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lunedì 12 giugno 2006

Anche i Partigiani...


Riceviamo dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, e volentieri pubblichiamo, il seguente
APPELLO PER IL "NO" AL REFERENDUM
LAVORO SINDACATO COSTITUZIONE DEVOLUTION
Relazione all’attivo dei delegati CGIL Como dell’11 maggio 2006 (di Leo Ceglia)
Il 25 e 26 di giugno si voterà per il Referendum confermativo della controriforma costituzionale che ci ha lasciato in eredità il precedente governo Berlusconi. Si tratta di una pessima eredità, e noi voteremo e inviteremo a votare NO.
(…) vogliamo dire perché il sindacato, noi come CGIL, ma anche CISL e UIL, intende impegnarsi e molto per la vittoria del NO.
Ci sono almeno due ragioni.
La prima è che la Costituzione riguarda tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso.
La Costituzione definisce i principi, i valori, le regole, per l’individuo e per la collettività, che rendono possibile la convivenza civile e democratica.
(…)
La seconda ragione è invece specifica e ci riguarda proprio in quanto sindacato.
La nostra Costituzione, infatti, un po’, l’abbiamo scritta anche noi.
Dicendo noi intendiamo il movimento operaio e sindacale italiano.
L’abbiamo scritta in un periodo specifico e particolare della storia del nostro Paese, tra il 1943 e il 1948.
(…)
Questo progetto, cosiddetto della devolution o del federalismo, può essere ricondotto a due momenti principali che ridisegnano integralmente l’architettura costituzionale della nostra forma stato e che si potrebbero riassumere in questo modo. Il primo momento è quello che trasferisce alla nuova figura del Primo Ministro tali e tanti poteri da cancellare il principio della divisione dei poteri.
Il secondo momento è quello che disegna la nuova architettura costituzionale del centro destra e che dà vita al cosiddetto "federalismo o devolution", per dirla nel linguaggio che piace alla Lega.
(…)
Il primo momento della riforma ha il suo centro, il suo filo conduttore, nella riforma del ruolo e della figura del Capo del Governo.
Egli verrebbe ad assumere su di sé un potere assoluto, e in particolare verrebbero ad essere a lui sottomessi sia il Parlamento che il Governo, vale a dire sia il potere legislativo sia quello esecutivo. Del terzo potere, quello giudiziario vedremo bene tra breve, ma anch’esso viene in qualche modo indirettamente sottomesso alla nuova figura del Primo Ministro.
Questo della sottomissione al Primo Ministro dei tre poteri dello stato è il cuore della riforma del centro destra. Ed essa dissolve, svuota, cancella, il principio cardine di tutte le Costituzioni democratiche, quello della separazione e dell’equilibrio dei poteri. Per questo la riforma del centro destra è antidemocratica.
(…)
A scandire la concentrazione dei poteri, ovvero la sottomissione dei tradizionali poteri dello stato al Primo Ministro, il disposto combinato di alcuni articoli della riforma, e in particolare gli articoli 88, 92, 94, 95.
Dal disposto combinato di questi articoli viene fuori che:
  • Il Primo Ministro è eletto dal popolo.
  • Il Primo Ministro nomina e revoca i Ministri.
  • Il Primo Ministro ottiene un voto (non di fiducia, ndr)sul programma di governo.
  • Il Primo Ministro determina e dirige l’attività del governo.
  • Il primo Ministro può richiedere in qualunque momento lo scioglimento della Camera e se ne assume la esclusiva responsabilità.
  • Il Primo Ministro se sfiduciato dalla Camera dei deputati decade assieme alla Camera che lo ha sfiduciato e si torna a votare.
  • Si torna ugualmente a votare in caso di morte o impedimento del Primo ministro.
  • Si torna a votare in caso di dimissioni volontarie del Primo Ministro.
  • Il Primo Ministro può decidere e chiedere la priorità sui provvedimenti legislativi in calendario alla Camera e chiedere su di essi il voto di fiducia. Se non la ottiene si torna a votare.
  • Se il primo ministro riceve la fiducia grazie al concorso determinante di deputati della opposizione si torna a votare (cosiddetta norma antiribaltone).
  • Il primo ministro può essere sostituito solo dopo essersi dimesso a seguito di sfiducia da parte della sua maggioranza e sostituito con un primo ministro indicato appositamente dalla medesima maggioranza, con la cosiddetta "sfiducia costruttiva".
Con l’eccezione dell’ultimo punto, praticamente impossibile a realizzarsi visti tutti gli altri, vita e morte del primo ministro e del Parlamento sono indissolubili, cade l’uno cade anche l’altro.
A completare l’opera della concentrazione dei poteri nelle mani del Primo Ministro le modifiche agli organi di garanzia.
Il Presidente della Repubblica diviene una specie di notaio nei confronti del potere esecutivo e legislativo, esegue e certifica le volontà del Primo Ministro e della sua Camera.
