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lunedì 19 giugno 2006

Per la democrazia


MA L'INFORMAZIONE, NON ERA "ALL'85% DI SINISTRA"?
 
REFERENDUM: LA TV INGANNA
Rai e Mediaset disorientano gli italiani
di GIOVANNI SARTORI - Corriere della Sera - 13 giugno 2006

L'incombente referendum sulla nuova costituzione investe argomenti molto difficili. I più non li capiscono, e quindi se ne disinteressano. A torto perché una scelta sbagliata danneggerà tutti, ivi inclusi i disinteressati. Ma tant'è. Il referendum è indetto, e il dovere della Rai come servizio pubblico è di spiegarlo onestamente e imparzialmente. Come? Come si fa? La nostra tv non lo ha mai fatto, probabilmente nemmeno sa come farlo, e comunque se ne impipa. In Saxa Rubra l'imparziale è un imbecille; l'intelligentone si schiera e, se l'azzecca, viene debitamente ricompensato dal vincitore. Da aprile il vincitore è cambiato. Ma il nuovo vincitore continua a sonnecchiare, consentendo così che il referendum costituzionale sia gestito, senza nemmeno cambiare un guardalinee, dalla tv colonizzata da Berlusconi.


Facendo un passo indietro comincio da questa domanda: qual è il problema che viene specificamente posto da un referendum? In questo contesto non si tratta più di descrivere un testo ma di strutturare una scelta. Perché è meglio approvare? Perché è meglio rifiutare? Questo è il quesito posto agli italiani, e questo è il quesito che il nostro cosiddetto servizio pubblico pervicacemente elude.
Pilucco tra i vari spot e filmatini che per dovere di ufficio mi sono dovuto sorbire in questi giorni. Un tema molto insistito, non a caso, è quello della riduzione del numero dei parlamentari.

Il tema è popolare e gli strateghi al servizio di Sua Emittenza hanno capito che è più facile da vendere agli ignari di tutto. E così si ripete a distesa che i deputati passeranno, con la riforma, da 630 a 518 e i senatori da 313 a 252. Vero o falso? Semi-vero, e quindi semi- falso. E anzi più falso che vero. Non solo perché la sinistra ha proposto un taglio più drastico, ma anche perché ne propone l'attuazione subito mentre la destra la rinvia addirittura al 2016. Mediaset, poi, è ancora più imbrogliona. Perché nella sua animazione di questo punto le figurine dei parlamentari si trasformano in simboli dell'euro. Come per dire: votate Sì e risparmierete soldi. E questa non è una mezza verità ma una sicura falsità.

Secondo esempio: il bicameralismo perfetto (paritario). La riforma Bossi- Berlusconi lo ha eliminato. Ma lo aveva anche eliminato prima la sinistra. Sul che la Rai tace, mentre il problema dovrebbe essere di chi lo abbia sostituito peggio. Imperturbato lo spot Rai illustra così: «La riforma prevede tre tipi di leggi», norme approvate soltanto dalla Camera (alle quali però il Senato federale può proporre modifiche); secondo, norme approvate soltanto dal Senato federale (alle quali la Camera può anch'essa proporre modifiche); e infine «norme che disciplinano norme sia dello Stato e delle Regioni».
Quasi tutti i costituzionalisti hanno detto che questo è un caos ingestibile. Ma questo non va detto. I vari Mimun, Mazza, Giuliana Del Bufalo, o chi per loro (non so chi confezioni queste pillole papaverine) si chiamano fuori dichiarandosi «neutrali».
Neutrali? Per carità. Un referendum è come ricorrere a un tribunale. La destra ha imposto la sua riforma, la sinistra la contesta. Nel tribunale si devono udire entrambe le parti, e poi il giudice (il demos
votante) decide.

Ma il nostro referendum sta procedendo inaudita altera parte, senza contraddittorio. A me sembra incredibile, oltreché vergognoso. Eppure sino al momento nel quale scrivo il consiglio di amministrazione della Rai e il suo presidente Petruccioli hanno fatto finta di non vedere che «mamma Rai» sta disorientando gli italiani con un'informazione che è, in realtà, disinformazione.
PS Giovanni Sartori, autore di questo articolo, è competente (è uno dei più noti studiosi in materia) e NON è comunista (ha insegnato a lungo negli USA) - leggi qui sotto.
Nato a Firenze nel 1924, laureato in Scienze Sociali e Politiche nel 1946, libero docente in Storia della Filosofia Moderna e in Dottrina dello Stato.
E’ stato, sempre all’Università di Firenze, Professore incaricato di Storia della Filosofia Moderna, 1950 - 56; Professore incaricato di Scienza Politica, 1956-65; Professore straordinario di Sociologia Applicata, 1962-65; Professore ordinario di Scienza Politica, 1965-76.
Nel 1976 si trasferiva all’Università di Stanford, California, quale Professore di Scienza Politica e Senior Fellow della Hoover Institution.
Dal 1979 è stato Albert Schweitzer Professor in the Humanities alla Columbia University di New York dove è ora professore emerito; tra il 1993-96 è anche tornato ad essere Professore di Scienza Politica all’Università di Firenze.
E’ stato Professore visitante di Governo all’Università di Harvard (1964-65), e all’Università di Yale (1966-67 e 1969-70), Fellow del Center of Advanced Study in the Behavioral Sciences di Stanford (1971/72), Visiting Scholar all’American Enterprise Institute, Washington, DC (1982), e Visiting Fellow, Russel Sage Foundation (1988-89).
Tra i suoi incarichi, è stato Direttore dell’Istituto di Scienza Politica dell’Università di Firenze dal 1965 al 1976; Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze nel triennio 1968-71; Professore del Consiglio Accademico dell’Istituto Universitario Europeo, 1975-76; Direttore del Centro Studi della Casa Italiana della Columbia University, 1979-85.
E’ medaglia d’oro della Pubblica Istruzione per i benemeriti della scuola, cultura e arte; socio della American Academy of Arts and Sciences e della Accademia dei Lincei; dottore honoris causa dell’Università di Genova, della Georgetown University, Washington DC, della Università di Guadalajara e dell’Università di Buenos Aires.
E’ Direttore, dal 1971, della Rivista Italiana di Scienza Politica. Dal 1998 è Vice Presidente di “Società Libera”.

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