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mercoledì 20 dicembre 2006

Civiltà


NESSUNO TOCCHI ABELE

Sette anni fa, in Libia, ci fu un’epidemia di aids tra i bimbi ricoverati in un’ospedale.
L’aids, latente tra la popolazione, già c’era da tempo, ma il regime lo negava.
L’aids, latente da tempo, esplose perché ("taglio dei costi") iniziarono, in quell’ospedale come (immagino) in altri, a riutilizzare siringhe ed aghi.
Cinque infermiere straniere (bulgare), e un infermiere maschio, furono accusati, presi come capri espiatori dal regime.
Sono stati condannati a morte ieri.


Gheddafi ora vorrebbe fare marcia indietro, ma l’opinione pubblica libica, gonfiata da anni di propaganda, è oramai decisa e chiede le teste di queste sei persone, assolutamente innocenti, che da sette anni vengono fatte languire nelle galere del regime e torturate.
E sotto tortura – si sa – uno riesce a far ammettere a Bush di essere comunista…
Tutto il mio sdegno, tutta la mia protesta, tutto il mio appello agli spiriti liberi di destra e di sinistra, mobilitiamoci, facciamo qualche cosa.


Non tutto è perduto, c’è ancora l’ultimo processo d’appello.
Qui non possiamo nemmeno dire "nessuno tocchi Caino".
Qui bisogna urlare "nessuno tocchi Abele".

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