La Corte Costituzionale viene "politicizzata" alterandone la composizione, i giudici di nomina politica passano da cinque a sette, su quindici. Inoltre le vengono tolte le competenze a giudicare sui conflitti legislativi tra Stato e Regioni (il che rende il futuro Presidente una specie di notaio della volontà del Primo Ministro, ndr).
(…)
La violazione del principio della divisione dei poteri è palese.
(…)
Gli consegna tutto il potere perché egli potrebbe tenere sotto ricatto il potere legislativo, che se non fa quel che dice lui, tutti a casa e si torna a votare. Potrebbe tenere sotto ricatto il potere esecutivo perché nomina e revoca i Ministri "ad nutum" (con un cenno del capo). Potrebbe condizionare il potere giudiziario perché si altera la composizione della Corte Costituzionale portando a sette su quindici i giudici di nomina parlamentare.
(…)
Alcuni esempi tratti dalla cronaca di questi giorni ci aiutano a capire quale potrebbe essere la differenza per i cittadini, cioè per ciascuno di noi, tra la Costituzione attuale e quella che vi sarebbe se vincessero i SI.
Il primo es. è la condanna definitiva di Previti. Invito tutti a non gioire per questo ma solo a riflettere sulla differenza di quadro costituzionale di cui dirò.
Perché Previti non ce l’ha fatta a scampare al giudizio? Per due ragioni. La prima è perché Ciampi ha imposto, a pena di incostituzionalità,che il dimezzamento dei tempi di prescrizione non dovesse valere per quelli che erano già a giudizio. La seconda è che nei due rami del Parlamento l’indignazione per la Cirielli è stata davvero grande anche in alcuni settori del centro destra.
Cosa sarebbe successo se questo stesso governo avesse potuto operare con la nuova Costituzione da esso proposta? Che Previti non sarebbe mai arrivato al giudizio definitivo. Una legge ad hoc lo avrebbe salvato. Né la camera, né il Senato federale, né il Presidente della repubblica avrebbero potuto nulla contro un Primo ministro con i poteri che abbiamo visto.
(…)
Secondo esempio. Conflitto tra Castelli e Ciampi sul potere di grazia, quella per Bompressi (e indirettamente per Sofri). Ora la CC ha risolto il quiz a favore del potere esclusivo del Capo dello Stato. Con la nuova Costituzione, pensate che il Capo dello Stato avrebbe comunque sollevato il conflitto di poteri tra Lui e il Ministro di Giustizia? E se anche l’avesse fatto pensate sarebbe successo la stessa cosa con una CC con dentro sette deputati e senatori giudici su quindici?
Terzo esempio. Le discussioni sulla elezione del Capo dello Stato di questi giorni. Pensate avrebbero avuto senso nella cornice della nuova Costituzione? E quale senso avrebbero potuto avere gli appelli alla necessità di avere un Capo dello Stato garante della unità del paese e dei diritti delle opposizioni, super partes, se la Costituzione del centro destra quelle stesse funzioni di garanzia le avrebbe eliminate?
(…)
Si sente dire, nella polemica politica, da parte di esponenti del centro destra, che i poteri conferiti al primo ministro servono a rafforzare l’esecutivo e la stabilità di governo, e che in questo ci si allineerebbe ai sistemi democratici in vigore in altri paesi, Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Germania.
Non è vero. I modelli di questi quattro paesi non sono affatto simili a quello proposto dal centro destra.In nessuno di questi paesi il rapporto tra il Capo dell’esecutivo e il Parlamento è neanche lontanamente simile a quello che è stato proposto da noi.
  • Nel sistema cosiddetto del premierato inglese in nessun caso il Premier può sciogliere il Parlamento ed egli può essere sostituito in qualunque momento anche se solo nell’ambito della sua maggioranza (è cronaca di questi giorni).
  • Nel sistema cosiddetto del Presidenzialismo all’americana il Presidente non può sciogliere le camere e neppure porre la fiducia sulle leggi che possono essere approvate anche se lui è contrario.
  • Nel sistema cosiddetto del semipresidenzialismo alla francese, che prevede come è noto un "esecutivo duale", cioè un esecutivo che è guidato sia dal Presidente della Repubblica sia dal Primo Ministro, (perciò è semipresidenziale), il Capo dello stato può sciogliere il Parlamento e quest’ultimo può sfiduciare il Primo Ministro.
  • Nel sistema cosiddetto del cancellierato tedesco infine il primo ministro può essere rimosso nel Bundestag da una maggioranza anche diversa da quella che ha vinto le elezioni.
(…)
Alcuni del centrodestra, per non andare troppo lontano, ci propinano anche l’argomento che in fondo si darebbe al primo ministro né più né meno che i poteri che ha qualunque sindaco da qualche anno a questa parte qui da noi.
