Visualizzazioni totali

domenica 10 gennaio 2010

Meno tasse per tutti!


NON LO FECE ALLORA, PERCHE' I SOLDI NON C'ERANO.....

alluce verso


Adesso promette di ridurre le tasse.
Questa l'ho già sentita. Nel '94, ma era durato al governo troppo poco.
Poi l'ho risentita el 2001. E nel 2006 scrivevo quanto segue:

Dichiarazioni di Silvio Berlusconi e della Casa delle Libertà:
 
“Abbattimento della pressione fiscale, con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; con la riduzione al 23% dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni di lire; con la riduzione al 33% dell’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni” (dal Contratto con gli Italiani, campagna elettorale 2001)
 
“Il Governo non ha aumentato le tasse, e questo è già miracoloso” (Berlusconi, Roma, 21 dicembre 2001, conferenza stampa)
 
“E’ preferibile per i cittadini che pagano le tasse, come le paga il sottoscritto, pagare minori imposte. Per questo può essere necessario incentivare quei cittadini che non sono in regola, perché mettano mano al portafoglio” (Berlusconi, 2 gennaio 2003, intervista a Panorama)
________________________________________________________________________
 
I dati[1] e i fatti:
 
  • Il gettito fiscale complessivo è aumentato, dal 2001 al 2005, dell’11,1% (da 359 a 399 miliardi di Euro). Con un’inflazione sul 2% annuo, praticamente le tasse sono uguali a prima.
 
  • Le imposte indirette sono cresciute del 15% (da 176 a 203 miliardi).
 
  • Dal 2001 al 2003, le imposte locali (regionali, comunali e provinciali: va ricordato che fino al 2005 la maggior parte delle amministrazioni locali era governata dal centro-destra) sono aumentate di 12 miliardi di Euro.
 
  • Nella legge finanziaria per il 2005, sono previste minori spese per 5,78 miliardi di Euro (cioè meno servizi ai cittadini), a fronte di maggiori entrate (cioè più tasse) per 8,98 miliardi.
 
  • E’ vero che[2] il Governo ha introdotto due sole aliquote in luogo delle precedenti cinque: 23 per cento per i redditi fino a 100.000 Euro annui, e 33 per cento per i redditi superiori a tale cifra. Siccome però solo lo 0,9% degli Italiani guadagna più di 100.000 Euro, di fatto in Italia c’è oggi una sola aliquota.
In breve, c’è la stessa tassa per chi guadagna quasi duecento milioni delle vecchie lire e per chi ne guadagna venti o trenta, il che è anche una palese violazione dell’art. 53 della Costituzione, che recita: “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Anche se la Casa delle Libertà ha introdotto la no tax area, per la quale i redditi inferiori a un certo ammontare sono esenti da tributo, la fissazione di questo limite è affidata però a decreti governativi: ciò vuol dire che, se vi saranno problemi di finanza pubblica, saranno proprio i contribuenti più poveri a essere penalizzati.

  • La nuova struttura fiscale comporta un minor gettito per imposte sui redditi di 6,5 miliardi di Euro (nel 2005), dei quali però solo 1,8 miliardi a favore dei chi guadagna fino a 40.000 € l’anno (il 75% degli Italiani), il che significa al massimo 40 euro al mese a testa. Una dozzina di pacchetti di sigarette.

·        Contemporaneamente, la legge fissa al 12,5% la tassazione delle rendite finanziarie: chi ha i soldi per investire in borsa paga la metà delle tasse degli altri Italiani.

  • Nello stesso momento, per finanziare la diminuzione di gettito che deriva dall’aver alleggerito le tasse ai benestanti, la Casa delle Libertà taglia i trasferimenti agli enti locali, dando loro in cambio una maggior libertà di aumentare le tasse di loro competenza, come l’ICI.

  • Una tassa che Berlusconi afferma di aver abolito, è quella di successione. Fino a pochi anni fa, se moriva qualcuno con un patrimonio da lasciare agli eredi, questi ultimi dovevano pagare una tassa, per entrarne in possesso. In realtà la tassa di successione fu abolita dai governi dell’Ulivo, ma lasciandola in essere per i patrimoni più importanti, quelli oltre i 350 milioni di lire. Berlusconi l’ha quindi abolita solo per i ricchi: per gli altri già non c’era più.


Il risultato è che di fatto le tasse non calano, ma cambiano composizione: meno tasse statali sui redditi, specie quelli più alti, e più tasse e tariffe locali a compensazione di questo, e si sa che quelle locali, non essendo legate al reddito, si “spalmano” su tutta la popolazione, gravando, ancora una volta, sui redditi più bassi (per esempio, l’aumento del costo del biglietto dell’autobus lo avverte la mia portinaia, non certo Luca di Montezemolo!). Le entrate tributarie correnti regionali aumentano, tra il 2001 e il 2003, di 6,7 miliardi di Euro; quelle provinciali di un miliardo; quelle comunali di 2,3 miliardi. Totale: 10 miliardi di Euro, quasi 20.000 miliardi di lire, e questo in soli tre anni!

Nel 2001 erano 38 su 100 le famiglie italiane che non riuscivano a risparmiare, mentre nel 2004 sono state 48!"



[1] Fonti: NENS, DPEF, Legge Finanziaria
[2]   Legge 7 aprile 2003, n.80

Nessun commento:

Posta un commento