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giovedì 31 gennaio 2008

Pericolo sociale ed informazione


Già una volta, su un altro contesto, ho fatto qualche rapida osservazione sul grande potere sociale della Paura, del timore di qualcosa non ben conosciuto che destabilizza e può portare a gravi conseguenze.

La "questione" Roma e più in generale Romeni (due popoli diversi) è ampiamente discussa da molti organi di stampa e sta assumendo sempre più i toni di una campagna di allarme razziale e/o etnico.

Il sistema è stantio ma efficace. Si parla di Roma, fra i quali ovviamente esistono anche delinquenti: si prendono casi singoli, privi di un intrinseco valore statistico e legale. Ma ci si guarda bene dall'osservare il contesto.
Ed il gioco è fatto: la gente si spaventa.

D'altra parte i telegiornali e molti giornali si guardano bene dal parlare dei problemi che costituiscono un pericolo sociale maggiore degli episodi criminali più "sensazionali": che impresa e mercati sono sempre meno trasparenti; che molte regioni assumono sempre più l'aspetto di zone ad economia mafiosa; che una classe politica sempre più corrotta ed autoreferenziale non intende attivare riforme degne di questo nome.

L'elenco è lungo e noto a tutti.

Epperò ecco che certi organi di stampa, gli stessi che hanno soprasseduto ad esempio sul fatto accertato giudiziariamente che l'allora Premier in carica aveva corrotto dei giudici comprandosi delle sentenze, oppure che un pluri Primo ministro ha intrattenuto per decenni rapporti con la cupola di Cosa Nostra, partono all'attacco e urlano che non c'è più lo stato di diritto perché i Roma ed i Romeni e gli Albanesi delinquono e non vengono puniti.

Alla faccia dello stato di diritto.

Alla faccia della corretta informazione.

I dati disponibili forniscono un quadro ben diverso...

(Pensato dal coblogger MattBeck)

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