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sabato 17 dicembre 2011

La democrazia è più intelligente


PERCHE' DICO NO ALLA “LOGICA” 
POPULISTA DEL BRANCO




Stamattina, mentre aspettavo che il caffè salisse, Datimoglie e Adolefiglia si alzassero, e Datimicio mi faceva le cerimonie di saluto del mattino, sfogliavo il Venerdì di Repubblica. A pagina 76 un trafiletto ha attratto la mia attenzione.
Ho così scoperto che uno storico della medicina, Gilberto Corbellini, ha scritto un libro, “Scienza quindi democrazia”, in cui sostiene una tesi che mi intriga non poco.
Secondo lui, la scienza ci avrebbe resi, nei secoli, più intelligenti e democratici, più liberali e razionali. “Il metodo scientifico”, dice, “ci ha resi capaci di pensare in maniera controintuitiva, scoprendo così le leggi della natura”, educandoci a “mettere sotto controllo , mediante l’addestramento di certe aree del cervello, una serie di emozioni che ci impedirebbero di vivere in uno Stato di diritto, sotto il governo delle leggi, dal momento che la nostra predisposizione biologica è a vivere in un branco, e sotto una gerarchia basata sulla forza. (…) Le democrazie liberali e costituzionali hanno conosciuto la loro espansione nel XX secolo, quando nelle scuole è entrata l’’istruzione scientifica. Ed essa di deve l’effetto Flynn (dal nome dello psicologo James R.Flynn, che l’ha descritto), cioè l’aumento medio del quoziente di intelligenza di 3 punti al decennio, andato di pari passo  con l’estensione dell’idea di cittadinanza e partecipazione degli individui alle società democratiche.” 
Non a caso, osserva Corbellini, esiste tutto un filone di pensiero reazionario che teme la scienza e la considera “priva di uno statuto particolare e la compara all’arte o alla religione”, come fa “buona parte della Chiesa cattolica che la considera addirittura pericolosa.”

Ora, al di là dell’indubbio interesse socio-epistemologico del tema, la tesi mi attrae perché concorre a spiegare alcune mie convinzioni; tali convinzioni mi hanno spinto a scegliere il mio nickname, e per esse da anni combatto nel mio piccolo una battaglia che è per la civiltà, prima ancora che per l’Italia, ed è contro il semplicismo, prima ancora che contro Berlusconi e soci.
Una battaglia in cui cerco di separare le opinioni dai fatti e dai numeri, e nella quale cerco di non fare nessuna asserzione, se non suffragata da fatti e da dati.

La prima convinzione è che l’autoritarismo non può che nutrirsi di ignoranza – basti pensare a Berlusconi, e alla Gelmini e  alla Moratti come ministre dell’istruzione, senza contare i Bossi, i Borghezio, i Calderoli e simili.

La seconda è che il populismo, la xenofobia, il razzismo, si basano su assunti indimostrati e indimostrabili, ma proprio per questo difficilissimi da scardinare, che si rivolgono al modo di pensare intuitivo.  Un esempio di intuitività del pensiero è “le cose vanno male, deve essere colpa di qualcuno, colpa mia non è di sicuro, e nemmeno dei miei simili, quindi deve essere colpa di qualcuno di diverso”. La logica è sgangheratissima, ma efficace. Purtroppo. Questo modo di pensare si nutre di slogan, non di ragionamenti.

2 commenti:

  1. Le riflessioni di Corbellini offrono un materiale preziosissimo per interpretare la società odierna e, anche per riflettere sulla sua deriva. Il rifiuto della scienza da parte dell´uomo moderno è un nuovo pericolosissimo dogma, troppo pochi, purtroppo, coloro che sono in grado di opporsi a tale deriva.

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  2. Hai ragione anonimo, salvo che su un punto: non siamo troppo pochi. Caso mai sono pochi quelli che si sono accorti del fenomeno, quelli che reagiscono davvero.

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