In fondo anche il sindaco è eletto direttamente dal popolo e può sciogliere il Consiglio Comunale e promuovere nuove elezioni. Dove sarebbe lo scandalo?
C’è lo scandalo.
C’è perché il sindaco non fa le leggi, deve osservarle.
Il super primo ministro invece le leggi può farle. La differenza ci pare decisiva.
Passiamo rapidamente al secondo momento del progetto di riforma del centro destra, quello cosiddetto del "federalismo o devolution".
(…)
La riforma prevede una Camera dei deputati e un Senato federale della Repubblica.
L’iter legislativo muta radicalmente. Le leggi le approva la sola Camera e il Senato esprime solo un parere. Il Senato invece si occuperà delle leggi Regionali e di quelle nazionali che hanno un interesse espressamente regionale.
(…)
Ma a giustificare il termine federalismo o devolution è l’art. 117 della riforma, il quarto comma, quello che attribuisce alle Regioni la competenza esclusiva su materie come la sanità, la scuola, la polizia locale e ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello stato.
La competenza esclusiva delle regioni sui sistemi sanità scuola e polizia locale può dar luogo in potenza ad una moltiplicazione geografica di quei tre sistemi.
Venti regioni, venti differenti sistemi.
(…)
A questa nostra obiezione il centro destra risponde che loro si riferiscono alla organizzazione della sanità e della scuola e non al diritto in sé, che rimane garantito sul territorio nazionale nell’uno e nell’altro caso.
Che significa? Non è dato sapere.
(…)
Una riforma sulla organizzazione scolastica ce l’abbiamo già, è quella sull’autonomia scolastica. Vogliono forse cancellarla e centralizzare tutto sulle regioni? Ripetiamo, non è dato sapere.
In ogni caso, se prima quei diritti e la loro organizzazione facevano capo allo Stato, alla Repubblica dice la Costituzione, ora farebbero capo alle regioni, e non è esattamente la stessa cosa.
Inoltre, e anche questo non è indifferente come guasto che si produrrebbe, la competenza esclusiva su quelle materie implica che vengano raddoppiati gli apparati burocratico amministrativi ora interamente ministeriali, e moltiplicati per così dire, organizzativamente, su scala regionale con costi non indifferenti sulle casse pubbliche e, temo, rischi anche per i contratti nazionali di scuola e sanità.
(…)
In effetti, Alleanza Nazionale ha voluto e imposto il famoso articolo 127, secondo comma. E’ quello che introduce il concetto, non ben specificato, di "interesse nazionale della Repubblica". Questo articolo, tempo settanta giorni, consente al governo di turno tramite il Senato Federale, di cancellare ogni legge regionale giudicata in contrasto col famoso interesse nazionale.
(…)
E’ possibile che un governo sensibile al centralismo assecondi un orientamento, e un altro governo, sensibile al federalismo separatista ne assecondi un altro.
(…)
Per finire, due parole sulla polemica che più è stata in voga sino ad oggi, quella sul rapporto tra prima e seconda parte della Costituzione.
Gli estensori della riforma dicono che la prima parte non verrebbe toccata.
(…)
Ve lo immaginate cosa potrebbe fare un Primo Ministro a capo di una camera asservita e ricattabile, sul diritto di sciopero ad esempio, quando lo stesso primo ministro dovesse pensare sullo sciopero che esso è un rito trito e ritrito, inutile, che danneggia l’economia e le tasche degli stessi scioperanti che scioperano perchè turlupinati dai sindacati asserviti ai comunisti?
Ma si potrebbero fare esempi per tutti i 54 articoli della prima parte, molti dei quali definiti dal "nostro" di tipo sovietico.
No, la riforma costituzionale del centro destra riguarda eccome anche la prima parte di essa. Una metafora di Giorgio La Pira dice che la Costituzione è la Casa Comune di tutti. La prima parte contiene le fondamenta e i muri portanti, la seconda parte è il tetto. Se si smantella il tetto, una pioggia di leggi farà marcire anche tutto il resto.
Un’ultima considerazione. Brevissima.
Due legislazioni successive, a colpi di maggioranza, hanno modificato e provato a modificare la Costituzione. E’ sbagliato e grottesco tutto ciò.
Le Costituzioni scrivono le regole per tutti, di un gioco che deve valere per molte generazioni.
Questa legislazione ha anche questo compito, quello di piantarla con questo gioco demenziale, non esiste che ogni maggioranza di legislatura riscrive la Costituzione a suo piacimento!
Per tutte queste ragioni il 25 e 26 giugno votiamo e invitiamo a votare NO.
Il 2 giugno, sessantesimo della Festa della Repubblica si svolgerà a Como e forse in tutta Italia, il Referendum day, organizzato dai comitati "Salviamo la Costituzione", sentiamoci tutti mobilitati.
 p.s. ricordatevi il 19/7 su sky la proiezione de la "La mafia è bianca".

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