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venerdì 16 dicembre 2011

Ricordi


UNA VETRINA DAL PASSATO

Era il Natale del ’76.
La mia famiglia colpita da improvviso crack finanziario, passava dalla ricchezza alla miseria e alla precarietà. Avevo diciassette anni, e ricordo ancora il groppo in gola che mi venne, soffermandomi davanti a una vetrina in Corso Buenos Ayres, dalla quale occhieggiavano enormi panettoni vestiti a festa: quelle stesse ghiottonerie che erano state in casa nostra il normale contorno alle feste sino all’anno precedente, mentre ora dovevamo risparmiare lira su lira per permetterci uno spumantino con la  torta fatta in casa.

Sono passati molti anni, e sono riuscito a ricostruire qualcosa con mia moglie, e se non la ricchezza abbiamo raggiunto una decorosa agiatezza.
Ho l’orgoglio di aver sempre pagato le tasse, sino all’ultima lira, con grave sgomento del mio commercialista il quale, osservando il fatturato di quest’anno, è sicuro che io abbia fatto del business in nero. E invece no, si tratta proprio di una crisi di fatturato in questo annus horribilis che finalmente sta per lasciarci, esausti.
Non solo gli affari vanno male, purtroppo.

La mia Patria che è un cumulo di rovine, la mia salute (ho problemi seri ai reni), quella di mia madre, e ora anche quella di… lasciamo andare.
Mi sorprendo a pensare che questo dovrebbe essere il secondo peggior Natale della mia vita, dopo quello del ’76.
Ed è vero, sono meravigliato di non essere totalmente bloccato dall’angoscia, dalle preoccupazioni.
Invece no, non mi preoccupo. Mi occupo, semmai.

Forse, invecchiando, si diventa più forti.

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