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venerdì 28 settembre 2007

Birmania e complici


Da “La Stampa” di oggi
(su segnalazione della nostra coblogger Beatasolitudine, che ringraziamo):

Chi fa affari con il regime birmano

Solo gli Usa rispettano l'embargo, la Cina è il maggior fornitore di armi
CARLA RESCHIA

TORINO
Chi fa affari con la Birmania? Praticamente tutti, in un modo o nell’altro. Gli unici a rispettare in modo rigoroso l’embargo contro la giunta militare del Myanmar sono gli Stati Uniti. Peraltro assai criticati per questo in patria da diversi analisti, sia sotto il punto di vista economico, sia sotto il profilo strategico perché la loro assenza lascia campo libero alla Cina. Cina che in Myanmar fa, ormai da decenni affari d’oro. Ma sono in tanti, anche in questi giorni di proteste indignate, ad accorrere alla corte dei generali. Ecco, senza pretese di completezza un piccolo elenco degli affari in corso.
INDIA
Il ministro indiano per il Petrolio Murli Deora ha appena siglato un accordo da 150 milioni di dollari per ricerche di gas naturale in Birmania tra la OVL (ONGC Videsh Limited) e la MOGE (Burma's Myanmar Oil and Gas Enterprise) . Le ingenti riserve di gas naturale che si trovano nella provincia occidentale di Arakan e nella zona marina costiera antistante, stimate in circa 85 miliardi di metri cubi, sono una risorsa più che appetibile per l’India, affamata di energia. Nel suo sforzo di avvicinamento al Paese l’India sta costruendo infrastrutture come porti,linee ferroviarie e strade nel Paese, in competizione con il partner tradizionale del regime birmano, la Cina.

EUROPA

Secondo un rapporto diffuso da un gruppo di ong europee e internazionali, tra cui Rete Disarmo, Saferworld e Amnesty International, l’ Advanced Light Helicopter, un elicottero d’attacco prodotto in India e venduto alla Birmania, è realizzato con componenti essenziali di provenienza europea forniti da Belgio, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Svezia. Dal 1988 l’Unione europea ha vietato la vendita di armi alla Birmania per protestare contro la dittatura militare.
A parte questo divieto formale, non c’è di fato alcun impedimento per le aziende europee che vogliano fare affari con la Birmania. In proposito c’è solo una posizione comune,adottata nel 1996 che però non prevede alcuna misura coercitiva. In base ad essa conti aperti dal regime presso le banche europee avrebbero dovuto essere congelati, ma questo non è mai stato fatto. Così, gli investimenti europei in Birmania nell’ultimo decennio sono cresciuti, soprattutto nel settore dell’energia. Secondo stime del FDI (Foreign Direct Investment).
Nel 1999 l’Unione europea figurava nel 43% di tutti gli investimenti effettuati in Birmania e nel 2000 questa percentuale era salita al 71% Nel complesso tra il 1988 e il 2002 in Birmania ci sono stati investimenti europei per almeno 4 miliardi di dollari. Secondo un elenco compilato dalla Global Unions in Birmania operano 104 imprese europee.

FRANCIA

La Total, presente in Birmania dal 1992, gestisce importanti giacimenti di gas naturale nel campo di Yadana nel sud del Paese e ha prodotto nel 2006, 17,4 milioni di metri cubi di gas al giorno destinati ad alimentare le centrali elettriche della Thailandia. Total, che è stata spesso accusata negli ultimi anni di sfruttamento dei lavoratori costretti a «lavori forzati» prossimamente si dovrà difendere dall’accusa di «schiavismo» davanti alla giustizia belga.
CINA
La Cina è il maggior fornitore di armi della Birmania. Il commercio fra i due Paesi è salito nel 2006 a 146 miliardi di dollari, più 20%rispetto al 2005. La Cina ha costruito nel Paese ponti, centrali elettriche, stadi e fabbriche, sfruttando in cambio energia e materie prime. L’export dalla Cina alla Birmania è cresciuto del 50% nei primi sette mesi dell’anno, per un totale di .964 milioni di dollari. Secondo i dati di EarthRights International, nell’ultimo decennio 26 multinazionali cinesi hanno sviluppato grandi progetti in Birmania. Tra questi, la costruzione di un oleodotto e un gasdotto di 2.380km dalla provincia di Arakan allo Yunnan. La Cina ha fornito alla Birmania armamenti per due miliardi di dollari, rendendola così la seconda potenza militare del Sudest asiatico dopo il Vietnam, in termini di capacità, anche se molto più sofisticata. In 2003, la Cina ha dato assistenza economica alla Birmania per 200 milioni di dollari.
Ma la parte più importante del legame fra i due Paesi non risultata dalle statistiche e riguarda l’immigrazione di imprenditori cinesi: Mandalay, la culla della cultura birmana è, al 20% popolata da emigrati provenienti dallo Yunnan, Lascio, il centro più importante del Nord è al 50% cinese.
La Cina sta anche progettando la costruzione di quattro grandi dighe sul fiume Salween, nell’Est brimano. Oltre 100 mila abitanti delle zone tribali, Karen, Shan e Karenni verranno evacuati e la sopravvivenza stessa di un piccolo gruppo etnico, gli Yntalai, circa mille persone, è a rischio. Le dighe forniranno oltre 16 mila megawatt di energia che verranno vendute, fra gli altri, alla Thailandia. Saranno realizzate dalla compagnia statale cinese Sinohydro in collaborazione con l’omologa thailandese EGAT.

RUSSIA

La Russia ha stretto un accordo per la costruzione di un centro di ricerche nucleari in Birmania. Comprenderà un reattore ad acqua leggera da 10 MW e le attrezzature necessarie alla lavorazione e allo stoccaggio delle scorie oltre a un laboratorio medico per la produzione di isotopi. Mosca provvederà all’addestramento di 350 specialisti addetti all’impianto.
NARCOTRAFFICO
La Birmania è il secondo produttore mondiale di oppio dopo l’Afghanistan e fornisce l’8% della materia prima. Produce inoltre una quantità di sostanze stupefacenti destinate al mercato illegale, in particolare anfetamine.

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