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sabato 26 gennaio 2008

Italia, repubblica sfondata sul lavoro

Morti bianche? Io non vedo nessun color bianco, solo il rosso del sangue e della vergogna.

Caduti sul lavoro? Forse perché cadono dalle impalcature?
Alla ThyssenKrupp non sono caduti da nessuna parte. Sono finiti in un forno crematorio.
Come chiamarli? Elenco dei morti giornalieri sotto trafiletti “in breve”?

Schiavi incatenati da assatanati di potere e soldi.
In qualsiasi modo li vogliamo chiamare resta un fatto. Si corre meno pericoli e si guadagna di più andando in guerra.

1500 morti sul lavoro 30 nelle missioni di pace.
ThyseenKrupp, dal passato nazista con banchetti finiti alla “spara all’ebreo”, dalle deportazioni forzate per la costruzione di hitleriani cannoni alla rinascita di “Il lavoro rende liberi”.

A Terni l’energia costa meno che a Torino, perciò avanti popolo tutti a Terni e chi non vuole andarci lo fa a proprio rischio e pericolo.

Costa troppo mantenere la sicurezza alla linea 5, perciò fatevi quattordici ore di lavoro e riempite anche gli estintori, perché la Thyssen non investe più in un’azienda che deve essere dismessa.

Capita poi che una notte scoppi l’inferno, l’inferno della pelle ustionata, delle urla di dolore, che sette ragazzi brucino come torce umane.

E Beppe che urla “Gaspare aiutami, aiutami,”
"Io lavoravo sopra, sul ponte, nel reparto vicino. Ho sentito urlare, ho visto i colleghi che correvano. Sono sceso e ho iniziato a correre e ho visto dal tunnel uscire i miei colleghi, non capivo chi fossero, li ho riconosciuti solo dalla voce. Il mio capo continua a gridare e mi chiedeva di chiamare sua moglie. Il mio amico mi diceva di togliergli la maglia, ma non era la maglia era la carne che bruciava.

Era peggio di un film dell'orrore, non so trovare le parole per dirti quello che ho visto. Era un inferno, i miei amici li vedevo bianchi, sembravano bambini, non so. Non riesco a dormire, ho solo davanti quelle scene. Sono andato alle Molinette per vedere il mio capo, ma non mi hanno fatto entrare. Quella notte ci hanno portato in infermeria. Siamo rimasti un po' lì. Io sono andato a prendermi la mia roba. Non riuscivo a pensare ad altro, prendere la mia roba e andare via. In quella fabbrica io non ci torno più. Non ci voglio più tornare.”

Beppe De Masi è morto per ultimo, a Gaspare hanno bruciato l’anima e il cuore. Non dimenticherà più.
Mentre i cadaveri ancora esalavano fumi, si pretendeva che i lavoratori del turno del mattino entrassero a lavorare. Al disgusto non c’è mai fine.
Dopo il rogo silenzio assoluto della Thyssen verso le famiglie.

Coscienza sporca? Rimorsi?
Ma per carità, stavano preparando un documento che riporta queste testuali parole:
” I sopravvissuti e i compagni di lavoro delle vittime “passano di televisione in televisione “ e vengono rappresentati “come degli eroi”.

Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive”.

Inoltre alla Thyssen erano occupati a far sostituire gli estintori da parte dei tecnici addetti, peccato che non siano arrivati a nascondere quelli della linea 5.
Adesso vi tocca pagare e pagare caro.
La stampa tedesca? Nessuno sapeva niente. Ma si sono subito ricordati di bollarci come mangia spaghetti e mafiosi. Avezzi al lutto pubblico, sconcertati dal fatto che si pianga ancora i nostri morti, ovviamente infastiditi dal clima anti tedesco provocato e dall’essere memori del passato nazista della Thyssen.
Alla vergogna della Thyssen, si aggiunga quella dei politici che hanno versato 9 euro a testa per il fondo solidarietà.

Quante cose ci sarebbero ancora da scrivere, ma tutto si può riassumere in una frase “La bestialità dell’uomo che pur di guadagnare brucia le persone e gioca sulla pelle ustionata”.

“Quello che è successo alla Thyssen non deve più ripetersi”. Bla, bla,bla.

Peccato che oltre agli estintori vuoti, ci siano anche le bombole di ossigeno vuote

Peccato che ogni giorno, di lavoro si continui a morire.

Peccato che non ci svegli a far applicare una legge che tanto male non è.
E mentre a Torino si lotta ancora e si lotterà per avere giustizia, non solo per i ragazzi della Thyssen, ma perché sia un precedente, ai tg non trovano tempo per ricordare.

D’altronde a quanti interessano sette morti bruciati, se poi Ronaldo cambia pettinatura?

(Pensato dalla coblogger Sabry65)

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