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sabato 11 novembre 2006

Oggi mi sento contratto


da studenti.it

L'esercito dei lavoratori "low cost"

Siamo andati ad indagare nei meandri del lavoro precario, abbiamo chiesto ai giovani di raccontarci come vivono, che lavoro fanno, quali speranze e desideri hanno per il futuro. Hanno partecipato in tantissimi, inviandoci e-mail, rispondendo ai sondaggi, lasciando commenti sui forum. Abbiamo avuto l'ennesima conferma: il mondo del lavoro, così com'è, ai giovani non piace

a cura di Marta Ferrucci 

Precarietà: è una parola che rimbomba nelle teste dei ventenni e trentenni di oggi, creando ansia, scompiglio, incertezze: "è così in tutta Europa" ci sentiamo dire dal politico di turno, "In Inghilterra ci convivono da sempre e sono ricchi e felici" oppure - la più attuale - "dobbiamo contrastare il basso costo della mano d'opera cinese". Ma non bastano i contratti precari a rendere la vita diffcile, ci si mettono anche gli stipendi bassi e l'euro che raddoppia il costo della vita. Non sono luoghi comuni questi, ma la realtà con cui dobbiamo confrontarci quotidianamente in un paese che dei giovani si interessa poco ed in cui l'accesso al lavoro continua ad essere un miraggio per molti: oggi alla domanda "qual è il tuo sogno" il 25% degli "under 25" risponde "un posto di lavoro sicuro". Altro che velleità di carriera o riuscire a fare il lavoro dei sogni.... il mito oggi è il posto fisso.

Gli ultimi 10 anni sono stati determinanti per la legislazione sul lavoro che ha visto introdotte radicali modifiche ai sistemi contrattuali. Cambiamenti secondo molti necessari per adeguare il mercato del lavoro alle nuove esigenze della società. Ma siamo sicuri che le scelte fatte siano le migliori possibili? 

STAGE: OPPORTUNITA' O SFRUTTAMENTO? 
Con la legge Treu del 1997 ed il successivo decreto n.142 del Ministero del Lavoro viene dato pieno slancio allo stage.
In cosa dovrebbe consistere secondo la legge? Uno strumento di formazione e orientamento adatto a neo laureati o neo diplomati che muovono i primi passi nel mondo del lavoro, un'opportunità per testare le proprie capacità e le proprie attitudini professionali.
Cos'è in pratica? Se si dovesse definire lo stage in base alle opinioni che di questo hanno gli ex stagisti che ci hanno scritto dovremmo definire i tirocini in tutt'altro modo. Attualmente sembra che questi siano più utili alle aziende che ai giovani. Le prime hanno garantita mano d'opera gratuita a volontà mentre i secondi spesso vengono relegati a ruoli lavorativi molto bassi in cui nulla hanno da imparare sulle strategie aziendali, svolgendo mansioni di data entry, segreteria e quant'altro.
La legislazione stessa lascia troppi vuoti oppure stabilisce regole che avvantaggiano solo le imprese: ad esempio, la legge dice che gli stage possono avere una durata che varia da 4 a 12 mesi e non pone invece vincoli sul numero di tirocini che una persona può svolgere e non riconosce neanche un contributo minimo, un rimborso spese che invece sarebbe giusto garantire ad ogni stagista.
I correttivi. Come si fa a pensare che si possa lavorare gratis per una azienda durante un anno? Un tirocinio non dovrebbe poter durare più di 3 mesi, di più si viene a configurare una condizione di sfruttamento; alle aziende dovrebbe essere imposto di garantire un minimo di rimborso spese (ad esempio i buoni pasto) e queste in sede di colloquio dovrebbero essere molto chiare sulla possibilità concreta di inserimento del giovane dopo il periodo di tirocinio, elemento quest'ultimo su cui a volte le aziende giocano sporco dando false illusioni.

Marco Z.: "avendo effettuato uno stage in azienda posso confermare che è un totale sfruttamento dello studente, in più per le aziende non è solo manodopera gratuita ma è un guadagno doppio visto che le aziende che accettano stagisti percepiscono dei contributi statali oltre alle ore di lavoro che non pagano agli stagisti. Frequento un'istituto professionale, corso elettrico, e nelle 6 settimane lavorative di stage non ho imparato niente (...) nelle ultime 8 ore ho dovuto spostare 600 (si 600) motori da più di 10kg ciascuno! se questo è ingresso nel mondo del lavoro...".

Naty: "Io ho detto NO ad uno stage presso una nota casa farmaceutica (con fatturato di miliardi) per 6 mesi gratis... preferisco stare a casa".

L'opinione dei giovani sullo stage 
Su Studenti.it abbiamo chiesto ai giovani cosa ne pensassero dello stage, se fossero convinti dell'utilità di questo strumento per trovare lavoro oppure no, e ci hanno risposto in 1.200: il 21% delle persone conferma che è un'ottimo strumento per trovare lavoro, il 46% pur ritenendolo utile sostiene che se ne stia abusando mentre il 31% non vede nello stage alcuna utilità e lo considera solo un mezzo per fornire alle aziende lavoratori a costo zero.



