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venerdì 22 dicembre 2006

Senza titolo


Te ne vai.
L'occhio vitreo, fisso.
Non mi riconosci.
La voce impastata, barba lunga, te ne vai.
Ti accommiati dal mondo in silenzio, straparlando un po'.
Ti guardo le spalle, i bicipiti, il petto e le cosce, un dì vigorosi.
Avevo paura di te, tutti ne avevamo. Ora fai pena, pietas cristiana.
E te ne vai poco a poco, e saresti mio padre.
Ma per me non lo sei.
Solo un povero corpo, un essere umano, un relitto che merita rispetto. Un concittadino come gli altri. Eppure, quante domande avrei avuto da farti, quante risposte avresti potuto darmi con quella bocca oramai muta, quanti sguardi d'affeto non ci siamo scambiati, con quegli occhi cerulei che ormai non vedono più.
Eppure non riesco a trattenermi, e ti stringo le mani.
E te ne vai.
Te ne vai.
E cambia anche la mia vita, mentre te ne vai.

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