realtà tali materie sono già di competenza regionale! Infatti è dal 2001 che l'art. 117non le attribuisce alla competenza statale e aggiunge che "Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato". Con la riforma Costituzionale del 2005 tali materie vengono solo esplicitamente elencate tra quelle di competenza regionale (art. 117).”

Il passo successivo cui si sta lavorando, è il federalismo fiscale, che costituirà la benzina della riforma.
Gli amministratori locali diverranno a tutti gli effetti responsabili della spesa.
Se non c’è legame fra entrate e uscite, non si può infatti valutare la qualità dei servizi offerti.
Nessun problema per le regioni meno ricche: la costituzione (art. 119) prevede un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Bella questa. I casi sono due. O il fondo perequativo è destinato a venire vanificato (se prevaless la volontà vera di fare federalismo fiscale), oppure è un vero modo per finanziare comunque le regioni più deboli: cioè per ridistribuire le tasse dei cittadini, con tanti saluti al federalismo fiscale stesso. Ma andiamo avanti.

Quello che si vuole combattere è che, ad esempio, la regione Campania abbia 10 mila dipendenti contro i 3.800 della Lombardia ovvero – se li considera utili – la Campania può anche tenerli, ma il suo governatore deve farsene carico e reperire i fondi necessari.
Una volta stabilito che allo Stato và una parte limitata del prelievo fiscale, mentre il resto rimane sul territorio, non potrà che innescarsi un meccanismo virtuoso in grado finalmente di bloccare le spese folli che contraddistinguono il settore pubblico (con la garanzia fra l’altro che, se tocca alle regioni trovare le risorse, la lotta all’evasione sarà certamente più incisiva).
E’ dimostrato che più un ente locale può attingere fondi dello stato, più spende per il suo apparato: in Lombardia e veneto, dove le province dipendono solo per il 40% da trasferimenti statali, i dipendenti costano 25 euro per abitante; viceversa nelle province della Basilicata, dove i trasferimenti rappresentano l’80% del bilancio, il costo arriva a 61 euro.
E’ la cosìdetta “finanza derivata” che spinge gli organi periferici a spendere di più, per ottenere almeno altrettanto il giro successivo.
Sul fatto che il federalismo rappresenti un toccasana per le finanze, pare che molti esperti siano perplessi assai. Cito qualcuno di più autorevole del sottoscritto:
(ANSA) - ROMA, 28 nov - Un “insostenibile aumento dei costi, calcolato in 150mila miliardi di vecchie lire in 3-4 anni”, e un “totale disfacimento” del Servizio sanitario nazionale.
Saranno queste le conseguenze della Devolution in Sanità. Ne è convinto il segretario nazionale dell´Annao-Assomed, il maggiore dei sindacati medici, Serafino Zucchelli, che lancia un chiaro invito: votare contro la Devolution in occasione del previsto referendum.
(…) “Gli economisti - ha detto - hanno infatti individuato in circa 150mila miliardi di vecchie lire il costo in 3-4 anni della Devoluzione, considerando anche il passaggio del personale dallo Stato centrale alle regioni. Un Paese con le nostre difficoltà economiche - si e´ quindi chiesto il segretario Anaao - si può permettere una modifica costituzionale che innesca un tale meccanismo di spesa? E´ una pazzia”.

(fine)

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