CONTRATTI PRECARI
Ma la delusione che può nascere da uno stage è solo la prima di una lunga serie che ai giovani riserva l'attuale mondo del lavoro. Se il giovane dovesse trovare un'occupazione, infatti, è molto probabile che il contratto proposto sia un contratto "flessibile". Cosa significa? Il tema della flessibilità riguarda sia la forma del contratto di lavoro, sia la retribuzione, sia l'utilizzo della manodopera. Dal '92 ad oggi in Italia i contratti flessibili sono aumentati del 45% e nel '99 hanno segnato il 57,7% dei nuovi posti di lavoro. Contratti a progetto, a tempo determinato, di formazione lavoro, contratti di inserimento ed interinali sono i contratti "dell'esercito dei precari".

Emilia ha 31, è laureata in ingegneria ed ha alle spalle diversi corsi di specializzazione, tirocini e stage non retribuiti: "(...) ora mi ritrovo con un contratto di 6 mesi di cui so già in partenza che non ci sarà rinnovo. Guadagno meno di 1000 euro netti al mese, per un totale che va da 50 a 66 ore lavorative settimanali (ovviamente, neanche a dirlo, gli straordinari sono in nero). Il risultato di tanto precariato: la depressione, la sfiducia nel mondo del lavoro, la stanchezza di cercare.... Ho lavorato per un totale di circa 2 anni ma mi sento come se avessi lavorato per 20 anni, stufa di tutta questa situazione e soprattutto schifata da tutto ciò che ho visto in termini di soprusi e sfruttamento".

Un'altra testimone anonima si firma "Arrabbiata e delusa": "Sono laureata dal 2002 in matematica a La Sapienza con 95/110. Dall'ottobre del 2002 insegno in una scuola privata riconosciuta dalla regione in cui vivo di estetisti e parucchieri. Ho un contratto occasionale (invece che a progetto) mi pagano 8 euro l'ora (da cui è stato già detratto il 20%) e... se gli alunni non vengono a scuola non mi pagano. Bello vero? Sono ricorsa al sindacato della scuola a dicembre dell'anno scorso per vedere se li potevo denunciare ma l'avvocato mi ha fatto capire che se mi univo con tutto il corpo isengnate forse si sarebbero mossi ma per me da sola no perchè non avrebbero avuto il loro guadagno".

Alessia ha 30 anni ed una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche con orientamento tossicologia dell'ambiente. Da 2 anni lavora come operaia su tre turni a ciclo continuo con un contratto a tempo determinato. Lavora il sabato, la domenica ed i festivi, ha lavorato a Natale e a Capodanno: " E' veramente deprimente" - racconta - "studiare una vita per non avere nessuna garanzia, non poter progettare nulla, una vita col mio compagno, una casa, dei figli".

Jennifer ha inviato il c.v. ad una compagnia aerea per diventare assistente di volo: accede al corso base della durata di 1 mese, con lezioni in aula dalle 8 alle 18, 7 giorni su 7, non retribuito e con spese completamente a carico dell'allievo. Terminato il corso e superato l'esame finale viene ammessa al training a bordo della durata di 6 mesi, con retribuzione fissa di 300 euro mensili, lavorando molto di più del personale assunto, con paga ben 5 volte maggiore. Dopodichè l'azienda l'assume con un contratto di 7 mesi "stagionale", al termine del quale le viene detto che l' avrebbero richiamata sicuramente entro i 5 mesi successivi. Da allora di mesi ne sono passati 11. Come mai? Jennifer ha scoperto che le compagnie aeree ricevono dei fondi dall'UE per effettuare questi corsi; ne fanno uno dietro l'altro pur di avere i soldi ed inevitabilmente alla fine si trovano con personale in esubero che non viene riconfermato (leggi la sua testimonianza sul forum).

A "Nefertiti" è andata meglio... perchè se ne è andata in Venezuela: "anch'io faccio parte del gruppo di laureati che hanno partecipato ad uno stage, ma all'estero. Mi è toccato il Venezuela ma per lo meno qui ho trovato lavoro; certo non è facile vivere in un paese scomodo per tanti motivi, ma essere fuori dalla disoccupazione mi consola. Il fatto è che desidererei tornare presto in Italia e trovare un lavoro che mi permetta di essere indipendente dalla famiglia, ma la situazione è decisamente sconfortante. Per ora si prosegue qui, lontano dagli affetti e dalla patria, nella speranza che un giorno la bella Italia ci ripaghi dei sacrifici (studio, soldi e sogni) di una vita!".

Che contratto hanno i giovani? 
Abbiamo chiesto agli utenti di Studenti.it che tipo di contratto avessero: solo il 25% ha un contratto a tempo indeterminato. Il 22% ha un contratto a tempo determinato, il 24% a progetto, il 4% di formazione lavoro, il 7% interinale, un'altro 4% di consulenza mentre l' 11% ha risposto "altro".



Cosa chiedono i giovani al nuovo Governo?
Le cose devono necessariamente cambiare. Solo il 18% degli interpellati infatti è contento della linea politica del Governo Berlusconi e delle riforme apportate dalla Legge Biagi. Il 21% chiede dei correttivi che diano più garanzie anche ai precari, il 20% vorebbe abolire la legge sugli stage, il 23% chiede stipendi minimi più alti, un 7% sgravi fiscali per i neoassunti. Il costo del lavoro è considerato un problema secondario, tant'è che a questa risposta hanno dato la loro preferenza solo il 3% degli intervistati. L'11% "chiederebbe altro".

(postato dal coblogger Condorbianco)

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