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venerdì 15 gennaio 2010

Ecco perché mancano i soldi


URLOMA TREMONTI
LI SA FARE
I CONTI ?

Dunque, riassumiamo.
Oramai siamo il Paese che investe meno in educazione e ricerca, le infrastrutture sono vecchie come il cucco, abbiamo dovuto svendere la compagnia di bandiera perché di soldi non ce n’erano più.
Ci dicono e ripetono che non ci sono soldi né per le pensioni, né per abbassare le tasse.
Le forze dell’ordine non hanno più fondi nemmeno per mettere la benzina delle auto di pattuglia.
I genitori devono comperare loro la carta igienica per le scuole pubbliche.
Le partecipazioni statali non esistono più perché costavano troppo.
Il welfare state è progressivamente smantellato, perché le casse dello Stato sono a secco.
Di diminuire la tassazione o le aliquote contributive, manco a parlarne.
La Pubblica Amministrazione non aumenta uno stipendio da secoli, non fa concorsi, ha il turnover bloccato perché non ci sono più denari.
I tassi d’interesse che lo Stato riconosce sui titoli che emette è prossimo a zero.

Uno pensa: calerà il debito pubblico, allora, finalmente!
Nossignori. Ha ripreso ad aumentare al galoppo.
Ma come è possibile, visto che l’unica voce di spesa che cresce (ma che è comunque modesta rispetto agli altri partners internazionali) è la Difesa, mentre tutte le altre diminuiscono (a parte i contributi anticostituzionali alle scuole private)?
Ma non sarà che Tremonti i conti non li sa fare?
No cari, lui – che si è fatto le ossa come consulente antifiscale, e che è l’autore dell’8 per mille alla chiesa (non lo sapevate? E’ lui il colpevole) – lui, dicevo, i conti li sa fare.
Anche se magari finge, a volte, di non saper fare le quattro operazioni, come quando, nel luglio del 2001, si inventò il famoso “buco” lasciato a suo dire dal governo Amato nei conti pubblici, per giustificare che una delle promesse contenuto del famoso contratto con gli Italiani, la riduzione delle Tasse, non sarebbe stata fatta mai.

E allora?

Io un paio di ideuzze ce le ho.
Prima ideuzza: la corruzione sta dilagando. Con i suoi strascichi di inefficienze e sprechi (sai, quel fenomeno per cui uno vince l’appalto allungando una mazzetta, dopo di che il ponte sul fiume costa 100 anziché 50, o non viene mai finito?).
Perché? Mah, indovina. Magari perché a furia di strizzatine d’occhio (un Premier che dice, durante una riunione ufficiale con gli alti ufficiali della Guardia di Finanza, che è lecito evadere, ad esempio), e a furia di favoroni agli evasori (vedi lo scudo fiscale), qualche conseguenza c’è stata.

Seconda ideuzza: la gestione clientelare. Il voto di scambio. I finanziamenti a pioggia e a fondo perduto, nascosti nei millanta codicilli della finanziaria. Era quel fenomeno cui alludeva Prodi, quando asseriva che per risanare i conti dello Stato bisognava, prima di fare le riformissime, i lavoroni pubbliconi, i ponti elefanticaci e le gallerie faraoniche, “usare il cacciavite”, in un oscuro lavoro di precisione. Era ciò che tentò di fare Bersani, toccando alcune categorie (es. i tassisti), che passarono di botto dalla parte opposta (ricordo che nel 2007 non si poteva prendere un taxi a Roma, senza dover subire un comizio anti-Prodi da parte del conducente).

Peccato che paghiamo noi.

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