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lunedì 11 dicembre 2006

Civiltà


IL DRAMMA DI WELBY: ETICA O MANCANZA DI PIETA'?

Si arrampicano sui sofismi.
Come quando mi dicono: "ma smettila, nemmeno tu avresti mai il coraggio di staccare la spina."
E con questo intendono che "inconsciamente" pure io condanno l'eutanasia.

Grazie tante, se è per questo non avrei nemmeno il coraggio necessario per aprire la gola di qualcuno con il coltello da caccia e infilarci una cannuccia per farlo respirare e salvargli la vita, come si vede nei film; ciò dimostra forse che sono contro chi lo fa?

A parte questo e tornando a Welby, mi chiedo e vi chiedo:e la pietà, la carità cristiana? Mi viene in mente un verso di De Andrè: "Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono"...
Ecco il testo della lettera di Welby dalla sua "prigione infame"
"Addio: voglio bene anche a chi mi tortura per i suoi valori". Così scrive in una lettera inviata al direttore del Tg 3 Piergiorgio Welby. "Signor Direttore, come già Luca Coscioni, a mio turno sono oggi oggetto di offese e insulti, di pensieri, parole, aggressioni alla mia identità ed alla mia immagine, quasi non bastassero quelle perpetrate al corpo che fu mio e che, invece, vorrei, per un attimo almeno, mi fosse reso come forma, qual è il corpo, necessaria del mio spirito, del mio pensiero, della mia vita, della mia morte; in una parola del mio 'essere". "Sono accusato, insomma - prosegue Welby - di 'strumentalizzare' io stesso, la mia condizione per muovere a
compassione, per mendicare o estorcere in tal modo, slealmente, quel che proponiamo e perseguiamo con i miei compagni Radicali e della Associazione Luca Coscioni, così infamandoci come meri oggetti o come soggetti plagiati. Strumenti? Sono, invece, limpidi obiettivi ideali, umani, civili, politici".
"Dalla mia prigione infame - scrive Welby - da questo corpo che, nel nome dell'etica s'intende, mi sequestrano, mi tornano alla memoria le lettere inviate alla politica da un suo illustre, altro, 'prigioniero': Aldo Moro. Pagine nobili e tragiche contro gli uomini di un potere che aveva deciso di condannarlo (anche lui per etica, naturalmente) a morte certa, anche lui ad una forma di tortura di Stato, feroce ed ottusa. Quelle pagine non potrei farle mie. Anche perché furono perfette, e lo restano".
"Un pensiero, ancora, un interrogativo, un dubbio - conclude Welby - dove sono mai finiti per tanti 'credenti' Corpo mistico e Comunione dei Santi? Comunque Addio, Signori che fate della tortura infinita il mezzo, lo strumento obbligato di realizzazione o di difesa dei vostri valori! Chi siano (e in che modo) i morti o i vivi che rimarranno tali quando saremo tutti passati, non sappiamo, né noi né voi. Io auguro a voi ogni bene.
Spero davvero (ma temo fortemente che così non sia), spero davvero che questo augurio vi raggiunga, si realizzi, perché questo 'voi' oggi manca anche a me, anche a noi altri". La dolorosa vicenda di Piergiorgio Welby continua tenere alta l'attenzione della società civile e del mondo politico e alcuni appuntamenti della prossima settimana potrebbe aprire nuovi scenari, legati in particolare all'udienza fissata dal Tribunale civile di Roma, dalla riunione del comitato di presidenza del Consiglio superiore di sanità e da ulteriori iniziative dell'Associazioni Coscioni. Nell'udienza fissata dalla Prima sezione civile si discuterà sul ricorso presentato da Piergiorgio Welby per ottenere l'interruzione dell'accanimento terapeutico attraverso il distacco del respiratore artificiale sotto sedazione terminale. Il giorno seguente si dovrebbe riunire il comitato di presidenza del Consiglio Superiore di Sanità, presieduto dal professor Franco Cuccurullo, che nei giorni scorsi era stato investito della vicenda dal ministro della salute Livia Turco. La questione alla quale dovranno rispondere gli esperti è la seguente: nel caso del signor Piero Welby i trattamenti sanitari ai quali è attualmente sottoposto sono inquadrabili o no nell'ambito di forme di accanimento terapeutico ? Ma i tempi per una decisione non saranno necessariamente brevi, anzi per la complessità della vicenda, potrebbero richiedere diversi giorni di lavoro. La procedura prevede, infatti, che il comitato di presidenza del Css esamini la questione e poi la assegni ad una delle cinque commissioni per una istruttoria. Si tratta di approfondire gli aspetti strettamente medici, giuridici, etici per poter dire se nel caso si ravvisano terapie sproporzionate, cioè accanimento. Ma è possibile che vista la delicatezza e l'importanza della situazione sia chiamato a pronunciarsi tutto il Consiglio riunito in
assemblea (51 esponenti). E così anche la decisione del Tribunale potrebbe essere rinviata per analoghi approfondimenti. Ma l'associazione Coscioni, che oggi ha
sospeso lo sciopero della fame su richiesta dello stesso Welby, mentre attende una decisione dei giudici conferma la ferma intenzione di aiutarlo a interrompere l'accanimento, anche "assumendosi la responsabilità di disobbedire a un'interpretazione anticostituzionale e disumana delle leggi esistenti, appena ci sarà da lui richiesto". A 78 giorni dalla lettera al Presidente della Repubblica, nella quale chiedeva di "ottenere l'esercizio del diritto naturale civile politico personale ad una morte naturale", Welby lancia un nuovo appello per la sua condizione.


L'Olanda e l'eutanasia a cura di

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