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domenica 23 settembre 2007

Onestà


UN ESEMPIO: IL QUIRINALE.

Capire, vuol dire distinguere.
Se uno non distingue un lombrico da un pitone, può credere a un tale che gli racconta che i rettili sono invertebrati.
Se non voglio distinguere il mago Otelma (si scrive così?) da Grillo, mi faccio convincere che Grillo è un imbonitore di piazza dello stesso livello.

E allora, per distinguere.
Scopro che i costi del Quirinale sono occulti. Sissignori. Da sempre. Non c’è stato un Presidente della Repubblica – dicasi uno – che abbia reso trasparente e pubblico il bilancio dell’Istituzione che rappresenta.
Si sa solo lo stanziamento finale, se ben capisco da quanto è riportato ne “La Casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, capitolo tre. Lì mi si dice (e non ho motivo alcuno di dubitarne), che il costo della macchina Quirinale è lievitato fino al giorno d’oggi, 2007, anno in cui essa macchina costa il quadruplo (senza trasparenza) di Buckingham Palace, per dire.

Ora uno può dire: ma allora anche i Presidenti della Repubblica son tutti ladri?.
Vero nulla.  Apprendo che Enrico De Nicola  guadagnava (anni ’40) 11 milioni di lire l’anno, e che oggi, al netto dell’inflazione, l’appannaggio del Presidente è uguale.
In valuta di oggi, Einaudi riceveva 185 mila Euro (1948), Saragat 255 mila (1965), Cossiga 210 mila e – a fine mandato, nel 1992 – 185mila.
Scalfaro? 211 mila, però chiese e ottenne di pagare l’Irpef  come tutti (viene da chiedersi se per rompere una continuità evasoria rispetto ai predecessori, o per reagire a tentativi di “seduzione” da parte della politica).
Ciampi non adeguò mai, in sette anni, il suo compenso (218 mila, che è lo stipendio lordo di Napolitano).

Quale la morale?
Che di uomini onesti ce ne sono, ma che il sistema li mette nella condizione di non nuocere.
Magari li manda al Quirinale.
E’ uno strano posto, dietro alle Quattro Fontane, a due passi dal mercato.
Cos’hai capito? Il Mercato di Traiano, volevo dire.

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