Visualizzazioni totali

mercoledì 9 dicembre 2009

Se questo è un uomo


UN’ALTRA FIGURACCIA DI FELTRI
E DE “IL GIORNALE”


Vittorio Feltri


E così, ancora una volta, e sia pure a denti strettissimi, e in una pagina interna, Feltri si rimangia ciò che aveva sbandierato per un paio di settimane al rientro dalle ferie, e che ha spinto il povero Boffo a dimettersi.

Come riporta anche il Sole 24 Ore (noto giornale comunista) del 4 dicembre, Feltri deve ammetterlo: era una bufala. Sentite qui. «Personalmente - scrive Feltri - non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziario che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche».

Inaudito. Fosse la prima volta che le fonti di Feltri, da lui sempre definite “attendibili”, “insospettabili”, gli tirano il bidone, pazienza. Ma non è affatto la prima volta. A parte la figura da peracottaro sul caso Mitrokin, possiamo annoverare – tra le tantissime – anche la più recente, quella del suo giornalista Francesco Guzzardi, che dopo essersi scritto da solo una lettera minatoria  (firmata “Brigate Rosse”), ha pubblicato un articolo in cui sproloquiava come sempre sull’intolleranza e la violenza che ci sarebbe nel DNA dei “rossi”. Peccato per lui che, allertata la Digos, gli agenti di quest’ultima, fatta una rapida indagine, gli fanno ammettere che se l’è scritta da sé, e lo denunciano per procurato allarme.

Ma perché Feltri ci casca con questa regolarità? Lo dice lui stesso: "La ricostruzione dei fatti descritti nella nota - prosegue Feltri - oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali. All'epoca giudicammo interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto". Hai capito, che giornalista? Lui non pensa di dover pubblicare notizie vere. Che siano vere o no, chi se ne frega. L’importante è cercare di dimostrare una tesi. E lo dice con un candore davvero disarmante.

Poi, naturalmente, è sempre colpa della vittima: “La cosa da piccola divenne grande - prosegue Feltri - ma forse sarebbe rimasta piccina se Boffo invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare che si trattava di una bagatella e non di uno scandalo. Dalle carte infatti, Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato". In altri termini, se Boffo non si fosse difeso… non ci sarebbe stato tutto ‘sto can-can.

Adesso mi piacerebbe sapere che ne dicono tutti i blogger di destra, che davano del “frocio” e del “pederasta” a Boffo.
Sarebbe come dare del “giornalista" a Feltri.

Nessun commento:

Posta un commento